Corso di Storia delle Relazioni Internazionali
A.A. 2012/2013
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Giovanni Bernardini [email protected]
Cosa significa “competizione di modelli”?
Un mondo più complesso
• La crisi di Suez aveva rivelato un elemento che
stava cambiando il mondo:
– nel 1945 i paesi rappresentati all’ONU erano 51
– nel 1960 erano 99
– nel 1975 erano 144
• Lo sgretolamento degli imperi, la
decolonizzazione e il proliferare di nuovi stati
sovrani mutavano in modo sostanziale le relazioni
internazionali
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Un mondo più complesso
• In alcuni casi, i nuovi paesi si inseriscono
nell’ottica della guerra fredda, ampliandone il
perimetro
• In altri, cercano con forza (ma scarsi risultati) di
rimanerne al di fuori, “non allineati”
• Tuttavia, queste definizioni (Terzo mondo, Paesi in
via di sviluppo, capitalisti o marxisti, allineati o
non allineati) imponevano schemi rigidi a una
pluralità di situazioni estremamente diverse
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Un mondo più complesso
• Nel 1955 si riunirono a Bandung (Indonesia)
alcuni dei principali leader anticoloniali
• Definizione di “non allineati”, che non significa
soltanto rifiuto di scelta tra USA e URSS, ma
anche rigetto delle logiche, dei costi e dei pericoli
della guerra fredda, e rispetto delle diversità
• Si trattò più di un’aspirazione che di un risultato
concreto. Ben presto emersero contrasti e
problemi all’interno del fronte stesso
• Tuttavia, il movimento dei “non allineati” si
impose all’attenzione mondiale e mutò in parte la
natura stessa della Guerra fredda
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Un mondo più complesso
• Basti pensare ai problemi razziali che ancora
affliggevano gli Stati Uniti, e che per lungo tempo
erano stati trascurati
• L’URSS non aveva questo problema, ma il caso
ungherese aveva mostrato quanto poco flessibile
fosse il regime sovietico di fronte alle
differenziazioni di partner e “alleati”
• Tuttavia, quando l’Unione Sovietica riesce ad
appoggiare la vittoria della rivoluzione castrista a
Cuba, sembra che il fenomeno le offra
opportunità persino nel continente americano,
fino a quel momento “intoccabile”
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La Presidenza Kennedy
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La Presidenza Kennedy
• Accettazione della sfida di Crusciov per “l’anima”
del Terzo Mondo
• Rilancio del contenimento su scala globale:
“Pagheremo ogni prezzo, sopporteremo ogni
peso, affronteremo qualsiasi difficoltà,
sosterremo ogni amico e ci opporremo a ogni
nemico pur di assicurare la sopravvivenza e la
vittoria della libertà”
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La Presidenza Kennedy
• Gli Stati Uniti, soprattutto dopo l’elezione di
Kennedy alla presidenza, avrebbero risposto con
l’ideologia della “modernizzazione”, che è già un
passo ulteriore rispetto alla dottrina “ricchezza
contro comunismo”
• È l’idea che il capitalismo postbellico (già
affermatosi in Europa occidentale) offrisse una
ricetta efficace per governare i conflitti sociali,
diffondere il benessere e “omogeneizzare” il
Terzo Mondo rispetto all’Occidente
• Critica: era una riformulazione delle dottrine
“civilizzatrici” degli imperi?
