RIPARTIRE DA CANA
LA VISIONE ANTROPOLOGICA
CRISTIANA DELLA SESSUALITÀ
Don Ignazio Schinella
Il contesto socio-culturale
•
«la mentalità del mondo in cui viviamo può
permeare anche noi cristiani e l’incredulità è
tentazione che attraversa anche il nostro
cuore: prendere coscienza dei suoi tratti
essenziali è fondamentale per discernere
potenzialità e rischi presenti anche nella
nostra esistenza»
•
«È lo stesso che ci presentano i filosofi del post-moderno.
– È l’uomo dubitante: soggetto privo di ogni stabilità,
indebolito, composito, flessibile, commutabile, lui e le sue
scelte; - È l’uomo debole: non rassicurato da nessuna
identità, ma che vive l’incertezza costante di chi coglie la
differenza; - È l’uomo che, anche se vive nel policentrismo
dei modelli, si trova scisso esternamente e solo
internamente; - È l’uomo che si trova nel deserto etico; E’ l’uomo precario nella vita e sprecato nella sua vita; - È
l’uomo che non si trova né con l’istituzione ecclesiale, né
contro, ma semplicemente senza collocazione in area
ecclesiale. In quest’uomo mancano le certezze dei valori e
la consapevolezza dei diritti-doveri del coniugio; in questa
tipologia esistenziale c’è l’assenza di ogni pur minima
valutazione del ruolo che l’attende per formare la
famiglia»
E’ possibile amare per sempre?
Significato antropologico
•
L’uomo di oggi si impegna ancora con promesse
solenni, su cui si basa la vita, ma esse durano
quanto l’istante del sentimento, senza trascendenza
verso il futuro, quando lo stato d’animo non sarà
più lo stesso
La teologia dell’abbandono
•
La Chiesa propone una decisione definitiva solo in
quelle scelte in cui sono coimplicate le persone e
non le cose, a partire dalla forma più densa e
esplicita del matrimonio e anche per il presbitero e
la scelta della forma di vita consacrata, dentro
un’antropologia teologica che si radica in una ben
precisa concezione della persona
•
«affievolendo o rimuovendo le scelte costitutive
per la convivenza e anteponendo ad esse la
possibilità di decidere secondo criteri e valori
estranei alla dignità e ai diritti umani»
•
«proprio questo apparente fissarsi sulla decisione
presa in un dato momento della vita permette alle
persone di andare avanti di accogliersi passo dopo
passo, mentre il continuo annullare tali decisioni
finisce per respingerle indietro, per riportarle
all’inizio, e condannarle a chiudersi nella finzione
dell’eterna giovinezza e quindi al rifiuto di
accettare la totalità dell’essere uomini»
•
«l’autentica fecondità di una vita scaturisce da una
decisione presa una volta per sempre»
Deus caritas est, n. 11
«All’immagine del Dio monoteistico corrisponde il
matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su
un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del
rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il
modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore
umano».
[…] noi sacerdoti possiamo anche imparare dagli
sposi, proprio dalle loro sofferenze e dai loro
sacrifici. Spesso pensiamo che solo il celibato sia
un sacrificio. Ma, conoscendo i sacrifici delle
persone sposate - pensiamo ai loro bambini, ai
problemi che nascono, alle paure, alle sofferenze,
alle malattie, alla ribellione, e anche ai problemi dei
primi anni, quando le notti trascorrono quasi
sempre insonni a causa dei pianti dei piccoli figli dobbiamo imparare da loro, dai loro sacrifici, il
nostro sacrificio. E, insieme imparare che è bello
maturare nei sacrifici e così lavorare per la salvezza
degli altri […]»
0.1. La trasformazione
dell’Istituto familiare
Anche la famiglia ha subito un processo di cambiamento
simbolico: si registra la trasmigrazione da una concezione
naturale e fondamentale della società chiamata, assieme
allo Stato, a proteggerla, a una concezione positivistica che
fa sì che la famiglia sia un fatto puramente convenzionale
Anche nel Meridione d’Italia, si assiste a cambiamenti
antropologici rilevanti. Si pensi alla cosiddetta famiglia
prematrimoniale, costituita da una coppia di giovani fidanzati
che hanno rapporti sessuali di tipo matrimoniale, ma di
fatto non vivono insieme – a differenza della libera
convivenza del centro-nord -, anzi ognuno vive a casa
propria: per un approfondimento del fenomeno rimando
al mio articolo «Essere famiglia in Calabria»
•
Soprattutto, a partire dalla Conferenza di Pechino
(1995), il termine famiglia viene attribuito dalle
Nazioni Unite a qualsiasi forma di unione
consensuale: unioni omosessuali, lesbiche, “famiglie”
o meglio unioni ricomposte (non ricomposizione
di famiglie perché i ragazzi hanno già i loro
genitori anche se sono separati), “famiglie” o
meglio relazioni monoparentali maschili o
femminili (cioè di un solo genitore che vive con il
suo o i suoi figli), separazioni, in attesa delle
unioni pedofile o anche incestuose.
