Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2012/2013 1 Giovanni Bernardini [email protected] Cosa significa “competizione di modelli”? Un mondo più complesso • La crisi di Suez aveva rivelato un elemento che stava cambiando il mondo: – nel 1945 i paesi rappresentati all’ONU erano 51 – nel 1960 erano 99 – nel 1975 erano 144 • Lo sgretolamento degli imperi, la decolonizzazione e il proliferare di nuovi stati sovrani mutavano in modo sostanziale le relazioni internazionali 4 Un mondo più complesso • In alcuni casi, i nuovi paesi si inseriscono nell’ottica della guerra fredda, ampliandone il perimetro • In altri, cercano con forza (ma scarsi risultati) di rimanerne al di fuori, “non allineati” • Tuttavia, queste definizioni (Terzo mondo, Paesi in via di sviluppo, capitalisti o marxisti, allineati o non allineati) imponevano schemi rigidi a una pluralità di situazioni estremamente diverse 5 Un mondo più complesso • Nel 1955 si riunirono a Bandung (Indonesia) alcuni dei principali leader anticoloniali • Definizione di “non allineati”, che non significa soltanto rifiuto di scelta tra USA e URSS, ma anche rigetto delle logiche, dei costi e dei pericoli della guerra fredda, e rispetto delle diversità • Si trattò più di un’aspirazione che di un risultato concreto. Ben presto emersero contrasti e problemi all’interno del fronte stesso • Tuttavia, il movimento dei “non allineati” si impose all’attenzione mondiale e mutò in parte la natura stessa della Guerra fredda 6 Un mondo più complesso • Basti pensare ai problemi razziali che ancora affliggevano gli Stati Uniti, e che per lungo tempo erano stati trascurati • L’URSS non aveva questo problema, ma il caso ungherese aveva mostrato quanto poco flessibile fosse il regime sovietico di fronte alle differenziazioni di partner e “alleati” • Tuttavia, quando l’Unione Sovietica riesce ad appoggiare la vittoria della rivoluzione castrista a Cuba, sembra che il fenomeno le offra opportunità persino nel continente americano, fino a quel momento “intoccabile” 7 La Presidenza Kennedy 8 La Presidenza Kennedy • Accettazione della sfida di Crusciov per “l’anima” del Terzo Mondo • Rilancio del contenimento su scala globale: “Pagheremo ogni prezzo, sopporteremo ogni peso, affronteremo qualsiasi difficoltà, sosterremo ogni amico e ci opporremo a ogni nemico pur di assicurare la sopravvivenza e la vittoria della libertà” 9 La Presidenza Kennedy • Gli Stati Uniti, soprattutto dopo l’elezione di Kennedy alla presidenza, avrebbero risposto con l’ideologia della “modernizzazione”, che è già un passo ulteriore rispetto alla dottrina “ricchezza contro comunismo” • È l’idea che il capitalismo postbellico (già affermatosi in Europa occidentale) offrisse una ricetta efficace per governare i conflitti sociali, diffondere il benessere e “omogeneizzare” il Terzo Mondo rispetto all’Occidente • Critica: era una riformulazione delle dottrine “civilizzatrici” degli imperi? 10 La Presidenza Kennedy • Banco di prova fu l’ “Alleanza per il Progresso” in America Latina • È una reazione diretta e contraria alla rivoluzione cubana • Lotta alla povertà e al comunismo, obiettivo di crescita di una classe media per depotenziare le classi (operai, contadini) più a rischio della propaganda rivoluzionaria • Legare lo sviluppo del subcontinente agli Stati Uniti 12 La Presidenza Kennedy • I risultati, in larga parte deludenti, dimostrano quando fossero errati i presupposti: – Pur di contrastare il comunismo, si finisce per dialogare e spesso appoggiare governanti tutt’altro che democratici – L’imposizione di un modello di sviluppo esterno e uguale per tutti su situazioni del tutto differenti porta a distorsioni e sperequazioni enormi – Si rafforza la dualità continentale: Stati Uniti ricchi e “prepotenti” 13 Lo scontro sino-sovietico • Ma i problemi nell’esportazione del proprio modello non riguardavano soltanto gli Stati Uniti • Nel campo sovietico l’emersione di contrasti e divergenze diventa evidente con lo scontro tra Cina e Unione Sovietica • Dal 