Percorso individuale di Patrizio Luciani classe 5°AM Argomenti trattati: Italiano: Gabriele D’Annunzio Storia: L’Italia nella Ι guerra mondiale Diritto: Il sistema azienda D.P.O.I.: Organizzazione industriale Matematica: Integrali definiti Tecnologia: Corrosione Inglese: Robot La pioggia nel pineto Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione. ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immensi noi siam nello spirito silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, Ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Odi? La pioggia cade Non s'ode su tutta la fronda su la solitaria crosciare verdura l'argentea pioggia con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde che monda, il croscio che varia più rade, men rade. secondo la fronda Ascolta. Risponde più folta, men folta. al pianto il canto Ascolta. delle cicale La figlia dell'aria che il pianto australe è muta: ma la figlia non impaura, del limo lontana, né il ciel cinerino. la rana, E il pino canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti ( e il verde vigor rude ci allaccia i melleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione. Spiegazione dei versi Taci (il poeta si rivolge a Ermione). Sulle soglie del bosco non sento parole umane; ma sento parole più nuove, suoni prodotti dalle prime gocce di pioggia sulle foglie. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove sugli arbusti in riva al mare, piove sui pini con la corteccia ruvida, piove sui mirti divini (nell’antichità era sacro a Venere), sulle ginestre spendenti grazie ai fiori ora rinchiusi per la pioggia, sui ginepri folti di bacche profumate, piove sui nostri volti che sembrano diventare elementi della selva, piove sulle nostre mani, sui nostri abiti leggeri, sui freschi pensieri che l’anima nuova schiude, sulle illusioni della vita e dell’amore che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. Senti? La pioggia cade sul fogliame con un crepitio che dura e varia nell’aria a seconda delle chiome degli alberi. Ascolta. Risponde alla pioggia il canto delle cicale che il pianto dell’austro (vento del sud) non impaurisce neanche il cielo grigio. E il pino ha un suono, e il mirto un altro suono, e il ginepro un altro ancora, gli alberi sembrano degli strumenti musicali suonati dalla pioggia. E noi siamo immersi nello spirito della selva (il poeta e la sua compagna si sentono penetrati dalla vita vegetali: è incominciata la loro metamorfosi), come gli alberi; e il tuo volto inebriato di felicità è tutto bagnato come una foglia, e i tuoi capelli profumano come le chiare ginestra, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, ascolta. Il canto delle cicale a poco a poco viene sovrastato dalla pioggia che cade più fitta; ma un canto vi si mescola più roco che sale, nell’umida ombra lontana. Più sordo più fioco diventa più debole e poi sparisce. Non si sente il suono del mare. Si sente il crosciare della pioggia sugli alberi che purifica il croscio che varia secondo la grandezza della chioma dell’albero. Ascolta. La cicala è muta; ma la figlia del fango, la rana canta nell’ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove sulle tue ciglia Ermione. Piove sulle tue ciglia nere, tanto che sembra che stai piangendo ma di piacere; sembra che tu esca dalla corteccia. E tutta la vita è in fresca aulente, il cuore è come una pesca non ancora colta, tra le palpebre gli occhi sono come delle sorgenti, i denti nelle gengive sono come mandorle acerbe. E andiamo da una macchia all’altra tra gli arbusti o abbracciati o disciolti (e gli sterpi aggrovigliati ci impediscono il movimento alle caviglie) chi sa dove, chi sa dove! E piove sui nostri volti che sembrano diventare elementi della selva, piove sulle nostre mani, sui nostri abiti leggeri, sui freschi pensieri che l’anima nuova schiude, sulla illusioni della vita e dell’amore che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. Analisi della poesia “La pioggia nel pineto” è una tra le più belle poesie di D’Annunzio, racchiusa nel 3° libro delle Laudi, Alcyone ed è rivolta alla donna amata, Ermione. La scena si svolge in un bosco, nei pressi del litorale toscano, sotto la pioggia estiva. Il poeta passeggia con la sua donna, Ermione e la invita a stare in silenzio per sentire la musica delle gocce che cadono sul fogliame degli alberi. Inebriati dalla pioggia e dalla melodia della natura, il poeta e la sua donna si abbandonano al piacere delle sensazioni con un’adesione così totale che a poco a poco subiscono una metamorfosi fiabesca e si trasformano in creature vegetali. La poesia è ricca di similitudini e le rime sono libere. GABRIELE D’ANNUNZIO La vita La vita di D’Annunzio può essere considerata un opera d’arte. Nacque a Pescara nel 1863 da un agiata famiglia borghese e studiò nel collegio Cicognini di Prato, una delle scuole più aristocratiche del tempo. A 18 anni si trasferì a Roma per Frequentare l’università, ma abbandonò gli studi, preferendo i salotti mondani e le redazioni dei giornali. In questi anni egli si creò la maschera dell’esteta, dell’individuo superiore, che rifugge dalla mediocrità borghese, rifugiandosi in un mondo di pura arte, disprezzando la morale corrente e accettando come regola di vita solo il bello. Dopo gli anni 90 lo scrittore cercò nuove soluzioni e le trovò nel mito del superuomo, ispirato alle teorie di Nietzsche, un mito non solo di bellezza, ma anche di energia eroica. Però all’azione si accontentava di sostituire la letteratura, e il superuomo restava un vagheggiamento fantastico. Nella realtà puntava a creare l’immagine di una vita eccezionale, sottratta alle norme del vivere comune. A creargli intorno un alone di mito contribuivano anche i suoi amori, soprattutto quello con Eleonora Duse. Nonostante il disprezzo per la vita comune egli era strettamente legato al sistema economico del suo tempo: con i suoi scandali lo scrittore voleva mettersi in primo piano per vendere meglio. Nel 1910 fu costretto a fuggire dall’Italia e a rifugiarsi in Francia, a causa