•
Un evento spirituale grave si è verificato: una
progressiva equiparazione etica, di valore cioè, fra
le diverse forme di unioni, spesso presentate come
nuovi modi di vita. La predominanza della cultura
liberale-individualistica ha oscurato la struttura sociale
e civile della famiglia e ha permesso la coltivazione
di costume e culturale di nuove esperienze e di
nuovi modi di convivenza, fondati esclusivamente
sulla volontà e libertà dei partner, senza volere e
dovere sottomettere ad alcuno la loro scelta e
senza legame responsabile verso la società.
•
La famiglia non è più anteriore a ogni istituzione
giuridica né appartiene alla sua struttura la capacità
di trasmettere la vita ed è perciò sospesa al libero
contratto di due volontà, a un consenso per sua
natura e struttura sempre rinegoziabile.
•
La famiglia tradizionale, eterosessuale e
monogamica, è ridotta dall’ideologia onusiana a un
modello tra gli altri di unioni puramente contrattuali. Il
matrimonio, su cui si fonda la famiglia, è
totalmente privatizzato, basato su un contratto a
disposizione delle parti contraenti.
1. Alle origini: la rivoluzione bioetica e la
famiglia: la cultura della separazione,
della dissociazione e del neutro
•
•
•
La rivoluzione bioetica
La tecnica anticoncezionale
L’esercizio della sessualità senza procreazione
•
1.
2.
Contraccezione e aumento dei divorzi
Diritto alla contraccezione
Diritto all’aborto
Conseguenze
•
Caduta della fecondità e l’invecchiamento
•
Fecondazione in vitro
Diveniva possibile il concepimento umano senza una
relazione sessuale; la fecondazione in vitro, almeno in linea
di principio, separava la paternità/maternità dalla
sponsalità/coniugalità: si poteva essere padre-madre senza
essere sposi e coniugi. E ciò in duplice senso.
Principalmente a presiedere al concepimento non è più un
rapporto inter-personale pregnante di amore e di dono,
appunto coniugale, ma è un’attività produttiva-tecnica.
Inoltre, le due cellule germinali non necessariamente
debbono provenire dal corpo dei due sposi: essere padrimadri non necessariamente implica una relazione
biologicamente fondata. Sipuò essere padre-madre senza
esserlo anche biologicamente.
•
Madre non è necessariamente chi ti ha
generato, né chi ti ha portato nell’ utero, ma
chi ti ama.
•
Oggi siamo alla vigilia del “bambino
tecnologico”
•
Tali
acquisizioni
bioetiche
dell’anticoncezionale/contraccettivo e soprattutto
dello sviluppo della fecondazione in vitro vengano
salutati dai teorici del matrimonio gay come
l’apertura di una nuova era dell’umanità.
•
Tale metodica permette:
1.
2.
Il controllo della fertilità nella nascita
modifica radicalmente l’atteggiamento verso la
riproduzione umana
3.
la modalità della riproduzione con la
fecondazione in vitro, che non è assistita ma
sostituita, da eccezione terapeutica per la
soluzione dell’infertilità pretende di essere assunta
come una forma normale, pari a quella naturale,
di generazione umana
4.
dilata i tempi in cui riprodursi bypassando e
abbattendo uno dei pilastri della vita sociale,
quello della differenza delle generazioni (si può
essere mamma anche a sessant’anni!)
5.
