Diego Perego (il genio informatico della porta accanto) Intervista reale realizzata da Veronica Colombo al Business Control Manager Diego Perego. L’intervista è stata realizzata nell’ambito del corso di Didattica della Matematica svolto dal Prof. Giovanni Lariccia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nell’anno accademico 2010-2011. • [VC] Ho scelto di intervistare Diego Perego, laureato in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano e oggi Business Control Manager di una importante media company operante, tra gli altri, nel settore del WEB Marketing. • Ho pensato fosse la persona più indicata per raccontare come la passione per l’informatica, da puro oggetto di divertimento, possa svilupparsi e creare opportunità in contesti lavorativi. • Considero Diego quel genio informatico che mi ha avvicinato al mondo dell’informatica nel corso di questa ultima decade, accompagnandomi attraverso quella che mi piace definire una vera e propria “esplosione” dell’IT nella vita quotidiana. • Di seguito… l’intervista! • [VC] Quando e come hai scoperto la tua passione per l’informatica? Ricordo come se fosse oggi il giorno in cui il mio migliore amico e compagno di scuola mi mostrò da vicino il suo nuovo Commodore 64, appena ricevuto in regalo dai genitori. A quel tempo frequentavo la quarta elementare e da quel momento in poi feci di tutto affinché anche i miei genitori me ne regalassero uno identico. A Natale fece la sua comparsa quel magnifico esemplare con lettore a cassetta, tipico di quegli anni ’80, con il quale feci le prime esperienze di programmazione Basic. Ovviamente lo conservo tuttora (un po’ come Paperone con il suo primo Cent). • [VC] Come sperimentavi nella pratica la tua passione per il computer? Iniziai studiando i primi rudimenti di programmazione e provando gli effetti su un vero elaboratore. Con i primi PC mi avvicinai ai diversi linguaggi di programmazione e iniziai ad conoscere le logiche dei sistemi operativi. Contemporaneamente, la sempre maggiore richiesta di velocità di calcolo, mi portò a “modificare” sia i componenti hardware dei miei PC, quando potevo permettermelo economicamente, che a lavorarci con programmi di overclocking, ossia software utilizzati per incrementare le prestazioni di elaborazione di un PC (mi piace paragonarmi ai ragazzini che “truccavano” il proprio motorino). • [VC] La scuola ha sostenuto la tua passione per l’informatica? Escludendo le scuole elementari e medie, solamente a partire dalle superiori incomincia ad affrontare l’argomento, anche se in modo molto generico e senza mai entrare nello specifico. Le prime aule di informatica, in cui poter “toccare con mano”, le vidi solamente all’università e le si utilizzavano prevalentemente per programmare in C. Internet era considerato un privilegio riservato ad un numero ristretto di postazioni e ricordo la fila per poterne utilizzare una anche per pochi minuti. • [VC] E come ti documentavi? • Ricordo le prime riviste specificamente dedicate ad Internet ad essere pubblicate in Italia che acquistavo regolarmente nonostante ancora non disponessi di un collegamento da casa (all’epoca, nel paese di provincia in cui risiedevo, non vi erano fornitori di accesso) e dei chilometri in treno per poter raggiungere un internet point lontano 30 chilometri da casa. Oggi sorrido di fronte a questi ricordi, ma soprattutto, chissà dove saremo tra qualche anno! • [VC] Come ti vedevano i tuoi insegnanti? Mi hanno sempre considerato uno studente dotato di spiccata intelligenza. Purtroppo la valutazione ne risentiva a causa del tempo che dedicavo al computer rispetto a quanto ne trascorrevo sui libri scolastici. • [VC] E i tuoi genitori? Non sono mai stati particolarmente entusiasti della mai passione, soprattutto per quanto ho appena detto. Tuttavia, a fronte della mia insistenza, si convinsero a seguirmi con l’acquisto di un Commodore 64 prima, e successivamente, con PC sempre più veloci e performanti. • [VC] Che emozioni hai provato quando hai utilizzato per la prima volta il tuo nuovo computer? Che cosa ti ha trasmesso? La cosa che mi ha sempre affascinato era la forte interazione tra me e ciò che vedevo su schermo. Che fosse un videogioco o il risultato di un semplice codice di programmazione, ciò che rappresentava lo schermo era il frutto di un mio input, nel primo caso ragionato secondo logiche ludiche, nel secondo figlio di un procedimento di tipo algoritmico. Forte fu l’attrazione ai primi videogiochi “complessi”, dove veniva richiesta l’elaborazione di particolari strategie per risolvere gli enigmi via via più impegnativi. Mi affascinava l’idea di poter “vivere” in un mondo, certamente pensato e ideato ex ante, ma con la possibilità di interagirci secondo scelte e decisioni proprie. A differenza di un libro, dove segui una traccia definita e immutabile, nel videogioco hai la possibilità di modificare parti della storia (nell’insieme prestabilita) in base alle scelte che ritieni più strategiche in quel momento. Ciò mi faceva sentire, e ancora oggi riesco a provare le medesime emozioni di un tempo, come libero di costruire e creare ogni situazione dal mio unico punto di vista. • [VC] Come insegneresti