R E S T U D E R T I N AE
-8DOMENICO MAMMOLI
PROCESSO ALLA STREGA
MATTEUCCIA DI FRANCESCO
20 MARZO 1428
TODI -1983
ARME DI LORENZO DE SURDIS
CAPITANO E CONSERVATORE DELLA PACE
DELLA CITTÀ DI TODI
La pratica giudieiaria e più ancora il contatto diretto con la parte più
umile delle nostre genti, consente di scoprire, come attraverso un filtro magico
posto a ritroso nei secoli, un mondo ancora oggi popolato da streghe, da maghi,
da etocazioni, da riti oscuri.
Fatture e controfatture, ricorsi a fattori ultramondani sacri e sacrileghi,
benediziom, esorcismi, contromalie, amuleti, talismani, brevi religiosi.
È tutta la vita, scrive il Parrini (1), che l'uomo ha vissuto dal primo
nascere e che tuttora vive, anche se apparentemente lontano da esso.
Filtri, erbe, segni strani e misteriosi,formule complicate o innocenti gocce
d'olio che si allargano sul fondo di un piatto colmo d'acqua, si fondono in un
clima di favola tragico mica, che pure ha avuto il suo tributo di sangue: oggi
come ieri.
A Canonica di Todi, tanto per fare un esempio, il 22 novembre 1966,
un salariato agricolo uccide seloaggiamenie una povera donna che gli avrebbe
ratto il «malocchio»; in istruttoria il folle confessa di essersi Più volte rivolto ad un santone locale per ottenere il « contromalocchio » e di essersi finalmente liberato dall' ossessione delle magie perpetrate a suo danno solo quando
la donna era caduta senza vita in un lago di sangue.
Sempre a Todi, il 20 marzo 1428, una donna di Ripabianca di Deruta,
Matteuccia di Francesco, accusata di stregoneria, sotto il peso di ben trenta
capi di imputazione, riuniti sotto il vincolo della continuazione, venne giudicata sulla Piazza di Todi dal « Tribunale dei Malefici » e condannata al
rogo per ordine del Capitano Lorenzo De Surdis.
La sentenza, nella stesura originale latina venne trascritta e pubblicata,
per la prima volta, dalla Dr. Candida Peruzzi (2) con una erudita prefazione
storico-etnografica che ci è stata di utile guida per interpretare alcuni passi
piuitosto difficili del documento.
(1) Storia Tradizioni e Leggende nella medicina popolare.
(2) In LAREs, XXI, 1955, pago 1-17. Leo S. Olshki editore in Firenze.
5
Il fascicolo del processo si compone di 24 fogli ed è raccolto da una copertina esterna che porta impresso lo stemma del Capitano del Popolo in carica,
Lorenzo De Surdis, romano,
La prima parola della sentenza porta disegnata, in testa alla lettera I
(n dey nomine) una figura di donna dal capo scarmigliato, verosimilmente
destinato a rappresentare la .figura della « strega ».
Gli atti del processo sono convalidati dal sigillo, a forma di croce, del Notaro rogante - Novello Scuderij da Vassano - in funzione di Cancelliere.
Il documento, uno dei più antichi del genere, è di un interesse storico eccezionale, comprovando fatti ed episodi che solo la diffusa ignoranza popolare
poteva attribuire alle facoltà diaboliche delle fattucchiere.
Tipico è il passo del processo laddove si dà piena fede alla confessione di
una fantastica cavalcata della strega, con il corpo interamente cosparso di unguento magico (4), a cavallo del « diavolo », evocato e trasformato in un capro;
così la strega, correndo sopra l'acqua e sopra il vento, considerati anch'essi
mezzi e strumenti dell'opera diabolica (5), si reca al convegno presso la noce
di Benevento (6) dove sono ad attenderla « moltissime streghe e spiriti incantati e demoni infernali e Lucifero maggiore, il quale, presiedendo, ordina alla
stessa ed agli altri di andare in giro per distruggere bambini e per fare altre
cose cattive» (7).
Ma le arti magiche, oggi come ieri, venivano dirette sopra tutto nel campo
dei rapporti amorosi, laddove la credenza popolare è spesse volte facilitata,
oltre che dalla ignoranza, da struggimenti, da raptus erotico-sentimentali, da
una diversa e più fiaccata predisposieione psicologica dei soggetti.
E in questo settore la Matteuccia di Francesco è davvero maestra.
La sentenza narra di una moglie dimorante nel Castello di Collemezro
che, recatasi dalla fattucchiera per lamentarsi che il suo sposo la trattava
male e per chiedere un efficace rimedio, ricevette dalla Matteuccia «un uovo
e l'erba denominata costa cavallina (8) » con l'avvertimento di darli a
mangiare al marito « che si sarebbe infatuato per qualche giorno »;
la donna eseguì gli ordini della strega «ed il detto uomo, infatuatosi,
rimase furioso per tre giorni ».
(4) L'unguento viene considerato come strumento magico.
(5) COCCHIARA G., Il diavolo nella tradizione popolare italiana, Palermo, 1945
(6) Luogo considerato dalla «tradizione» come il «parlamento» delle streghe .
(7) Vedi pag. 28 linea 16 e seg.
(8) La PERUZZI ritiene trattarsi dell’erba chiamata coda cavallina = equisetum arvense.
6
"Comitato tudertino" da incisione del sec. XVII.
Il castello di RIPABIANCA è in alto al centro.
Ed ancora della sposa di nome Caterina, del distretto di Orvieto, anche
essa tormentata dal caraitere manesco di suo marito che, per giunta, la trascurava. La fattucchiera ha subito pronto il rimedio : fare una immagine di cera
e portargliela; avutala … la detta Matteuccia. .. avvolse la stessa immagine cum accia puelle virginis dicendo alla Caterina di mettere l'immagine
sotto il letto del marito, proferendo contemporaneamente la formula: «sta
in te come stecte Cristo in sé, sta fixo come stecte Cristo Crucifixo,
torna a me come tornò Cristo in sé, torna alla voluntà mia come
tornò Cristo a la patria sua ».
Le fatture continuano; una donna del Castello di Poggio di Orvieto chiede
un rimedio amoroso contro il suo padrone, un prete «distratto» e la Matteuccia le comanda di fare un'immagine di cera, da collocare insieme sopra
un mattone infuocato, mentre interveniva la formula sacramentale: «come
se destruge questa cera, cossì se possa destrugere el core dell'amor
mio, perfine che farà la voluntà mia ».
Ad un' altra donna del Castello di Paciano del distretto di Perugia, che
desiderava piegare alla sua volontà l'uomo che amava, la Matteuccia prescrive
di catturare alcune rondini e di bruciarle e di dare a bere e a mangiare la polvere così ottenuta «cuicuique diligeret et optineret quicquid vellet
ab ipso ».
Ed ancora: a una donna del Castello di S. Martino del distretto di Perugia, sempre al fine di ottenere maggiori favori amorosi dal marito, consiglia di
trovare un rondinino nutrito con zucchero e di darlo a mangiare, allo sposo
e di fargli poi bere l'acqua nella quale si era lavata i piedi, mista a vino.
Una fattura di larga applicazione - stando al documento - consisteva
nel procurarsi una candela benedetta, di accenderla e di piegarla, tenendola poi
ben custodita, di modo che per tutto il tempo in cui la candela rimaneva piegata
e nascosta, la donna o l'uomo verso cui la magia era diretta non potessero
congiungersi carnalmente.
