 Percorso individuale
di Patrizio Luciani
classe 5°AM
Argomenti trattati:


Italiano: Gabriele D’Annunzio
Storia: L’Italia nella Ι guerra mondiale
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
Diritto: Il sistema azienda
D.P.O.I.: Organizzazione industriale

Matematica: Integrali definiti

Tecnologia: Corrosione

Inglese: Robot
La pioggia nel pineto
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Odi? La pioggia cade
Non s'ode su tutta la fronda
su la solitaria
crosciare
verdura
l'argentea pioggia
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde che monda,
il croscio che varia
più rade, men rade.
secondo la fronda
Ascolta. Risponde
più folta, men folta.
al pianto il canto
Ascolta.
delle cicale
La figlia dell'aria
che il pianto australe
è muta: ma la figlia
non impaura,
del limo lontana,
né il ciel cinerino.
la rana,
E il pino
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
Spiegazione dei versi
Taci (il poeta si rivolge a Ermione). Sulle soglie del bosco non sento parole umane; ma sento parole più
nuove, suoni prodotti dalle prime gocce di pioggia sulle foglie. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove
sugli arbusti in riva al mare, piove sui pini con la corteccia ruvida, piove sui mirti divini (nell’antichità
era sacro a Venere), sulle ginestre spendenti grazie ai fiori ora rinchiusi per la pioggia, sui ginepri folti di
bacche profumate, piove sui nostri volti che sembrano diventare elementi della selva, piove sulle nostre
mani, sui nostri abiti leggeri, sui freschi pensieri che l’anima nuova schiude, sulle illusioni della vita e
dell’amore che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione.
Senti? La pioggia cade sul fogliame con un crepitio che dura e varia nell’aria a seconda delle chiome
degli alberi. Ascolta. Risponde alla pioggia il canto delle cicale che il pianto dell’austro (vento del sud)
non impaurisce neanche il cielo grigio. E il pino ha un suono, e il mirto un altro suono, e il ginepro un
altro ancora, gli alberi sembrano degli strumenti musicali suonati dalla pioggia. E noi siamo immersi
nello spirito della selva (il poeta e la sua compagna si sentono penetrati dalla vita vegetali: è incominciata
la loro metamorfosi), come gli alberi; e il tuo volto inebriato di felicità è tutto bagnato come una foglia, e
i tuoi capelli profumano come le chiare ginestra, o creatura terrestre che hai nome Ermione.
Ascolta, ascolta. Il canto delle cicale a poco a poco viene sovrastato dalla pioggia che cade più fitta; ma
un canto vi si mescola più roco che sale, nell’umida ombra lontana. Più sordo più fioco diventa più
debole e poi sparisce. Non si sente il suono del mare. Si sente il crosciare della pioggia sugli alberi che
purifica il croscio che varia secondo la grandezza della chioma dell’albero. Ascolta. La cicala è muta; ma
la figlia del fango, la rana canta nell’ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove sulle tue ciglia
Ermione.
Piove sulle tue ciglia nere, tanto che sembra che stai piangendo ma di piacere; sembra che tu esca dalla
corteccia. E tutta la vita è in fresca aulente, il cuore è come una pesca non ancora colta, tra le palpebre gli
occhi sono come delle sorgenti, i denti nelle gengive sono come mandorle acerbe. E andiamo da una
macchia all’altra tra gli arbusti o abbracciati o disciolti (e gli sterpi aggrovigliati ci impediscono il
movimento alle caviglie) chi sa dove, chi sa dove! E piove sui nostri volti che sembrano diventare
elementi della selva, piove sulle nostre mani, sui nostri abiti leggeri, sui freschi pensieri che l’anima
nuova schiude, sulla illusioni della vita e dell’amore che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione.
Analisi della poesia
 “La pioggia nel pineto” è una tra le più
belle poesie di D’Annunzio, racchiusa
nel 3° libro delle Laudi, Alcyone ed è
rivolta alla donna amata, Ermione. La
scena si svolge in un bosco, nei pressi
del litorale toscano, sotto la pioggia
estiva. Il poeta passeggia con la sua
donna, Ermione e la invita a stare in
silenzio per sentire la musica delle
gocce che cadono sul fogliame degli
alberi. Inebriati dalla pioggia e dalla
melodia della natura, il poeta e la sua
donna si abbandonano al piacere delle
sensazioni con un’adesione così totale
che a poco a poco subiscono una
metamorfosi fiabesca e si trasformano
in creature vegetali. La poesia è ricca di
similitudini e le rime sono libere.
GABRIELE D’ANNUNZIO

