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Lettera 316
Al nome
di Gesù Cristo crocifisso e di Maria
dolce
Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù.
Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo;
con desiderio di vederti con vero e perfettissimo
lume, acciocché in perfezione conosca la verità.
Oh, quanto c'è necessario, carissima figliuola,
questo lume!
perché senz'esso non possiamo andare per la via
di Cristo crocifisso, che è una via lucida, che ci
dà vita;
e senza questo andremo in tenebre, e staremo in
grandissima tempesta e amaritudine.
Ma, se io considero bene, in due modi ci conviene
avere questo lume:
cioè un lume generale, che generalmente ogni
creatura che ha in sé ragione, lo deve avere, di
vedere e conoscere quello che egli deve amare, e
quello a chi deve ubbidire;
vedendolo col lume dell'intelletto, colla pupilla della
santissima fede;
ch'egli è tenuto d'amare e servire il suo Creatore,
amandolo con tutto il cuore e con tutto l'affetto
senza mezzo,
e obbedire ai comandamenti della legge, d'amare Dio
sopra ogni cosa, e il prossimo come noi medesimi.
Questi sono quelli principali, dove sono legati tutti
quanti gli altri.
Questo è uno lume generale, che tutti ci siamo
obbligati; e senza questo avremo morte;
privati della vita della Grazia, seguiremo la via del
dimonio tenebrosa.
Ma un altro lume c'è, il quale non è separato da
questo, ma è unito con questo:
anco, da questo primo si giunge al secondo.
Ciò sono quelli che osservano i comandamenti di
Dio, crescono in un altro perfettissimo lume;
i quali con grande e santo desiderio si levano dalla
imperfezione, e vengono alla perfezione,
osservando i comandamenti e consigli mentalmente
e attualmente.
Questo lume si deve esercitare colla fame e
desiderio dell'onore di Dio e salute dell'anime,
speculandosi col lume, nel lume del dolce e
amoroso Verbo;
dove l'anima gusta l'amore ineffabile che Dio ha alla
sua creatura, manifestando a noi col mezzo di
questo Verbo,
il quale corse, come innamorato, all'obbrobriosa
morte della Croce per onore del Padre e salute
nostra.
Quando l'anima ha conosciuta col lume perfetto
questa verità;
si leva sopra di sé, sopra il sentimento sensitivo;
con spasimati dolci e amorosi desideri, corre,
seguendo le vestigia di Cristo crocifisso,
con pene, con obbrobri, scherni e villanie con molta
persecuzione dal mondo, e spesse volte dai servi
di Dio sotto colore di virtù.
Con fame cerca l'onore di Dio e la salute delle
anime;
e tanto si diletta di questo glorioso cibo, che sé e
ogni altra cosa spregia;
solo questo cerca, e sé abbandona.
In questo perfetto lume erano quelle gloriose vergini
e gli altri Santi,
che si dilettavano solo alla mensa della Croce con lo
Sposo loro a prendere questo cibo.
Noi adunque, carissima figliuola e suora mia dolce in
Cristo dolce Gesù,
poiché egli ci ha fatto tanto di grazia e di misericordia,
che ci ha messe nel numero di quelle che passate
sono dal lume generale al particolare
(cioè, che ci ha fatto eleggere lo stato perfetto dei
consigli),
e però noi dobbiamo con vero lume seguire con
perfezione questa dolce e dritta via, e non volgere il
capo a dietro per veruna cosa che sia;
né andare a nostro modo, ma a modo di Dio, con pene
sostenendo senza colpa fino alla morte;
trarre l'anima dalle mani delle dimonia.
Perché questa è la via e la regola che t'ha data la
Verità eterna;
e la scrisse nel corpo suo con lettere sì grosse,
che veruno è di sì basso intendimento che si
possa scusare;
non con inchiostro, ma col sangue suo.
Bene vedi tu i capoversi di questo libro, quanto
essi sono grandi;
e tutti manifestano la verità del Padre eterno,
l'amore ineffabile con che fummo creati.
Questa è la verità: solo perché noi partecipassimo
il suo sommo ed eterno bene.
È levato in alto questo maestro nella cattedra della
Croce,
acciocché meglio la possiamo studiare, che noi
non ci ingannassimo di dire:
«Egli me la insegnò in terra, e non in alto».