1954 la cooperazione economica si era intensificata. Tuttavia, la richiesta di Pechino alla tecnologia nucleare costituisce un probema • Critica di Mao al “revisionismo” contro Stalin e all’intervento in Ungheria 14 Lo scontro sino-sovietico • Soprattutto: critica alla leadership di Mosca sul movimento comunista mondiale; e critica del modello unico di socialismo che Mosca vorrebbe imporre ovunque • Inizia la sfida per il primato tra i movimenti anticolonialisti e rivoluzionari • Dal 1958 inizia il “Grande balzo in avanti”: politica di industrializzazione a tappe forzate, collettivizzazione dell’agricoltura e requisizioni di terre. Risultati devastanti, con carestie che fecero 20 milioni di morti. Attriti con Mosca, che intendeva imporre ritmi più moderati 15 Lo scontro sino-sovietico • Allo stesso tempo, Mao decide di accrescere la tensione internazionale, bombardando le isole tra Cina e Taiwan occupate dai nazionalisti (Quemoy e Matsu) • L’obiettivo è sabotare qualunque ipotesi di “Coesistenza pacifica” tra i due campi e di dialogo tra URSS e USA • Anche se gli attacchi finiscono, i sovietici bloccano il trasferimento di materiale e tecnologia nucleare verso la Cina 16 Lo scontro sino-sovietico • Dal 1959 Mao accusa l’URSS di voler controllare completamente gli affari cinesi, anteponendo i loro interessi • Tutti i tecnici sovietici nel paese vengono ritirati; la diatriba diventa pubblica • Pechino arriverà alla bomba atomica nel 1964 • È l’inizio di un dissidio politico che attraverserà tutto il momento comunista internazionale • MA: la lente ideologica (il “monolitismo comunista” è un postulato) sarà lentissimo nel cercare di approfittare del dissidio 17 La crisi di Berlino • Si discute ancora delle ragioni per cui Krusciov dette origini alla crisi: – dimostrazione di “vitalità” sovietica in Europa? – Cedimento ai partner tedeschi orientali? – Desiderio di testare per l’ennesima volta la determinazione statunitense a rimanere in Europa? – Forzare il riconoscimento paritetico dell’Unione Sovietica e spingere gli Stati Uniti a regolamentare i rapporti bipolari? • Di certo c’era una distanza economica e di benessere tra le due Germanie che cresceva progressivamente 18 La crisi di Berlino 19 La crisi di Berlino • Nel novembre 1958 Krusciov annuncia un ultimatum: senza un trattato di pace sulla Germania, entro sei mesi l’URSS avrebbe trasferito alle autorità della Repubblica Democratica Tedesca il pieno controllo degli accessi su Berlino • Questo significa che Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti (responsabili per Berlino ovest) saranno obbligati a trattare direttamente con autorità che non riconoscono • Nonostante le tentazioni di negoziare, alla fine i tre rigettano l’ultimatum 20 La crisi di Berlino • Elezione di Kennedy e incontro con Krusciov a Vienna nel giugno 1961: viene ribadito l’ultimatum su Berlino ma Kennedy lo rigetta • In definitiva, Krusciov non ha intenzione di rischiare una guerra nucleare per Berlino • Il 13 agosto si prende l’unica soluzione che sembra percorribile, che viene auspicata dai governanti tedeschi dell’est (unità di fuga dal paese intorno alle 3.000 al giorno!) • e che in fin dei conti non dispiace nemmeno agli statunitensi 21 22 La crisi di Berlino 23 La crisi di Berlino • Ulteriore, devastante insuccesso sovietico in Europa e nel mondo. Si rafforza l’idea che i popoli dell’est siano prigionieri dei loro regimi • Fu però evidente presto che anche per gli americani la soluzione non era così sgradita. Come avrebbe detto Kennedy in sede riservata: “Meglio un muro di una guerra” • Si rafforza l’idea, almeno presso alcuni, che l’Europa (o il mondo intero?) sia ostaggio della contrapposizione USA-URSS: “Guerra impossibile – pace improbabile” 24 La crisi di Berlino • Dopo molte accuse di scarsa reazione (ma si sarebbe potuto fare qualcosa?), Kennedy compie un viaggio “riparatore” a Berlino. Accolto da una folla oceanica che testimonia il desiderio della città di resistere. 