dei creditori. Allo scoppio della prima guerra mondiale tornò in Italia e iniziò la campagna interventista. Arruolatosi volontario nonostante i 52 anni, attirò nuovamente l’attenzione su di sé con imprese clamorose, come la beffa di Buccari e il volo su Vienna. Nel dopoguerra si fece interprete dei rancori per la vittoria mutilata. Il fascismo lo esaltò come padre della patria, ma lo guardò anche con sospetto, confinandolo in una sontuosa villa di Gardone, il Vittoriale degli Italiani. Qui trascorse lunghi anni e vi morì nel 1938 L’estetismo e la sua crisi Le opere poetiche di questa fase come l’Intermezzo di rime e la Chimera sono il frutto della fase dell’estetismo dannunziano, espressa nella formula “il verso è tutto”. L’arte è il valore supremo. Vi è un vero e proprio culto religioso dell’arte e della bellezza; è una risposta ideologica ai processi sociali in atto nell’Italia dopo l’unità, che tendevano a declassare ed emarginare l’artista. La figura dell’esteta è una forma di risarcimento immaginario da una condizione reale di degradazione dell’artista. D’Annunzio si rende conto della debolezza di questa figura: l’esteta non ha la forza di opporsi realmente alla borghesia in ascesa. La costruzione dell’estetismo entra allora in crisi. Il piacere ne è la testimonianza più esplicita, che porta D’annunzio a un periodo di incerte sperimentazioni dove egli subisce il fascino del romanzo russo. Nel Giovanni Episcopo (1891) è evidente l’influsso di Dostoievskij. Questa fase è definita della bontà. Comprende anche la raccolta poetica del Poema paradisiaco (1893), percorsa da un desiderio di recuperare l’innocenza dell’infanzia; in realtà vi sono anche temi più sottilmente ambigui, provenienti dal decadentismo francese. La bontà però è una soluzione provvisoria. Uno sbocco alternativo alla crisi dell’estetismo scaturirà dalla lettura del filosofo Nietzsche, avvenuta intorno al 1892. L’ideologia superomistica D’annunzio coglie alcuni aspetti del pensiero di Nietzsche forzandoli in un suo sistema di concezioni: il rifiuto del conformismo borghese, l’esaltazione dello spirito dionisiaco, il rifiuto dell’etica della pietà, l’esaltazione della volontà di potenza, il mito del superuomo. Egli si scaglia contro la realtà borghese del nuovo stato unitario. Il mito del superuomo di Nietzsche è inteso da D’Annunzio come un diritto di pochi esseri eccezionali ad affermare se stessi, al di là delle comuni leggi del bene e del male. Questo dominio degli esseri privilegiati deve tendere a una nuova politica aggressiva dello stato, che strappi la nazione alla sua mediocrità e la avvii verso destini imperiali, come l’antica Roma. Il nuovo personaggio del superuomo ingloba in sé anche la precedente immagine dell’esteta. Il culto della bellezza è essenziale nel processo di elevazione della stirpe nelle persone di pochi eletti. Il mito del superuomo è sempre un tentativo di reagire alle tendenze a emarginare e a degradare l’intellettuale. Inoltre la figura del superuomo offre soluzioni che possono sostanzialmente accordarsi con le tendenze profonde dell’età dell’imperialismo. Le Laudi L’approdo all’ideologia superomistica coincide con la progettazione di vaste costruzioni letterarie, aventi il compito di diffondere il verbo del vate. D’Annunzio progetta cicli di romanzi che non porta mai a termine. Nel 1903 erano terminati e pubblicati Maia, Elettra e Alcyone. Il primo libro, Maia, è un lungo poema unitario di oltre ottomila versi. D’Annunzio mira alla costruzione di un poema totale, che dia voce alla sua ambizione di raccogliere tutte le forme del mondo. L’io protagonista si presenta come un eroe ulisside, proteso verso le più multiformi esperienze. Il poeta arriva così ad inneggiare la modernità capitalistica e industriale. È questa l’ultima tappa di quella ricerca di un ruolo dell’intellettuale all’interno della civiltà borghese moderna, iniziata con la crisi dell’esteta e la scoperta del mito superomistico. Nel secondo libro, Elettra, l’impianto mitico, le ambizioni filosofiche e profetiche lasciano il posto all’oratoria della propaganda politica diretta. La struttura ideologica del libro ricalca quella di Maia. Gran parte del volume è costituita dalla serie dei sonetti sulle Città del silenzio, le antiche città italiane che conservano il ricordo di un passato di grandezza guerriera e di bellezza artistica: quel passato su cui si dovrà modellare il futuro. Costante è anche la celebrazione della romanità in chiave eroica, che si fonde con quella del Risorgimento. Cantando questo passato glorioso D’Annunzio si propone come vate di futuri destini imperiali. Il terzo libro, Alcyone, è apparentemente lontano dagli altri. Al discorso politico si sostituisce il tema lirico della fusione panica con la natura e un atteggiamento di evasione e contemplazione. Il libro è come il diario ideale di una vacanza estiva. Questa raccolta poetica è stata vista dalla critica di orientamento idealistico come poesia pura, sgombra dal peso dell’ideologia superomistica. In realtà l’esperienza panica cantata dal poeta è una manifestazione di superomismo. Solo la parola magica del poeta superuomo può cogliere ed esprimere l’armonia segreta della natura. Il periodo notturno Dopo il 1910 D’Annunzio non scrive più romanzi; la Leda senza cigno (1913) è ancora un opera narrativa, che si avvicina alla novella. Questo accade anche perché a partire dal primo decennio del 900 la tendenza della cultura italiana è quella di sperimentare nuove forme di prosa, lirica, evocativa, frammentaria. Anche D’Annunzio dal 1913 in avanti pubblicherà solo opere di questo genere. Si tratta di opere diverse, ma accomunate dal taglio autobiografico e dal registro stilistico più misurato, meno pervaso da tensione oratoria. La critica vide un D’Annunzio rinnovato, genuino e sincero, senza maschere. Queste prose presentano una materia nuova, ricordi d’infanzia, sensazioni fuggevoli, confessioni, un ripiegamento ad esplorare la propria interiorità pervaso da inquietudini e perplessità, e dal pensiero della