Progetto di filosofia della classe 5^E del Primo liceo artistico di Torino A.S. 2011-2012 A opera di: Urraci Flavia, Cojan Ilinca,, Navarini Miriam, Ayamuang Pietro, Mantega Alessia, Amateis Elisa, Rava Michele, Bonaria Jacopo EROS E LA FILOSOFIA Il progetto su cui dobbiamo lavorare riguarda il ruolo dell’Eros nella Filosofia. Per fare ciò la classe è stata divisa in diversi gruppi a cui sono stati assegnati dei libri che trattavano di questo argomento. Ad ogni gruppo è richiesto di analizzare e interpretare l’opera letta. Quello che abbiamo cercato di fare in questa presentazione è mostrare i collegamenti sul tema trattato. Il libro che ci è stato assegnato è: “AL DI LÁ DEL PRINCIPIO DEL PIACERE” di FREUD. AL DI LÁ DEL PRINCIPIO DEL PIACERE INQUADRAMENTO STORICO L'opera viene composta tra marzo del 1919 e luglio del 1920, quando Freud ha ormai sessantaquattro anni. I motivi, che secondo gli studiosi, lo portano a comporre l’opera sono diversi. a) La morte della figlia, ma successivamente, dopo accurati accertamenti, si scoprì che ciò non era possibile, poiché ella morì nel 1920. b) Gli orrori della Grande Guerra e gli effetti catastrofici che hanno prodotto sulla psiche umana, riferendosi alle nevrosi di trauma. c) Visto che Freud attribuisce alle pulsioni di morte la tensione alla disgregazione e all'impedire il formarsi di unità più ampie, è possibile che egli pensasse alle defezioni dal movimento psicoanalitico sostenute da Adler e Jung. AL DI LÁ DEL PRINCIPIO DEL PIACERE Dopo aver letto il libro, ci siamo interrogati su quali fossero le possibili implicazioni e applicazioni riscontrabili nella realtà. Abbiamo riscontrato due diversi concetti di “Eros” e per questo motivo li abbiamo trattati entrambi, infatti i membri del gruppo hanno scelto, a loro discrezione, su quale tema intervenire. I due concetti di amore che abbiamo riscontrato nel libro sono: AMORE COME EQUILIBRIO Nella teoria psicanalitica analizzata da Freud, il flusso degli eventi psichici è regolato automaticamente dal principio di piacere: nella psiche cioè c'è una forte tendenza al principio di piacere, che però è contrastata da fattori o circostanze. Freud decide di mettere in rapporto il piacere e il dispiacere con la quantità di eccitamento che è presente nella vita psichica in modo tale che il dispiacere corrisponda a un incremento e il piacere a una riduzione di tale quantità. Il fattore che determina la sensazione è la misura della riduzione o dell'aumento in un dato periodo di tempo. L'ipotesi è che l'apparato psichico si sforzi di mantenere più bassa possibile la quantità di eccitamento presente nell'apparato stesso. Se il lavoro dell'apparato psichico mira a tenere bassa la quantità di eccitamento, tutto ciò che ha invece la proprietà di aumentare tale quantità viene avvertito come contrario al buon funzionamento dell'apparato, e cioè come spiacevole. Il principio di piacere consegue dal principio di costanza, conducendosi a una tendenza alla stabilità. Sotto l'influenza delle pulsioni di autoconservazione dell'io il principio di piacere è sostituito dal principio di realtà il quale esige e ottiene il rinvio del soddisfacimento, la possibilità di conseguirlo e la temporanea tolleranza del dispiacere fino al raggiungimento del piacere. Il principio di piacere continua tuttavia per molto tempo a dominare il metodo di lavoro delle pulsioni sessuali che risultano così difficili da educare e accade spesso che, a partire da queste pulsioni, il principio di piacere riesca a sopraffare il principio di realtà, a detrimento dell'organismo. Interpretando questa teoria attraverso l'eros, possiamo affermare che l'amore fisico e mentale tende a creare una situazione di stabilità dell'apparato. L'amore agisce sull'organismo e sull'Io in modo da creare un livello alto di eccitamento; e