La vita

La vita di D’Annunzio può essere considerata un opera d’arte. Nacque a
Pescara nel 1863 da un agiata famiglia borghese e studiò nel collegio
Cicognini di Prato, una delle scuole più aristocratiche del tempo. A 18 anni
si trasferì a Roma per Frequentare l’università, ma abbandonò gli studi,
preferendo i salotti mondani e le redazioni dei giornali. In questi anni egli si
creò la maschera dell’esteta, dell’individuo superiore, che rifugge dalla
mediocrità borghese, rifugiandosi in un mondo di pura arte, disprezzando la
morale corrente e accettando come regola di vita solo il bello. Dopo gli anni
90 lo scrittore cercò nuove soluzioni e le trovò nel mito del superuomo,
ispirato alle teorie di Nietzsche, un mito non solo di bellezza, ma anche di
energia eroica. Però all’azione si accontentava di sostituire la letteratura, e
il superuomo restava un vagheggiamento fantastico. Nella realtà puntava a
creare l’immagine di una vita eccezionale, sottratta alle norme del vivere
comune. A creargli intorno un alone di mito contribuivano anche i suoi
amori, soprattutto quello con Eleonora Duse. Nonostante il disprezzo per la
vita comune egli era strettamente legato al sistema economico del suo
tempo: con i suoi scandali lo scrittore voleva mettersi in primo piano per
vendere meglio. Nel 1910 fu costretto a fuggire dall’Italia e a rifugiarsi in
Francia, a causa dei creditori. Allo scoppio della prima guerra mondiale
tornò in Italia e iniziò la campagna interventista. Arruolatosi volontario
nonostante i 52 anni, attirò nuovamente l’attenzione su di sé con imprese
clamorose, come la beffa di Buccari e il volo su Vienna. Nel dopoguerra si
fece interprete dei rancori per la vittoria mutilata. Il fascismo lo esaltò come
padre della patria, ma lo guardò anche con sospetto, confinandolo in una
sontuosa villa di Gardone, il Vittoriale degli Italiani. Qui trascorse lunghi
anni e vi morì nel 1938
 L’estetismo e la sua crisi
 Le opere poetiche di questa fase come l’Intermezzo di rime e la Chimera sono il
frutto della fase dell’estetismo dannunziano, espressa nella formula “il verso è
tutto”. L’arte è il valore supremo. Vi è un vero e proprio culto religioso dell’arte e
della bellezza; è una risposta ideologica ai processi sociali in atto nell’Italia dopo
l’unità, che tendevano a declassare ed emarginare l’artista. La figura dell’esteta è
una forma di risarcimento immaginario da una condizione reale di degradazione
dell’artista.
 D’Annunzio si rende conto della debolezza di questa figura: l’esteta non ha la forza
di opporsi realmente alla borghesia in ascesa. La costruzione dell’estetismo entra
allora in crisi. Il piacere ne è la testimonianza più esplicita, che porta D’annunzio a
un periodo di incerte sperimentazioni dove egli subisce il fascino del romanzo russo.
Nel Giovanni Episcopo (1891) è evidente l’influsso di Dostoievskij. Questa fase è
definita della bontà. Comprende anche la raccolta poetica del Poema paradisiaco
(1893), percorsa da un desiderio di recuperare l’innocenza dell’infanzia; in realtà vi
sono anche temi più sottilmente ambigui, provenienti dal decadentismo francese. La
bontà però è una soluzione provvisoria. Uno sbocco alternativo alla crisi
dell’estetismo scaturirà dalla lettura del filosofo Nietzsche, avvenuta intorno al
1892.
 L’ideologia superomistica
 D’annunzio coglie alcuni aspetti del pensiero
di Nietzsche forzandoli in un suo sistema di
concezioni: il rifiuto del conformismo
borghese, l’esaltazione dello spirito
dionisiaco, il rifiuto dell’etica della pietà,
l’esaltazione della volontà di potenza, il mito
del superuomo. Egli si scaglia contro la realtà
borghese del nuovo stato unitario. Il mito del
superuomo di Nietzsche è inteso da
D’Annunzio come un diritto di pochi esseri
eccezionali ad affermare se stessi, al di là
delle comuni leggi del bene e del male.
Questo dominio degli esseri privilegiati deve
tendere a una nuova politica aggressiva dello
stato, che strappi la nazione alla sua
mediocrità e la avvii verso destini imperiali,
come l’antica Roma. Il nuovo personaggio del
superuomo ingloba in sé anche la precedente
immagine dell’esteta. Il culto della bellezza è
essenziale nel processo di elevazione della
stirpe nelle persone di pochi eletti. Il mito del
superuomo è sempre un tentativo di reagire
alle tendenze a emarginare e a degradare
l’intellettuale. Inoltre la figura del superuomo
offre soluzioni che possono sostanzialmente
accordarsi con le tendenze profonde dell’età
dell’imperialismo.
 Le Laudi
 L’approdo all’ideologia superomistica coincide con la progettazione di vaste
costruzioni letterarie, aventi il compito di diffondere il verbo del vate. D’Annunzio
progetta cicli di romanzi che non porta mai a termine. Nel 1903 erano terminati e
pubblicati Maia, Elettra e Alcyone. Il primo libro, Maia, è un lungo poema unitario
di oltre ottomila versi. D’Annunzio mira alla costruzione di un poema totale, che dia
voce alla sua ambizione di raccogliere tutte le forme del mondo. L’io protagonista si
presenta come un eroe ulisside, proteso verso le più multiformi esperienze. Il poeta
arriva così ad inneggiare la modernità capitalistica e industriale. È questa l’ultima
tappa di quella ricerca di un ruolo dell’intellettuale all’interno della civiltà borghese
moderna, iniziata con la crisi dell’esteta e la scoperta del mito superomistico. Nel
secondo libro, Elettra, l’impianto mitico, le ambizioni filosofiche e profetiche
lasciano il posto all’oratoria della propaganda politica diretta. La struttura ideologica
del libro ricalca quella di Maia. Gran parte del volume è costituita dalla serie dei
sonetti sulle Città del silenzio, le antiche città italiane che conservano il ricordo di
un passato di grandezza guerriera e di bellezza artistica: quel passato su cui si dovrà
modellare il futuro. Costante è anche la celebrazione della romanità in chiave eroica,
che si fonde con quella del Risorgimento. Cantando questo passato glorioso
D’Annunzio si propone come vate di futuri destini imperiali. Il terzo libro, Alcyone,
è apparentemente lontano dagli altri. Al discorso politico si sostituisce il tema lirico
della fusione panica con la natura e un atteggiamento di evasione e contemplazione.
Il libro è come il diario ideale di una vacanza estiva. Questa raccolta poetica è stata
vista dalla critica di orientamento idealistico come poesia pura, sgombra dal peso
dell’ideologia superomistica. In realtà l’esperienza panica cantata dal poeta è una
manifestazione di superomismo. Solo la parola magica del poeta superuomo può
cogliere ed esprimere l’armonia segreta della natura.
 Il periodo notturno

Dopo il 1910 D’Annunzio non scrive più romanzi; la Leda senza cigno (1913) è ancora un
opera narrativa, che si avvicina alla novella. Questo accade anche perché a partire dal primo
decennio del 900 la tendenza della cultura italiana è quella di sperimentare nuove forme di
prosa, lirica, evocativa, frammentaria. Anche D’Annunzio dal 1913 in avanti pubblicherà solo
opere di questo genere. Si tratta di opere diverse, ma accomunate dal taglio autobiografico e
dal registro stilistico più misurato, meno pervaso da tensione oratoria. La critica vide un
D’Annunzio rinnovato, genuino e sincero, senza maschere. Queste prose presentano una
materia nuova, ricordi d’infanzia, sensazioni fuggevoli, confessioni, un ripiegamento ad
esplorare la propria interiorità pervaso da inquietudini e perplessità, e dal pensiero della morte
affrontato direttamente, non dissimulato dietro un vitalismo dionisiaco. Anche la struttura
delle opere è nuova, costituita dal frammento, un procedere per libere associazioni, un
fondere presente e passato. Quest’ ultimo periodo viene definito notturno, dal titolo della
lirica più significativa di queste prose, il Notturno, composto nel 1916, anno in cui il poeta
divenne cieco. Proprio per questo tutta l’esperienza vitale si concentra sugli altri sensi. La
redazione definitiva conserva il carattere di annotazione casuale, di abbandono ai liberi
movimenti della mente. Lo stile diviene secco e nervoso, fatto di brevi proposizioni, in stile
nominale, senza verbi.
L’ITALIA NELLA 1° GUERRA MONDIALE