Unguenti, tratti da carni e grassi di cadaveri, polveri ricavate da ossa
di morti pagani (non battezzati), intrugli composti da erbe, ciocche di capelli
bruciate e ridotte in polvere, penne di volatili, topi, unghie di mula, sono gli
ingredienti classici delle fatture, consigliate, elaborate ed attuate dalla Matteuccia per guarire malati, per seminare odio, per ridurre a miglior ragione
innamorati stanchi o delusi. Il tutto condito da una serie di complicate formule
magiche che ricalcano invocarioni religiose popolari sia pure profanate da
«spirito diabolico ».
Schiacciata dal peso di simili «infamie », la povera donna, considerata
agli effetti penali, rea confessa, pur senza essere assistita da un difensore,
9
viene dunque condannata al rogo, così come era previsto dalle leggi del tempo
« affinché non potesse mai più gloriarsi della sua malizia e iniquità
e fosse di esempio a chiunque desiderasse svolgere simile attività ».
La sentenza, forse unica det genere, con il successivo verbale di esecuzione capitale, è conservata in originale nell' Archivio Comunale di Todi (9)
ed è stata tradotta dal testo latino della primitiva stesura notarile.
Il testo italiano è stato già pubblicato a puntate in Volontà (1O)
nella traduzione del Dr. Carlo Grondona e per esteso nella Rivista
Giuridica Umbra (11), preceduto da una breve introduzione a cura
dell'A.
L'interesse suscitato dalla pubblicazione, ha consigliato di arricchire questa edizione del testo originale latino e di un Indice di nomi
di persona, di luoghi, delle locurioni e delle cose più notevoli richiamati nella
sentenza.
È infine interessante notare come nella decisione del Magnifico
e potente Signore Lorenzo de Surdis romano, onorabile capitano e
conservatore della pace della città e del distretto di Todi, vengano
citati due personaggi consegnati alla storia italiana e non solo regionale: San Bernardino da Siena e Braccio Fortebracci da Montone.
La venuta a Todi di San Bernardino è la conferma della tradizione di un avvenimento che deve aver segnato un arresto nell'attività della Matteuccia come fattucchiera: « ... ante adventuum fratris Bernardini ... »; la predicazione del Santo francescano pose certamente un freno all'esercizio dell'usura, alle discordie e, sopratutto,
alle pratiche di magia e di superstizione.
La processione in onore del Santo di Siena che il 20 maggio di
ogni anno muove da Pian di San Martino e da Piandiporto (12)
per salire in cima al colle ad ossequiare in Cattedrale il Vescovo ed
a rendere omaggio, in San Fortunato, alla tomba del santo patrono
della città, costituisce un chiaro ricordo che la tradizione popolare ci ha tramandato nei secoli, della attiva presenza a Todi di San
Bernardino e della sua opera di predicatore.
(9) Todi, Arch. Comunale - Sala VI, vetrina processi, n. 20 bis, fol. 21-23.
(lO) VOLONTÀ - Rivista di vita cittadina - n. da l a 12 anno 1952 e n. 1 anno 1953.
(11) RIVISTA GIURIDICA UMBRA - anno XIII - 1968 fasc. 4° pag. 833 e segg.
(12) Due frazioni del Comune di Todi, prossime alla città.
10
Secondo la tradizione, il grande albero collocato poco fuori dell'ingresso del convento francescano di Montesanto, sarebbe stato
posto a dimora dallo stesso santo a ricordo della 'sua visita alla città
di Jacopone.
Un grande condottiero viene pure richiamato in sentenza: Braccio Fortebracci da Montone, il quale, dopo essersi impossessato di
Todi ed averne fatto ricostruire la rocca, aveva riorganizzato tutta
la vita cittadina, tenendola saldamente in pugno.
Un uomo forte, coraggioso, rude: eppure questo condottiero
che poteva sgominare un esercito con la sua strategia e la sua astuzia,
gode quasi certamente della fiducia della Matteuccia che era riuscita a conquistare la stessa « Corte» del capo militare. Un mercenario del suo esercito, nativo di Cortona, si presta ad aiutare la
fattucchiera nel ripescare dal Tevere il corpo di un annegato, dal
quale poi doveva estrarre le parti grasse, materia pregiata per le
manipolazioni magiche. È evidente come questo servizio costituisse
la contropartita di particolari favori della strega all'ambiente del
condottiero.
La presenza di Braccio, all'epoca del processo, risalta in altri
episodi sottoposti all'esame e al giudizio del Capitano di Giustizia
De Surdis.
Trincia di Pietro da Fratta Todina (allora Fratta Episcopi) era
stato posto da Braccio alla direzione dei lavori di ricostruzione della
Rocca (13); nello esercizio della sua attività, essendo egli analfabeta,
aveva assunto alle sue dipendenze, in qualità di contabili, due fratelli, Rinaldo ed Egidio.
Nel corso del rapporto il Trincia aveva costretto i due «ragionieri» a distruggere il registro di contabilità e a fabbricarne uno
nuovo, dimezzando le entrate, allo scopo di appropriarsi di 42 fiorini
ricevuti dalla moglie di Braccio, Nicoletta Varano.
Il. Giudice condanna il Trincia alla pena pecuniaria di 225 libbre
di denari cortonesi ed assolve i due fratelli, non ritenendo li evidentemente responsabili del concorso nella frode e nella indebita, aggravata
appropriazione.
Lo stesso Trincia è ricordato nel manoscritto, in altro passo di
sentenza, questa volta come parte lesa in un processo risarcitorio
(13) Cfr. M. PERICOLI, Braccio Fortebracci da Montone ricostruisce la Rocca di Todi nel
1423, in: Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, LI, 1954, pago 111-118.
11
in tentato contro l'autore dell'incendio doloso della sua casa: il capomastro, vecchia conoscenza del giudice, riceve giustizia con la condanna dell'incauto incendiario al pagamento di un indennizzo di
100 libbre di danari cortonesi.
È la stessa «giustizia» che in nome dei tempi conduce al
rogo la «strega» e di cui appunto ci occupiamo nelle pagine che
seguono.