morte affrontato direttamente, non dissimulato dietro un vitalismo dionisiaco. Anche la struttura delle opere è nuova, costituita dal frammento, un procedere per libere associazioni, un fondere presente e passato. Quest’ ultimo periodo viene definito notturno, dal titolo della lirica più significativa di queste prose, il Notturno, composto nel 1916, anno in cui il poeta divenne cieco. Proprio per questo tutta l’esperienza vitale si concentra sugli altri sensi. La redazione definitiva conserva il carattere di annotazione casuale, di abbandono ai liberi movimenti della mente. Lo stile diviene secco e nervoso, fatto di brevi proposizioni, in stile nominale, senza verbi. L’ITALIA NELLA 1° GUERRA MONDIALE Introduzione Allo scoppio dal conflitto, causato dall’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914, l’Italia si mantenne neutrale, nonostante fosse legata alla Germania e all’ Austria-Ungheria dal trattato della Triplice Alleanza. Quest’ultimo, infatti, aveva un carattere essenzialmente difensivo, ossia obbligava gli alleati al sostegno militare reciproco solo qualora uno di essi fosse stato attaccato, mentre nel caso specifico era stata l’Austria-Ungheria a dichiarare guerra alla Serbia. La condotta dell’Austria, che puntava a mutare a proprio favore l’equilibrio nella regione balcanica, era senza dubbio tale da giustificare la posizione assunta inizialmente dall’Italia. Comunque, le aspirazioni sulle terre irredente soggette all’Impero asburgico, le mire espansionistiche nell’Adriatico e nei Balcani, i legami economici con la Francia e Gran Bretagna spingevano l’Italia verso l’Intesa piuttosto che verso gli Imperi Centrali. Neutralisti e interventisti Fin dallo scoppio della guerra in Italia si erano creati i due opposti schieramenti dei fautori dell’intervento e dei sostenitori della neutralità. Lo schieramento neutralista comprendeva la grande maggioranza dei cittadini e degli stessi dirigenti politici italiani. Neutraliste erano inoltre le formazioni politiche e le correnti culturali più rappresentative della nazione: i liberali di Giolitti, i socialisti e i cattolici. Per i giolittiani la scelta di neutralità era imposta da ragioni di calcolo e di prudenza. Essi, infatti, giudicavano l’Italia, sia dal punto di vista militare sia da quello economico, impreparata ad affrontare una guerra; sembrava quindi più opportuno seguire la via della trattativa mirante ad ottenere della concessioni degli austriaci in cambio dell’impegno italiano a rimanere fuori dal conflitto. La posizione del Partito socialista fu sintetizzata nella formula “né aderire né sabotare”; al di là della formula in realtà i socialisti auspicavano la rapida conclusione di una pace equamente negoziata o una vittoria della Gran Bretagna e Francia liberal-democratiche piuttosto che degli autoritari Imperi Centrali. I cattolici, infine, avevano un punto di riferimento obbligato nella posizione del Vaticano, neutralista e pacifista. L’atteggiamento dei cattolici aveva anche altre ragioni come la loro estraneità alle guerre e la volontà di non entrare in urto con il governo, in modo da non essere accusate di antipatriottismo. Lo schieramento interventista, meno numeroso ma più battagliero, aveva la sua principale base sociale tra le file del ceto medio intellettuale. Sul piano politico l’interventismo vedeva tra i suoi più combattivi sostenitori i nazionalisti. In un primo tempo fautori di un’immediata partecipazione alla guerra accanto agli Imperi Centrali nella prospettiva di una spartizione delle colonie britanniche e francesi, essi passarono poi dalla parte dell’Intesa, sostenendo la priorità dell’annessione all’Italia delle terre irredente e di conquista di posizioni di forza nell’Adriatico e nei Balcani. Interventista era anche Gabriele D’Annunzio, il più prestigioso propagandista della guerra. Lui vedeva la guerra come una fonte di ispirazione poetica e purificazione morale. I dannunziani reputavano Giolitti il tipico esponente della borghesia corrotta e degradata;essi erano convinti che l’Italia sarebbe uscita dalla guerra rivitalizzata e fortificata. Per i liberali di destra la guerra era l’occasione per completare l’unificazione d’Italia e realizzare le aspirazioni nell’adriatico attraverso il rafforzamento dei legami tra Francia e Gran Bretagna. Vi era infine la piccola pattuglia dell’interventismo rivoluzionario animata da Benito Mussolini, che aveva fondato il giornale “Il Popolo d’Italia”, dalle cui pagine propagandò l’intervento a fianco dell’Intesa. Dalla neutralità all’entrata in guerra Nei primi mesi del 1915 il presidente del Consiglio italiano Salandra intraprese la via della contrattazione diplomatica con le parti in conflitto. Collocata nel mezzo dei due schieramenti in guerra l’Italia aveva l’opportunità di dettare le proprie condizioni a entrambe i blocchi. In altri termini il suo futuro atteggiamento dipendeva fondamentalmente dalle offerte delle parti in conflitto. Nel frattempo l’evolversi del conflitto e le offerte di Francia e Gran Bretagna accelerarono il processo di avvicinamento dell’Italia all’Intesa. Infatti le potenze del blocco liberale potevano offrire allargamenti territoriali che l’Austria-Ungheria e Germania non potevano concedere. Quindi il 26 aprile 1915 il governo italiano firmò segretamente con i rappresentanti di Gran Bretagna, Francia e Russia il patto di Londra. Esso impegnava l’Italia a entrare in guerra a fianco all’Intesa entro un mese dalla firma dell’accordo, offrendo in cambio il Trentino e l’Alto Adige, l’Istria, Gorizia, Trieste e metà della costa della Dalmazia; il porto di Valona e la provincia di Adalia in Turchia nel caso le potenze vincitrici si fossero spartito l’Impero Ottomano; infine, prospettive di espansione coloniale in Africa. Un accordo con l’AustriaUngheria non avrebbe mai potuto offrire all’Italia simili compensi. Nella sua condotta il governo italiano ebbe l’appoggio determinate del re Vittorio Emanuele Ш, personalmente favorevole all’intervento in guerra. Il 4 maggio 1915 il governo