6.
moltiplica i soggetti coinvolti nella riproduzione
che da due o meglio da un’unità duale
(mamma/papà) esplodono, si dilatano e si
frantumano in un mosaico di tanti soggetti che
vengono asserviti a una volontà o progetto di
potenza di una coppia, nelle migliore delle ipotesi,
ma anche in una volontà invisibile della
maggioranza democratica
si viene così a fondare ciò che un vocabolario
asservito all’ideologia (le idee prima delle
persone) e nominalista della dissociazione tra
paternità di sangue e paternità psicologica e
sociale chiama “omoparentalità”
7.
vi è la progettazione di una razza purificata e per
un bimbo senza difetti per il futuro dell’umanità
pensata solo dal principio di autodeterminazione
nella cancellazione della differenza, senza alcun
riguardo e considerazione per l’anima fragile e
vulnerabile in cui è costituita l’umanità nella sua
nascita, che sembra così essere negata e
ripresentata non come ricevuta ma imposta
8.
offre alle persone omosessuali di vincere il loro
rifiuto all’esercizio della sessualità tra maschio e
femmina a motivo della loro identità e orientamento
sessuali, ricorrendo alla fecondazione in vitro e
perfino alle madri surrogate con grade deriva della
commercializzazione di ciò che mai l’uomo avrebbe
venduto – Marx direbbe che è il tempo della venalità
universale – e con la duplicazione della madre che
attende: una committente con un legame psicologico
e sociale e l’altra biologica con un legame fortemente
corporeo psicologico e spirituale ovvero totale, con
la prospettiva che la prima vanterà i suoi diritti legali,
mentre la seconda dovrà abdicare e vendere la sua
maternità reale. La ra/presentazione vale più della
presenza.
La trascendenza/differenza cristiana:
il vangelo del matrimonio
e della famiglia
•
•
•
Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia
L’ascolto della cultura del nostro tempo
Trascendenza del Vangelo (differenza cristiana)
•
i credenti «sono anche ascoltatori della Parola,
chiamati a trasmettere la differenza evangelica nella
storia, a dare un’anima al mondo, perché l’umanità
tutta possa incamminarsi verso quel Regno per il
quale è stata creata» (n. 35).
Vocazione alla castità
•
La castità viene considerata come la ripresa del
progetto antropologico originario di Dio
sull’uomo e del senso umano della sessualità e della
vita. Essa implica una visione generale del corpo
umano non solo all’interno della triade familiare
(madre-padre-figlio), dove già viene espressa la
verità
sociale
dell’uomo,
ma
anche
immediatamente nel sociale: si pensi alla prostituzione, alla tortura, la pubblicità, il cinema... Non
è confinata all’interno della coppia, che in ogni
caso è
il crocevia del rapporto tra interiore/esteriore e viceversa.
Accogliere la proposta di un progetto e
di un itinerario
•
•
«L’etica cristiana è il primo tentativo rigoroso di
inserire il mistero affascinante della sessualità in un
progetto storico concreto: il matrimonio,
sacramento dell’amore»
L’uomo «per sua intima natura è un essere sociale e
senza rapporti con gli altri non può vivere né
esplicare le sue doti» (GS 12: EV 1/1358).
La prima certezza: matrimonio e
famiglia sono valori e realtà naturali
•
Il carattere naturale del matrimonio quale fondamento
della famiglia.
•
Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte (6
gennaio 2000) Giovanni Paolo II aveva chiarito che la
posizione della Chiesa non intende «imporre ai non
credenti una prospettiva di fede, ma di interpretare e
difendere i valori radicati nella natura stessa dell’essere
umano. […], perché dappertutto vengano rispettati i
principi fondamentali dai quali dipende il destino
dell’essere umano e il futuro dell’umanità» (n. 51).
•
Come Giovanni Paolo II ebbe a ribadire nel citato
discorso al Tribunale della Rota Romana, «si tende poi
a ridurre ciò che è specificamente umano all’ambito
della cultura», per cui «il naturale sarebbe puro dato
fisico, biologico e sociologico, da manipolare mediante
la tecnica a seconda dei propri interessi». Ora «questa
contrapposizione tra cultura e natura – conclude il
Papa – lascia la cultura senza fondamento oggettivo,
in balia dell’arbitrio del potere. Ciò si osserva in modo
chiaro nei tentativi attuali di presentare le unioni di
fatto, comprese quelle omosessuali, come equiparabili
al matrimonio, di cui si nega per l’appunto il carattere
naturale» GIOVANNI PAOLO II, Discorso Tribunale
della Rota Romana per l’inaugurazione dell’anno
giudiziario (1 febbraio 2001) L’inaugurazione, n. 3, cit.,
7.