Introduzione

Allo scoppio dal conflitto, causato dall’assassinio
dell’arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914,
l’Italia si mantenne neutrale, nonostante fosse legata alla
Germania e all’ Austria-Ungheria dal trattato della
Triplice Alleanza. Quest’ultimo, infatti, aveva un
carattere essenzialmente difensivo, ossia obbligava gli
alleati al sostegno militare reciproco solo qualora uno di
essi fosse stato attaccato, mentre nel caso specifico era
stata l’Austria-Ungheria a dichiarare guerra alla Serbia.
La condotta dell’Austria, che puntava a mutare a proprio
favore l’equilibrio nella regione balcanica, era senza
dubbio tale da giustificare la posizione assunta
inizialmente dall’Italia. Comunque, le aspirazioni sulle
terre irredente soggette all’Impero asburgico, le mire
espansionistiche nell’Adriatico e nei Balcani, i legami
economici con la Francia e Gran Bretagna spingevano
l’Italia verso l’Intesa piuttosto che verso gli Imperi
Centrali.


Neutralisti e interventisti
Fin dallo scoppio della guerra in Italia si erano creati i due opposti schieramenti dei fautori
dell’intervento e dei sostenitori della neutralità. Lo schieramento neutralista comprendeva la grande
maggioranza dei cittadini e degli stessi dirigenti politici italiani. Neutraliste erano inoltre le formazioni
politiche e le correnti culturali più rappresentative della nazione: i liberali di Giolitti, i socialisti e i
cattolici.
Per i giolittiani la scelta di neutralità era imposta da ragioni di calcolo e di prudenza. Essi, infatti,
giudicavano l’Italia, sia dal punto di vista militare sia da quello economico, impreparata ad affrontare una
guerra; sembrava quindi più opportuno seguire la via della trattativa mirante ad ottenere della
concessioni degli austriaci in cambio dell’impegno italiano a rimanere fuori dal conflitto.
La posizione del Partito socialista fu sintetizzata nella formula “né aderire né sabotare”; al di là della
formula in realtà i socialisti auspicavano la rapida conclusione di una pace equamente negoziata o una
vittoria della Gran Bretagna e Francia liberal-democratiche piuttosto che degli autoritari Imperi Centrali.
I cattolici, infine, avevano un punto di riferimento obbligato nella posizione del Vaticano, neutralista e
pacifista. L’atteggiamento dei cattolici aveva anche altre ragioni come la loro estraneità alle guerre e la
volontà di non entrare in urto con il governo, in modo da non essere accusate di antipatriottismo.
Lo schieramento interventista, meno numeroso ma più battagliero, aveva la sua principale base sociale
tra le file del ceto medio intellettuale. Sul piano politico l’interventismo vedeva tra i suoi più combattivi
sostenitori i nazionalisti. In un primo tempo fautori di un’immediata partecipazione alla guerra accanto
agli Imperi Centrali nella prospettiva di una spartizione delle colonie britanniche e francesi, essi
passarono poi dalla parte dell’Intesa, sostenendo la priorità dell’annessione all’Italia delle terre irredente
e di conquista di posizioni di forza nell’Adriatico e nei Balcani. Interventista era anche Gabriele
D’Annunzio, il più prestigioso propagandista della guerra. Lui vedeva la guerra come una fonte di
ispirazione poetica e purificazione morale. I dannunziani reputavano Giolitti il tipico esponente della
borghesia corrotta e degradata;essi erano convinti che l’Italia sarebbe uscita dalla guerra rivitalizzata e
fortificata.
Per i liberali di destra la guerra era l’occasione per completare l’unificazione d’Italia e realizzare le
aspirazioni nell’adriatico attraverso il rafforzamento dei legami tra Francia e Gran Bretagna.
Vi era infine la piccola pattuglia dell’interventismo rivoluzionario animata da Benito Mussolini, che
aveva fondato il giornale “Il Popolo d’Italia”, dalle cui pagine propagandò l’intervento a fianco
dell’Intesa.
Dalla neutralità all’entrata in guerra

Nei primi mesi del 1915 il presidente del Consiglio italiano Salandra intraprese la via della
contrattazione diplomatica con le parti in conflitto. Collocata nel mezzo dei due schieramenti
in guerra l’Italia aveva l’opportunità di dettare le proprie condizioni a entrambe i blocchi. In
altri termini il suo futuro atteggiamento dipendeva fondamentalmente dalle offerte delle
parti in conflitto.
Nel frattempo l’evolversi del conflitto e le offerte di Francia e Gran Bretagna accelerarono il
processo di avvicinamento dell’Italia all’Intesa. Infatti le potenze del blocco liberale
potevano offrire allargamenti territoriali che l’Austria-Ungheria e Germania non potevano
concedere.
Quindi il 26 aprile 1915 il governo italiano firmò segretamente con i rappresentanti di Gran
Bretagna, Francia e Russia il patto di Londra. Esso impegnava l’Italia a entrare in guerra a
fianco all’Intesa entro un mese dalla firma dell’accordo, offrendo in cambio il Trentino e
l’Alto Adige, l’Istria, Gorizia, Trieste e metà della costa della Dalmazia; il porto di Valona
e la provincia di Adalia in Turchia nel caso le potenze vincitrici si fossero spartito l’Impero
Ottomano; infine, prospettive di espansione coloniale in Africa. Un accordo con l’AustriaUngheria non avrebbe mai potuto offrire all’Italia simili compensi.
Nella sua condotta il governo italiano ebbe l’appoggio determinate del re Vittorio Emanuele
Ш, personalmente favorevole all’intervento in guerra. Il 4 maggio 1915 il governo
denunciò ufficialmente il trattato della Triplice Alleanza, ma la Camera, roccaforte del
neutralismo e schierata con Giolitti, provocò le dimissioni di Salandra. In un clima quasi da
guerra civile il re confermò a Salandra l’incarico di primo ministro. Alla fine la Camera votò i
crediti di guerra. Il 23 maggio l’Italia dichiarò così la guerra all’Austria-Ungheria e il 24
maggio1915 l’esercito regio muoveva contro le truppe austriache.
Il modo in cui si giunse alla dichiarazione di guerra segnò una sconfitta del parlamento. Il
ruolo cruciale svolto dalla corona metteva a nudo la debolezza della radici del sistema
parlamentare in Italia. Questo episodio è considerato un preludio alle vicende che nel
dopoguerra portarono alla dittatura fascista.
La guerra italiana
 La prima offensiva