25 Verso l’equilibrio del terrore 26 Verso l’equilibrio del terrore • Gli anni ‘50 e ‘60 non sono caratterizzati soltanto da una sfida di modelli • Inizia una corsa folle ad armamenti nucleari sempre più potenti e quindi distruttivi • Già alla fine degli anni ‘40, come abbiamo visto, gli Stati Uniti hanno perso il monopolio nucleare • Nel 1952 esplode la prima bomba statunitense a fusione nucleare (molto più potente di quelle a fissione sganciate sul Giappone) • Anche su questo terreno, l’URSS avrebbe raggiunto presto la parità 27 Verso l’equilibrio del terrore • Nel frattempo, altri paesi che desiderano condurre una politica estera più autonoma dai blocchi, o che percepiscono pericoli del tutto particolari, si adoperano per costruire la bomba (Francia, Israele, Cina Popolare, poi India) • Si tratta di armamenti che potrebbero mettere fine alla vita sulla terra • Einstein (sarebbe morto nel 1955): “Non so con quali arme sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma la quarta sarà sicuramente combattuta con la fionda” • Nascono movimenti in tutto il mondo contro gli armamenti nucleari e soprattutto contro la segretezza degli esperimenti (che incentiva una rincorsa senza fine) 28 Verso l’equilibrio del terrore • Ma presso i governanti e le alte sfere militari si afferma il paradosso per cui l’arma nucleare è irrinunciabile proprio per la sua estrema distruttività, e che si tratti infondo di armi difensive • “First strike capability” e “second strike capability” • Dal 1954 l’amministrazione statunitense di Eisenhower afferma la dottrina della “Rappresaglia massiccia”: qualunque atto offensivo sovietico causerà una risposta con tutto l’arsenale statunitense 29 Verso l’equilibrio del terrore • Il paradosso è: minacciare in modo credibile che la guerra sarà più distruttiva possibile in modo da dissuadere l’avversario a scatenarla • MA c’è un presupposto non detto: il territorio statunitense non può subire minacce dirette, al contrario di quello sovietico. L’URSS può essere colpita da armamenti nucleari dislocati in Europa, lo stesso non vale dagli Stati Uniti. O meglio, non valeva fino al 1957… 30 Verso l’equilibrio del terrore • In quell’anno vengono testati missili intercontinentali sovietici, capaci in teoria di colpire il territorio statunitense • I sovietici sono persino in grado di mettere in orbita il primo satellite artificiale della storia: lo Sputnik • Teoricamente, l’Unione Sovietica è in grado di lanciare testate nucleari sugli Stati Uniti e su tutti i loro alleati • L’effetto psicologico negli Stati Uniti è devastante • Il colpo ulteriore è il viaggio nello spazio del primo essere umano, Jurij Gagarin 31 Verso l’equilibrio del terrore • Per qualche anno, serve a mascherare il reale gap tecnologico che invece esiste tra USA e URSS • La reazione è un investimento massiccio in tecnologia e armamenti da parte dell’amministrazione statunitense (tra il ‘61 e il ’64 le spese militari Usa crescono del 13% • Basti pensare che in quegli anni, come reazione, nasce il progetto di sbarco sulla luna e persino il primo embrione di una rete di trasmissione dati a pacchetti per scopi militari (il “nonno” di internet) • L’aumento vertiginoso di spese militari avviene in entrambe le superpotenze 32 Verso l’equilibrio del terrore • Per qualche anno, serve a mascherare il reale gap tecnologico che invece esiste tra USA e URSS • La reazione è un investimento massiccio in tecnologia e armamenti da parte dell’amministrazione statunitense (tra il ‘61 e il ’64 le spese militari Usa crescono del 13% • Basti pensare che in quegli anni, come reazione, nasce il progetto di sbarco sulla luna e persino il primo embrione di una rete di trasmissione dati a pacchetti per scopi militari (il “nonno” di internet) • L’aumento vertiginoso di spese militari avviene in entrambe le superpotenze 33 Mutual Assured Destruction = M.A.D. 34 La crisi di Cuba • Ma il territorio degli Stati Uniti sembrava vulnerabile anche da un altro punto: Cuba • L’amministrazione Eisenhower, ormai avviata alla conclusione, aveva immaginato