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La Presidenza Kennedy
• Banco di prova fu l’ “Alleanza per il Progresso” in
America Latina
• È una reazione diretta e contraria alla rivoluzione
cubana
• Lotta alla povertà e al comunismo, obiettivo di
crescita di una classe media per depotenziare le
classi (operai, contadini) più a rischio della
propaganda rivoluzionaria
• Legare lo sviluppo del subcontinente agli Stati
Uniti
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La Presidenza Kennedy
• I risultati, in larga parte deludenti, dimostrano
quando fossero errati i presupposti:
– Pur di contrastare il comunismo, si finisce per
dialogare e spesso appoggiare governanti
tutt’altro che democratici
– L’imposizione di un modello di sviluppo
esterno e uguale per tutti su situazioni del
tutto differenti porta a distorsioni e
sperequazioni enormi
– Si rafforza la dualità continentale: Stati Uniti
ricchi e “prepotenti”
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Lo scontro sino-sovietico
• Ma i problemi nell’esportazione del proprio
modello non riguardavano soltanto gli Stati Uniti
• Nel campo sovietico l’emersione di contrasti e
divergenze diventa evidente con lo scontro tra
Cina e Unione Sovietica
• Dal 1954 la cooperazione economica si era
intensificata. Tuttavia, la richiesta di Pechino alla
tecnologia nucleare costituisce un probema
• Critica di Mao al “revisionismo” contro Stalin e
all’intervento in Ungheria
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Lo scontro sino-sovietico
• Soprattutto: critica alla leadership di Mosca sul
movimento comunista mondiale; e critica del
modello unico di socialismo che Mosca vorrebbe
imporre ovunque
• Inizia la sfida per il primato tra i movimenti
anticolonialisti e rivoluzionari
• Dal 1958 inizia il “Grande balzo in avanti”: politica
di industrializzazione a tappe forzate,
collettivizzazione dell’agricoltura e requisizioni di
terre. Risultati devastanti, con carestie che fecero
20 milioni di morti. Attriti con Mosca, che
intendeva imporre ritmi più moderati
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Lo scontro sino-sovietico
• Allo stesso tempo, Mao decide di accrescere la
tensione internazionale, bombardando le isole tra
Cina e Taiwan occupate dai nazionalisti (Quemoy
e Matsu)
• L’obiettivo è sabotare qualunque ipotesi di
“Coesistenza pacifica” tra i due campi e di dialogo
tra URSS e USA
• Anche se gli attacchi finiscono, i sovietici bloccano
il trasferimento di materiale e tecnologia nucleare
verso la Cina
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Lo scontro sino-sovietico
• Dal 1959 Mao accusa l’URSS di voler controllare
completamente gli affari cinesi, anteponendo i
loro interessi
• Tutti i tecnici sovietici nel paese vengono ritirati;
la diatriba diventa pubblica
• Pechino arriverà alla bomba atomica nel 1964
• È l’inizio di un dissidio politico che attraverserà
tutto il momento comunista internazionale
• MA: la lente ideologica (il “monolitismo
comunista” è un postulato) sarà lentissimo nel
cercare di approfittare del dissidio
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La crisi di Berlino
• Si discute ancora delle ragioni per cui Krusciov
dette origini alla crisi:
– dimostrazione di “vitalità” sovietica in Europa?
– Cedimento ai partner tedeschi orientali?
– Desiderio di testare per l’ennesima volta la
determinazione statunitense a rimanere in Europa?
– Forzare il riconoscimento paritetico dell’Unione
Sovietica e spingere gli Stati Uniti a regolamentare i
rapporti bipolari?
• Di certo c’era una distanza economica e di
benessere tra le due Germanie che cresceva
progressivamente
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La crisi di Berlino
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La crisi di Berlino
• Nel novembre 1958 Krusciov annuncia un
ultimatum: senza un trattato di pace sulla
Germania, entro sei mesi l’URSS avrebbe
trasferito alle autorità della Repubblica
Democratica Tedesca il pieno controllo degli
accessi su Berlino
• Questo significa che Francia, Gran Bretagna e
Stati Uniti (responsabili per Berlino ovest)
saranno obbligati a trattare direttamente con
autorità che non riconoscono
• Nonostante le tentazioni di negoziare, alla fine i
tre rigettano l’ultimatum
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La crisi di Berlino
• Elezione di Kennedy e incontro con Krusciov a
Vienna nel giugno 1961: viene ribadito
l’ultimatum su Berlino ma Kennedy lo rigetta
• In definitiva, Krusciov non ha intenzione di
rischiare una guerra nucleare per Berlino
• Il 13 agosto si prende l’unica soluzione che
sembra percorribile, che viene auspicata dai
governanti tedeschi dell’est (unità di fuga dal
paese intorno alle 3.000 al giorno!)