Al comando dal generale Luigi Cadorna
l’esercito italiano aprì un nuovo fronte sulle
Alpi Orientali. Forti inizialmente di un
milione di uomini dovette fronteggiare la
resistenza austro-ungarica in una
massacrante guerra di trincea. Tra il 1915 e
il 1916 si combatterono sull’Isonzo ben
undici battaglie, in un tremendo ed inutile
sforzo di sfondare le linee nemiche. Nel
1915 l’esercito italiano mantenne
l’iniziativa, ma nel maggio del 1916 gli
austro-ungarici passarono all’offensiva
(Strafexpedition, in tedesco “spedizione
punitiva”) attraversando il Trentino e
arrivando fin quasi alla pianura veneta. In
conseguenza di questo rovescio militare
cadde il governo Salandra e fu costituito un
nuovo gabinetto presieduto da Paolo Boselli.
Nell’agosto del 1916 l’esercito italiano
intraprese una controffensiva che portò alla
presa di Gorizia.
Sconfitta di Caporetto
 Durante i primi otto mesi del 1917 nonostante le carenze in effettivi, artiglieria e
munizioni, le forze italiane al comando del generale Luigi Cadorna proseguirono gli
sforzi per sfondare le linee austriache sul fiume Isonzo e conquistare Trieste, senza
però produrre risultati di rilievo. L'ultimo trimestre dell'anno 1917 fu invece segnato
da una decisa offensiva mossa da nove divisioni austriache e sei tedesche,
sopraggiunte dall'ormai inattivo fronte orientale, causato dalla ritirata dal conflitto
della Russia colpita da una devastante rivoluzione interna: attaccando sulla parte alta
dell'Isonzo, riuscirono a rompere le linee italiane, costringendo il contingente
nemico a ripiegare disordinatamente sul fiume Piave. Nella disastrosa battaglia di
Caporetto oltre alle vittime le truppe italiane contarono 300.000 prigionieri e quasi
altrettanti disertori, sfiorando la disfatta. Sull'estrema linea del Piave venne fermata
la controffensiva che avrebbe potuto costringere l'Italia alla resa definitiva. Il
generale Cadorna, ritenuto responsabile della disfatta, era intanto stato sostituito da
Armando Diaz, mentre a Boselli era succeduto a capo del governo Vittorio
Emanuele Orlando.
Il nuovo generale guidò una controffensiva che il 24 ottobre 1918 portò l’esercito
italiano a occupare Vittorio Veneto;mentre l’esercito austro-ungarico si ritirava
l’Italia, il 3 novembre, entrava a Trento e a Trieste e nel giorno stesso l’AustriaUngheria firmava la propria resa con l’armistizio di Villa Giusti.
La vittoria mutilata
 L’11 novembre 1918 veniva firmato l’armistizio tra Germania e gli Alleati che
poneva fine alla guerra. Il trattato di pace di Versailles venne stipulato secondo i
14 punti, elaborati dal presidente americano Wilson, che aveva come scopo di creare
un accordo giusto e duraturo tra gli Stati una volta terminato il conflitto. Questo
trattato di pace suscitò profondo scontento all’Italia che era una delle nazioni
vincitrici. Rispetto agli accordi pattuiti non le erano stati riconosciuti i vantaggi
territoriali previsti in Albania, Dalmazia e Turchia. Relativamente elle colonie il
patto di Londra aveva riconosciuto all’Italia solo un generico diritto a dei compensi
in Africa, ma di fatto Francia e Gran Bretagna spartirono tra loro le colonie africane
della Germania senza tenere conto degli interessi italiani.
Fu però il rifiuto opposto dagli Alleati alla concessione di Fiume a esasperare il
senso di delusione dell’Italia, specialmente tra gli ex combattenti. Nacque così il
mito della “vittoria mutilata”, cioè di un’Italia trattata dalle altre potenze vincitrici
senza il dovuto rispetto e defraudata di quanto le aspettava.
Divenuto cavallo di battaglia di coloro che si erano battuti per l’intervento in guerra,
questo mito sarà presto fatto proprio dal nascente fascismo, che se ne servirà per
giustificare la propria propaganda per un’Italia forte e decisa a imporsi con le armi.
IL SISTEMA AZIENDA
 La concezione sistemica di azienda
Nel linguaggio economico-aziendale l’azienda è un’organizzazione di persone e di
beni economici la quale mira al soddisfacimento dei bisogni umani.
Indipendentemente dalle dimensioni, dalla struttura organizzativa più o mano
complessa e dall’attività svolta, in ogni azienda si riconoscono alcuni elementi
caratterizzanti essenziali che possiamo chiamare elementi costitutivi. Gli
elementi costitutivi dell’azienda sono:
 un insieme di persone che forniscono all’azienda le proprie energie lavorative;
 un insieme di beni economici, materiali e immateriali, che vengono impiegati
nei processi di produzione;
 una struttura organizzativa destinata a durare nel tempo, che coordina risorse
umane e materiali a disposizione;
 le operazioni conseguite per raggiungere il fine aziendale;
 il fine da raggiungere che è il soddisfacimento diretto o indiretto dei bisogni
umani.
L’azienda può essere considerata come un sistema perché i vari elementi che la
costituiscono sono tra loro collegati e coordinati in modo da concorrere al
raggiungimento di un fine ben preciso. Inoltre, essa è un sistema:
 aperto, perché ha continui rapporti di scambio con l’ambiente esterno;
 dinamico, in quanto è soggetto a continui cambiamenti per mantenere il proprio
equilibrio;
 cibernetico, perché è dotato di meccanismi di controllo, che suggeriscono
eventuali azioni correttive.
Elementi costitutivi
dell’azienda
La struttura
organizzativa
I beni economici
Le persone
Il fine
Le operazioni
Soggetto giuridico e soggetto economico
 Spesso le operazioni poste in essere per raggiungere il fine aziendale
pongono l’azienda in relazione con terzi operatori nei confronti dei quali
sorgono diritti e obblighi. È perciò importante individuare la persona o le
persone che si assumono le responsabilità derivanti dall’attività aziendale.
Il soggetto giuridico è la persona o l’insieme di persone cui vanno riferiti i
diritti e gli obblighi che derivano dall’attività aziendale. Non sempre chi si
assume i diritti e gli obblighi relativi all’azienda detiene il potere di gestirla,
ossia non sempre ne è anche il soggetto economico.
Il soggetto economico è la persona o l’insieme di persone che di fatto domina
l’azienda, ne indirizza la gestione, effettua le scelte e prende decisioni
rilevanti.
Mentre nelle aziende individuali soggetto giuridico e soggetto economico
coincidono nella persona fisica dell’imprenditore, nelle società il potere
decisionale spetta al socio o al gruppo di soci che possono far prevalere la
loro volontà.
Il flusso delle operazioni aziendali