•
La Familiaris consortio così inizia la seconda parte:
«Dio ha creato l’uomo a sua immagine e
somiglianza: chiamandolo all’esistenza per amore, lo
ha chiamato allo stesso tempo all’amore» fino al
punto che l’intera natura della persona umana è
definita dall’amore: “Dio è amore e vive in se
stesso un mistero di comunione personale di
amore. Creandola a sua immagine […] Dio iscrive
nell’umanità dell’uomo e della donna la vocazione,
e quindi la capacità e la responsabilità dell’amore e
della comunione. L’amore è, pertanto, la
fondamentale e nativa vocazione di ogni essere
umano”» (11, 2).
•
•
Questa scoperta fondamentale della persona come
amore e come scambio di sé all’altro è previo e
preparatorio alla dinamica sponsale. L’amore sponsale
si radica nella scoperta e nella crescita della persona
come amore, che, insieme al conoscere, è il segno più
alto della persona.
Nella dinamica dell’amore sponsale, bisogna
distinguere tra desiderio [eros] e amore [agape] come
affermazione dell’altro perché altro. Fino al punto che
l’eros è universalmente possibile tra i volti se si
presuppone agape. Anzi la relazione personale umana
tra i volti non può veramente accadere se non sotto la
guida del Bene o del Bello, che pur non escludendo
eros, ha bisogno di agape.
•
•
sesso e persona - io spirituale e corporeità
Insegna bene Benedetto XVI: «Oggi non di rado si
rimprovera al cristianesimo del passato di esser stato
avversario della corporeità; di fatto, tendenze in questo
senso ci sono sempre state. Ma il modo di esaltare il
corpo, a cui noi oggi assistiamo, è ingannevole. L'eros
degradato a puro « sesso » diventa merce, una semplice «
cosa » che si può comprare e vendere, anzi, l'uomo
stesso diventa merce. In realtà, questo non è proprio il
grande sì dell'uomo al suo corpo. Al contrario, egli ora
considera il corpo e la sessualità come la parte soltanto
materiale di sé da adoperare e sfruttare con calcolo. Una
parte, peraltro, che egli non vede come un ambito della
sua libertà, bensì come un qualcosa che, a modo suo,
tenta di rendere insieme piacevole ed innocuo.
•
In realtà, ci troviamo di fronte ad una degradazione
del corpo umano, che non è più integrato nel tutto
della libertà della nostra esistenza, non è più
espressione viva della totalità del nostro essere, ma
viene come respinto nel campo puramente biologico.
L'apparente esaltazione del corpo può ben presto
convertirsi in odio verso la corporeità. La fede
cristiana, al contrario, ha considerato l'uomo sempre
come essere uni-duale, nel quale spirito e materia si
compenetrano a vicenda sperimentando proprio così
ambedue una nuova nobiltà. Sì, l'eros vuole sollevarci «
in estasi » verso il Divino, condurci al di là di noi
stessi, ma proprio per questo richiede un cammino di
ascesa, di rinunce, di purificazioni e di guarigioni»
(DCE 5).
La seconda certezza: matrimonio e
famiglia sono assunti nella storia
della salvezza
•
•
Il sacramento del matrimonio non è una realtà
estrinseca e successiva al dato naturale ma assume
il dato naturale e lo consacra come segno efficace
di salvezza
l’amore umano «ha il suo principio in Dio che è
creatore, che esso è radicato in Cristo Redentore, il
quale come lo sposo “ha dato se stesso”, ed a tutti
gli sposi e a tutte le spose insegna a “donarsi”
secondo la piena misura della piena dignità di
ciascuno e di ciascuna. Cristo ci insegna l’amore
sponsale»
•
«La comunione d’amore tra Dio e gli uomini,
contenuto fondamentale della Rivelazione e
dell’esperienza di fede di Israele, trova una sua
significativa espressione nell’alleanza sponsale, che
si instaura fra l’uomo e la donna. È per questo che
la parola centrale della Rivelazione, “Dio ama il
suo popolo” viene pronunciata anche attraverso le
parole vive e concrete con cui l’uomo e la donna si
dicono il loro amore coniugale. Il loro vincolo
diventa l’immagine e il simbolo dell’Alleanza che
unisce Dio e il suo popolo» (12, 1-2).