se l'amore stesso si rivela positivo e realizzato, cosa che l'Io in sé cerca di ottenere, il livello di eccitamento si abbassa arrivando a un livello di equilibrio. Pertanto possiamo interpretare la ricerca dell'amore come un tentativo dell'Io di stabilire un equilibrio. Solo attraverso il completamento di sé con un altro individuo possiamo arrivare all'equilibrio della nostra psiche. In relazione a questa teoria possiamo collegarci al mito dell'androgino. Nel celebre dialogo di Platone “Simposio” si discute del tema dell'amore. A un certo punto interviene Aristofane, poeta comico, che enuncia il suo mito. Anticamente non esistevano soltanto due sessi, bensì tre: uomini, donne e androgini, esseri che possedevano sia le caratteristiche femminili sia quelle maschili ed erano dotati di due teste, quattro braccia, quattro mani, quattro gambe e due organi sessuali ed erano tondi. Per via della loro potenza tentarono di scalare l'Olimpo e di spodestare gli dei. Ma Zeus, oltraggiato, decise di intervenire e, a colpi di saetta, divise gli aggressori. Da questo momento gli esseri erano divisi ed erano condannati a ritrovare la propria metà per ricreare l'unità primitiva. La caratteristica interessante del discorso di Aristofane risiede nel fatto che la relazione fra due esseri umani non è messa in atto per giungere a un fine quale potrebbe essere la procreazione, ma ha valore per se stessa, prescindendo così dalle conseguenze. Il mito dimostra la realtà: solo quando troviamo la nostra “metà” arriveremo all'equilibrio e all'interezza della nostra psiche. ANALISI DI AMORE E EQUILIBRIO L’amore è un sentimento complesso perché con lo stesso significante descrive molteplici significati. La definizione di amore è: “un sentimento intenso e profondo di affetto, simpatia ed adesione, rivolto verso una persona, un animale, un oggetto o verso un concetto, un ideale. Oppure, può venire definito sotto un altro punto di vista (scientifico), un impulso dei nostri sensi che ci spinge verso una determinata persona.” Qualsiasi sia il soggetto a cui tale sentimento allude esso necessita dell’equilibrio per esser sereno e non nocivo ai soggetti che lo provano. Ad esempio, nel caso si tratti dell’amore tra due persone, che non sia un amore familiare o caratterizzato dall’amicizia, ci deve essere un equilibrio tra amore platonico,quello che nulla a che fare con la sessualità, e l’amore istintivo, quello primordiale il cui unico scopo è la riproduzione. Se l’uno arrivasse a sovrastare l’altro l’amore diventerebbe nocivo e malsano. Anche nell’ambito familiare e in qualsiasi altro tipo di amore l’equilibrio è essenziale. Comportamenti che potrebbero rendere l’amore nocivo alle persone che lo provano sono l’ossessività o l’eccessiva gelosia, che possono portare a delle proprie nevrosi. Non è difficile trovare la ricerca dell’equilibrio anche nelle religioni e correnti di pensiero. Ad esempio i dieci comandamenti della religione cristiana sono una sorta di regole per vivere una vita equilibrata. Così come i diversi tipi di buddismo, ricercano l’equilibrio interiore, anche se in maniera differente l’uno dall’altro. Nel Buddismo Nichiren addirittura ha come obbiettivo la pace del mondo, l’aiuto reciproco tra gli esseri umani e l’equilibrio tra uomo - ambiente e uomo-uomo. In sostanza l’equilibrio porta quindi l’individuo ad una vita serena e “giusta”. Tuttavia è doveroso ricordarsi che, nel corso della storia, ci sono stati alcuni periodi in cui, alcuni artisti o letterari hanno rinunciato all’equilibrio per affermare il proprio genio. Si pensi a Baudelaire, un poeta dal talento stimabile, ma, come la sua più famosa opera suggerisce, “I fiori del male”, ha rinunciato a una vita serena per l’affermazione del proprio talento. Durante la sua esistenza egli fece ampio uso di droghe