1.
2.
3.
Per perseguire il fine per cui è sorta, l’azienda deve porre in essere una serie di
operazioni che si svolgono con continuità nel tempo e che costituiscono la
gestione. Le principali classi di operazioni poste in essere dalle aziende di
produzione sono le seguenti.
Acquisizione dei fattori produttivi: attraverso atti di scambio l’azienda deve
procurarsi i fattori produttivi da impiegare nei processi di produzione.
Produzione: i fattori produttivi acquistati vengono immessi nei processi di
produzione, fino a ottenere i beni o i servizi da destinare alla vendita.
Vendita dei beni e dei servizi prodotti: attraverso atti di scambio l’azienda cede
a terzi i beni e i servizi ottenuti dai processi produttivi. In tal caso essa consegue
dei ricavi e rientra in possesso dei mezzi finanziari impiegati nella produzione.
I sottosistemi aziendali
Nell’ambito dell’azienda e del suo sistema
organizzativo, occupano una posizione di
importanza fondamentale le risorse umane.
L’uomo infatti rappresenta il centro del
sistema aziendale, il quale:
 sorge per volontà di una o più persone;
 opera in base alle strategie fissate dai
soggetti che in esso esercitano il potere
decisionale;
 si avvale del lavoro intellettuale o manuale
di un certo numero di individui;
 distribuisce i risultati della sua attività a una
schiera più o mano numerosa di persone.
Naturalmente anche il fattore umano va
organizzato secondo delle determinate
funzioni da svolgere. Tali “aree funzionali”
vanno a creare nell’azienda dei sottosistemi,
ciascuno dei quali avente propri definiti
obbiettivi da raggiungere.
Direzione generale
Sottosistema acquisti
Sottosistema
amministrazione
Sottosistema
produzione
Sottosistema vendite
Sottosistema finanza
Sottosistema
del personale
Le funzioni aziendali
1.



2.



3.




4.



5.
6.
7.



La Direzione generale ha compiti di “programmazione”, coordinamento e controllo della gestione, con poteri di
intervento sull’intero sistema aziendale. Alla Direzione generale competono le decisioni riguardanti:
gli obiettivi generali dell’attività aziendale;
le strategie da seguire e le risorse da utilizzare per raggiungere gli obiettivi;
il controllo sugli altri sottosistemi affinché ciascuno raggiunga gli obiettivi che gli sono stati assegnati.
La funzione Acquisti sono gli organi che hanno il compito di definire gli approvvigionamenti dei beni necessari per
attuare la produzione. I compiti che le competono sono:
individuare i mercati in cui effettuare gli approvvigionamenti;
scegliere i fornitori e stipulare con essi i contratti d’acquisto;
coordinare gli acquisti di materie prime in base alle esigenze dalla produzione.
La funzione Produzione è esercitata da chi ha il compito di attuare i processi di trasformazione fisico-tecnica delle
materie prime in prodotti finiti da offrire sul mercato. A questa funzione competono le scelte riguardanti:
le caratteristiche tecniche di impianti, macchinari e attrezzature;
i procedimenti di lavorazione;
l’impiego del personale nel settore produttivo;
il controllo della qualità dei prodotti finiti.
La funzione Vendita è esercitata del complesso degli organi aziendali che hanno il compito di programmare, gestire
e di controllare le vendite. Occorre pertanto che l’impresa:
compia ricerche di mercato per individuare i potenziali clienti, la qualità dei prodotti e i possibili prezzi a cui
possono essere venduti;
decida i canali di distribuzione più adatti;
svolga adeguate azioni pubblicitarie e promozionali.
La funzione del Personale è esercitata da chi ha il compito di ricercare, assumere e formare le risorse umane da
inserire nell’impresa. L’obiettivo da perseguire è quello di ottimizzare l’impiego del fattore umano.
La funzione Amministrazione ha come compito la progettazione del sistema informativo.
La funzione Finanza ha il compito di determinare il fabbisogno dei mezzi finanziari dei vari settori aziendali e di
trovare le possibili “fonti” alle quali ricorrere per la loro copertura. Nell’abito di quest’area funzionale:
si raccolgono i fondi necessari per lo svolgimento dell’attività aziendale;
si gestiscono le riscossioni e i crediti;
si cura l’impiego dei fondi liquidi che eccedono le necessità della gestione.
ORGANIZZAZIONE INDUSTRIALE