•
Rispetto all’economia della salvezza, il matrimonio,
in
quanto
sacramento,
«è
memoriale
dell’avvenimento centrale dell’economia salvifica,
la morte-risurrezione del Signore; […] è
attualizzazione dello stesso nel senso che l’effetto
primo ed immediato della celebrazione
sacramentale è il vincolo coniugale, partecipazione
reale all’appartenenza reciproca di amore di Cristo
colla Chiesa; perché è prolessi del compimento
definitivo, quando Cristo sarà tutto in tutti (cfr. 13,
7-8)»
Il Vangelo della indissolubilità e della
fedeltà assoluta
•
Propria della visione evangelica vissuta da Cristo
sulla croce, il matrimonio cristiano è
paradossalmente una forma della vocazione alla
verginità, nel senso che anche gli sposi sono
chiamati a vivere nel loro stato di vita i consigli
evangelici, patrimonio comune di tutti i battezzati,
chiamati ad assimilare la carità di Cristo, che per gli
sposi assume la qualifica di carità coniugale.
•
Il matrimonio diviene un segno commemorativo
ed evocativo «dell’unione viva inaugurata sul
Calvario tra la Chiesa e Cristo che, per amore, “si è
donato per lei” (Ef 5, 25). Ogni matrimonio
concluso nella fede tra cristiani [e non solo] è
l’espressione viva che attua in maniera concreta e
reale questa unione; ne è l’“immagine”, una
manifestazione, una epifania, e come una
irradiazione. L’amore sponsale tra Cristo e la
Chiesa è non solo significato ma riprodotto nel
cuore dell’uomo e della donna».
Il matrimonio vocazione alla
verginità/continenza
•
Ogni cristiano deve essere pronto alle decisioni più
radicali nei settori in cui il mistero del Regno è in
causa. Il cristiano sposato come gli altri. Per lui,
divenire simile all' eunuco misero e disprezzato
prende posto nella lista di quelle possibilità di atti
assoluti come "donare i propri beni ai poveri",
"tagliarsi la mano", "cavarsi l'occhio", "portare la
propria croce", "perdere la propria vita"». La
vocazione comune ai consigli evangelici consuma
qui la sua chiamata di incarnazione della possibilità
reale dei tre consigli evangelici.
L'esigenza radicale del Regno in mezzo alla
storia esige, infatti, che l'eunuco che si renda
tale per il Regno è principalmente il marito
separato o abbandonato dalla sua sposa e
viceversa: entrambi sono chiamati a
comprendere di fronte agli imperativi del
Vangelo, che non possono risposarsi (Mt 19,1012): questa è l'interpretazione facilmente
trascurata, data da J. Dupont[1]. Se
l'interpretazione corrente di Mt 19,11-12 vuole
che Gesù proclami la verginità per il Regno, la
frase sugli eunuchi fa parte della sezione sulla
grandezza e la santità del legame fedele e
indissolubile di un uomo con una sola donna
nel matrimonio (Mt 19,11-12).

L'esigenza radicale richiesta è tale che anche i
discepoli la giudicano come severa. In tale
contesto, se la frase sugli eunuchi riguarda il
celibato volontario, significa che Gesù
condivide la posizione dei discepoli che è
meglio non sposarsi. Inoltre, il parallelo con la
scena del giovane ricco (19,16-26), consiglia di
leggere il brano sul divorzio come un tutt'uno.
In coerenza col suo pensiero sulla perfezione
cristiana, la parola di Matteo sugli eunuchi
«diviene più che una vocazione al celibato o
una raccomandazione di esso l'affermazione
dura dell'esigenza evangelica nel terreno dell'unione indissolubile dell'uomo e della donna.
[...].
•
Se questi sono «patrimonio» di tutto il popolo di
Dio, le situazioni della vita (basti pensare a una
malattia lunga incurabile di uno dei due sposi, alla
convivenza coniugale tra sposi che non si amano
più, all'abbandono, alla separazione) chiamano
proprio il coniugato a restare come «eunuco per il
Regno dei cieli». Tale eccezionalità, che oggi
sembra molto più comune, costituisce il frutto
della «praeparatio martyrii», autentico principio
pedagogico di chi ha chiesto il battesimo J.M.R.