TODI - Palazzo del Capitano
12
f. 21v
5
10
In dey nomine. Amen. Hec est quedam condempnatio corporalis et
Sententia condempnationis corporalis lata, data et habita in hiis | scriptis,
sententialiter pronumptiata et promulgata per Magnifìcum et potentem
virum Laurentium de Surdis de Urbe, | honorabilem capitaneum et conseruatorem pacis Ciuitatis tudertine eiusque comitatus, fortie et districtus,
pro Sancta Romana Ecclesia | ac pro Sanctissimo in Christo patre et
domino nostro domino Martino, diuina prouidentia papa Quinto sub
examine egregij | et jurisperiti viri domini Tomasij de Castiglione Retino, Judicis mallefitiorum prefati domini Capitanej, nec non cum consensu, | voluntate, et deliberatione generosi legumdoctoris domini Petrj de Ricchardinis de Urbe, collateralis dicti domini capitaney. | Et
scripta, lecta, vulgarizata et publicata per me Nouellum Scuderij de Vassano publicum notarium et nunc notarium et offitialem | mallefitiorum
prefati domini capitanei ad dictum offitium per ipsum dominum capitaneum inter alia deputatum, sub anno domini M° | cccxxviii0. Indictione
Vla, tempore Sanctissimi in Christo patris et dominj nostrj dominj Martinj,
diuina prouidentia pape Quinti, die et mense | infrascriptis. |
Nos Laurentius capitaneus predictus sedentes pro tribunali ad nostrum solitum banchum judicis mallefitiorum, infra positum et | confinatum ubi similes condempnationes corporales et sententie condempnationum corporalium darj et proferrj solent, infrascriptam condempnationem
| corporalem con tra infrascriptam Mactheutiam Francisci pro infrascriptis mallefitiorum culpis, excessibus et delictis per ipsam factis | et
commissis et perpetratis damus et in hijs scriptis sententialiter proferimus
in hunc modum, videlicet: |
15
Mactheutiam Francisci de castro Ripabianche comitatus tuderti, popularem et pro populari habitam et reputatam secundum formam | Statutorum communis Tuderti, feminam male conditionis vite et fame, publicam incantatricem, facturariam et 'maliariam et stregam, | con tra
quam per modum et viam inquisitionis formaliter processimus, in eo, de
eo, et super eo quod fama publica, precedente et | clamosa insinuatione
referente, non quidem a malìuolis et suspectis sed potius a ueridicis et fide
14
In nome di Dio amen. Questa è la condanna corporale e la sentenza
di condanna corporale data e ratificata, sentenziata e resa di pubblica ragione dal Magnifico e potente Signore Lorenzo de Surdis romano, onorabile Capitano e Conservatore della pace della città di Todi e del suo distretto per la Santa Chiesa Romana e per il Santissimo padre in Cristo,
e signor nostro signore Martino per divina provvidenza papa V, con la
consulenza dell'egregio dottore in legge signor Tommaso di Castiglione
Retino, giudice dei malefici del sunnominato signor Capitano e con l'approvazione, volontà e deliberazione di Generoso Dottore in legge, del signor
Pietro de Riccardinis romano, consigliere del suddetto signor Capitano. E
scritta, letta e resa di pubblica ragione da me Novello Scuderij da Vassano, pubblico notaro, ed ora notaro ed incaricato dei malefici del suddetto
signor Capitano, nell'anno del Signore 1428, indizione VI, al tempo del
Santissimo padre in Cristo signor nostro signor Martino per divina provvidenza papa V, nel giorno e mese infrascritti.
Noi Lorenzo, Capitano predetto, sedente in tribunale al nostro
solito banco del giudice dei malefici, posto in mezzo ed isolato, dove sogliono essere date e pronunziate simili condanne corporali e sentenze
di condanne corporali, diamo l'infrascritta condanna corporale contro
l'infrascritta Matteuccia di Francesco per gli infrascritti malefici, colpe,
eccessi e delitti dalla stessa fatti, commessi e perpetrati e in questa requisitoria sentenziamo in questo modo cioè:
Abbiamo formalmente proceduto contro Matteuccia di Francesco,
del castello di Ripabianca (l0), del distretto di Todi, universalmente ritenuta e riconosciuta secondo lo spirito degli Statuti del comune di Todi,
come una donna di cattive abitudini di vita e di malaffare, pubblica
incantatrice, fattucchiera, autrice di sortilegi, strega, contro la quale giovandosi d'interrogatori ed informazioni (abbiamo formalmente proceduto) in quelle cose, intorno a quelle cose e sopra a quelle cose che già pre(10) Ripabianca, oggi frazione nel comune di Deruta in provincia di Perugia,
ma diocesi di Todi.
15
(f. 21v) dignis | hominibus et personis, non semel tantum sed sepe sepiusad
aures et notitiam prefati domini capitanej et eius curie auditum | pe20
ruenit quod dieta Mactheutia deum pre oculis non habendo, sed potius
jnimicum humani generis sub M°cccc°xxvj°, | xxvij°, xxviij° et ultra
usque per tempus sue vite quo discretionem habuit pluries et infinitis vicibus, incantauit corporis | ac capitis et aliorum membrorum patientes, tam personaliter quam etiam signa sibi portata prout sunt zone, cappelle et | cum simili a, pro supradictis et alijs infirmitatibus, cum spandis mensurando dictas zonas et suas incantationes dicendo | pluribus
et diversis personis diversorumque locorum. |
25
Jtem non contenta predictis, set mala malis addendo, diabolico spiritu instigata, sub M°cccc°xxvj° et a dicto tempore citra, ultra | viginti
vicibus incantauit spiritatos ac fantasmata habentes ipsos personaliter existendo coram ipsa, uel ipsis | absentibus zonas uel ali a signa ipsorum, ista
verba dicendo, videlicet:
- Omne male percussiccio,
omne male straualcaticcio, |
omne male fantasmaticcio (Corretto da stravalcaticcio)
deccho el togla
et la terra la recoglia
et non noccia ad cristiano.
30
Que verba ter patienti | dicit uel ter cum spandis mensurando zonam, qua mensurata, si esset magna, per tres spandas in unam | redit.
Et supradictis verbis dictis, tenendo quandam candelam in manibus accensam, in terram expuit ter. |
Jtem non contenta predictis, diabolico spiritu instigata, set mal a malis addendo a. M°cccc°xxvj°, citra usque in presentem | diem, quam plurimos et plurimos incantauit dolores patientes membrorum ista verba dicendo, videlicet:
- Nel nome sia del | padre, del figlio et de lo Spiritu sancto
et de Madonna Sancta Maria con omne sancto
et de sancto Pietro,
che omne male torni adreto |
et de sancto Benedecto
che fu medico de Christo
che medicò
et non rencapitò
non tolse medicatura
16
cedute da pubblica fama ed insistenti e clamorose dicerie, non tanto da
malignità e sospetti, ma piuttosto da persone ed uomini veritieri e degni
di fede non una volta tanto, ma sempre più spesso pervenne agli orecchi e
venne a conoscenza del suddetto signor Capitano e della sua Curia, che la
suddetta Matteuccia, non avendo presente Dio, ma piuttosto il nemico del
genere umano, negli anni 1426, 27 e 28 ed oltre sino al tempo in cui fu
definitivamente impedita, moltissime volte e con infiniti modi incantò i sofferenti del corpo, del capo e di altre membra del corpo, sia direttamente sia
per mezzo di cose ad essa portate, come sono le cinture, sopravesti e consimili per le sopradette ed altre infermità, misurando con la spanna dette cinture, e dicendo i suoi incantesimi a molte e diverse persone di diversi luoghi.
Inoltre, non contenta delle cose predette ma aggiungendo male a male,
istigata da spirito diabolico, verso il 1426 e anteriormente, oltre venti
volte incantò spiritati e succubi di fantasmi, sia che essi andassero personalmente da lei, sia che assenti, dicendo queste parole sopra le cinture ed
altri loro segni, ossia:
Omne male percussiccio
omne male stravalcaticcio
omne male fantasmaticcio
deccho el togla
et la terra la recoglia
et non noccia ad cristiano.
Le quali parole dice per tre volte al paziente o tre volte misurando
con la spanna la cintura, e misuratala se fosse troppo grande, per tre
spanne la riduce in una e dette le suddette parole tenendo una candela
accesa in mano sputa in terra tre volte.
Inoltre non contenta delle cose predette, istigata da spirito diabolico, aggiungendo male al male da oltre il 1426 fino al giorno presente,
incantò moltissimi pazienti di dolori di membra molte volte, dicendo
queste parole cioè:
Nel nome Sia del padre del figlio et de lo Spiritu sancto,
et de Madonna sancta Maria con omne sancto
et de sancto Pietro
che omne male torni adreto
e de sancto Benedetto
che fu medico de Christo
che medicò
et non rencapitò
non tolse medicatura
17
(f.21v)
35
per la Sancta Scriptura,
per la luna | et per lo sole,
per Dio nostro Signore,
che tu mucci maladecta
et non ti folcere in carne benedecta,
uanne in fondo de mare |
che questa anima non po' più sufferire
et ne durare ne mondeschi,
nè cima non ce mecti,
nè dogla ne piume |
nè più vitio non cogla.
