12.00 3-11 dicembre 2011 di P. Pierangelo Casella La preghiera di gesù al getsemani Palestina Gerusalemme Giudea Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me si scatena una guerra, anche allora ho fiducia. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Salmo 27, 3.13 «Gesù uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo disse loro: “Pregate per non entrare in tentazione”. Poi si allontanò e pregava dicendo: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione”.» (Lc 22, 39-46). Gesù era solito recarsi a pregare, dopo la cena, in un luogo divenuto familiare e dall’incontro con il Padre trovava la forza per compiere la sua volontà. Gesù non è solo nella preghiera, ma sente la necessità di avere con sé anche i suoi discepoli. Non vuole rimanere solo, ma ha bisogno del conforto della loro presenza e del sostegno della loro preghiera perché la tentazione non arrivi a sopraffarlo. La preghiera dona la grazia di rendere vigile la fede perché si possa entrare ed uscire dalla tentazione secondo la volontà di Dio. La preghiera diventa lotta quando la realtà della vita si fa dura a tal punto che la volontà di Dio sembra richiedere il nostro sangue, il sacrificio della nostra vita. Il combattimento a volte è tanto duro che sembra abbatterci, perché le nostre forze non sono capaci di affrontare l’avversario e noi ci sentiamo prostrati ed esanimi dalla gravità della lotta. La consapevolezza della disparità della lotta ci rende ancor più consapevoli di affidarci a colui che è più potente dell’avversario, a Dio stesso, che non ci abbandona nella prova. La consapevolezza di non essere soli in questa lotta, ma che tanti altri fratelli combattono come noi, che pregano con noi e per noi, rende forte il nostro spirito perché possiamo affidarci a Dio e confidare nel suo aiuto. Lo scandalo di chi tradisce l’amore è come chiedere che il nostro sangue venga versato a terra, sia inutile. Ma l’angelo del Signore è sempre con noi a confortarci a compier la volontà del Padre nella quale si manifesta sempre, anche in modo misterioso, un amore più grande di ogni ingiustizia. Signore Gesù, tu che hai provato la relazione con il Padre come lotta per essere fedele alla sua volontà, e nello stesso tempo sentivi la solitudine di intraprendere un cammino che richiedeva il tuo sangue, la tua vita, donaci di incontrare sempre qualcuno che sta al nostro fianco, di trovare un fratello che ci sostenga con la sua preghiera. Il tuo angelo santo venga a confortarci perché non dubitiamo mai della santità della volontà del Padre su di noi. Aiutaci a vedere sempre il frutto della prova, che purifica la nostra visione umana, perché possiamo conoscere come unica nostra via di santità la volontà del Padre che ci chiama a camminare sulla via che conduce alla vita!