TILLARD, art. cit., 930
Il matrimonio vocazione al perdono e
alla misericordia
•
«Al presente, gli uomini e le donne che si amano non
devono sognare un Paradiso terrestre per sempre
inaccessibile. Vi è per forza nel loro amore qualcosa di
tragico, perché l’uno e l’altra sono peccatori. Essi devono,
in piena coscienza amarsi l’un l’altra così come sono; non
amarsi nel peccato, ma amarsi peccatori, in vista della loro
redenzione. Indubbiamente, lasciato a se stesso, il loro
povero amore umano subito rischierebbe di avvilirsi,
insidiato dalle tentazioni e incapace di resistere. Ma Dio
vuole mettervi una efficacia redentrice, per il fatto stesso
che esso è il segno più manifesto del suo amore
redentore»
Fallimento matrimoniale
e santità cristiana
•
•
«Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la
moglie non si separi dal marito e qualora si separi,
rimanga senza sposarsi o si riconcilii col marito e il
marito non ripudi la moglie» (1 Cor 7, 10).
«Fedele alla parola di Gesù Cristo, la Chiesa
afferma di non poter riconoscere come valida una
nuova unione, se era valido il precedente
matrimonio»
•
«Il fatto che la croce abbia il suo posto nel
matrimonio cristiano non deve essere
frainteso. Non vuol dire affatto arrendersi
alla sofferenza e al fallimento. No. Si cerca di
costruire e custodire ad ogni costo una
famiglia felice. Vuol dire però, che in
definitiva anche l’insuccesso può avere il suo
significato, come la croce di Nostro Signore»
Terza certezza: la relazione esistente
fra la natura della persona umana e
del matrimonio [prima certezza] e il
matrimonio-sacramento
[seconda certezza]
•
«In questo sacrificio [= quello di Cristo sulla croce]
si svela interamente quel disegno che Dio ha
impresso nell’umanità dell’uomo e della donna, fin
dalla creazione» (13,2: in nota si cita Ef 5,32).
•
«L’amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui
è interiormente ordinato, la carità coniugale, che è
il modo proprio e specifico con cui gli sposi sono
chiamati a vivere la carità stessa di Cristo che si
dona sulla Croce»
•
La mascolinità-femminilità, come compiutezza della
persona «trovano nel mistero di Cristo la loro unità
che salvaguarda la diversità, oltre una visione sia di
contrapposizione insuperabile sia di insignificanza ed
irrilevanza ultima della divaricazione sessuale. Cioè: il
mistero nuziale di Cristo-Chiesa esprime la verità della
persona umana e la partecipazione a questo mistero
nuziale è realizzazione perfetta della umanità in
quanto maschile-femminile»
•
•
«la Chiesa sente più urgente e insostituibile la sua
missione di presentare la sessualità come valore e
compito di tutta la persona creata, maschio e
femmina, a immagine di Dio»n (FC 32, 1).
L’elevazione dell’amore umano a sacramento del
rapporto Cristo/Chiesa è la conseguenza naturale
dell’«indistruttibile
inserimento
nell’alleanza
sponsale di Cristo colla Chiesa operata nella
persona umana dal Battesimo»
La quarta certezza: il rapporto
coniugalità-dono della vita
La forma sacramentale del matrimonio:
il corpo ritrovato
Nell’antropologia cristiana il corpo è l’uomo ed esprime la
natura della persona umana, chiamata a realizzarsi come
realtà unificata. Per dirla con Donum vitae, Introd. 3, «Questa
natura è insieme corporea e spirituale, In ragione della sua
unione sostanziale con un’anima spirituale, il corpo
umano non più essere considerato come un insieme di
tessuti, di organi e di funzioni; non può essere valutato del
corpo degli animali, ma è parte costituiva della persona
che si manifesta e si esprime attraverso di esso».
Così «nel corpo e attraverso il corpo si tocca la persona
umana nella sua realtà concreta» (Giovanni Paolo II).
Ancorata alla genesi 1,27 incorporata da Gesù nella sua
visione originaria e originale dell’antropologia biblica e
tradizionale della Chiesa, l’antropologia e la teologia del
corpo è declinata al maschile e al femminile , su cui si fonda
«la visione pienamente cristiana del matrimonio e della
famiglia» (Giovanni Paolo II, 106). L’antropologia morale di
Gaudium et spes pone l’uomo sessuato come misura dell’etica e
del matrimonio. E l’apporto originale del cristianesimo sul
matrimonio è appunto l’unità della parola e della carne.