e alcol per avere quelle allucinazioni che veicolavano la sua poesie. Il titolo, infatti, indica i fiori, la bellezza, che nascono dal male, le allucinazioni. Nell’arte molti artisti hanno rinunciato all’equilibrio. L’artista romantico richiama l’idea di artista folle, ma geniale, addirittura detto saturnino, perché nato sotto Saturno,il pianeta dei pazzi. L’amore e l’equilibrio non sempre coincidono, è nella natura umana non trovare questo tipo di “accordo” con se stessi e gli altri. La natura umana non è perfetta, l’equilibrio è ricercabile, forse trovabile, ma chi può affermare di averlo realmente trovato in modo oggettivo? Nel caso raggiungessimo l’equilibrio saremmo felici? Adam Smith, celebre filosofo scozzese, durante un’intervista risponde alle seguenti domande. L'equilibrio può essere considerato una sorta di paralisi delle emozioni? «In un certo senso sì. Ecco perché l'eccesso non dovrebbe sconvolgerci. Ci spaventa solo perché non ci capiamo né conosciamo fino in fondo: ci sentiamo "troppi" nei desideri, nell'amore, nell'odio, anche nel dolore che proviamo. Invece è impossibile reagire in modo eccessivo. Riteniamo noi stessi eccessivi solo perché ci immaginiamo diversi da ciò che siamo». La psicoanalisi dimostra, sono parole sue, "che in ognuno di noi non può non esserci un fondamentalista". Senza equilibrio e senza misura, è questo ciò che siamo? Il nostro paradosso è quello di ambire a un equilibrio che di natura non ci appartiene». EROS E THANATOS Freud studia la nevrosi da trauma dei soldati che hanno partecipato alla guerra e sono tornati con problemi psichici. I nevrotici da trauma tendono a fare dei sogni che ricreano le sensazioni di angoscia che li ha sconvolti e a cercare di padroneggiare indirettamente il trauma attraverso il sogno. Tuttavia per Freud i sogni nascono per appagare i desideri nascosti nel nostro inconscio, ma in questo caso, e in molti altri, lo psicanalista si rende conto che sono derivanti da un’altra forza, di tipo conservativo, che spinge l’uomo a raggiungere la meta prefissata: la morte. Egli spiega la sua conclusione in questo modo: · Se la meta di ogni pulsione è conservativa, · Se ogni cosa muore per cause interne, · Allora la meta della vita è la morte. Tuttavia se la meta è la morte come può esistere l’autoconservazione? La risposta è semplice, ogni essere vivente desidera morire a suo modo e con i suoi tempi. Ciò non di meno esistono sempre e comunque le pulsioni sessuali che rappresentano l’immortalità che passa attraverso la riproduzione e al prolungamento della vita individuale. Si ha la coesistenza delle pulsioni di vita e delle pulsioni di morte, senza che si sappia quando queste abbiano avuto origine. EROS E THANATOS IL TEMA DI EROS E THANATOS È RISCONTRABILE IN MOLTI CAMPI COME : MITOLOGIA ANTICA MITI GRECI: “ACHILLE E PENSESILEA” Pentesilea, figlia di Ares, fu regina delle Amazzoni, popolo di antiche donne guerriere abitanti nell’antica Asia Minore. Le fonti ci informano che la regina uccise involontariamente la sorella. Pentesilea fu condannata da Afrodite ad essere violentata da tutti gli uomini che la vedevano, per cui si celò alla vista coprendosi con una splendida armatura e, distinguendosi per la sua audacia, divenne regina delle Amazzoni. Durante la guerra di Troia, con l’esercito troiano e si scontrò con Achille. Dopo un tremendo scontro Achille riesce a ucciderla e, com’era prassi dei vincitori, la spogliò delle armi e dell’armatura. Quando il condottiero, sfilatole l’elmo, vide il volto di Pentesilea, non poté fare a meno di desiderarla per la sua immensa bellezza e l’eroe posseduto da Eros, ne violò le spoglie in un atto di necorfolia. MITOLOGIA ANTICA MITOLOGIA ROMANA: “PIRAMO E TRISBE” Piramo e Tisbe sono due personaggi che appartengono alla mitologia babilonese. La loro storia