L’organizzazione industriale si occupa dell’utilizzo ottimale dei fattori produttivi che
rappresentano tutte le risorse umane e materiali necessarie per produrre beni e servizi.
Tipi di produzione
 Produzione artigianale
È stato il primo modo per produrre beni materiali. È caratterizzata da:

scarsi capitali;

attrezzature semplici;

il prodotto finito viene realizzato secondo le indicazioni del cliente;

le materie prime si trovano vicino al luogo di produzione.
 Produzione di massa
Si sviluppa con l’avvento della prima e seconda rivoluzione industriale. Le aziende assumono
dimensioni molto più grandi e al loro intero si tende a razionalizzare il processo produttivo
con l’introduzione delle catene di montaggio. Questo tipo di produzione è caratterizzato da:

capitali elevati;

macchinari complessi;

materie prime reperite anche lontano dal luogo di produzione;

i prodotti finiti sono uguali fra loro e vengono prodotti in grande quantità.
 Produzione snella
La produzione snella è il modo che viene adottato attualmente per produrre un bene.
Sempre più spesso la fabbrica tradizionale comincia a lasciare spazio alle cosidette “impreserete”. Le imprese-rete sono insieme di aziende collegate tra loro, con il comune obiettivo di
produrre congiuntamente dei beni. La produzione viene quindi attuata ricercando la più
vantaggiosa combinazione dei fattori produttivi.
 La produzione su commessa
Si definisce produzione su commessa la fabbricazione di quei prodotti che avviene solo
a fronte di una richiesta specifica. La procedura generale di produzione su
commessa può essere divisa in tre fasi.
 Prima fase: richiesta da parte del cliente di un preventivo economico (offerta) per la
fornitura di un prodotto. A seguito della richiesta del cliente si appronta un’offerta
economica dove sono indicate le condizioni di vendita e il prezzo che il cliente
dovrà pagare.
 Seconda fase: discussione tecnica ed economica dell’offerta con il cliente al fine di
soddisfare al meglio le sue esigenze.
 Terza parte: attuazione della produzione vera e propria.
 La produzione per magazzino
La produzione per magazzino è una produzione per il mercato, infatti il magazzino è
solo il luogo dove i prodotti devono transitare con la massima rapidità. Infatti più i
prodotti rimangono in giacenza nel magazzino più interessi passivi avrà l’azienda.
Definizione e tipologia di layout
 Il layout di stabilimento è la disposizione planimetrica dei reparti produttivi,
nonché l’ubicazione delle macchine e dei centri di lavoro all’interno dello spazio
disponibile nello stabilimento. La scelta da operare durante la progettazione di un
layout sono:
 minimizzare i costi di produzione;
 tenere conto degli interventi di manutenzione
 ridurre le scorte e il volume dei magazzini intermedi;
 minimizzare gli investimenti;
 garantire un ambiente di lavoro sicuro e confortevole.
Uno stabilimento può essere principalmente organizzato secondo i seguenti modelli di
layout:
 layout per linee;
 layout per reparti;
 layout per tecnologie di gruppo.
Layout per linee

Nel layout per linee è il prodotto che determina la
Magazzino
dislocazione delle postazioni di lavoro o delle
macchine. La materia prima entra grezza nella prima delle materie
postazione di lavoro e subisce successivamente tutte
prime
le lavorazioni che la trasformeranno nel prodotto
finito. In ogni postazione il pezzo subisce una sola
lavorazione pertanto il flusso è unidirezionale. Un
parametro tipico degli impianti strutturati per linee è
la cadenza della linea (Tl), cioè il tempo medio che
intercorre tra l’uscita di un pezzo e il successivo. In
teoria la durata dell’operazione in ogni postazione
Trapano
deve essere uguale alla cadenza. Per poterlo fare è
utile calcolare la percentuale di saturazione. Si
definisce percentuale si saturazione di una
postazione in linea l’espressione:
Tornio
Tornio
Fresatrice
Fresatrice
S = (Tp/Tl) ∙ 100
dove: Tl è la cadenza della linea e Tp il tempo di
lavorazione della postazione.
Una linea di
produzione con tempi di lavoro delle varie
postazioni prossime alla cadenza si definisce
bilanciata. Le strategie per aumentare la
percentuale di saturazione delle linee di
fabbricazione possono essere:
 potenziare le postazioni più lente aumentando il
numero delle macchine o ricorrendo a macchine di
maggior produttività;
 aumentare i turni di lavoro o ricorrere ad ore di
lavoro straordinario sulle macchine più lente;
 utilizzare le postazioni più veloci per svolgere il
lavoro di più linee;
 utilizzare le postazioni più veloci per un minor
tempo e impiegare l’operatore su altre macchine nel
resto della giornata lavorativa.
Rettificatrice
Collaudi
Magazzino dei prodotti finiti
Layout per reparti
 Il layout per reparti si caratterizza per il raggruppamento in uno stesso ambiente di
tutte la macchine che svolgono lavorazioni simili. Questo tipo di layout si presta a
soddisfare la produzione di molti prodotti diversi l’uno dall’altro.
I Prodotti in lavorazione vengono trasportati in gruppi da un reparto all’altro; i
gruppi di pezzi da lavorare vengono chiamati lotti. Il sistema più semplice per far
avanzare i materiali consiste nella lavorazione dell’intero lotto in un posto di lavoro,
quindi trasferito al successivo e così via, ossia adottare la lavorazione a lotto totale.
Un altro metodo per far avanzare le lavorazioni è quello di suddividere l’intero lotto
in più parti, e farle avanzare una dietro l’altra. Facendo delle prove si vede che
dividendo il lotto in più parti si ha una notevole diminuzione del tempo di
produzione.
Magazzino
delle materie
prime
1
Reparto
Reparto
presse
2
saldatura
Reparto
torni
6
Reparto
7
rettificatrici
3
Magazzino
dei prodotti
finiti
Reparto
fresatrici e
alesatrici
8
4
Collaudi
5
Reparto
trapani
Layout per tecnologie di gruppo
 Il layout per tecnologie di gruppo si realizza quando un insieme di macchine
operatrici differenti vengono riunite in reparti di lavorazione atti ad elaborare
famiglie di prodotti che richiedono cicli di lavorazioni simili. La disposizione delle
macchine è ancora per reparti, ma stavolta, si raggruppano macchine dedicate ad una
produzione specifica. I reparti vengono chiamati celle di lavorazione. Il layout per
tecnologia di gruppo è comunque applicabile solo se si è in grado di formare
famiglie di prodotti affini tra loro.
cella di lavorazione prodotto A
Magazzino
delle materie
Assemblaggio
dei
prodotti
AeB
cella di lavorazione prodotto B
prime
cella di lavorazione prodotto C
Assemblaggio
del prodotto C
con A e B
Magazzino dei prodotti finiti
Collaudi
La programmazione con il diagramma gi Gantt
 Nell’attuare una qualsiasi produzione è fondamentale programmare
tutte le attività interessate dal processo produttivo. Un modo per
sintetizzare il lavoro di programmazione in una forma grafica
facilmente interpretabile è il diagramma di Gantt. In un piano
cartesiano vengono riportate in ascisse i tempi e in ordinate le attività
da svolgere. Ogni attività viene rappresentata con un segmento di
lunghezza proporzionata alla durata e con gli estremi coincidenti con
gli istanti di inizio e fine dell’attività stessa.
Possibile
scorrimento
dell’attività 3
Operazioni
4
3
2
1
durata
La programmazione con il metodo PERT