• e che in fin dei conti non dispiace nemmeno agli
statunitensi
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La crisi di Berlino
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La crisi di Berlino
• Ulteriore, devastante insuccesso sovietico in
Europa e nel mondo. Si rafforza l’idea che i popoli
dell’est siano prigionieri dei loro regimi
• Fu però evidente presto che anche per gli
americani la soluzione non era così sgradita.
Come avrebbe detto Kennedy in sede riservata:
“Meglio un muro di una guerra”
• Si rafforza l’idea, almeno presso alcuni, che
l’Europa (o il mondo intero?) sia ostaggio della
contrapposizione USA-URSS: “Guerra impossibile
– pace improbabile”
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La crisi di Berlino
• Dopo molte accuse di scarsa reazione (ma si
sarebbe potuto fare qualcosa?), Kennedy compie
un viaggio “riparatore” a Berlino. Accolto da una
folla oceanica che testimonia il desiderio della
città di resistere.
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Verso l’equilibrio del terrore
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Verso l’equilibrio del terrore
• Gli anni ‘50 e ‘60 non sono caratterizzati soltanto
da una sfida di modelli
• Inizia una corsa folle ad armamenti nucleari
sempre più potenti e quindi distruttivi
• Già alla fine degli anni ‘40, come abbiamo visto,
gli Stati Uniti hanno perso il monopolio nucleare
• Nel 1952 esplode la prima bomba statunitense a
fusione nucleare (molto più potente di quelle a
fissione sganciate sul Giappone)
• Anche su questo terreno, l’URSS avrebbe
raggiunto presto la parità
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Verso l’equilibrio del terrore
• Nel frattempo, altri paesi che desiderano condurre
una politica estera più autonoma dai blocchi, o che
percepiscono pericoli del tutto particolari, si
adoperano per costruire la bomba (Francia, Israele,
Cina Popolare, poi India)
• Si tratta di armamenti che potrebbero mettere fine
alla vita sulla terra
• Einstein (sarebbe morto nel 1955): “Non so con quali
arme sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma
la quarta sarà sicuramente combattuta con la fionda”
• Nascono movimenti in tutto il mondo contro gli
armamenti nucleari e soprattutto contro la
segretezza degli esperimenti (che incentiva una
rincorsa senza fine)
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Verso l’equilibrio del terrore
• Ma presso i governanti e le alte sfere militari si
afferma il paradosso per cui l’arma nucleare è
irrinunciabile proprio per la sua estrema
distruttività, e che si tratti infondo di armi
difensive
• “First strike capability” e “second strike
capability”
• Dal 1954 l’amministrazione statunitense di
Eisenhower afferma la dottrina della
“Rappresaglia massiccia”: qualunque atto
offensivo sovietico causerà una risposta con tutto
l’arsenale statunitense
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Verso l’equilibrio del terrore
• Il paradosso è: minacciare in modo credibile che
la guerra sarà più distruttiva possibile in modo da
dissuadere l’avversario a scatenarla
• MA c’è un presupposto non detto: il territorio
statunitense non può subire minacce dirette, al
contrario di quello sovietico. L’URSS può essere
colpita da armamenti nucleari dislocati in Europa,