oggi l’informatica? Fornirei innanzitutto una panoramica circa la logica binaria che sta alla base dei processi di calcolo di ogni elaboratore. Sapere come funziona uno strumento è fondamentale per capirne i suoi segreti e sfruttarli nei migliori dei modi. Alla base ci sono nozioni matematiche, logiche e algoritmiche che posso essere affrontate anche nelle prime esperienze scolastiche. • [VC] Come utilizzeresti l’informatica in classe? Premesso che considero l’informatica una scienza empirica, oggi, in piena fase di Web 2.0, doterei gli studenti di strumenti che permettono l’accesso alla Rete. L’insegnamento, partendo dagli stimoli offerti dall’insegnante, credo debba proseguire su Internet attraverso la ricerca, la scoperta, lo scambio di opinioni e di materiale didattico, instaurando un flusso bidirezionale di informazioni (dare e ricevere) in modo continuativo e dinamico. • [VC] Come mai questa forte passione per il computer non ti ha spinto verso un corso di laurea in informatica? Inizialmente ero intenzionato ad iscrivermi ad ingegneria informatica, ma una delle cose che mi fece desistere fu l’alto numero di studenti che in quel periodo si indirizzavano verso quel percorso, per cui temendo una forte saturazione del mercato occupazionale decisi di “spostarmi” sul lato più economico/finanziario presente nella facoltà di ingegneria, scegliendo il ramo gestionale. Le competenze informatiche acquisite per merito della mia personale passione, mi hanno permesso di potermi destreggiare con disinvoltura in un contesto lavorativo in cui è fondamentale possedere conoscenze informatiche di buon livello. • [VC] Che cos’è per te l’informatica oggi? Più che di informatica preferisco parlare di ICT, ossia tutto ciò che riguarda l’insieme di tecnologie utili per trasmettere/comunicare informazioni attraverso mezzi digitali. Oggi l’uomo è alla costante ricerca di informazioni di qualsiasi genere, lavorative, personali, legate a qualsiasi aspetto della vita sociale, divertimento incluso, e i media attuali permettono tutto questo. Siamo collegati sul posto di lavoro attraverso le email, i telefoni cellulari, gli IM, effettuiamo continuamente video conferences: la conoscenza è sempre a disposizione di tutti e le distanze geografiche sono “azzerate”. Lo stesso vale nella sfera privata, dove i social networks oggi permettono la condivisione di informazioni di qualsiasi tipo (hobby, cultura, pareri e opinioni, ecc.) e formato (testi, video, audio), nei quali ognuno può esprimersi democraticamente e alla pari degli altri frequentatori. • [VC] Cosa offre oggi la Rete? Difficile dire cosa offre oggi, forse è più semplice elencare cosa non offre. Considero Internet una delle più grandi innovazioni degli ultimi anni. Non è soltanto uno strumento di comunicazione come il telegrafo o il telefono, ma un luogo in cui possiamo condividere conoscenza, fare progetti, alimentare ricerche e creare ricchezza, a patto che ne venga fatto un uso critico, attento e responsabile. Facile cadere nelle trappole del mondo virtuale, soprattutto per chi ancora esperienze nel reale ne ha vissute poche (vedi adolescenti). Cito uno stralcio dalla famosa rivista Wired in cui mi ritrovo completamente: “Internet è aperta, democratica e collaborativa, la più grande piattaforma di comunicazione che l’uomo abbia mai avuto”. • [VC] Secondo te ci sono persone più o meno predisposte per l’informatica? Penso di sì, molto dipende dalla capacità di ragionare per logica e dal piacere di farlo. • [VC] Ti consideri una persona logica/razionale? Sì, mi piace ragionare per punti. Le logiche del problem solving si avvicinano molto alla mia struttura cognitiva. Analizzo il problema, lo scompongo e lo risolvo pezzo per pezzo. • [VC] L’informatica ha modificato il tuo modo di ragionare? E’ come rispondere al famoso quesito “E’ nato prima l’uovo o la gallina?”. La mia razionalità si è formata nel tempo a stretto contatto con le mie esperienze informatiche. • [VC] La tua mente logica ti è servita e ti serve attualmente in campo professionale? Assolutamente sì, nella gestione e nella soluzione di qualsiasi problematica aziendale e nei processi tipici del campo finanziario/gestionale. • [VC] Ti ritieni una persona aperta e socievole? Ho sempre considerato le amicizie fondamentali per crescere ed aprirsi al mondo. Mi piace la compagnia e averne differenti, con le quali potersi confrontare liberamente e su qualsiasi argomento. • [VC] Come consideri la tua memoria? Premesso che credo di possedere una memoria nella norma, spesso mi capita di appoggiarmi a “contenitori di informazione” esterni a me che trovo, per esempio, in Rete. Forse è la sindrome, di cui tanto si parla in questi ultimi anni, “dell’eccesso di informazioni” che la mia mente gestisce quotidianamente. •[VC] Che tipo di memoria ritieni di avere? Fortemente visiva. • [VC] Desidero ringraziare Diego per il tempo che mi ha dedicato, raccontando alcuni degli aspetti che più hanno plasmato il suo modo di essere e la sua spiccata razionalità. Inoltre, apprezzo con sincerità la sua visione dell’informatica quale strumento non più futuro, ma attuale, per quanto concerne l’applicazione nel mondo della didattica.