denunciò ufficialmente il trattato della Triplice Alleanza, ma la Camera, roccaforte del neutralismo e schierata con Giolitti, provocò le dimissioni di Salandra. In un clima quasi da guerra civile il re confermò a Salandra l’incarico di primo ministro. Alla fine la Camera votò i crediti di guerra. Il 23 maggio l’Italia dichiarò così la guerra all’Austria-Ungheria e il 24 maggio1915 l’esercito regio muoveva contro le truppe austriache. Il modo in cui si giunse alla dichiarazione di guerra segnò una sconfitta del parlamento. Il ruolo cruciale svolto dalla corona metteva a nudo la debolezza della radici del sistema parlamentare in Italia. Questo episodio è considerato un preludio alle vicende che nel dopoguerra portarono alla dittatura fascista. La guerra italiana La prima offensiva Al comando dal generale Luigi Cadorna l’esercito italiano aprì un nuovo fronte sulle Alpi Orientali. Forti inizialmente di un milione di uomini dovette fronteggiare la resistenza austro-ungarica in una massacrante guerra di trincea. Tra il 1915 e il 1916 si combatterono sull’Isonzo ben undici battaglie, in un tremendo ed inutile sforzo di sfondare le linee nemiche. Nel 1915 l’esercito italiano mantenne l’iniziativa, ma nel maggio del 1916 gli austro-ungarici passarono all’offensiva (Strafexpedition, in tedesco “spedizione punitiva”) attraversando il Trentino e arrivando fin quasi alla pianura veneta. In conseguenza di questo rovescio militare cadde il governo Salandra e fu costituito un nuovo gabinetto presieduto da Paolo Boselli. Nell’agosto del 1916 l’esercito italiano intraprese una controffensiva che portò alla presa di Gorizia. Sconfitta di Caporetto Durante i primi otto mesi del 1917 nonostante le carenze in effettivi, artiglieria e munizioni, le forze italiane al comando del generale Luigi Cadorna proseguirono gli sforzi per sfondare le linee austriache sul fiume Isonzo e conquistare Trieste, senza però produrre risultati di rilievo. L'ultimo trimestre dell'anno 1917 fu invece segnato da una decisa offensiva mossa da nove divisioni austriache e sei tedesche, sopraggiunte dall'ormai inattivo fronte orientale, causato dalla ritirata dal conflitto della Russia colpita da una devastante rivoluzione interna: attaccando sulla parte alta dell'Isonzo, riuscirono a rompere le linee italiane, costringendo il contingente nemico a ripiegare disordinatamente sul fiume Piave. Nella disastrosa battaglia di Caporetto oltre alle vittime le truppe italiane contarono 300.000 prigionieri e quasi altrettanti disertori, sfiorando la disfatta. Sull'estrema linea del Piave venne fermata la controffensiva che avrebbe potuto costringere l'Italia alla resa definitiva. Il generale Cadorna, ritenuto responsabile della disfatta, era intanto stato sostituito da Armando Diaz, mentre a Boselli era succeduto a capo del governo Vittorio Emanuele Orlando. Il nuovo generale guidò una controffensiva che il 24 ottobre 1918 portò l’esercito italiano a occupare Vittorio Veneto;mentre l’esercito austro-ungarico si ritirava l’Italia, il 3 novembre, entrava a Trento e a Trieste e nel giorno stesso l’AustriaUngheria firmava la propria resa con l’armistizio di Villa Giusti. La vittoria mutilata L’11 novembre 1918 veniva firmato l’armistizio tra Germania e gli Alleati che poneva fine alla guerra. Il trattato di pace di Versailles venne stipulato secondo i 14 punti, elaborati dal presidente americano Wilson, che aveva come scopo di creare un accordo giusto e duraturo tra gli Stati una volta terminato il conflitto. Questo trattato di pace suscitò profondo scontento all’Italia che era una delle nazioni vincitrici. Rispetto agli accordi pattuiti non le erano stati riconosciuti i vantaggi territoriali previsti in Albania, Dalmazia e Turchia. Relativamente elle colonie il patto di Londra aveva riconosciuto all’Italia solo un generico diritto a dei compensi in Africa, ma di fatto Francia e Gran Bretagna spartirono tra loro le colonie africane della Germania senza tenere conto degli interessi italiani. Fu però il rifiuto opposto dagli Alleati alla concessione di Fiume a esasperare il senso di delusione dell’Italia, specialmente tra gli ex combattenti. Nacque così il mito della “vittoria mutilata”, cioè di un’Italia trattata dalle altre potenze vincitrici senza il dovuto rispetto e defraudata di quanto le aspettava. Divenuto cavallo di battaglia di coloro che si erano battuti per l’intervento in guerra, questo mito sarà presto fatto proprio dal nascente fascismo, che se ne servirà per giustificare la propria propaganda per un’Italia forte e decisa a imporsi con le armi. IL SISTEMA AZIENDA La concezione sistemica di azienda Nel linguaggio economico-aziendale l’azienda è un’organizzazione di persone e di beni economici la quale mira al soddisfacimento dei bisogni umani. Indipendentemente dalle dimensioni, dalla struttura organizzativa più o mano complessa e dall’attività svolta, in ogni azienda si riconoscono alcuni elementi caratterizzanti essenziali che possiamo chiamare elementi costitutivi. Gli elementi costitutivi dell’azienda sono: un insieme di persone che forniscono all’azienda le proprie energie lavorative; un insieme di beni economici, materiali e immateriali, che vengono impiegati nei processi di produzione; una struttura organizzativa destinata a durare nel tempo, che coordina risorse umane e materiali a disposizione; le operazioni conseguite per raggiungere il fine aziendale; il fine da raggiungere che è il soddisfacimento diretto o indiretto dei bisogni umani. L’azienda può essere considerata come un sistema perché i vari elementi che la costituiscono sono tra loro collegati e coordinati in modo da concorrere al raggiungimento di un fine ben preciso. Inoltre, essa è un sistema: aperto, perché ha continui rapporti di scambio con l’ambiente esterno; dinamico, in quanto è soggetto a continui cambiamenti per mantenere il proprio equilibrio; cibernetico, perché è dotato di meccanismi di controllo, che suggeriscono eventuali azioni correttive. Elementi costitutivi dell’azienda La struttura