lo stesso non vale dagli Stati Uniti. O meglio, non
valeva fino al 1957…
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Verso l’equilibrio del terrore
• In quell’anno vengono testati missili
intercontinentali sovietici, capaci in teoria di
colpire il territorio statunitense
• I sovietici sono persino in grado di mettere in
orbita il primo satellite artificiale della storia: lo
Sputnik
• Teoricamente, l’Unione Sovietica è in grado di
lanciare testate nucleari sugli Stati Uniti e su tutti
i loro alleati
• L’effetto psicologico negli Stati Uniti è devastante
• Il colpo ulteriore è il viaggio nello spazio del
primo essere umano, Jurij Gagarin
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Verso l’equilibrio del terrore
• Per qualche anno, serve a mascherare il reale gap
tecnologico che invece esiste tra USA e URSS
• La reazione è un investimento massiccio in
tecnologia e armamenti da parte
dell’amministrazione statunitense (tra il ‘61 e il
’64 le spese militari Usa crescono del 13%
• Basti pensare che in quegli anni, come reazione,
nasce il progetto di sbarco sulla luna e persino il
primo embrione di una rete di trasmissione dati a
pacchetti per scopi militari (il “nonno” di internet)
• L’aumento vertiginoso di spese militari avviene in
entrambe le superpotenze
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Verso l’equilibrio del terrore
• Per qualche anno, serve a mascherare il reale gap
tecnologico che invece esiste tra USA e URSS
• La reazione è un investimento massiccio in
tecnologia e armamenti da parte
dell’amministrazione statunitense (tra il ‘61 e il
’64 le spese militari Usa crescono del 13%
• Basti pensare che in quegli anni, come reazione,
nasce il progetto di sbarco sulla luna e persino il
primo embrione di una rete di trasmissione dati a
pacchetti per scopi militari (il “nonno” di internet)
• L’aumento vertiginoso di spese militari avviene in
entrambe le superpotenze
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Mutual Assured Destruction = M.A.D.
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La crisi di Cuba
• Ma il territorio degli Stati Uniti sembrava
vulnerabile anche da un altro punto: Cuba
• L’amministrazione Eisenhower, ormai avviata alla
conclusione, aveva immaginato diversi piani per
risolvere il problema cubano
• Uno di questi fu tentato nell’aprile del 1961,
quando ormai Kennedy era Presidente
• Cubani addestrati e armati negli Stati Uniti
sbarcarono nella Baia dei Porci.
• Dovevano incontrare il favore della popolazione e
innescare la controrivoluzione, avendo poi
l’appoggio militare degli Stati Uniti
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La crisi di Cuba
• Al contrario, essi furono immediatamente
bloccati dall’esercito cubano
• Kennedy si rifiutò di impegnare l’aviazione
statunitense e l’operazione fallì
• Ma la minaccia di nuovi interventi non era
sfumata
• Il valore simbolico di Cuba è enorme per Mosca:
decisa una massiccia assistenza economica,
tecnica e militare
• Portare sul posto anche un credibile deterrente
contro nuove iniziative: missili nucleari che
controbilanciassero quelli statunitensi in Europa
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La crisi di Cuba
• Dal maggio 1962 inizia l’operazione che doveva
dispiegare in segreto 40 missili nucleari a Cuba.