ci è narrata da Ovidio nelle “Metamorfosi”. Secondo la leggenda, i due giovani si amavano, ma non potevano unirsi poiché le rispettive famiglie erano contrarie, perciò erano costretti a incontrarsi e a parlarsi attraverso un alto muro. Questa difficile situazione li indusse a programmare la loro fuga d'amore. Nel luogo dell'appuntamento, sotto un gelso, Trisbe, arrivata per prima, incontrò un leone da cui riuscì a fuggire ma perse il velo che si macchiò del sangue della belva. Quando Piramo arrivò e vide il velo macchiato si suicidò, ritenendo morta la sua amata. Tisbe lo trovò in fin di vita, e si uccise. I due sfortunati amanti morirono insieme ed il gelso, intriso del loro sangue, tramutò i propri frutti in color vermiglio. La vicenda raccontata da Ovidio, verrà poi ripresa nel 1500 da Shakespeare, per creare la vicenda, ben più famosa di “Romeo e Giulietta”. CARTONI ANIMATI Nell’immaginario della nostra infanzia, non è raro riscontrare l’immagine di “Eros e Thanathos” in molti cartoni animati. Prima fra tutte vi è la Walt Disney, che con il suo enorme repertorio di cortometraggi ha riempito l’immaginario delle persone e in particolare dei bambini. Questa importante casa produttrice ha prodotto vari film di animazione, in cui, spesso, una giovane e bella principessa si ritrova in fin di vita e viene salvata dal bacio di vero amore, che le viene dato da un bellissimo e aitante principe azzurro. In quasi tutti i cartoni è l’amore a trionfare su tutto, compresa la morte. Qui di seguito presentiamo dei cartoni che presentano questo tema. LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO La storia narra di un regno lontano, dove un re e una regina ebbero un'erede cui diedero il nome di Aurora. Tuttavia, una strega malvagia, che non era stata invitata al battesimo scagliò, per vendicarsi dell’offesa, una maledizione sulla piccola, di cui promette la morte entro il sedicesimo anno. La giovane viene allontana dal castello per la sua incolumità e si rifugerà nel bosco in compagnia di tre fate buone che la proteggono. Nel bosco la giovane incontrerà anche un bel principe. Il piano della strega si compie, ma Aurora non muore e cade in un sonno profondo che solo il bacio di vero amore può sciogliere. A questo punto in giovane principe combatte contro la strega, bacia la sua amata e così vissero felici e contenti. RAPUNZEL La Disney ci offre una particolare rivisitazione di “Raperonzolo”. Un giorno un raggio di sole cadde dal cielo e una volta a contatto con il terreno ne uscì un bellissimo fiore che aveva il potere ,non solo di ringiovanire, ma anche di curare. Il fiore venne usato per salvare una regina che aspettava una bambina. Quest’ultima nacque con dei bellissimi capelli biondi. Tuttavia una persona malvagia ed egoista, che usufruiva dei poteri del fiore da secoli, rubò la bambina e la tenne con sé. I capelli della piccola bimba non potevano essere tagliati, poiché una volta accorciati perdevano il loro magico potere. La giovane è rinchiusa in una torre e dopo una serie di avventure non solo riesce a fuggire ma incontra anche un bel giovane di cui si innamora. Alla fine della storia Rapunzel riesce a salvare il suo amato e torna tra le braccia dei suoi veri genitori. MIDNIGHT IN PARIS In questo bellissimo film il protagonista in viaggio a Parigi si ritrova, improvvisamente, nell’antica capitale francese negli ultimi anni dell’800. Il protagonista fa vari incontri con le persone eminenti di quel periodo, come Hemingway, che parla al giovane e ingenuo protagonista di cosa sia l’amore. Questo mirabolante viaggio che ci fa assaporare la Parigi passata e presente al tempo stesso, ci insegna come l’uomo tende a ricordare il passato con nostalgia, vedendolo come un’epoca di sentimenti profondi, al contrario del presente che spesso risulta banale.