organizzativa I beni economici Le persone Il fine Le operazioni Soggetto giuridico e soggetto economico Spesso le operazioni poste in essere per raggiungere il fine aziendale pongono l’azienda in relazione con terzi operatori nei confronti dei quali sorgono diritti e obblighi. È perciò importante individuare la persona o le persone che si assumono le responsabilità derivanti dall’attività aziendale. Il soggetto giuridico è la persona o l’insieme di persone cui vanno riferiti i diritti e gli obblighi che derivano dall’attività aziendale. Non sempre chi si assume i diritti e gli obblighi relativi all’azienda detiene il potere di gestirla, ossia non sempre ne è anche il soggetto economico. Il soggetto economico è la persona o l’insieme di persone che di fatto domina l’azienda, ne indirizza la gestione, effettua le scelte e prende decisioni rilevanti. Mentre nelle aziende individuali soggetto giuridico e soggetto economico coincidono nella persona fisica dell’imprenditore, nelle società il potere decisionale spetta al socio o al gruppo di soci che possono far prevalere la loro volontà. Il flusso delle operazioni aziendali 1. 2. 3. Per perseguire il fine per cui è sorta, l’azienda deve porre in essere una serie di operazioni che si svolgono con continuità nel tempo e che costituiscono la gestione. Le principali classi di operazioni poste in essere dalle aziende di produzione sono le seguenti. Acquisizione dei fattori produttivi: attraverso atti di scambio l’azienda deve procurarsi i fattori produttivi da impiegare nei processi di produzione. Produzione: i fattori produttivi acquistati vengono immessi nei processi di produzione, fino a ottenere i beni o i servizi da destinare alla vendita. Vendita dei beni e dei servizi prodotti: attraverso atti di scambio l’azienda cede a terzi i beni e i servizi ottenuti dai processi produttivi. In tal caso essa consegue dei ricavi e rientra in possesso dei mezzi finanziari impiegati nella produzione. I sottosistemi aziendali Nell’ambito dell’azienda e del suo sistema organizzativo, occupano una posizione di importanza fondamentale le risorse umane. L’uomo infatti rappresenta il centro del sistema aziendale, il quale: sorge per volontà di una o più persone; opera in base alle strategie fissate dai soggetti che in esso esercitano il potere decisionale; si avvale del lavoro intellettuale o manuale di un certo numero di individui; distribuisce i risultati della sua attività a una schiera più o mano numerosa di persone. Naturalmente anche il fattore umano va organizzato secondo delle determinate funzioni da svolgere. Tali “aree funzionali” vanno a creare nell’azienda dei sottosistemi, ciascuno dei quali avente propri definiti obbiettivi da raggiungere. Direzione generale Sottosistema acquisti Sottosistema amministrazione Sottosistema produzione Sottosistema vendite Sottosistema finanza Sottosistema del personale Le funzioni aziendali 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. La Direzione generale ha compiti di “programmazione”, coordinamento e controllo della gestione, con poteri di intervento sull’intero sistema aziendale. Alla Direzione generale competono le decisioni riguardanti: gli obiettivi generali dell’attività aziendale; le strategie da seguire e le risorse da utilizzare per raggiungere gli obiettivi; il controllo sugli altri sottosistemi affinché ciascuno raggiunga gli obiettivi che gli sono stati assegnati. La funzione Acquisti sono gli organi che hanno il compito di definire gli approvvigionamenti dei beni necessari per attuare la produzione. I compiti che le competono sono: individuare i mercati in cui effettuare gli approvvigionamenti; scegliere i fornitori e stipulare con essi i contratti d’acquisto; coordinare gli acquisti di materie prime in base alle esigenze dalla produzione. La funzione Produzione è esercitata da chi ha il compito di attuare i processi di trasformazione fisico-tecnica delle materie prime in prodotti finiti da offrire sul mercato. A questa funzione competono le scelte riguardanti: le caratteristiche tecniche di impianti, macchinari e attrezzature; i procedimenti di lavorazione; l’impiego del personale nel settore produttivo; il controllo della qualità dei prodotti finiti. La funzione Vendita è esercitata del complesso degli organi aziendali che hanno il compito di programmare, gestire e di controllare le vendite. Occorre pertanto che l’impresa: compia ricerche di mercato per individuare i potenziali clienti, la qualità dei prodotti e i possibili prezzi a cui possono essere venduti; decida i canali di distribuzione più adatti; svolga adeguate azioni pubblicitarie e promozionali. La funzione del Personale è esercitata da chi ha il compito di ricercare, assumere e formare le risorse umane da inserire nell’impresa. L’obiettivo da perseguire è quello di ottimizzare l’impiego del fattore umano. La funzione Amministrazione ha come compito la progettazione del sistema informativo. La funzione Finanza ha il compito di determinare il fabbisogno dei mezzi finanziari dei vari settori aziendali e di trovare le possibili “fonti” alle quali ricorrere per la loro copertura. Nell’abito di quest’area funzionale: si raccolgono i fondi necessari per lo svolgimento dell’attività aziendale; si gestiscono le riscossioni e i crediti; si cura l’impiego dei fondi liquidi che eccedono le necessità della gestione. ORGANIZZAZIONE INDUSTRIALE L’organizzazione industriale si occupa dell’utilizzo ottimale dei fattori produttivi che rappresentano tutte le risorse umane e materiali necessarie per produrre beni e servizi. Tipi di produzione Produzione artigianale È stato il primo modo per produrre beni materiali. È caratterizzata da: scarsi capitali; attrezzature semplici; il prodotto finito viene realizzato secondo le indicazioni del cliente; le materie prime si trovano vicino al luogo di produzione. Produzione di massa Si sviluppa con l’avvento della prima e seconda rivoluzione industriale. Le aziende assumono dimensioni molto più grandi e al loro intero si tende a razionalizzare il processo