Que verba suprascripta ter dicit. |
Item non contenta predictis set mal a malis addendo supradicto
M°cccc°xxvj° et citra, quam plurimos dolores corporis patientes | incantauit, dicendo ista uerba, videlicet:
40
- Lumbrica, lumbrieaia
che tieni core et anima,
che tieni polmoncelli,
che tieni fecatelli,
che | tieni mena naso,
che tieni mena capo,
che tieni mena piedi,
che tieni omne bene,
Santa Susanna
defore li nne manda, |
Sancta Jolecta
de fore li nne gecta,
Sancta Bruna
orna al cielo
defore linne gecta
ad uno ad uno
finché ce ne sta | niuno. Amen –
Que verba ter dicendo proiecit tria grana salis in jgne. |
45 Jtem non contenta predictis, set mala malis addendo, diabolico spiritu instigata fantasmatichos seu spiritos habentes ad | ipsam pro remedijs accedentes quam pluries docuit ut haberent ossum paganum, hoe est
sepultorum sine bacti- | smo et portarent ad quoddam triuium et ibi po-
18
per la Sancta Scriptura
per la luna et per lo sole
per Dio nostro Signore
che tu mucci maladecta
et non ti folcere in carne benedecta
vanne in fondo de mare
che questa anima non può più sufferire
et ne durare ne mondeschi
nè cima non ce mecti
nè dogla ne piume
nè più vitio non cogla.
Le quali parole dice tre volte.
Inoltre, non contenta delle cose predette ma aggiungendo male a male,
nello stesso anno 1426 e prima, incantò moltissimi pazienti di dolori di
corpo dicendo queste parole cioè:
Lumbrica lumbricaia
che tieni core et anima
che tieni polmoncelli,
che tieni fecatelli,
che tieni mena naso,
che tieni mena capo,
che tieni mena piedi,
che tieni omne bene.
Sancta Susanna
de fore li nne manda,
Sancta Jolecta
de fore li nne gecta,
Sancta Bruna
torna al cielo
de fore li ne gecta
ad uno ad uno
fin che ce ne sta niuno. Amen.
Le quali parole dicendo tre volte gettò tre grani di sale nel fuoco.
Inoltre non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a
male istigata da spirito diabolico, consigliò svariate volte agli spiritati ovverosia succubi di fantasmi che si recavano da lei per rimedio, di prcu-
19
(f. 21v)
nendo illud os dicendo novem pater noster cum nouem | ave rnariis at
etiam dicendo ista verba, videlicet:
- Osso pagano ad questo et tolli
et tu larecoglj –
Quo facto sic peragens, | stet per novem dies ante quam redeat per
uiam illam et quod si ibi infra iIlos dies rediret fantasma illa ad ipsam
| rediret. Quod sic fecit cuidam de [Sancto] Martino comitatus Perusij
qui semifatuus erat, nam super quadam sepultura | dormiendo infantasmatus erat, quod fecit in M°cccc°xxvj°, uel circa. |
50
f. 22r
5
Jtem non contenta predictis set mala malis addendo ante adventum
fratris Bernardinj, multis ac diuersis personis | diuersisque vicibus deguastauit facturas seu malias. ||
Jtem non contenta predictis set mala malis addendo diabolico spiritu
instigata quam plurimos ad ipsam euntes ex mulieribus | filocacthos
instruxit ac remedium prebuit, ipsis dando herbam vincham incantatam
incantationibus suis ut comedere | darent amansiis ipsorum ac etiam
ut acciperent loturam manuum et (e) uultus ipsorum et ipsis potui darent
si | voluntatem ipsarum optinere vellent et amorem ipsarum in ipsos
dirigerent, quod pluries a tempo re quattuor annorum citra usque in presentem diem fecit. |
Jtem quod non contenta predictis, set mala malis addendo, ante aduentum fratris Bernardinj ad civitatem tudertinam et in M°cccc° | xxvj° et
Moccccoxxvijo pluribus et pluribus vicibus ac diuersis personis diuersorumque locorum facturas fecit cum capiIlis, | petijs inuolutis, mietendo sub
hostijs ac lectis ut uxores deligerentur a viris et e converso, dicendo hec
verba, videlicet: |
- lo non te uego ma ueduto ta
chi et core del corpo furato ta:
sta folto, come stecte Christo nel sepulcro,
sta fisso | come stecte Christo crucifisso,
torna a la patria mia
come tornò Christo a la madre sua -.
10
Que verba operantur ut | viri faciant voluntatem mulierum et e
converso. |
(e) Era stato aggiunto: p e d u m. poi annullato.
20
rarsi un osso pagano, ossia di sepolti senza battesimo, e di portarlo ad un
crocevia e nel posarlo li dicessero nove Pater noster e nove Ave Marie
ed in più queste parole, cioè:
Osso pagano ad questo el tolli
et tu la recogli.
Dopo aver fatto ciò, come sopra, stia per nove giorni prima di ritornare per quella strada e che se in quei giorni ci fosse ritornato, il fantasma
ritornerebbe a lui; il che così fece ad un tale di [San] Martino del distretto di Perugia che era semi infatuato, infatti si era riempito di fantasmi
dormendo sopra una sepoltura; il che fece nel 1426 all'incirca.
Inoltre, non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a
male, prima della venuta di frate Berardino (11), sciolse le fatture ossia
malie a molte e diverse persone, diverse volte.
Inoltre non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a
male, istigata da spirito diabolico, istruì molti amanti di donne che si
recavano da lei e loro fornì il rimedio, dando loro l'erba vinca incantata con i suoi incantesimi perché la dessero a mangiare alle loro amanti
e che anche prendessero l'acqua con cui si erano lavati il volto e le mani
e la dessero loro a bere per ottenere la loro accondiscendenza e far rivolgere verso loro stessi il loro amore; il che fece da più di quattro anni
sino al presente giorno.
Inoltre non contenta delle cose suddette ma aggiungendo male a male
prima della venuta di frate Berardino (11) a Todi, nel 1426 e 1427 moltissime volte a diverse persone di diversi luoghi fece fatture con capelli avvolti in pezze mettendoli sotto la porta ed il letto per far amare le mogli
dai mariti e viceversa dicendo queste parole, cioè
lo non te vego, ma veduto t'ha
chi el core dal corpo furato t'ha,
sta colco
come stecte Christo nel sepulcro,
sta fisso
come stecte Christo crucifisso,
torna a la patria mia
come tornò Christo a la madre sua.
Le quali parole operano in modo tale che gli uomini facciano il volere delle donne e viceversa.
(11) Si fa riferimento alla predicazione di San Bernardino da Siena a Todi.