Teoricamente sono per “autodifesa”
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La crisi di Cuba
• A settembre, di fronte ai primi sospetti, sia
Kennedy che il Congresso si impegnano
pubblicamente a impedire che Cuba ospitasse
armi pericolose per gli Stati Uniti
• Un mese dopo le prove sono schiaccianti
• Hanno origine 13 lunghissimi giorni di quella che
probabilmente è stata la più grave crisi della
Guerra fredda, il momento in cui l’umanità arrivò
a “contemplare il baratro della propria
autodistruzione”
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La crisi di Cuba
• Tuttavia, le stime realistiche dell’amministrazione
statunitense confermavano che l’equilibrio
complessivo non mutava sostanzialmente
• Quindi, come sempre, il problema è ben più
politico che militare
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La crisi di Cuba
• Come sempre è a rischio la credibilità (“una
sconfitta in ogni luogo è una sconfitta ovunque”,
come nell’NSC-68):
– Gli alleati avrebbero dubitato della risolutezza dei
“protettori”
– Il germe del castrismo si sarebbe diffuso in America
Latina
– L’URSS avrebbe guadagnato in sicurezza e Krusciov
avrebbe avuto prova che, nonostante il mezzo
insuccesso su Berlino, la sua strategia “provocatoria”
era corretta
– Il Congresso e l’opinione pubblica avrebbero scatenato
una tempesta politica per il cedimento dopo 15 anni
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di dogma di Guerra fredda
La crisi di Cuba
• Kennedy scarta le ipotesi più rischiose: né attacco
né invasione: “quarantena” (blocco) navale
attorno a Cuba
• L’ONU serve come palcoscenico per la denuncia
• Discorso alla nazione: gli Stati Uniti non accettano
mutamenti provocatori e ingiustificati dello status
quo
• Il mondo col fiato sospeso
• Ciò che Kennedy non poteva sapere è che
Krusciov aveva dato ordine di non usare armi
nucleari neanche in caso di invasione
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La crisi di Cuba
• Quindi è sempre più evidente l’assurdità delle
armi atomiche: non servono a nulla (visto che
non si possono usare!), ma comportano rischi
inimmaginabili
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La crisi di Cuba
• 170 vascelli della marina Usa attuano il blocco; ai
mercantili sovietici viene dato ordine di fermarsi
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La crisi di Cuba
• Dopo giorni convulsi (abbattimento di un aereo
spia statunitense su Cuba; dubbi che Krusciov sia
ancora al comando a Mosca, a causa di richieste
contraddittorie da parte del Cremlino)
• Come se ne esce: promessa scritta solenne
(praticamente pubblica) da parte di Kennedy che
gli Stati Uniti non invaderanno mai Cuba
• In via riservata, impegno a rimuovere missili
Jupiter dalla Turchia entro sei mesi. Ma lo
scambio deve rimanere segreto
• L’impressione finale è che gli Stati Uniti abbiano
vinto il braccio di ferro
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La crisi di Cuba
• Questa “sconfitta” avrebbe determinato il declino
di Krusciov: la sua linea “avventurista” viene
sempre più criticata dentro al Cremlino. Dal 1964
viene esautorato ma non eliminato fisicamente (è
già una novità)
• In realtà, l’episodio genera disorientamento in
entrambi i blocchi
• La leadership cinese denuncia sia l’avventurismo
che il cedimento finale agli Usa e la disponibilità a
trovare un accordo sopra alle teste e a spese
altrui
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La crisi di Cuba
• Discorsi non dissimili si fanno anche a occidente:
Washington rischia una guerra disastrosa, che
sarebbe stata combattuta soprattutto in Europa,
quando il suo territorio è minacciato. Ma farebbe
lo stesso per difendere Berlino o l’Europa
occidentale (o magari il Giappone)?
• In generale, cresce la coscienza che il mondo è
preda dell’ “equilibrio del terrore”, e che un
minimo incidente può portare alle peggiori
conseguenze per tutti
• Sarà un motivo ricorrente di lì a poco nei
movimenti di protesta del “ ’68 ”
47
La crisi di Cuba
• Per le due Superpotenze, i risultati sono
paradossali:
• Ulteriore incremento delle spese militari per
ottenere la superiorità strategica sull’avversario.
Non soltanto il nucleare, ma anche armamenti di
terra, sistemi di difesa e di prevenzione,
spionaggio, guerriglia e controguerriglia
• D’altro canto, entrambi i contendenti sanno che
le armi nucleari non possono essere usate.
Nonostante la rivalità intrinseca alla Guerra
fredda, è possibile giungere a una sua
regolamentazione?
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Il lungo inizio della distensione
• Il 5 agosto 1963 USA, URSS e Gran Bretagna
firmano un accordo che bandisce gli esperimenti
atomici nell’atmosfera e nello spazio.