Cosicché la consumacione carnale fa parte della definizione del
sacramento e gli conferisce la pienezza dei suoi effetti,
accordando al corpo e all’unione carnale un posto più
importante di quello che viene attribuito dalle legislazioni
civili, che sembrano invece accordare tutto alla volontà.
Infatti, «il matrimonio costituisce un sacramento vero e
valido unicamente e formalmente in virtù del consenso, ma,
finché non è conumato, rsta dissolubile» (Mathon, 209). Se
ciò può dare adito a cavilli giuridici, una sua lettura profonda
ne decodifica la pregnanza umana e cristiana: l’intuizione che
la correlazione tra la parola e l’unione, del verbo e della carne
crei il più forte dei legame p geniale, e non stupoisce che ssa
sia il frutto della fede nell’Incarnazione del Verbo. Per questo
nel rituale usato ad Avignone del XV sec. Il consenso si
esprimeva con la formula: «Ego do corpus meum – accipio». Non
senza una reminiscenza eucaristica. La visione cristiana della
sessualità, legata a una visione integrale dell’uomo, lega
indissociabilmente la capacità procreativa dell’incontro
sessuale all’interno della comunione delle persone (maschio e
femmina) propria del matrimonio etero-sessuale.
Si dissocia così dalla mentalità individualistica, contraccettiva
e abortiva della modernità, che dissocia la procreazione dal
piacere. L’unica dimensione che attualmente viene
valorizzata nella sessualità umana è il piacere, soprattutto un
piacere senza alterità, come già evidenziato sopra. Se il
piacere è un’evidenza intrinseca alla sessualità, la
procreazione è parimente una sua struttura umana ed etica.
Il significato procreativo è ontologicamente legato
all’incontro sessuale, che fonde in unità un uomo e una
donna che si amano. Lo è dal punto di vista anatomofisiologico, ma anche da quello psicologico: l’amore umano
ha bisogno strutturalmente di aprirsi a un terzo, di proiettarsi
in questa oggettività, che infrange il cerchio chiuso della
relazione intersoggettiva; i due, quando si amano davvero,
non possono non desiderare di «restare uno accanto all’altro
per sempre in una vita, che porterà i loro tratti somatici, la
loro biologia, il loro stile, il loro nome».
L’amore coniugale si espande strutturalmente in amore
paterno e materno, e non può restringersi e modularsi in una
struttura diadica, tra madre e figlio o tra padre e figlio, quale
vorrebbe essere una relazione monoparentale di un
omosessuale con un figlio nato da altri. In tale evenienza,
secondo l’ideologia femminista e omosessuale, la coppia e la
famiglia dovrebbero essere rappresentati solamente dalla
donna o da partner dello stesso sesso, rivendicando per sé il
diritto al figlio. Questo non dovrebbe essere più voluto in una
storia relazionale, desiderato e accettato per se stesso, ma
come colui che viene a rassicurare, riconoscere e legittimare
l’individuo genitore o l’adulto che si assume per parente.
In questo contesto, in cui il figlio valorizza l’adulto, è stato
elaborato il progetto parentale, ovvero un progetto di vita sul figlio,
una visione meramente soggettiva e narcistica del figlio voluto
nella misura in cui corrisponde alla realizzazione di un
progetto per i suoi genitori. Ma un figlio desiderato secondo
questa modalità, più che essere accolto come un essere
oggettivo e distinto da un padre e da una madre, rischia di
essere un figlio narcisistico e autosufficiente. Si crea così la
violenza giovanile contro di sé e contro gli altri. La coniugalità,
cristianamente intesa, è nella sua stessa essenza comunione di
persone aperte al dono della vita: dare origine ad una nuova vita
umana deve accadere solo all’interno della comunione delle
persone (maschio e femmina) e unicamente attraverso
quell’unione nei quali i due coniugi diventano una sola carne,
come espressione eminente della comunione delle persone.