21
(f. 22r)
15
20
25
30
35
Jtem non contenta predictis set deum pre oculis non habendo diabolico spiritu instigata, sub Moccccoxxvjo cum quidam annegatus | esset
in Tiberj, conuenit cum quondam stipendiario Bracchij qui nominabatur
Cortona, de ciuitate Cortona, ut ipse | Cortona accederet ad dictum
hominern in Tiberj submersum et de carnibus cum pinguedine dicti submersi acciperet | et ad ipsam portare t ut ipsis carnibus decoptis licorem
facerent, qui Cortona sic fecit et ad ipsam portauit | et de licore uel
olio ex dictis carnibus fecerunt, quod olium operatum fuit pro doloribus
et vulneribus personarum. |
Jtem non contenta predictis set mala malis addendo, quod sub Mo
cccc°xxvi° cum quedam femina cuiusdam presbiterj | de castro Podij
comitatus Urbeueteris accessixet ad dictam Mactheutiam dicendo quod
dictus suus presbiter ipsam non | diligebat nec rem cum ipsa diu habuerat, jmo cotidie verberabat, et rogasset ipsam Mactheutiam ut remedium | aliquod preberet ut in amorem suum conuerteret, ìpsa Macthentia dixit ut faceret quandam jmaginem | cere et ipsi portaret; que femina, sic peracto, dictarn jmaginem ad dictam Mactheutiam portauit,
Qua jmagine | habita per ipsam Mactheutiam una cum dieta femina
posuerunt super quodam latere jgneo et ipsa ymago paulatim | consumabatur, et ipsa Machtheutia dicebat diete femine quod infrascripta
verba diceret, videlicet:
- | Como se distruge questa | cera cossi .se possa distrugere el core
dell'amor mio perfino che farà la uolontà mia. –
Quo faeto, aliquo tempore | pertransacto, dieta femina ad dictam
Mactheutiam rediuit dicendo quod quicquid a dicto suo presbitero voluerat optinuerat | et quod ipsum in amorem suum reconuerterat. |
Jtem non contenta predictis set mala malis addendo sub Moccccoxxo
cum quidam vir et uxor de castro Collismedij | comitatus tudertini, accessixent ad castrum Ripebianche, dieta uxor accessit ad dictam Mactheutiam, conquerendo | de suo viro et dicendo quod ipse male pertractactabat eam, ipsam Mactheutiam rogando ut daret sibi aliquod re- | medium ut viro suo munera retribueret propter tot et tanta vilipendia que
sibi cotidie inferebat, et ipsa Mac- | theutia dedit predicte mulierj unum
ouum et herbam que uocatur costa cauallina et dixit quod simul | coqueret et daret ad comedendum dicto suo viro et infatuaretur per aliquos
dies et ita dieta mulier | fecit et dictus vir infatuatus tanquam furiosus
per tres dies extitit. |
Jtem non contenta predictis, set mala malis addendo, diabolico spiritu instigata in Moccccoxxvijo cum quedam mulier, | nomine Catarina,
22
Inoltre non contenta delle cose suddette ma non tenendo Dio innanzi
agli occhi, istigata da spirito diabolico, nell'anno 1426 essendo un tale annegato nel Tevere, s'incontrò con un tale alle dipendenze di Braccio,
sopranominato Cortona, della città di Cortona, affinché lo stesso si recasse
presso il suddetto uomo annegato nel Tevere e prendesse delle carni e
del grasso di detto annegato e glielo portasse, per farne, dopo aver cotto
le carni, un liquore, il quale Cortona così fece e glielo portò e da dette
carni fecero del liquore ed olio; il quale olio fu adoperato per i dolori e le
ferite delle persone.
Inoltre, non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a
male, (è riferito) che nell'anno 1426 essendosi recata presso la detta Matteuccia una certa donna un certo presbitero dal castello di Prodo, del
distretto di Orvieto, dicendo che il detto suo presbitero non la curava e
che non aveva avuto più rapporti da tempo con lei, che anzi la percuoteva ogni giorno, ed avendo chiesto alla stessa Matteuccia di darle un
qualche rimedio per rivolgere il suo amore verso di lei, la stessa Matteuccia disse di fare una certa immagine di cera e di portargliela, la quale
donna, fatto come era stato detto,· portò la detta immagine alla, detta
Matteuccia, avuta la quale con la detta donna insieme posero l'immagine
sopra un mattone infuocato, e la stessa Matteuccia diceva alla detta donna
dj dire le sottoscritte parole, cioè:
- Come se destruge questa cera, cossì se possa destrugere el care delI'amor mio, perfine che farà la volontà mia. Fatto questo, era passato un po' di tempo, la detta donna ritornò
dalla detta Matteuccia affermando di aver ottenuto da detto suo presbitero
qualunque cosa aveva voluto e che lo stesso si era rivolto nel suo amore.
Inoltre, non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a male
nell'anno 1420 essendo giunti al Castello di Ripabianca due coniugi del castello di Collemezzo (12), del distretto di Todi, la detta moglie si recò dalla
detta Matteuccia, lamentandosi di suo marito e dicendo che lo stesso la
trattava male e pregando la stessa Matteuccia di darle un qualche rimedio
per compensarlo di tante e tante umiliazioni che ogni giorno le procurava
e la detta Matteuccia diede alla suddetta moglie un uovo e l'erba denominata costa cavallina e disse di cuocerli insieme e di darli a mangiare al
detto suo marito ché si sarebbe infatuato per qualche giorno; e la detta
moglie fece così ed il detto marito infatuatosi rimase furioso per tre giorni.
Inoltre, non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a
male, istigata da spirito diabolico, nel 1427 essendosi recata dalla detta
(12) Collemezzo, o Coldimezzo, castello nei dintorni di Casalalta, oggi diruto.
posto sul vecchio confine tra Todi e Assisi, patria di "Monna Vanna" sposata a
Jacopone da Todi. Cfr. G. CECI, Alla ricerca di Fra Jacopone. Todi, 1932, pago 31.
23
(f. 22r) comitatus Urbeueteris accessixet ad dictam Mactheutiam dicendo se habere virum parum ipsam | diligentem et cotidie ipsam verberantem, rogavit ipsam Mactheutiam ut remedium preberet, que Mactheu- | tia dixit
ut quandam ymaginem cere faceret et ad ipsam portaret, quam ymaginem
per dictam Mactheutiam | habita ipsam ymaginem, dieta Mactheutia
circumdauit cum accia pueIle virginis, et dixit ipsi Catarine | quod dictam
ymaginem poneret sub lecto dicti sui viri, dicendo ista verba, videlicet:
40
- Sta in the
come stecte Christo | in sè,
sta fìxo
come stecte Christo crucifìxo,
torna ad me
come tornò Christo in sè,
torna a la voluntà mia, |
come tornò Christo a la patria sua -.
Que verba dixit ter dicenda fore et dictam ymaginem poni debere ad
| capud lecti dicti suj virj et ipsum reduceret ad omnem suum amorem
et voluntatem. |
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Jtem non contenta predictis, set malamalis addendo sub Mccccxxijo
de mense martii cum ad ipsam Mactheutiam | accessixet quidam juuenis diligens quandam juuenem amansiam suam quam diu in uxorem habere | optauerat et non ualens ipsam habere, cum consaguinej diete
amansie sue nolebant consentire set alterj in | coniugem dare uolebant, quesiuit remedium ab ipsa Mactheutia ut posset ita et taliter operarj | ut predicti sponsus et sponsa numquam insimul bonum habere
possent nec etiam invicem valerent se coniungere, | que Mactheutia,
spiritum diabolicum pre oculis habendo, dixit prefato juueni ut haberet
quandam candelam | benedictam accensam et ipsam retineret in quodam
triuio et dum dieta sponsa iret nuptiis, ipsam candelam | exstingueret
et piegare t dicendo infrascripta verba et ali a peiora diabolica, videlicet: :
- Come se piega questa candela in | questo ardore
cossì lo sposo et la sposa
non se possa mai conjungere in questo amore –
Quo facto | dixit illam candelam sic piegatam reponi debere in
loco tuto et quanto tempore sic piegata duraret, | tanto tempore vir et
uxor starent quod numcuam simul coni ungi possent, quam facturam pluribus et diuersis vicibus | fecit ac pro aliis operata fuit. |
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Matteuccia una certa sposa di nome Catarina del distretto di Orvieto dicendo di avere un uomo che poco la curava, e che giornalmente la percuoteva, pregò la stessa Matteuccia di fornirgli un rimedio, la quale Matteuccia disse di fare una certa immagine di cera e di portargliela, avuta la
quale, la detta Matteuccia avvolse la stessa immagine con "accia" di
ragazza vergine e disse alla stessa Catarina di mettere detta immagine sotto il letto di suo marito dicendo queste parole e cioè:
Sta in te
come stecte Christo m sé
sta fixo
come stecte Christo crucifixo,
torna a me
come tornò Christo m sé,
torua a la voluntà mia
come tornò Christo a la patria sua.