• Nasce anche il “telefono rosso”: linea diretta tra
Mosca e Washington
• Inizia un lungo e travagliato negoziato per
“blindare” il club atomico: non fornire tecnologia
e materiali a chi vuole realizzare un proprio
arsenale nucleare
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Il lungo inizio della distensione
• Quali sono le reazioni nel mondo?
• Certo c’è sollievo per il ridimensionamento del
rischio atomico. Ma è un reale
ridimensionamento? Infondo gli arsenali rimango
intatti e il loro “miglioramento” tecnologico
prosegue
• Ma mentre di discute di limitazioni degli
armamenti, le crisi locali dimostrano che la
Guerra fredda è lontano dall’essere
regolamentata, e anzi coinvolge sempre nuove
aree del globo
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La guerra del Vietnam
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La guerra del Vietnam
• Manifestazione più concreta ed evidente della
“teoria del domino”
• Allo stesso tempo, crisi paradigmatica della fine
dei vecchi imperi e della diffusione della logica di
Guerra fredda
• Fino al 1954, la Francia cerca di riprendere il
controllo dell’area ma si scontra con l’esercito
guidato dal Viet Minh, fronte di liberazione
nazionale a guida comunista (supportato
dall’Unione Sovietica ma, soprattutto, dalla Cina
Popolare)
52
La guerra del Vietnam
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La guerra del Vietnam
• Nel 1954 i francesi subiscono una disastrosa
sconfitta militare a Dien Bien Phu; ammissione
pubblica che non possono più sostenere
l’impegno in Indocina (molto simile a quanto
avevano fatto i britannici nell’immediato
dopoguerra in Grecia!)
• Viene organizzata una conferenza a Ginevra a cui
partecipano Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia,
Gran Bretagna e Repubblica Popolare Cinese (è la
prima partecipazione in un consesso simile)
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La guerra del Vietnam
• Viene raggiunto un accordo: divisione tra
Vietnam del Nord (governato dal Viet Minh) e il
Vietnam del Sud (sotto l’Imperatore) lungo il 17°
parallelo
• “Elezioni generali” (formula volutamente vaga) da
tenere entro la metà del 1956
• L’accordo non viene sottoscritto da Stati Uniti (e
Vietnam del Sud): troppo recente è l’esperienza
della Corea per non sapere che una divisione
“provvisoria” può durare indefinitamente e dare
origine a nuovi scontri
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La guerra del Vietnam
• Piuttosto, gli Stati Uniti vorrebbero tenere subito
unificazione e libere elezioni sotto controllo ONU.
Proposta rigettata da URSS e Vietnam del Nord
• I francesi completano il loro ritiro
• Dal 1955 gli Stati Uniti si sostituiscono
completamente ai francesi e supportano il
cambio di regime a sud: via l’imperatore, diventa
presiente Ngo Dinh Diem, cattolico e di provata
fede anticomunista. In alcuni distretti, otterrà il
133% dei voti (consiglieri statunitensi avevano
suggerito un margine più modesto del 60-70%)
56
La guerra del Vietnam
• Nel nord prosegue l’opera di socializzazione
dell’economia a tappe forzate, con molte vittime
tra i possidenti terrieri e gli oppositori
• Nel sud inizia a dilagare la corruzione del regime;
Diem fa eliminare moltissimi oppositori politici
(anche contro il parere degli Stati Uniti)
• Soprattutto, il conservatorismo sociale, il
nepotismo e il fervente cattolicesimo di Diem (in
un paese a larga maggioranza buddista) iniziano a
creare forti tensioni con la popolazione di molte
zone del sud. Crescono i dubbi anche negli USA
sulla sua scelta.
