« Homo sum: humani nihil a me alienum puto » PUBLIO TERENZIO AFRO Cartagine, 185 a.C. 184 a.C. circa 159 a.C Terenzio Il grande grammatico Donato ci ha tramandato, la Vita Terentii. Si sa di certo che nacque a Cartagine e arrivò a Roma come schiavo del senatore Terenzio Lucano, per essere in seguito affrancato (la biografia dice "ob ingenium et formam“) Critiche Plagio Prestanome Mancanza di vis comica Uso della contaminatio Pompei, affresco della Casa del Menandro rappresentazioni Lucio Ambivio Turpione, uno dei migliori attori di quell'epoca. Attore in scena, da Pompei Suonatori, Napoli, Museo Archeologico Nazionale Andria Il vecchio Simone si accorda con il vicino di casa Cremete perché i loro figli Panfilo e Filùmena, si sposino. Panfilo ha però una relazione segreta con Glicerio, che attende da lui un figlio. Simone scopre la relazione del figlio e gli comunica l'imminenza delle nozze con Filumena. Intanto Carìno, amico di Pànfilo, è innamorato di Filùmena. A risolvere l'intricata situazione giunge Critone, che svela che Glicerio è figlia di Crèmete. Così avviene un doppio matrimonio tra Pànfilo e Glicerio e Carìno e Filùmena. Heautontimorumenos Il vecchio Menedèmo vive una vita di rinunce, per punirsi di aver impedito al figlio Clinia, l'amore per Antìfila, povera e senza dote. Clinia se n'è andato di casa e si è arruolato come mercenario. Nel frattempo Clinia, senza che il padre lo sappia, alloggia in casa di Clitifone, figlio di Cremète, amico di Menedemo che non vuole più ostacolare il figlio. La moglie di Cremète riconosce Antìfila come sua figlia e così Clinia può sposarla, Homo sum: humani nihil a me alienum puto » atto 1, scena 1 COMMEDIE Fonti: Menandro e la νέα κωμωδία Giudizio di Cesare: Dimidiatus Menander Hecyra Il protagonista di questa commedia è il giovane Pànfilo, combattuto tra l'amore per Bacchide, una cortigiana, e il volere del proprio padre, Lachete, che lo costringe invece a sposare (senza amore) Filùmenache tempo prima ,senza sapere chi fosse, aveva violentato. Dopo il matrimonio, Panfilo parte per Imbro con il servo Parmenone, senza aver toccato la moglie. Ma poiché la ragazza è incinta, sua madre Mirrina per non far sapere niente a Sostrata, la suocera, la porta nella casa paterna, fingendo che sia malata. Lachete incolpa la moglie Sostrata dell'accaduto, accusandola di non andare d'accordo con la nuora. Fidippo fa lo stesso accusando la moglie Mirrina di non volere dare la figlia a Panfilo. Intanto Panfilo fa ritorno dal viaggio, si reca a casa di Fidippo dove scopre il parto e non vuole riprendersi la moglie in casa. Lachete dopo aver scoperto a sua volta il parto crede che il bambino sia di Panfilo incolpa il figlio di aver fatto scappare la moglie di casa. Dopo vari chiarimenti e spiegazioni, Panfilo riprende in casa sia la moglie sia il figlio naturale. Eunuchus Il giovane Cherea si traveste da eunuco per sedurre una giovane e bella schiava, che la cortigiana Taide ha avuto in dono dallo smargiasso miles Trasone. La schiava si rivela in realtà di nascita libera e il lieto fine è assicurato, con nozze riparatrici. Phormio Durante l'assenza dei rispettivi padri, che sono i due fratelli Cremète e Demifone, i due giovani Fedria e Antifonte sono affidati alle cure del servo Geta: i problemi iniziano quando i due giovani s'innamorano e Geta, per risolvere le loro intricate questioni amorose, si rivolge appunto a Formione ("Phormio"), avido e scaltro parassita, che riesce però a portare a buon fine le vicende, facendo leva su cavilli giuridici di legislazione matrimoniale. Adelphoe Di questa commedia, sono protagonisti due fratelli, Demea e Micione. Il primo è un uomo all’antica, rigido e austero che ha due figli: uno dei due, Ctesifòne, lo educa personalmente secondo i sistemi tradizionali, l’altro, invece, Eschino, lo affida al fratello Micione, che, scapolo, vive in città e ha idee piuttosto moderne: è padre per libera scelta e decide quindi di educare il figlio adottivo con indulgenza e liberalità. Secondo lui i giovani devono instaurare un rapporto basato sul dialogo con i genitori: non bisogna costringerli a fare il bene solo per paura di una punizione, ma per una scelta personale. Ctesifòne ne combina di tutti i colori, anche con l'aiuto del fratello, che gli fa conoscere la citarista Bacchide. Alla fine, il vecchio padre riconosce d'aver sbagliato ed accorda al figlio tutta la libertà che prima gli aveva negato. Differenze tra Terenzio e Plauto Pubblico colto Commedia stataria Assenza di metateatro Intrecci coinvolgenti Assenza di prologo espositivo Messaggio morale: humanitas (φιλία ἄνϑρωπος) Funzione apotropaica ma anche etica del riso I personaggi Uomini autentici e comuni Schiavo ridimensionato Linguaggio della conversazione ordinaria tra persone di buona educazione e cultura Fortuna la fortuna di Terenzio si protrasse per tutto il Medioevo e il Rinascimento decine di manoscritti inclusione nei programmi scolastici del tempo carattere edificante delle commedie stile semplice ma allo stesso tempo corretto e non banale.