diversi piani per risolvere il problema cubano • Uno di questi fu tentato nell’aprile del 1961, quando ormai Kennedy era Presidente • Cubani addestrati e armati negli Stati Uniti sbarcarono nella Baia dei Porci. • Dovevano incontrare il favore della popolazione e innescare la controrivoluzione, avendo poi l’appoggio militare degli Stati Uniti 35 La crisi di Cuba • Al contrario, essi furono immediatamente bloccati dall’esercito cubano • Kennedy si rifiutò di impegnare l’aviazione statunitense e l’operazione fallì • Ma la minaccia di nuovi interventi non era sfumata • Il valore simbolico di Cuba è enorme per Mosca: decisa una massiccia assistenza economica, tecnica e militare • Portare sul posto anche un credibile deterrente contro nuove iniziative: missili nucleari che controbilanciassero quelli statunitensi in Europa 36 La crisi di Cuba • Dal maggio 1962 inizia l’operazione che doveva dispiegare in segreto 40 missili nucleari a Cuba. Teoricamente sono per “autodifesa” 37 38 La crisi di Cuba • A settembre, di fronte ai primi sospetti, sia Kennedy che il Congresso si impegnano pubblicamente a impedire che Cuba ospitasse armi pericolose per gli Stati Uniti • Un mese dopo le prove sono schiaccianti • Hanno origine 13 lunghissimi giorni di quella che probabilmente è stata la più grave crisi della Guerra fredda, il momento in cui l’umanità arrivò a “contemplare il baratro della propria autodistruzione” 39 La crisi di Cuba • Tuttavia, le stime realistiche dell’amministrazione statunitense confermavano che l’equilibrio complessivo non mutava sostanzialmente • Quindi, come sempre, il problema è ben più politico che militare 40 La crisi di Cuba • Come sempre è a rischio la credibilità (“una sconfitta in ogni luogo è una sconfitta ovunque”, come nell’NSC-68): – Gli alleati avrebbero dubitato della risolutezza dei “protettori” – Il germe del castrismo si sarebbe diffuso in America Latina – L’URSS avrebbe guadagnato in sicurezza e Krusciov avrebbe avuto prova che, nonostante il mezzo insuccesso su Berlino, la sua strategia “provocatoria” era corretta – Il Congresso e l’opinione pubblica avrebbero scatenato una tempesta politica per il cedimento dopo 15 anni 41 di dogma di Guerra fredda La crisi di Cuba • Kennedy scarta le ipotesi più rischiose: né attacco né invasione: “quarantena” (blocco) navale attorno a Cuba • L’ONU serve come palcoscenico per la denuncia • Discorso alla nazione: gli Stati Uniti non accettano mutamenti provocatori e ingiustificati dello status quo • Il mondo col fiato sospeso • Ciò che Kennedy non poteva sapere è che Krusciov aveva dato ordine di non usare armi nucleari neanche in caso di invasione 42 La crisi di Cuba • Quindi è sempre più evidente l’assurdità delle armi atomiche: non servono a nulla (visto che non si possono usare!), ma comportano rischi inimmaginabili 43 La crisi di Cuba • 170 vascelli della marina Usa attuano il blocco; ai mercantili sovietici viene dato ordine di fermarsi 44 La crisi di Cuba • Dopo giorni convulsi (abbattimento di un aereo spia statunitense su Cuba; dubbi che Krusciov sia ancora al comando a Mosca, a causa di richieste contraddittorie da parte del Cremlino) • Come se ne esce: promessa scritta solenne (praticamente pubblica) da parte di Kennedy che gli Stati Uniti non invaderanno mai Cuba • In via riservata, impegno a rimuovere missili Jupiter dalla Turchia entro sei mesi. Ma lo scambio deve rimanere segreto • L’impressione finale è che gli Stati Uniti abbiano vinto il braccio di ferro 45 La crisi di Cuba • Questa “sconfitta” avrebbe determinato il declino di Krusciov: la sua linea “avventurista” viene sempre più criticata dentro al Cremlino. Dal 1964 viene esautorato ma non eliminato fisicamente (è già una novità) • In realtà, l’episodio genera disorientamento in entrambi i blocchi • La leadership cinese denuncia sia l’avventurismo che il cedimento finale agli Usa e la disponibilità a trovare un accordo sopra alle teste e a spese altrui 46 La crisi di Cuba • Discorsi non dissimili si fanno anche a occidente: Washington rischia una guerra disastrosa, che sarebbe stata combattuta soprattutto in Europa, quando il suo territorio è minacciato. Ma farebbe lo stesso per difendere Berlino o l’Europa occidentale (o magari il Giappone)? • In generale, cresce la coscienza che il mondo è preda dell’ “equilibrio del terrore”, e che un minimo incidente può portare alle peggiori conseguenze per tutti • Sarà un motivo ricorrente di lì a poco nei movimenti di protesta del “ ’68 ” 47 La crisi di Cuba • Per le due Superpotenze, i risultati sono paradossali: • Ulteriore incremento delle spese militari per ottenere la superiorità strategica sull’avversario. Non soltanto il nucleare, ma anche armamenti di terra, sistemi di difesa e di prevenzione, spionaggio, guerriglia e controguerriglia • D’altro canto, entrambi i contendenti sanno che le armi nucleari non possono essere usate. Nonostante la rivalità intrinseca alla Guerra fredda, è possibile giungere a una sua regolamentazione? 48 Il lungo inizio della distensione • Il 5 agosto 1963 USA, URSS e Gran Bretagna firmano un accordo che bandisce gli esperimenti atomici nell’atmosfera e nello spazio. • Nasce anche il “telefono rosso”: linea diretta tra Mosca e Washington • Inizia un lungo e travagliato negoziato per “blindare” il club atomico: non fornire tecnologia e materiali a chi vuole realizzare un proprio arsenale nucleare 49 Il lungo inizio della distensione • Quali sono le reazioni nel mondo? • Certo c’è sollievo per il ridimensionamento del rischio atomico. Ma è un reale ridimensionamento? Infondo gli arsenali rimango intatti e il loro “miglioramento” tecnologico prosegue • Ma mentre di discute di limitazioni degli armamenti, le crisi locali dimostrano che la Guerra fredda è lontano dall’essere regolamentata, e anzi coinvolge sempre nuove aree del globo 50 La guerra del Vietnam 51 La guerra del Vietnam • Manifestazione più concreta ed evidente della “teoria del domino” • Allo stesso tempo, crisi paradigmatica della fine dei vecchi imperi e della diffusione della logica di Guerra fredda • Fino al 1954, la Francia cerca di riprendere il controllo dell’area ma si scontra con l’esercito guidato dal Viet Minh, fronte di liberazione nazionale a guida comunista (supportato dall’Unione Sovietica ma, soprattutto, dalla Cina Popolare) 52 La guerra del Vietnam 53 La guerra del Vietnam • Nel 1954 i francesi subiscono una disastrosa sconfitta militare a Dien Bien Phu; ammissione pubblica che non possono più sostenere l’impegno in Indocina (molto simile a quanto avevano fatto i britannici nell’immediato dopoguerra in Grecia!) • Viene organizzata una conferenza a Ginevra a cui partecipano Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia, Gran Bretagna e Repubblica Popolare Cinese (è la prima partecipazione in un consesso simile) 54 La guerra del Vietnam • Viene raggiunto un accordo: divisione tra Vietnam del Nord (governato dal Viet Minh) e il Vietnam del Sud (sotto l’Imperatore) lungo il 17° parallelo • “Elezioni generali” (formula volutamente vaga) da tenere entro la metà del 1956 • L’accordo non viene sottoscritto da Stati Uniti (e Vietnam del Sud): troppo recente è l’esperienza della Corea per non sapere che una divisione “provvisoria” può durare indefinitamente e dare origine a nuovi scontri 55 La guerra del Vietnam • Piuttosto, gli Stati Uniti vorrebbero tenere subito unificazione e libere elezioni sotto controllo ONU. Proposta rigettata da URSS e Vietnam del Nord • I francesi completano il loro ritiro • Dal 1955 gli Stati Uniti si sostituiscono completamente ai francesi e supportano il cambio di regime a sud: via l’imperatore, diventa presiente Ngo Dinh Diem, cattolico e di provata fede anticomunista. In alcuni distretti, otterrà il 133% dei voti (consiglieri statunitensi avevano suggerito un margine più modesto del 60-70%) 56 La guerra del Vietnam • Nel nord prosegue l’opera di socializzazione dell’economia a tappe forzate, con molte vittime tra i possidenti terrieri e gli oppositori • Nel sud inizia a dilagare la corruzione del regime; Diem fa eliminare moltissimi oppositori politici (anche contro il parere degli Stati Uniti) • Soprattutto, il conservatorismo sociale, il nepotismo e il fervente cattolicesimo di Diem (in un paese a larga maggioranza buddista) iniziano a creare forti tensioni con la popolazione di molte zone del sud. Crescono i dubbi anche negli USA sulla sua scelta. 