Bisogna dunque rifiutare la concezione che pone un rapporto
estrinseco o solo di fatto tra coniugalità e dono della vita o
quella che configura la coniugalità come mezzo per la
procreazione. Si comprende perché il legislatore, nel codice
vigente, ha sentito il bisogno di specificare che le due parti
sono vir et mulier: «Il consenso matrimoniale è un atto della
volontà con il quale un uomo e una donna si danno e si
ricevono reciprocamente per costituire il matrimonio» (CIC
can 1057, § 2). Il can. 1081, § 2 del Codice del ’17
prescriveva: «Il consenso matrimoniale è un atto della volontà
con il quale le aprti danno e ricevono il diritto sul corpo,
perpetuo ed esclusivo, in ordine agli atti di per sé atti alla
generazione della prole»
La procreazione assistita/sostituita e
i nodi etici
•
I criteri della visione dell’uomo, che sono alla guida
della soluzione dei diversi problemi etici connessi,
sono due principi basilari, come sapientemente
sono
stati
esposti
nell’Istruzione
della
Congregazione della Dottrina della Fede Donum
vitae, del 22 febbraio 1987, ripresi da Dignitas
poersonae:
1.
2.
la procreazione umana è rettamente perseguita
quando è voluta ed attuata come frutto dell’atto
coniugale, cioè del gesto specifico dell’unione degli
sposi (cfr. Donum vitae, II, B., 4, a);
l’intervento medico è rispettoso della realtà e dignità
delle persone quando è un aiuto per il compimento
dell’atto coniugale e non una sostituzione. Quando
l’intervento medico tecnicamente rimpiazza l’atto
coniugale per ottenere una procreazione, si appropria
indebitamente della funzione procreatrice e così
contraddice la dignità e i diritti inalienabili degli sposi
e del nascituro (cfr. Donum vitae, II, B., 7.).
Il matrimonio vocazione
all’adozione e all’affido
•
La coniugalità, cristianamente intesa, partecipa
della figura dell’adozione che definisce la stessa vita
credente come adozione divina della vita umana da
parte del Padre per il Figlio nello Spirito.
•
L’adozione non può essere un istituto giuridico per
venire incontro solo alla sterilità della coppia: prima e
oltre questo suo compito funzionale alla necessità
della coppia, chiama la coppia a servizio della vita e di
qualunque vita. La coppia cristiana è chiamata, dalla
sua assunzione nel dinamismo salvifico, a farsi padre e
madre di altre persone umane, che le vengono affidate
in sorte dalla contingenza storica. Così operando la
coppia, sull’esempio del Padre celeste, adotta persone
legate ad essa non dal sangue, ma dall’avere in
comune con gli altri il corpo e il sangue (Eb 2, 14),
cioè la stessa origine e lo stesso traguardo naturale
umano, ma anche la partecipazione allo stesso corpo e
sangue eucaristico di Cristo che ci rende tutti fratelli.
•
La visione cristiana della sessualità è la
memoria delle categorie:
maternità/paternità-figliolanza/fraternità
Conclusione
•
Visione unitaria della sessualità
•
Visione unitaria teologico-etica della
sessualità
•
«la consegna sessuale totale tra uomo e donna è
lecita solo nel contesto del matrimonio legittimo.
Ma le condizioni oggettive (indipendentemente
dall'intenzione o volontà degli sposi o del singolo)
richieste per la moralità del rapporto sono la realtà
procreativa degli atti e quella unitiva (amorosa).
Nessuno di questi significati in ogni singolo atto
può essere positivamente escluso, sebbene possa,
per motivi diversi, la significatività o finalità
procreativa non essere raggiunta».
•
1.
2.
A completamento e a fondamento della visione
cristiana va tenuto presente l’unità delle seguenti
proposizioni:
il rispetto dell’unità del matrimonio: richiede il
legame indissolubile e la reciproca fedeltà e
l’impegno reciproco a non diventare padre e
madre che l’uno insieme e attraverso l’altro;
il rispetto della paternità/maternità umane
nell’integrazione delle loro dimensioni fisiche,
psichiche, sociali, morali e spirituali;
3.
4.
il rispetto del diritto del figlio di essere concepito,
gestato, messo al mondo ed educato dai propri
genitori;
il rispetto dell’essere umano e del suo diritto alla
vita dal momento del suo concepimento e a tutti
gli stadi di sviluppo della sua esistenza.
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La visione antropologica cristiana della sessualità