E disse che tali parole dovevano essere ripetute tre volte e che la
detta immagine doveva essere posta a capo del letto del detto suo marito
e questi ritornerebbe al suo amore ed alla sua volontà.
Inoltre, non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a
male, nell'anno 1427 nel mese di marzo, essendosi presentato alla detta
Matteuccia un certo giovane legato da amore verso una certa giovane
sua amante che da lungo tempo desiderava sposare, e non riuscendo ad
averla, poiché i parenti di detta sua amante non volevano acconsentire,
volendola dare in moglie ad un altro, richiese dalla stessa Matteuccia un
rimedio tale da far sì che mai i suddetti sposi potessero avere reciproca pace,
né fosse loro possibile la coabitazione, la quale Matteuccia, avendo dinanzi
agli occhi lo spirito diabolico, disse al suddetto giovane di procurarsi una
candela benedetta accesa, di tenerla in un certo trivio, e mentre la detta
sposa si recava a nozze, la spegnesse e la piegasse pronunciando le sottoscritte parole ed altre peggiori e diaboliche cioè:
Come se piega questa candela in questo ardore,
cossì lo sposo et la sposa
non se possa mai coniungere in questo amore.
Fatto questo, disse che quella candela così piegata doveva essere nposta in luogo sicuro e per quanto tempo fosse rimasta così piegata, per
altrettanto tempo il marito e la moglie sarebbero rimasti in maniera tale
da non potersi congiungere; la quale fattura fece a molti e diverse volte
e fu operata per altri.
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(f. 22r) 55
Jtem jn eo, de eo et super eo, quod non contenta predidictis set mala
malis addendo, in M°cccc°xxvij °de mense maij | cum quedam mulier de
castro Paccianj, comitatus Perusij, ex quodam filocacto ad ipsam Mactheutiam | accessit querens ab ea remedium faciendi ut ex illo quem diligebat,
quicquid uellet optinere posset, | prefata Mateutia sibi dixit quod arundines caperet et arderet et de puluere ipsarum daret ad bibendum | et comedendum cuicuique diligeret et optineret quicquid uellet ab ipso. ||
f. 22v
Jtem non contenta predictis set mal a malis addendo, sub M°cccc°xxvij°
de mense decembris, cum quedam Johanna | de castro Sancti Martini,
comitatus Perusij, accessixet ad ipsam Mactheutiam cum ipsa conquerendo
de viro suo quem | concubina retinere dicebat ac insuper rogando dictam
Mactheutiam ex eo quod dictus suus vir ipsam Johannam | non diligebat
set male pertractabat ut consilium sibi daret ad integrandum amorem
dicti sui viri, dieta Mactheutia | sibi dixit ut haberet quendam arundininum et cum çuccharo nutritum ad conmedendum daret dicto suo viro |
ac etiam lauaret ipsi sibi pedes et aquam illam in vino mistam potui sìbi
daret. |
5
10
Jtem predictis non contenta, set mala malis addendo dixit cuidam
mulierj de Merchatello petenti ab ipsa | remedium ut virum suum ipsam
parum diligentem, set magis cum alijs mulieribus conuersationem habebat,
| ut de suismet capillis acciperet et combureret et in puluerem redactos
daret in potu uel in cibo | viro suo, quo facto ab eo diligeretur, quod
fedt in Moccccoxxvijo de mense octubris. |
Jtem in eo de eo et super eo, non contenta predictis, set mala malis
addendo, ipsa Mactheutia prebuit multis | et infinitis mulieribus ab
ipsorum viris verberatis ab ipsa remedium querentibus ut ipsas diligant |
et uoluntatem ipsarum faciant, silicet ut accipiant herbam que uocatur
costa cauallina et puluerizent | et potui uel ad conmedendum viribus
ipsarum dent, ista verba dicendo, videlicet:
15
- lo te do ad beuere questo al nome de fantasma |
et delli spiriti incantati
et che non possa dormire et ne posare
perfinché facci quello che te uo- | glo comandare -.
Quod fecit in pluribus et diuersis lo cis et maxime de comitatu Perusij,
sub M°cccc°xxvij° de mense junij, julij, augusti, sectembris et octubris. |
Jtem jn eo de eo et super eo, predictis non contenta set mala malis
addendo, M°cccc°xxij°de mense decembris cum quidam | de castro
26
Inoltre, in questo, intorno a questo, e sopra questo, non contenta
delle cose suddette, ma aggiungendo male a male, nel 1426 nel mese di
maggio, essendosi recata dalla stessa Matteuccia una certa donna del Castello di Pacciano del distretto di Perugia chiedendo di farle un rimedio
per poter ottenere da colui che amava qualunque cosa volesse, la suddetta
Matteuccia disse di catturare delle rondini, di bruciarle e di dare a bere e a
mangiare la polvere delle stesse a chiunque preferisse, avrebbe ottenuto da
questo qualunque cosa volesse.
Inoltre, non contenta delle cose suddette ma aggiungendo male a male
nel 1427 nel mese di dicembre, essendo si recata dalla stessa Matteuccia
una certa Giovanna del Castello di S. Martino del distretto di Perugia, lamentandosi la stessa del proprio marito che conviveva con un'altra donna
e inoltre lamentandosi con la detta Matteuccia per il fatto che detto suo
marito non curava la stessa Giovanna, ma la trattava male affinché le desse
un consiglio per riconquistare l'amore di detto suo marito, la detta Matteuccia le disse di trovare un rondinino e, nutrito con zucchero, di darlo a
mangiare a detto suo marito ed inoltre di lavarsi i piedi e di dargli a bere
quell'acqua mescolata a del vino.
Inoltre, non contenta delle cose suddette ma aggiungendo male a
male disse ad una donna di Mercatello che le richiedeva un rimedio per il
marito che poco la curava ma preferiva la compagnia di altre donne, di prendere e bruciare una ciocca dei suoi stessi capelli, e, ridottili in polvere, li
desse a bere o a mangiare al suo marito; fatto questo avrebbe ricevuto le
sue attenzioni; il che fece nel 1427 nel mese di ottobre.
Inoltre, in questo, intorno a questo e sopra questo, non contenta
delle cose predette, ma aggiungendo male a male, la stessa Matteuccia
si prestò per molte moltissime donne percosse dai propri mariti e che chiedevano da lei un qualche rimedio per far sì che gli stessi le curassero ed
accondiscendessero ai loro desideri, cioè (consigliandole) di prendere quell'erba chiamata costa cavallina, di ridurla in polvere e di darla a bere o a
mangiare ai loro uomini, dicendo queste parole, e cioè:
lo te do a bevere questo al nome de fantasma
et delli spiriti incantati,
et che non possa dormire et ne posare
perfinché facci quello che te voglo comandare.
La qual cosa fece in molti e diversi luoghi ma particolarmente nel
distretto di Perugia, nel 1427 nel mese di giugno, luglio, agosto, settembre
e ottobre.