produttivo con l’introduzione delle catene di montaggio. Questo tipo di produzione è caratterizzato da: capitali elevati; macchinari complessi; materie prime reperite anche lontano dal luogo di produzione; i prodotti finiti sono uguali fra loro e vengono prodotti in grande quantità. Produzione snella La produzione snella è il modo che viene adottato attualmente per produrre un bene. Sempre più spesso la fabbrica tradizionale comincia a lasciare spazio alle cosidette “impreserete”. Le imprese-rete sono insieme di aziende collegate tra loro, con il comune obiettivo di produrre congiuntamente dei beni. La produzione viene quindi attuata ricercando la più vantaggiosa combinazione dei fattori produttivi. La produzione su commessa Si definisce produzione su commessa la fabbricazione di quei prodotti che avviene solo a fronte di una richiesta specifica. La procedura generale di produzione su commessa può essere divisa in tre fasi. Prima fase: richiesta da parte del cliente di un preventivo economico (offerta) per la fornitura di un prodotto. A seguito della richiesta del cliente si appronta un’offerta economica dove sono indicate le condizioni di vendita e il prezzo che il cliente dovrà pagare. Seconda fase: discussione tecnica ed economica dell’offerta con il cliente al fine di soddisfare al meglio le sue esigenze. Terza parte: attuazione della produzione vera e propria. La produzione per magazzino La produzione per magazzino è una produzione per il mercato, infatti il magazzino è solo il luogo dove i prodotti devono transitare con la massima rapidità. Infatti più i prodotti rimangono in giacenza nel magazzino più interessi passivi avrà l’azienda. Definizione e tipologia di layout Il layout di stabilimento è la disposizione planimetrica dei reparti produttivi, nonché l’ubicazione delle macchine e dei centri di lavoro all’interno dello spazio disponibile nello stabilimento. La scelta da operare durante la progettazione di un layout sono: minimizzare i costi di produzione; tenere conto degli interventi di manutenzione ridurre le scorte e il volume dei magazzini intermedi; minimizzare gli investimenti; garantire un ambiente di lavoro sicuro e confortevole. Uno stabilimento può essere principalmente organizzato secondo i seguenti modelli di layout: layout per linee; layout per reparti; layout per tecnologie di gruppo. Layout per linee Nel layout per linee è il prodotto che determina la Magazzino dislocazione delle postazioni di lavoro o delle macchine. La materia prima entra grezza nella prima delle materie postazione di lavoro e subisce successivamente tutte prime le lavorazioni che la trasformeranno nel prodotto finito. In ogni postazione il pezzo subisce una sola lavorazione pertanto il flusso è unidirezionale. Un parametro tipico degli impianti strutturati per linee è la cadenza della linea (Tl), cioè il tempo medio che intercorre tra l’uscita di un pezzo e il successivo. In teoria la durata dell’operazione in ogni postazione Trapano deve essere uguale alla cadenza. Per poterlo fare è utile calcolare la percentuale di saturazione. Si definisce percentuale si saturazione di una postazione in linea l’espressione: Tornio Tornio Fresatrice Fresatrice S = (Tp/Tl) ∙ 100 dove: Tl è la cadenza della linea e Tp il tempo di lavorazione della postazione. Una linea di produzione con tempi di lavoro delle varie postazioni prossime alla cadenza si definisce bilanciata. Le strategie per aumentare la percentuale di saturazione delle linee di fabbricazione possono essere: potenziare le postazioni più lente aumentando il numero delle macchine o ricorrendo a macchine di maggior produttività; aumentare i turni di lavoro o ricorrere ad ore di lavoro straordinario sulle macchine più lente; utilizzare le postazioni più veloci per svolgere il lavoro di più linee; utilizzare le postazioni più veloci per un minor tempo e impiegare l’operatore su altre macchine nel resto della giornata lavorativa. Rettificatrice Collaudi Magazzino dei prodotti finiti Layout per reparti Il layout per reparti si caratterizza per il raggruppamento in uno stesso ambiente di tutte la macchine che svolgono lavorazioni simili. Questo tipo di layout si presta a soddisfare la produzione di molti prodotti diversi l’uno dall’altro. I Prodotti in lavorazione vengono trasportati in gruppi da un reparto all’altro; i gruppi di pezzi da lavorare vengono chiamati lotti. Il sistema più semplice per far avanzare i materiali consiste nella lavorazione dell’intero lotto in un posto di lavoro, quindi trasferito al successivo e così via, ossia adottare la lavorazione a lotto totale. Un altro metodo per far avanzare le lavorazioni è quello di suddividere l’intero lotto in più parti, e farle avanzare una dietro l’altra. Facendo delle prove si vede che dividendo il lotto in più parti si ha una notevole diminuzione del tempo di produzione. Magazzino delle materie prime 1 Reparto Reparto presse 2 saldatura Reparto torni 6 Reparto 7 rettificatrici 3 Magazzino dei prodotti finiti Reparto fresatrici e alesatrici 8 4 Collaudi 5 Reparto trapani Layout per tecnologie di gruppo Il layout per tecnologie di gruppo si realizza quando un insieme di macchine operatrici differenti vengono riunite in reparti di lavorazione atti ad elaborare famiglie di prodotti che richiedono cicli di lavorazioni simili. La disposizione delle macchine è ancora per reparti, ma stavolta, si raggruppano macchine dedicate ad una produzione specifica. I reparti vengono chiamati celle di lavorazione. Il layout per tecnologia di gruppo è comunque applicabile solo se si è in grado di formare famiglie di prodotti affini tra loro. cella di lavorazione prodotto A Magazzino delle materie Assemblaggio dei prodotti AeB cella di lavorazione prodotto B prime cella di lavorazione prodotto C Assemblaggio del prodotto C con A e B Magazzino dei prodotti finiti Collaudi La programmazione con il diagramma gi Gantt Nell’attuare una qualsiasi produzione è fondamentale programmare tutte le attività interessate dal processo produttivo. Un modo per sintetizzare