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Abbazia di S. Maria di Rosano
Salve máter misericórdiæ, Máter Déi, et máter véniæ,
Salve Madre di Misericordia, Madre di Dio e Madre del perdono,
Máter spéi, et máter grátiæ, máter pléna sanctæ lætítiæ.
Madre della speranza e Madre della grazia, Madre ricolma di santa gioia.
Sálve, décus humáni géneris, Sálve Vírgo dígnior céteris,
Salve, vanto del genere umano, Salve o Vergine più degna di tutte le altre,
Quæ vírgines ómnes transgréderis, et áltius sédes in súperis, o María!
Tu le superi tutte e in cielo siedi al di sopra di tutte, o Maria!
Sálve félix Vírgo puérpera: nam qui sédet in Pátris déxtera,
Salve Vergine e Madre felice, colui che siede alla destra del Padre,
Caélum régens, térram et aéthera, intra tua se cláusit víscera, o María!
e sostiene cielo, terra ed astri, si è rinchiuso nel tuo seno, o Maria!
Parrocchia Mater Ecclesiae di Campobasso
Ritiro presso le Monache Benedettine
dell’Abbazia di Santa Maria di Rosano
a Pontassieve (Firenze)
8-12 luglio 2013
Audi, Domine, et
miserere mei;
Domine, esto adiutor
meus.
Convertisti planctum
meum in chorum mihi;
solvisti saccum meum,
et cinxisti me laetitia:
ut psallat tibi anima mea
nec taceat.
Domine, Deus meus, in
aeternum laudabo te.
Ps 30, 11-13
Entrare in chiesa e sentire queste parole, non
tanto con le orecchie, in una lingua che non si
è più abituati ad intendere, ma con il cuore,
perché il cuore ha le sue vie per
comprendere…
allora quel canto penetra dentro, nell’intimo, e
sembra che quella melodia risvegli un annuncio
che si aspettava da tanto tempo!
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
mi hai tolto l'abito di sacco, mi hai rivestito di gioia,
perché ti canti il mio cuore, senza tacere;
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.
Salmo 30, 11-13
Quando siamo entrati nell’Abbazia delle Monache
Benedettine di S. Maria di Rosano a
Pontassieve, non lontano da Firenze,
ci siamo immersi in quella ricerca di Dio che S.
Benedetto aveva chiesto a tutte le persone che
varcavano la soglia del Monastero:
“Chi cerchi? Se cerchi Dio entra nel Monastero
perché qui lo incontri”.
Non è forse quello che Gesù aveva detto ai primi
discepoli che gli chiedevano:
“Maestro, dove dimori? – Venite e vedrete”. Gv 1, 38-39
Entrare in un monastero di clausura è prendere
una decisione che può sembrare anacronistica
in un mondo che non conosce tempi di silenzio
e vuole conoscere in tempo reale le notizie del
mondo intero.
Chiudere la porta dietro di te, quella porta che ti
lega con le mille suggestioni del mondo,
sembra quasi di non essere più risucchiato nel
vortice di avvenimenti che si susseguono di cui
tu non puoi fare nulla,
ma ti trovi invece a vivere una dimensione nuova
del tempo,
del tuo tempo che hai, per decidere come lo vuoi
vivere.
Allora il canto delle monache, quel canto che
all’inizio sembrava incomprensibile, diventa
familiare, anzi sembra quasi la dimensione umana
in cui tu fai posto a Dio.
Sì, perché Dio nessuno l’ha mai visto, ma quando
fai silenzio, quel silenzio che cercava il profeta
Elia lontano dagli eventi eclatanti,
allora riesci a percepire il soffio dello Spirito che fa
risuonare tutte le corde del cuore per la sua lode.
Le vicende del mondo in cui viviamo e la propria
vita personale,
non diventano la distanza insormontabile tra noi e
Dio, quasi che Dio viva su un altro pianeta
lontano da noi,
ma il luogo in cui Dio vuole venire ad incontrarti, a
conoscerti, a prendere dimora.
La sua parola non rimane incomprensibile e il suo
comando irraggiungibile,
ma puoi sentirlo vicino e la sua parola una luce che
ti accompagna nelle tue scelte.
«Questo comando che oggi ti ordino non è troppo
alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel
cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo,
per prendercelo e farcelo udire, affinché
possiamo eseguirlo?”.
Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi
attraverserà per noi il mare, per prendercelo e
farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”.
Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella
tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in
pratica» (Deuteronomio 30, 11-14).
La parola di Dio diventa familiare in ogni ora della
giornata
e la presenza di Dio ti circonda in ogni momento.
La lotta che Giacobbe è chiamato a sostenere con
l’angelo di Dio tutta la notte, quella lotta che
accompagna ogni persona in questo mondo,
non è per allontanarci da Dio, ma per purificare il
nostro cammino e giungere a incontrarlo.
«Ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu
andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché
non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello
che ti ho detto”.
Giacobbe si svegliò dal sonno e disse:
“Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo
sapevo”.
Ebbe timore e disse: “Quanto è terribile questo
luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è
la porta del cielo”.
La mattina Giacobbe si alzò, prese la pietra che si
era posta come guanciale, la eresse come una
stele e versò olio sulla sua sommità.
E chiamò quel luogo Betel (= casa di Dio), mentre
prima di allora la città si chiamava Luz». (Gn 28, 1519)
Ogni monastero è luogo di lotta, non tanto con i
principi che lungo i secoli si susseguono e
possono beneficare il monastero
oppure spogliarlo dei suoi beni artistici o
addirittura inglobarlo come un bene personale,
ma resta sempre il segno del combattimento
spirituale che ogni persona è chiamata a
compiere per abitare nella casa di Dio.
Ed effettivamente, quando si superano tutte le
difficoltà per arrivare ad entrare, si scopre che la
lotta contro i mille principi di questo mondo,
è possibile vincerla e trovare che la casa di Dio è la
nostra abitazione, la nostra dimora, perché qui
incontriamo Dio.
È vero che chi non ha la vocazione per essere
monaco o monaca, non rimane sempre in
monastero,
però la permanenza anche per pochi giorni aiuta a
scoprire la vocazione di ogni persona:
quella di unirsi a Dio perché in Gesù ci ha
chiamati tutti a essere suoi figli. Poter vivere
alcuni giorni durante l’anno in monastero si può
dire che resta un sogno, come quello di
Giacobbe, che unisce la terra la cielo, la nostra
vita a Dio.
«Giacobbe fece un sogno: una scala poggiava sulla
terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed
ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su
di essa.
Ecco, il Signore gli stava davanti e disse: "Io sono il
Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di
Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra
sulla quale sei coricato.
La tua discendenza sarà innumerevole come la
polvere della terra;
perciò ti espanderai a occidente e a oriente, a
settentrione e a mezzogiorno.
E si diranno benedette, in te e nella tua
discendenza, tutte le famiglie della terra». (Gn 28,
È possibile salire al cielo perché Dio stesso è
disceso sulla terra, non è quindi solo un sogno
irrealizzabile l’incontro con Dio, ma è un sogno
che rivela la realtà stessa di Dio che si avvera
in Gesù Cristo.
Il grande crocifisso del secolo XII che sovrasta la
parete di fondo della chiesa del monastero, sta
ad indicare che ogni giorno siamo chiamati ad
incontrare Gesù.
In questa ricerca del volto glorioso del Signore
possiamo giungere anche noi solo attraverso la
sua Pasqua,
vale a dire nel compiere il nostro passaggio al suo
seguito, nel vivere la nostra vita come dono di
amore.
Guardare il volto di Gesù vittorioso sulla croce
significa contemplare la sua gloria che risplende
lungo tutta la storia
e che perciò diventa storia di salvezza per tutti i
popoli.
Custodire nel cuore ogni parola che Dio ha
pronunciato attraverso Mosè e i Profeti e che
vengono sempre lette nella Chiesa, significa
vedere in Gesù l’adempimento di ogni promessa.
Ogni volta che si prega leggendo la Sacra Scrittura
significa ricordare, far ritornare nel cuore,
quell’amore con cui Dio guida la storia e realizza il
suo disegno di salvezza attraverso Gesù, perché
tutti possano essere salvati e diventare suoi figli.
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio? Sal 42, 3
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. Sal 27, 9
Non nascondermi il tuo volto
nel giorno in cui sono nell'angoscia.
Tendi verso di me l'orecchio, quando t'invoco,
presto, rispondimi! Sal 102, 3
Non nascondermi il tuo volto:
che io non sia come chi scende nella fossa. Sal 143, 7
Sul tuo servo fa' splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia. Sal 31, 17
Signore, Dio degli eserciti, fa' che ritorniamo,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi. Sal 80, 20
Fa' risplendere il tuo volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi decreti. Sal 119, 135
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto. Sal 67, 2
Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. Sal 17,15
Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto. Sal 89, 16
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace. Nm 6, 25-26
Il suo volto era come il sole
quando splende in tutta la sua forza. Ap 1, 16
I suoi servi lo adoreranno; vedranno il suo volto
e porteranno il suo nome sulla fronte. Ap 22, 3-4
“E Dio, che disse: "Rifulga la luce dalle tenebre",
rifulse nei nostri cuori,
per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio
sul volto di Cristo” 2Cor 4, 6
il volto glorioso di Cristo in croce illumina ogni
nostra ombra di tenebra
e ci fa partecipi del suo amore che riempie i nostri
cuori di gioia e di pace!
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