Non è così: che egli è salito in Croce, e con pena
cerca l'altezza dell'onore del Padre,
e di restituire la bellezza dell'anima su in Croce.
Adunque, eleggiamo l'amore cordiale, fondato in
verità, in questo libro della vita.
In tutto pèrditi te medesima: e quanto più perderai,
più ritroverai.
E Dio non spregerà il desiderio tuo.
Anco, ti drizzerà e ammaestrerà di quello che tu
devi fare;
e darà lume a quello a cui tu fossi suddita, facendo
tu per suo consiglio.
Perché l'anima che òra, deve avere una santa
gelosia;
e sempre si diletti di far ciò che ella fa, col mezzo
dell'orazione e del consiglio.
Tu mi scrivesti, e secondo ch'io intesi nella lettera,
pare che tu sia passionata.
E non è piccola; anco, è forte, maggiore che
verun'altra,
quando dall'uno lato ti senti chiamare nella mente
tua per nuovi modi da Dio,
e i servi suoi si pongono al contrario, dicendo che
non è bene.
Io t'ho compassione pur assai grande:
perché non so che fatica si sia simile a quella per la
gelosia che l'anima ha di sé medesima;
che a Dio resistenza non può fare, e la volontà dei
servi suoi vorrebbe compire,
fidandosi più del lume e conoscimento loro, che del
suo:
e nondimeno non pare che possa.
Ora io ti rispondo semplicemente secondo il mio
basso e poco vedere:
non ponendoti mente affermativamente; ma, come ti
senti chiamare senza te, così rispondi.
Onde, se tu vedi il pericolo dell'anime, e tu te le puoi
sovvenire; non chiudere gli occhi;
ma con perfetta sollecitudine t'ingegna di sovvenirle
fino alla morte.
E non curare di tuoi proponimenti, né di silenzio né
d'altro;
acciocché non ti fosse detto poi: «Maledetto sia tu,
che tacesti!».
Ogni nostro principio e fondamento è fatto solo nella
carità di Dio e del prossimo:
tutti gli altri esercizi sono strumenti e edifici posti
sopra questo fondamento.
E però non devi, per il diletto dello strumento e
dell’edificio,
lasciare il principale fondamento dell'onore di Dio e
dilezione del prossimo.
Lavora dunque, figliuola mia, in quel campo, che tu
vedi che Dio ti chiama a lavorare;
e non pigliare pena né tedio nella mente tua per
quello che t'ho detto, ma porta virilmente.
Temi e servi Dio, senza te, e non curare poi il detto
delle creature;
se non d'avere loro compassione.
Del desiderio, che hai d'uscire di casa e d'essere a
Roma, gettalo nella volontà dello Sposo tuo;
e se sarà suo onore e salute tua, ti manderà modo e
la via allora che non ti penserai,
in modo che mai non l'avresti immaginato.
Lascia fare pure a lui, e perdi te: e guarda che tu
non ti perda altro che in su la Croce;
ed ine ti troverai perfettissimamente.
Ma questo non potresti fare senza il lume perfetto.
E però ti dissi ch'io desideravo di vederti con vero e
perfettissimo lume, oltre al lume generale, come
detto è.
Non dormiamo più, destiamoci dal sonno della
negligenza,
mugghiando con umili e continue orazioni sopra il
corpo mistico della santa Chiesa, e sopra il
vicario di Cristo.
Non cessare d'orare per lui, che gli dia lume e
fortezza e resistere ai colpi dei dimoni incarnati,
amatori di loro medesimi, i quali vogliono
contaminare la Fede nostra.
Tempo è di pianto.
Del mio venire costà, prega la somma eterna Bontà
di Dio, che ne faccia quello che sia suo onore e
salute dell'anima;
e specialmente ora, che sono per andare a Roma
per compire la volontà di Cristo crocifisso e del
vicario suo.
Non so qual via mi terrò.
Prega Cristo dolce Gesù che ci mandi per
quella che è più suo onore,
con pace e quiete dell'anime nostre.
Altro non dico.
Permani
nella santa e dolce
dilezione di Dio.
Gesù dolce
Gesù amore
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