Il metodo PERT rappresenta il programma dei lavori da svolgere mediante un reticolo di segmenti orientati e cerchi.
Ogni segmento orientato rappresenta un’attività, mentre i cerchi, detti nodi, rappresentano istanti di tempo. Ogni nodo
costituisce un vincolo temporale. Tutte le attività che partono da un nodo non possono iniziare se prima non sono state
ultimate tutte le attività che in quel nodo convergono. Si definisce nodo di partenza un istante di tempo dopo il quale
l’attività stessa può cominciare. Si definisce nodo di arrivo un istante di tempo prima del quale l’attività stessa deve
terminare. Si definisce attimo di inizio l’istante di tempo nel quale l’attività inizia. L’attimo di fine indica l’istante di
tempo dove l’attività finisce. Si definisce durata di un’attività il tempo che intercorre tra l’attimo di inizio e l’attimo di
fine dell’attività stessa. Se in un’attività il nodo di partenza coincide con l’attimo di inizio e il nodo di arrivo coincide
con l’attimo di fine, l’attività si definisce attività critica. Congiungendo tutte le attività critiche presenti sul reticolo si
ottiene il percorso critico, ma per individuarlo bisogna associare ad ogni nodo una data minima e una data massima.
La data minima (Tmin) di un nodo è la data prima della quale non è assolutamente possibile iniziare alcuna delle
attività che partono da quel nodo. Se in un nodo convergono più attività, la data minima sarà la maggiore tra quelle
calcolate per quel punto.
La data massima (Tmax), di un nodo di arrivo di un’attività è la data oltre la quale non è assolutamente possibile
terminare l’attività stessa. Se dal nodo di partenza fuoriescono più attività, la data massima di quel nodo è la minore tra
quelle calcolate per ciascuna attività che fuoriesce.
Il percorso critico del reticolo è rappresentato dalla sequenza di attività che congiungono nodo aventi data massima e
data minima coincidenti. Qualsiasi ritardo su un’attività critica determina un ritardo sulla data finale dell’intero processo
produttivo. Le attività non appartenenti al percorso critico possono avere degli scorrimenti. Lo scorrimento totale (St)
è dato da: St = Tmax – (Tmin + Da)
10
10
15
10
1
25
10
3
20
25
45-20
45-20
45
4
2
25-15
10
25
45
INTEGRALI
Il concetto d’integrale nasce per risolvere i
seguenti problemi:
Integrale Definito
Integrale indefinito
 Calcolo delle aree di fig. delimitate da
curve
 calcolo di volumi
 calcolo del lavoro di una forza
 calcolo dello spazio percorso
Trovare l’equazione di una funzione f(x)
conoscendo la sua derivata f′(x)
Integrale Definito - Calcolo delle Aree
 Area del Trapezoide
Vogliamo calcolare l’area della figura mistilinea
determinata dal diagramma di una funzione y =
f(x) definita e continua nell’intervallo [a, b]
y
C
D
A
B
a
b
x
Possiamo determinare l’area
approssimandola con dei rettangoli inscritti
e dei rettangoli circoscritti.
Dividendo in n parti l’intervallo
[a, b], avremo n rettangoli di base
h=(b – a)/n e altezza mi = min f(x)
y
C
D
Indichiamo con
sn =  areaRett.inscritti
A
l’area del plurirettangolo
inscritto
B
a
b
x
Analogamente possiamo determinare l’area Sn
del plurirettangolo circoscritto prendendo come
altezza Mi = max f(x)
Indichiamo con
Sn =  areaRett.circoscritti
y
C
D
A
B
a
b
x
L’area S del trapezoide sarà sempre compresa tra sn e Sn
 areaRett.inscritti  S   areaRett.circoscritti
Integrale Definito - Calcolo delle Aree
Allora, possiamo dare la seguente definizione:
Data la funzione y=f(x) definita e continua in [a, b],
si dice Integrale definito di f(x) relativo
all’intervallo [a, b] il limite
lim ∑ mi·h= lim ∑ Mi ·h= S
n→∞
n→∞
b
e si indica con

f ( x )dx
a
dove f(x) è la funzione integranda, a e b gli estremi di integrazione
Integrale Definito - Proprietà
 Proprietà dell’Integrale definito
b
a)
a
a
 f ( x)dx   f ( x)dx
a
 f ( x)dx  0
b)
b
a
Proprietà di linearità
c)
d)
b
b
a
a
 kf ( x)dx  k  f ( x)dx
b
b
b
a
a
a
  f ( x)  g ( x)dx   f ( x)dx   g ( x)dx
Proprietà di additività
e)
b
c
b
a
a
c
 f ( x )dx   f ( x )dx   f ( x )dx
Calcolo dell’integrale definito
 È possibile calcolare l’integrale definito tramite la
formula di
Newton-Leibniz:
b
= [G(x)] = G(b)-G(a)
a
dove G è una primitiva di f(x)
CORROSIONE
 Introduzione
La corrosione è un’alterazione distruttiva di un metallo o di una lega metallica risultante
dal contatto con un mezzo liquido o gassoso. I danni causati dalla corrosine sono
enormi, è quindi molto importante procedere allo studio dei fenomeni corrosivi ogni
volta che si deve progettare una macchina o un’apparecchiatura. La corrosione assume
aspetti svariatissimi che vanno dalla dissoluzione progressiva ed omogenea, corrosine
più o mano localizzata, corrosione superficiale, intergranulare, puntiforme e corrosione
sotto tensione con formazione di cricche.
La velocità di dissoluzione dipende dai seguenti fattori:
 contatto di un metallo con gas o vapori;
 contatto di un metallo con una fase liquida acquosa;
 temperatura;
 agitazione del mezzo corrosivo;
 grado di aerazione;
 durata d’azione del mazzo corrosivo.
Tra i principali protagonisti della corrosione c’è l’ambiente esterno, distingueremo rispetto
a questo la corrosione:
 in ambiente umido;
 in ambiente secco;
 spontanea;
 coatta.
Corrosione in ambiente umido
 Si ha corrosione puramente chimica quando la superficie del metallo è ricoperta
da un celo liquido; è in pratica la corrosione atmosferica, cioè l’azione ossidante sui
metalli dell’aria e da altri gas contenenti ossigeno, che provocano la trasformazione
dei metalli in ossidi.
 Si ha corrosione elettrochimica quando due elementi metallici diversi sono
collegati direttamente tra loro con continuità elettrica in presenza di un elettrolito, e
manifestano differenze nei potenziali elettrolitici. Questo fenomeno prende il nome
di corrosione galvanica. Ordinando i metalli secondo il valore del loro potenziale
elettrochimico normale, riferito al potenziale di un particolare elettrodo il cui valore
assunto convenzionalmente uguale a zero, si ottiene una serie detta serie potenziale.
L’entità dell’attacco elettrolitico dipende principalmente dalla differenza di
potenziale dei due metalli. Quindi la velocità di corrosione è tanto più accentuata
quanto più lontano al metallo reattivo, nella serie potenziale, si trova il metallo più
nobile.
 Alla corrosione per correnti vaganti sono interessate le strutture metalliche,
serbatoi, condotte situati in terreni umidi percorsi da correnti vaganti. Un caso
particolare riguarda le struttura in cemento armato i cui ferri possono subire
corrosioni per correnti vaganti; per evitare questa corrosione si ricorre alla
protezione catodica.