il lavoro di programmazione in una forma grafica facilmente interpretabile è il diagramma di Gantt. In un piano cartesiano vengono riportate in ascisse i tempi e in ordinate le attività da svolgere. Ogni attività viene rappresentata con un segmento di lunghezza proporzionata alla durata e con gli estremi coincidenti con gli istanti di inizio e fine dell’attività stessa. Possibile scorrimento dell’attività 3 Operazioni 4 3 2 1 durata La programmazione con il metodo PERT Il metodo PERT rappresenta il programma dei lavori da svolgere mediante un reticolo di segmenti orientati e cerchi. Ogni segmento orientato rappresenta un’attività, mentre i cerchi, detti nodi, rappresentano istanti di tempo. Ogni nodo costituisce un vincolo temporale. Tutte le attività che partono da un nodo non possono iniziare se prima non sono state ultimate tutte le attività che in quel nodo convergono. Si definisce nodo di partenza un istante di tempo dopo il quale l’attività stessa può cominciare. Si definisce nodo di arrivo un istante di tempo prima del quale l’attività stessa deve terminare. Si definisce attimo di inizio l’istante di tempo nel quale l’attività inizia. L’attimo di fine indica l’istante di tempo dove l’attività finisce. Si definisce durata di un’attività il tempo che intercorre tra l’attimo di inizio e l’attimo di fine dell’attività stessa. Se in un’attività il nodo di partenza coincide con l’attimo di inizio e il nodo di arrivo coincide con l’attimo di fine, l’attività si definisce attività critica. Congiungendo tutte le attività critiche presenti sul reticolo si ottiene il percorso critico, ma per individuarlo bisogna associare ad ogni nodo una data minima e una data massima. La data minima (Tmin) di un nodo è la data prima della quale non è assolutamente possibile iniziare alcuna delle attività che partono da quel nodo. Se in un nodo convergono più attività, la data minima sarà la maggiore tra quelle calcolate per quel punto. La data massima (Tmax), di un nodo di arrivo di un’attività è la data oltre la quale non è assolutamente possibile terminare l’attività stessa. Se dal nodo di partenza fuoriescono più attività, la data massima di quel nodo è la minore tra quelle calcolate per ciascuna attività che fuoriesce. Il percorso critico del reticolo è rappresentato dalla sequenza di attività che congiungono nodo aventi data massima e data minima coincidenti. Qualsiasi ritardo su un’attività critica determina un ritardo sulla data finale dell’intero processo produttivo. Le attività non appartenenti al percorso critico possono avere degli scorrimenti. Lo scorrimento totale (St) è dato da: St = Tmax – (Tmin + Da) 10 10 15 10 1 25 10 3 20 25 45-20 45-20 45 4 2 25-15 10 25 45 INTEGRALI Il concetto d’integrale nasce per risolvere i seguenti problemi: Integrale Definito Integrale indefinito Calcolo delle aree di fig. delimitate da curve calcolo di volumi calcolo del lavoro di una forza calcolo dello spazio percorso Trovare l’equazione di una funzione f(x) conoscendo la sua derivata f′(x) Integrale Definito - Calcolo delle Aree Area del Trapezoide Vogliamo calcolare l’area della figura mistilinea determinata dal diagramma di una funzione y = f(x) definita e continua nell’intervallo [a, b] y C D A B a b x Possiamo determinare l’area approssimandola con dei rettangoli inscritti e dei rettangoli circoscritti. Dividendo in n parti l’intervallo [a, b], avremo n rettangoli di base h=(b – a)/n e altezza mi = min f(x) y C D Indichiamo con sn = areaRett.inscritti A l’area del plurirettangolo inscritto B a b x Analogamente possiamo determinare l’area Sn del plurirettangolo circoscritto prendendo come altezza Mi = max f(x) Indichiamo con Sn = areaRett.circoscritti y C D A B a b x L’area S del trapezoide sarà sempre compresa tra sn e Sn areaRett.inscritti S areaRett.circoscritti Integrale Definito - Calcolo delle Aree Allora, possiamo dare la seguente definizione: Data la funzione y=f(x) definita e continua in [a, b], si dice Integrale definito di f(x) relativo all’intervallo [a, b] il limite lim ∑ mi·h= lim ∑ Mi ·h= S n→∞ n→∞ b e si indica con f ( x )dx a dove f(x) è la funzione integranda, a e b gli estremi di integrazione Integrale Definito - Proprietà Proprietà dell’Integrale definito b a) a a f ( x)dx f ( x)dx a f ( x)dx 0 b) b a Proprietà di linearità c) d) b b a a kf ( x)dx k f ( x)dx b b b a a a f ( x) g ( x)dx f ( x)dx g ( x)dx Proprietà di additività e) b c b a a c f ( x )dx f ( x )dx f ( x )dx Calcolo dell’integrale definito È possibile calcolare l’integrale definito tramite la formula di Newton-Leibniz: b = [G(x)] = G(b)-G(a) a dove G è una primitiva di f(x) CORROSIONE Introduzione La corrosione è un’alterazione distruttiva di un metallo o di una lega metallica risultante dal contatto con un mezzo liquido o gassoso. I danni causati dalla corrosine sono enormi, è quindi molto importante procedere allo studio dei fenomeni corrosivi ogni volta che si deve progettare una macchina o un’apparecchiatura. La corrosione assume aspetti svariatissimi che vanno dalla dissoluzione progressiva ed omogenea, corrosine più o mano localizzata, corrosione superficiale, intergranulare, puntiforme e corrosione sotto tensione con formazione di cricche. La velocità di dissoluzione dipende dai seguenti fattori: contatto di un metallo con gas o vapori; contatto di un metallo con una fase liquida acquosa; temperatura; agitazione del mezzo corrosivo; grado di aerazione; durata d’azione del mazzo corrosivo. Tra i principali protagonisti della corrosione c’è l’ambiente esterno, distingueremo rispetto a questo la corrosione: in ambiente umido; in ambiente secco; spontanea; coatta. Corrosione in ambiente umido Si ha corrosione puramente chimica quando la superficie del metallo è ricoperta da un celo liquido; è in pratica la corrosione atmosferica, cioè l’azione ossidante sui metalli dell’aria e da altri gas contenenti ossigeno, che provocano la trasformazione dei metalli in ossidi. Si ha corrosione elettrochimica quando due elementi metallici diversi sono collegati direttamente