57 La guerra del Vietnam • Serie di insurrezioni in varie zone del sud. Nel 1960 nasce il Fronte di Liberazione Nazionale, chiaramente ispirato dal nord, che vuole la riunificazione e il ritiro degli statunitensi. MA: ancora una volta, questo non è direttamente ispirato da Mosca, che anzi predica prudenza • La Presidenza Kennedy, soprattutto dopo il fallimento della “Baia dei Porci”, rafforza l’impegno in Vietnam: “Now we have a problem making our power credible and Vietnam looks like the place.” 58 La guerra del Vietnam • Cresce il numero di “consiglieri militari” statunitensi nel paese, ma Kennedy è contrario all’invio di truppe in massa, perché convinto che sia necessario mettere le truppe del sud in condizione di sconfiggere la guerriglia da sole • Piuttosto, gli Stati Uniti si impegnano nella “modernizzazione” del sud: creazione dei “villaggi strategici”, in cui trapiantare i contadini e modernizzare l’agricoltura • Vengono percepiti come deportazioni e accrescono l’ostilità nei confronti degli USA 59 La guerra del Vietnam • La corruzione e l’inefficienza del regime del sud faceva il resto nello sprecare gli investimenti statunitensi • Tuttavia, il dogma della credibilità finisce per trasformare questa situazione in un circolo vizioso: più si investe nel Vietnam del Sud, più è impensabile un fallimento, perché questo colpirebbe duramente il prestigio statunitense. Il Vietnam assomiglia sempre più a un piano inclinato dal quale nessuno negli Stati Uniti ha idee per uscire, né volontà di sottrarsi 60 La guerra del Vietnam • Il sostegno a Diem si sta rivelando disastroso: la copertura mediatica della guerra (senza precedenti) non fa altro che amplificare gli orrori in corso e, soprattutto, portarli nelle case degli americani 61 La guerra del Vietnam • Ngo Dinh Diem viene assassinato, ancora oggi non è chiaro il grado di coinvolgimento statunitense nell’attentato • Da quel momento il Vietnam del Sud non avrà più un governo stabile • 20 giorni dopo anche Kennedy è assassinato. • Il nuovo Presidente Lyndon Johnson è deciso a proseguire l’impegno militare su vasta scala “centinaia di piccole nazioni osservano cosa succede. Se il Vietnam del Sud può essere inghiottito, lo stesso può capitare a loro” 62 La guerra del Vietnam • Rifiuto di qualunque soluzione negoziata • Nell’agosto del 1964 viene di fatto provocato dagli Stati Uniti un incidente nel Golfo del Tonchino (imbarcazioni USA attaccate dall’esercito del Nord) • Il Congresso autorizza il Presidente a usare la forza contro l’aggressore: bombardamenti sul nord e invio truppe • A fine 1964 i militari statunitensi in Vietnam erano già 200mila. Sarebbero arrivati fino a 540mila 63 La guerra del Vietnam • Ma: – La situazione del regime del sud non migliora, anzi cresce la dissidenza e la collaborazione col nord – I mezzi militari statunitensi si rivelano del tutto inadeguati al terreno su cui si combatte la guerra (giungla) – Crescono esponenzialmente i costi materiali e umani per gli Stati Uniti, e con essi la protesta in patria • In Vietnam si stava perdendo la lotta “per il cuore e le menti” 64 La guerra del Vietnam 65 La guerra del Vietnam • Difficoltà a presentare la guerra come una “difesa della libertà” • Vasto movimento internazionale contro la guerra • Nel gennaio 1968 il nord scatena l’offensiva del Tet: insurrezione generale • La guerra sembra sempre più contrapporre gli Stati Uniti al popolo vietnamita • Pur non rinnegando la propria strategia, Johnson annuncia che non si sarebbe ricandidato • La soluzione del conflitto sarebbe passata al successore Nixon, ma con la consapevolezza che una vittoria era semplicemente impossibile 68