57
La guerra del Vietnam
• Serie di insurrezioni in varie zone del sud. Nel
1960 nasce il Fronte di Liberazione Nazionale,
chiaramente ispirato dal nord, che vuole la
riunificazione e il ritiro degli statunitensi. MA:
ancora una volta, questo non è direttamente
ispirato da Mosca, che anzi predica prudenza
• La Presidenza Kennedy, soprattutto dopo il
fallimento della “Baia dei Porci”, rafforza
l’impegno in Vietnam:
“Now we have a problem making our power
credible and Vietnam looks like the place.”
58
La guerra del Vietnam
• Cresce il numero di “consiglieri militari”
statunitensi nel paese, ma Kennedy è contrario
all’invio di truppe in massa, perché convinto che
sia necessario mettere le truppe del sud in
condizione di sconfiggere la guerriglia da sole
• Piuttosto, gli Stati Uniti si impegnano nella
“modernizzazione” del sud: creazione dei “villaggi
strategici”, in cui trapiantare i contadini e
modernizzare l’agricoltura
• Vengono percepiti come deportazioni e
accrescono l’ostilità nei confronti degli USA
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La guerra del Vietnam
• La corruzione e l’inefficienza del regime del sud
faceva il resto nello sprecare gli investimenti
statunitensi
• Tuttavia, il dogma della credibilità finisce per
trasformare questa situazione in un circolo
vizioso: più si investe nel Vietnam del Sud, più è
impensabile un fallimento, perché questo
colpirebbe duramente il prestigio statunitense. Il
Vietnam assomiglia sempre più a un piano
inclinato dal quale nessuno negli Stati Uniti ha
idee per uscire, né volontà di sottrarsi
60
La guerra del Vietnam
• Il sostegno a Diem si sta rivelando disastroso: la
copertura mediatica della guerra (senza
precedenti) non fa altro che amplificare gli orrori
in corso e, soprattutto, portarli nelle case degli
americani
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La guerra del Vietnam
• Ngo Dinh Diem viene assassinato, ancora oggi
non è chiaro il grado di coinvolgimento
statunitense nell’attentato
• Da quel momento il Vietnam del Sud non avrà più
un governo stabile
• 20 giorni dopo anche Kennedy è assassinato.
• Il nuovo Presidente Lyndon Johnson è deciso a
proseguire l’impegno militare su vasta scala
“centinaia di piccole nazioni osservano cosa
succede. Se il Vietnam del Sud può essere
inghiottito, lo stesso può capitare a loro”
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La guerra del Vietnam
• Rifiuto di qualunque soluzione negoziata
• Nell’agosto del 1964 viene di fatto provocato
dagli Stati Uniti un incidente nel Golfo del
Tonchino (imbarcazioni USA attaccate
dall’esercito del Nord)
• Il Congresso autorizza il Presidente a usare la
forza contro l’aggressore: bombardamenti sul
nord e invio truppe
• A fine 1964 i militari statunitensi in Vietnam
erano già 200mila. Sarebbero arrivati fino a
540mila
63
La guerra del Vietnam
• Ma:
– La situazione del regime del sud non migliora,
anzi cresce la dissidenza e la collaborazione col
nord
– I mezzi militari statunitensi si rivelano del tutto
inadeguati al terreno su cui si combatte la
guerra (giungla)
– Crescono esponenzialmente i costi materiali e
umani per gli Stati Uniti, e con essi la protesta
in patria
• In Vietnam si stava perdendo la lotta “per il cuore
e le menti”
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La guerra del Vietnam
65
La guerra del Vietnam
• Difficoltà a presentare la guerra come una “difesa
della libertà”
• Vasto movimento internazionale contro la guerra
• Nel gennaio 1968 il nord scatena l’offensiva del
Tet: insurrezione generale
• La guerra sembra sempre più contrapporre gli
Stati Uniti al popolo vietnamita
• Pur non rinnegando la propria strategia, Johnson
annuncia che non si sarebbe ricandidato
• La soluzione del conflitto sarebbe passata al
successore Nixon, ma con la consapevolezza che
una vittoria era semplicemente impossibile
68
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