Inoltre, in questo, intorno a questo e sopra questo, non contenta delle
cose suddette, ma aggiungendo male a male, nel 1427, nel mese di dicem-
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(f. 22v)
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Panicalis comitatus Perusij, accesserint ad ipsam Mactheutiam portantes
pennam in quadam petia | ligatam quam dicebant inuenisse in quodam
piumacio et dicentes sibi ut uideret si erant facture nam | dicebant se
habere quendam nepotem ipsorum in dicto castro Panicale quem credebant
facturatum quia fatuando | ibat et in piumacio super quo ipse dormiebat
dictam pennam sic inuolutam reperierant, dieta Mactheutia | dictam
pennam in manibus suis accipiendo ac incantando, dictas facturas destruxit
et illis precepit ut | ad dictum castrum Panicalis reportarent et ibi
arderent. |
Jtem jn eo de eo et super eo, predictis non contenta in M°cccc°xxvij°
de mense nouembris quedam mulier uxor cuiusdam qui | uocatur el
pouerello de Castro Dirute accessi t ad ipsam Mactheutiam dicendo quod
habebat quandam | suam filiam infirmam ex qua infirmitate liberari
non poterat et quod credebat quod etiam sue filie essent facte | facture a
quadam alia muliere cum cuius viro dieta sua filia pluries concubuerat
et ipsa Macthe- | utia dixit sibi quod in domo sue filie, sub limitare
hostij perquireret et ibi inveniret facturas et | ipsas arderet. Quo faeto,
paucis diebus elapsis, predicta mulier una cum viro diete sue filie ad |
ipsam Mactheutiam accesserunt ac dixerunt quod sub dicto limitare hostij
invenerant tria animalia | nigra ut mures in stuppa lini et canapis
inuoluta et ipsa arserunt prout dieta Mactheutia I dixerat. |
Jtem jn eo de eo super eo, predictis non contenta set mala malis addendo, diabolico spiritu instigata, Mocccco | xxvijo de mense decembris,
cum ad ipsam Mactheutiam accesserit quedam comitatina, dicendo prefate | Mactheutie quod diligebat quondam vi rum et quod, si sibi possibile esset, libenter commictere uellet hodium | ut dictus vir, relicta
uxore, ipsam diligeret et ut possit quicquid uellet opti nere prefata |
Mactheutia dissit ipsi mulierj ut sibi ipsi lauaret manus et pedes retrossum cum ipsis | reuersatis et genibus flectis pedes retrossum reuolutis
et sic lotis, acciperet aquam illam et proiceret | ubi vir et uxor pertransirent animo, proposito et fide hodium generandi inter ipsum virum et
uxorem. | Que mulier sic fecit et ipsi Mactheutie retulit quod dieta
aqua hodium inter virum et uxorem | generauerat ade o quod infra
terminum ab ipsa positum numquam inuicem videre se potuerunt set
hodio se habuerunt. |
Jtem in eo, de eo et super eo, non contenta predictis set mal a malis
addendo, in Moccccoxxvìjo de mense sectembris prefata | Mactheutia
aqua de coctione triginta herbarum ex quibus susurrum fecerat cuidam
infirmo | qui de tota persona deperdito ambulare non valenti, ad ipsam
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bre essendosi recati dalla detta Matteuccia alcuni del castello di Panicale,
distretto di Perugia, mostrando una penna legata in una certa pezza che dicevano aver trovato in un certo cuscinotto e dicendo d'informarli se era
una fattura, infatti affermavano di aver nello stesso castello di Panicale
uno certo nepote che ritenevano essere stato fatturato perché andava fantasticando e perché avevano trovato detta penna così avvolta nel cuscinotto
sopra il quale esso dormiva, la detta Matteuccia, prendendo nelle sue mani
la detta penna e pronunciando incantesimi, distrusse detta fattura e gli ordinò di riportarla al detto castello di Panicale ed ivi arderla.
Inoltre, in questo, intorno a questo, e sopra questo, non contenta delle
cose suddette, nel novembre del 1427, una certa donna moglie di un tale
soprannominato "il poverello" del castello di Deruta, si recò dalla stessa
Matteuccia dicendo di avere una certa sua figlia inferma, dalla quale infermità non poteva essere liberata, e di credere .che a detta sua figlia era
stata fatta una fattura da una certa altra donna con il cui marito detta sua
figlia molte volte aveva coabitato e la stessa Matteuccia disse che ricercando in casa di sua figlia sotto la soglia della porta, troverebbe la fattura
e la bruciassero; pochi giorni dopo la predetta donna insieme con l'uomo della detta sua figlia, ritornarono dalla stessa Matteuccia e dissero di
aver trovato sotto la detta soglia della por~a, tre animali neri come i topi,
avvolti in stoppa di lino e canapa e di averli bruciati, come aveva suggerito
la detta Matteuccia.
Inoltre, in questo, intorno a questo e sopra questo, non contenta delle
cose suddette, ma aggiungendo male a male, istigata da spirito diabolico,
nel mese di dicembre del 1427, essendo si recata dalla stessa Matteuccia
una certa donna del comitato (territorio) che confessava alla detta Mateuccia di amare un certo uomo e che, se le fosse stato possibile, volentieri
vorrebbe spandere odio, affinché il detto uomo, abbandonata la moglie,
amasse lei stessa ed affinché potesse ottenere qualunque cosa volesse, la
soprannomi nata Matteuccia disse alla stessa donna di lavarsi le mani ed
i piedi rivolta all'indietro e con gli stessi rivoltati e piegate le ginocchia
(si lavasse) i piedi voltati all'indietro e così lavati, prendesse quell'acqua
e la gettasse dove quella donna e quell'uomo passavano, con l'animo, il
proposito e la fiducia di generare odio tra lo stesso uomo e la donna; la
quale donna così fece e riferì alla stessa Matteuccia che la detta acqua
aveva generato odio tra la moglie ed il marito, in modo tale che per il termine posto dalla stessa, non si poterono più vedere, ma si odiarono.
Inoltre, in questo, intorno a questo e sopra questo, non contenta delle
cose suddette, ma aggiungendo male a male, nel mese di settembre 1427,
la suddetta Matteuccia gettò nella strada in detto castello di Ripabianca
l’ acqua (ottenuta) dalla cottura di trenta erbe per un tale paralizzato;
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(f 22v)
Maetheutiam portato ut ipsum liberaret, | proiecit in strata in dicto castro
Ripebianche ut aliquis, su per dieta aqua pertransiens, dictam infir- | mitatem caperet et ex ipsa infirmitate afHigeretur et ab illo infirmo cui ex
illa coctione feeerat | susurum illa infirmitas cessaret.
Quod scienter, appensate et dolose fecit et animo nocendi et ex
lucro | percepto.
