Il profano
Lavoro a cura di:
- Dolci Simone
- Fracchiolla Miryam
- Turati Giorgia
Indice:
1) Introduzione : Definizione di amore profano nel medioevo
2) Federico II
3) La scuola Siciliana
4) Lancillotto e Ginevra
Introduzione :
Definizione di
amore profano nel
medioevo
A partire dal XI secolo si delinea una laicizzazione della cultura: a
fianco dei valori religiosi si afferma la celebrazione di valori umani e
terreni, come l’ amore, il coraggio, la liberalità, la lealtà, elaborati
negli ambienti dell’ aristocrazia e delle corti. Soprattutto l’ amore ha
un largo spazio nella letteratura dal secolo XII in poi. Anche su
questo tema la cultura dell’ epoca sente quel bisogno di
teorizzazione sistematica, regole sociali, che aveva già manifestato
per altri aspetti della vita.
Federico II
Federico II di Svevia (26
dicembre 1194 – 13
dicembre 1250) , re di
Sicilia, fu colto edificatore,
protettore delle arti e
grande rinnovatore per i
suoi sostenitori, ma anche
temibile
nemico
della
cristianità, per i pontefici
che lo avversarono. Fu un
personaggio affascinante,
dal
grande
spessore
politico e culturale, che
seppe dare vigore e
orgoglio alle genti del
Meridione italiano. Le sue
tracce sono oggi ancora
rintracciabili.
Dante Alighieri
Dante Alighieri (autore tutt'altro che insensibile alle leggende)
nella sua Commedia menziona Federico II ben cinque volte: tre
nell'Inferno, una nel Purgatorio ed una nel Paradiso:
Inferno
« Qui con più di mille giaccio: qua dentro è 'l secondo
Federico, e 'l cardinale …. »
Albero genealogico
Federico II del
Sacro
Romano
Impero
Padre:
Enrico VI del
Sacro Romano
Impero
Madre:
Costanza
d'Altavilla
Nonno paterno:
Federico I del
Sacro Romano
Impero
Nonna paterna:
Beatrice di
Borgogna
Nonno materno:
Ruggero II di
Sicilia
Nonna materna:
Beatrice di
Rethel
(Divina Commedia, Inf. X (eretici ed epicurei) 119-120,
Farinata degli Uberti)
« Io son colui che tenni ambo le chiavi
del cor di Federigo, e che le volsi,
serrando e dissertando, sì soavi
……
e l'infiammati infiammar sì Augusto,
che' lieti onor tornaro in tristi lutti. »
(Divina Commedia, Inf. XIII 58-60, 68-69,
Pier della Vigne)
« ma dentro tutte piombo e gravi tanto, che Federico
le mettea di paglia. »
(Divina Commedia, Inf. XXIII 65-66)
(Qui Dante riprende una leggenda secondo la quale
Federico II sottoponeva a tortura i rei di lesa maestà,
coprendoli di piombo e facendoglielo fondere
addosso.)
Purgatorio
« In sul paese ch'Adige e Po
riga,
solea valore e cortesia
trovarsi
prima che Federigo avesse
briga: »
( Divina Commedia, Purg.
XVI 115-117, Marco
Lombardo)
Paradiso
« Quest'è la luce della
gran Costanza
che del secondo vento di
Soave
generò il terzo e l'ultima
possanza. »
Il Trattato con i principi della chiesa.
( Divina Commedia, Par.
III 118-120, Piccarda
Donati)
(Qui Dante si riferisce al fatto che Federico fu il
terzo ed ultimo imperatore svevo.)
Augustale di Federico II, 1231 circa.
Disegno di Federico
II, dalla Torre di
Capua (tratto da
Paul
Knötel,Bildatlas
der Deutschen
Geschichte,Bielefeld
und Leipzig, 1895).
Federico incontra
Il Castello di Melfi dove Federico II promulgò
le costituzioni.
il
sultano ayyubide
al-Malik alKamil, codice
miniato.
La scuola Siciliana
La Scuola Siciliana fu una corrente
filosofico-letteraria che si sviluppò in
Sicilia nella prima metà del XIII secolo,
presso la corte di Federico II di Svevia
tra il 1230 e il 1250. Qui nacquero
grandi poeti che componevano in lingua
provenzale e che andavano di corte in
corte cantando l'amore, la bellezza
femminile e le imprese coraggiose dei
cavalieri. I poeti siciliani presero i
provenzali come modello e si ispirarono
a loro per comporre poesie d'amore.
La poesia siciliana sotto
Federico II può a pieno titolo
considerarsi alla origini della
letteratura italiana in volgare
e punto di riferimento per i
poeti dei come Guittone
d'Arezzo,Guido Cavalcanti,
Dante. Ma essa ha lasciato in
eredità alla poesia italiana
anche qualcosa di più, uno
dei suoi tratti caratteristici: il
sonetto.
Jacopo da Lentini - Io m'aggio posto in core a dio
servire
Il sonetto è un breve
componimento poetico,
tipico soprattutto
della letteratura italiana, il
nome deriva dal provenzale
sonet (suono, melodia) che si
riferiva in genere a
una canzone con
l'accompagnamento
della musica. Si ritiene che
esso sia stato inventato
da Jacopo da Lentini verso la
metà del Duecento,
nell'ambito della Scuola
Poetica Siciliana, sulla base
di una stanza isolata
di canzone.
Nella sua forma tipica,
è composto da
quattordici versi endec
asillabi raggruppati in
due quartine ("fronte")
a rima alternata o
incrociata e in
due terzine ("sirma") a
rima varia.
Quello in vigore
nel Dolce stil
novo introduceva
nelle quartine la rima
incrociata:
ABBA/ABBA, forma
che in seguito ebbe la
prevalenza.
Lancillotto
e Ginevra
La vicenda narrata è centrata
sull'amore esclusivo e irresistibile del
cavaliere Lancillotto per Ginevra
(moglie di re Artù). In particolare,
Lancillotto
svolge
il
ruolo
dell'eroe che salva la regina rapita
dal malvagio Meleagant.
Il Lancillotto è inoltre uno degli
esempi più celebri del concetto
di amor cortese, e al tempo stesso
una
versione
tradizionale
dell’amore adultero.
Lui: uno dei Cavalieri della
Tavola Rotonda. Nella maggior
parte dei romanzi francesi viene
presentato come il cavaliere più
valoroso e fidato di Re Artù.
Nell'immaginario moderno
corrisponde allo stereotipo del
guerriero perfetto, valoroso e
carismatico, condannato però
dall'amore catastrofico per la
"belle dame sans merci" Ginevra.
Lei: la leggendaria consorte
di Re Artù. Fanciulla di
straordinaria bellezza, viene
descritta dai lineamenti
leggeri, i capelli scuri e gli
occhi verdi, capace sia di
affascinare Re Artù che il suo
guerriero più valoroso,
Lancillotto. L'amore fra
quest'ultimo e la soave
Ginevra è stato assurto a
simbolo dell'amor cortese
medievale.
Lancillotto
Ginevra
Ginevra e Lancillotto
…Fine
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