Corrosione in ambiente secco
È una corrosione puramente chimica, che si ha quando un metallo è
immerso, in assenza di umidità, in un’atmosfera gassosa di natura diversa
da quella normale. Le condizioni esterne e la natura del metallo possono
creare una sottile pellicola stabile (passivazione) che cessa appena sono
varcati i limiti dello stato di equilibrio. La formazione di ossidi di ferro è
la conseguenza della permanenza eccessiva di un acciaio in un ambiente
ossidante. La ruggine è quindi costituita da uno strato di ossidi che non
protegge l’acciaio sottostante dal procedere della corrosione.
La corrosione per sintesi chimica avviene ad opera di sostanze deposte
sulla superficie del materiale.
La corrosione sotto tensione è una corrosione localizzata che si produce
per l’azione contemporanea di tensioni applicate e di un mezzo corrosivo
a debole azione.
La corrosione per fatica si manifesta come la precedente e genera nel
materiale delle cricche.
La corrosione intergranulare è caratterizzata da una dissoluzione
localizzata dei soli bordi dei grani.
Scelta del materiale
Questo è un argomento di basilare importanza da un punto di
vista economico e pratico. Infatti la scelta oculata di un
materiale per un determinato impianto o apparecchiatura
significa una maggiore durata della costruzione stessa che
compensa l’eventuale maggior costo iniziale. Bisogna
inoltre evitare la diffusa tendenza che porta a standardizzare
un certo materiale per un determinato impiego senza mai
riesaminare il caso studiando l’eventuale possibilità di una
sostituzione vantaggiosa.

Sistemi di protezione contro la corrosione
Prima della protezione occorre procedere ad una preparazione accurata eliminando le parti corrose del
metallo; i metodi per realizzare un’adeguata preparazione della superficie sono:
 lo sgrassaggio con solventi o detergenti;
 la pulizia manuale con spazzole metalliche;
 la sabbiatura;
 la granigliatura;
 la burattatura;
 il decappaggio.
Le superfici così preparate con uno o più di questi procedimenti sono in grado di ricevere la protezione. I
principali metodi anticorrosivi sono:
 L’impiego ed accoppiamento di materiali opportuni, infatti le unioni ed i contatti fra materiali diversi
possono causare vistose forme di corrosione galvanica; le precauzioni da prendere sono di scegliere
combinazioni di metalli più vicini possibile nella serie potenziale, isolare tra loro i due metalli e
modificare l’ambiente corrosivo.
 La passivazione, ovvero la creazione, spontanea o provocata, di una pellicola estremamente sottile di
ossido che protegga dalla corrosione la superficie del materiale metallico sottostante.
 Usare rivestimenti protettivi che possono essere temporanei o fissi, metallici o non metallici, semplici o
composti. Quelli più importanti sono la placcatura, la metallizzazione e la verniciatura.
 Effettuare trattamenti termochimici di diffusione, ovvero trattamenti termici con i quali si modifica la
natura di un materiale metallico per diffusione di un elemento di lega a partire dalla sua superficie. I
trattamenti più usati sono la sherardizzazione, la colorizzazione, la silicizzazione e la cromizzazione.
 La protezione catodica che consiste nell’evitare che la corrente fuoriesca dalla struttura da proteggere,
collegando alla struttura stessa per mezzo di un conduttore metallico degli anodi sacrificabili, che si
corroderanno al posto della struttura.
ROBOT
The word “robot” comes from the Czechoslovakian word “robota”, meaning slave. Robots
comes in many different forms and shapes, but they have some basic components:

sensors, which capture information from the environment;

a microprocessor to process the information;

actuators to produce movement.
Robot can work in environment that are hazardous to human, or perform dangerous tasks such
as disarming live bombs, working in a radioactive environment. A robot is never
distracted or bored, never lose concentration or makes a mistake. Robot will work 24
hours a day, work faster than human and don’t go on strike or demand higher wages. On
the negative side, robots are expensive to buy, and even more expensive to install.
Types of industrial robot:

The “deaf, blind and dump” robots of the first generation, which carry out simple
manipulative operations.

Second generation robots with some sensory capabilities.

Robots of the third generation that they will have sensory faculties comparable to human
beings.
An industrial robot is formed of a chain of rigid segments and they are fixed to a bench. The
robot’s working area is the space enclosing all the points that the robot arm can reach.
The movements of the arm can be controlled by an automatic control system. The control
system determines the movements, the force with which the robot grips the tools. The
work carried of an industrial robot are: transporting of materials, pressing, welding,
mechanical operations, painting and quality control.
In the future robots will be able to undertake dangerous and unpleasant jobs more
rapidly and at a lower cost than human worker.
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DALLA SOCIETA` DEL DOPOGUERRA AD UNA SOCIETAAVANZATA