tra loro con continuità elettrica in presenza di un elettrolito, e manifestano differenze nei potenziali elettrolitici. Questo fenomeno prende il nome di corrosione galvanica. Ordinando i metalli secondo il valore del loro potenziale elettrochimico normale, riferito al potenziale di un particolare elettrodo il cui valore assunto convenzionalmente uguale a zero, si ottiene una serie detta serie potenziale. L’entità dell’attacco elettrolitico dipende principalmente dalla differenza di potenziale dei due metalli. Quindi la velocità di corrosione è tanto più accentuata quanto più lontano al metallo reattivo, nella serie potenziale, si trova il metallo più nobile. Alla corrosione per correnti vaganti sono interessate le strutture metalliche, serbatoi, condotte situati in terreni umidi percorsi da correnti vaganti. Un caso particolare riguarda le struttura in cemento armato i cui ferri possono subire corrosioni per correnti vaganti; per evitare questa corrosione si ricorre alla protezione catodica. Corrosione in ambiente secco È una corrosione puramente chimica, che si ha quando un metallo è immerso, in assenza di umidità, in un’atmosfera gassosa di natura diversa da quella normale. Le condizioni esterne e la natura del metallo possono creare una sottile pellicola stabile (passivazione) che cessa appena sono varcati i limiti dello stato di equilibrio. La formazione di ossidi di ferro è la conseguenza della permanenza eccessiva di un acciaio in un ambiente ossidante. La ruggine è quindi costituita da uno strato di ossidi che non protegge l’acciaio sottostante dal procedere della corrosione. La corrosione per sintesi chimica avviene ad opera di sostanze deposte sulla superficie del materiale. La corrosione sotto tensione è una corrosione localizzata che si produce per l’azione contemporanea di tensioni applicate e di un mezzo corrosivo a debole azione. La corrosione per fatica si manifesta come la precedente e genera nel materiale delle cricche. La corrosione intergranulare è caratterizzata da una dissoluzione localizzata dei soli bordi dei grani. Scelta del materiale Questo è un argomento di basilare importanza da un punto di vista economico e pratico. Infatti la scelta oculata di un materiale per un determinato impianto o apparecchiatura significa una maggiore durata della costruzione stessa che compensa l’eventuale maggior costo iniziale. Bisogna inoltre evitare la diffusa tendenza che porta a standardizzare un certo materiale per un determinato impiego senza mai riesaminare il caso studiando l’eventuale possibilità di una sostituzione vantaggiosa. Sistemi di protezione contro la corrosione Prima della protezione occorre procedere ad una preparazione accurata eliminando le parti corrose del metallo; i metodi per realizzare un’adeguata preparazione della superficie sono: lo sgrassaggio con solventi o detergenti; la pulizia manuale con spazzole metalliche; la sabbiatura; la granigliatura; la burattatura; il decappaggio. Le superfici così preparate con uno o più di questi procedimenti sono in grado di ricevere la protezione. I principali metodi anticorrosivi sono: L’impiego ed accoppiamento di materiali opportuni, infatti le unioni ed i contatti fra materiali diversi possono causare vistose forme di corrosione galvanica; le precauzioni da prendere sono di scegliere combinazioni di metalli più vicini possibile nella serie potenziale, isolare tra loro i due metalli e modificare l’ambiente corrosivo. La passivazione, ovvero la creazione, spontanea o provocata, di una pellicola estremamente sottile di ossido che protegga dalla corrosione la superficie del materiale metallico sottostante. Usare rivestimenti protettivi che possono essere temporanei o fissi, metallici o non metallici, semplici o composti. Quelli più importanti sono la placcatura, la metallizzazione e la verniciatura. Effettuare trattamenti termochimici di diffusione, ovvero trattamenti termici con i quali si modifica la natura di un materiale metallico per diffusione di un elemento di lega a partire dalla sua superficie. I trattamenti più usati sono la sherardizzazione, la colorizzazione, la silicizzazione e la cromizzazione. La protezione catodica che consiste nell’evitare che la corrente fuoriesca dalla struttura da proteggere, collegando alla struttura stessa per mezzo di un conduttore metallico degli anodi sacrificabili, che si corroderanno al posto della struttura. ROBOT The word “robot” comes from the Czechoslovakian word “robota”, meaning slave. Robots comes in many different forms and shapes, but they have some basic components: sensors, which capture information from the environment; a microprocessor to process the information; actuators to produce movement. Robot can work in environment that are hazardous to human, or perform dangerous tasks such as disarming live bombs, working in a radioactive environment. A robot is never distracted or bored, never lose concentration or makes a mistake. Robot will work 24 hours a day, work faster than human and don’t go on strike or demand higher wages. On the negative side, robots are expensive to buy, and even more expensive to install. Types of industrial robot: The “deaf, blind and dump” robots of the first generation, which carry out simple manipulative operations. Second generation robots with some sensory capabilities. Robots of the third generation that they will have sensory faculties comparable to human beings. An industrial robot is formed of a chain of rigid segments and they are fixed to a bench. The robot’s working area is the space enclosing all the points that the robot arm can reach. The movements of the arm can be controlled by an automatic control system. The control system determines the movements, the force with which the robot grips the tools. The work carried of an industrial robot are: transporting of materials, pressing, welding, mechanical operations, painting and quality control. In the future robots will be able to undertake dangerous and unpleasant jobs more rapidly and at a lower cost than human worker.