50
Jtem in eo, de eo, et super eo, predictis non contenta, dieta Mactheutia pluries et pl'uries, diuersis temporibus, | de diuersis personis
diuersis locis incantationes fecit causis supradietis et pluribus et pluribus
hominibus et | feminabus diuersorum loeorum, diuersisque temporibus
facturas ac malias fecit, animo ipsis nocendi et praua intentione,
jnimicum humani generis pre oculis habendo. ||
f .23r
Jtem in eo, de eo, et super eo, quod non contenta predietis sed mala
malis addendo quod dieta Mactheutia, spiritu diabolico instigata, deum |
pre oculis non habendo, in M°cccc°xxvij° de mense maij cum quedam
mulier nomine Catarina de castro Plebis accessisset ad ipsam, ut remedium daret ne posset ingrauidari, cum nondum nupta esset et pluries
concubuerat eum quodam presbitero de dicto castro, et sperabat
cotidie cum ipso rem habere et timebat quod si casus contingeret ipsam
ingrauidari, ne uituperaretur et ne ad notitiam | suorum consanguineorum perueniret, prefata Mactheutia dixit ut aeeiperet ungulam mule ac
ipsam combureret et in puluerem | redigeret, et dictam puluerem eum
vino biberet, dicendo ista verba videlicet:
5
- lo te piglo nel nome del peccato
et del demonio maiure
che non | possa may appicciare più -. |
10
Jtem jn eo, de eo, et super eo, predictis non contenta, set mala malis
addendo, diabolico spiritu instigata, quam pluries et pluries iuit stregatum | infantes devastando, sanguinem ipsorum lactantium sucando
pluribus et diuersis locis ac temporibus, ac etiam pluries accessit una |
cum alijs streghis ad nocem Beniuenti et ad alias noces ungendo se eum
quodam unghuento faeto ex pinguedine ultoris, san- | guine noctule et
sanguine puerorum lactantium et alijs rebus, dicendo:
- Unguento, unguento
mandame a la noce de Beniuento, |
supra acqua et supra ad uento
et supra ad omne maltempo -
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il quale, mal ridotto in tutta la persona e incapace di camminare portato
dalla stessa Matteuccia perché lo guarisse, affinché qualcuno, passando sopra detta acqua, prendesse detta infermità e fosse afflitto da detta infermità
perché quella infermità cessasse da quello per il quale da quel decotto
aveva fatto; la qual cosa fece scientemente, consapevolmente, dolosamente,
con l'animo di nuocere ed a scopo di lucro.
Inoltre, in questo, intorno a questo e sopra questo, detta Matteuccia
non contenta delle cose suddette, svariatissime volte, in diversi tempi su
diverse persone di diversi luoghi fece incantesimi per gli scopi suddetti,
e a molti e molti uomini e donne di diversi luoghi ed in diversi tempi fece
fatture e malie con l'animo di nuocere loro e con prava intenzione, avendo
innanzi agli occhi il nemico del genere umano.
Inoltre, in questo, intorno a questo e sopra questo non contenta
delle cose suddette ma aggiungendo male a male, la detta Matteuccia,
istigata da spirito diabolico, non avendo innanzi agli occhi Dio, nel
mese di maggio del 1427, essendosi recata dalla stessa una certa donna di
nome Catarina del Castello della Pieve per averne un rimedio per non rimanere incinta , non essendo ancora sposata ed avendo coabitato varie
volte con un certo presbitero di detto castello e desiderava avvicinarsi a lui
ogni giorno e temeva che poteva verificarsi il caso di rimanere incinta,
affinchè non fosse biasimata, né il fatto venisse a conoscenza dei suoi consaguinei, la detta Matteuccia disse di prendere l'unghia di una mula, di
bruciarla e di ridurla in polvere e di bere detta polvere mescolata al vino,
dicendo queste parole, cioè:
- lo te piglio nel nome del peccato
et del demonio maiure,
che non possa mai appicciare più. –
Inoltre in questo, intorno a questo e sopra questo, non contenta delle
cose suddette, ma aggiungendo male a male, istigata da spirito diabolico,
infinite volte andò a Stregato devastando bambini, il sangue degli stessi
lattanti succhiando in molti e diversi luoghi, ed anche molte volte si
recò, insieme con altre streghe, alla noce di Benevento o presso altri
noci ungendosi con un certo unguento fatto con il grasso dell'avvoltoio,
con il sangue delle nottole, con il sangue di fanciulli lattanti ed altri
ingredienti, dicendo:
Unguento, unguento,
mandame ala noce de Benevento,
supra acqua et supra ad vento,
et supra ad omne maltempo,
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(f. 23r) ac insuper postquam se unsi t inuocando Luciferum, dicendo hec verba,
videlicet:
| - O, Luci- | bello,
demonio dello inferno
po(i)chè sbandito fosti,
el nome cagnasti
et ay nome Lucifero maiure,
vieni ad me o manda | uno tuo seruitore -.
15
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Et immediate coram ipsa apparet quidam demon in formamjrci et ipsa
in musipulam conuersa, super | ipso jrcho equitando ad dictam nocem
semper per fossatos eundo, vadit ut fulgur suffiando et ibi inuenit quam
plurimas | stregas et ipsos incantatos ac demones infernales et Luciferum
maiorem, qui presidendo precipit ipsi et alijs ut vadant | circumquamque
ad infantes destruendos et alia mala facienda, et tunc Mactheutia, post preceptum sibi factum, pluribus et diversis vicibus quotiens ibi adfuitab ipsis
diabolis instigata etinformata accessit ad quam plurimos aniculos | et aniculas destruendo, sucando sanguinem ipsorum per gulam et in nasum ipsius
dictum sanguinem portando ut supra | dictum unghuentum facere possit. |
Jtem jn eo, de eo et super eo quod predictis non contenta set mala malis addendo etjnimicum hurnano generis pre oculis habendo in M°cccc°xxij°
| de mense sectembris, dictaMactheutia, ut supra strega effecta, accessi t
ad castrum Montis Falcj ad domum cuiusdam mu- | lieris que uocatur
L'Andreutia existentem in burgo dicti castri et unum suum filium nondum
anniculum sucauit | et percussit, ex qua percussione et sucaxione, dictus
anniculus infirmatus est et consumptus parum creuit. |
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Jtem in eo, de eo et super eo, quod predictis non contenta set mala
malis addendo, in M°cccc°xxvij°de mense maij, ipsa Mactheutia, | strega
effecta ut supra in forma musipule una cum quadam sua sotia strega,
accesserunt ad castrum Canalis, comitatus | Tuderti, ad domum cuiusdam mulieris nomine Andrellina que habebat unum suum filium nondum sex mesium et ipsum | sucauerunt et percusserunt prout supra
solite sunt facere. |
Jtem jn eo, de eo et. super eo, quod predictis non contenta set mala
malis addendo, quo millesimo predicto, de mense augusti adcessit | ad
quandam villam existentem prope castrum Antrie, comitatus Perusij, ad
dornum cuiusdam Angelini de dieta villa et, | ut supra strega effecta,
sucauit quendam suum filium octo mensium uel circa. |
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e per di più, dopo essersi unta, invocando Lucifero, dicendo queste
parole, cioè:
O Lucibello,
demonio dello inferno,
poichè sbandito fosti,
el nome cagnasti,
et ay nome Lucifero maiure,
vieni ad me o manda un tuo servitore.
Ed immediatamente appare innanzi a lei un certo demonio sotto
l'aspetto di un capro ed essa stessa, trasformatasi in mosca va alla detta
noce cavalcando sopra lo stesso capro andando sempre per fossati sibilando
come folgore, e lì trova moltissime streghe e spiriti incantati e demoni
infernali e Lucifero maggiore, il quale, presiedendo, ordina alla stessa ed
agli altri di andare in giro per distruggere i bambini e per fare altre cose cattive; ed allora la Matteuccia, dopo aver ricevuto l'ordine, molte e
ariate volte prese parte al convegno, istigata ed informata dagli stessi
diavoli e si recò presso bambini e bambine di circa un anno, succhiando il
sangue degli stessi attraverso la gola o attraverso il naso, portando detto
sangue per poterne fare detto unguento.
Inoltre, in questo, intorno a questo e sopra questo, non contenta delle
cose suddette, ma aggiungendo male a male ed avendo innanzi agli occhi
il nemico del genere umano, nel mese di settembre del 1427, detta Matteuccia, trasformata in Strega, come sopra, si recò al castello di Montefalco,
in casa di una certa donna chiamata l'Andreuccia, che viveva nel borgo
di detto castello e "sugò" e percosse un suo figlio di non ancora un
anno, per il qual fatto, detto bambino, si ammalò, e si consunse.
Inoltre, in questo, intorno a questo e sopra questo, non contenta delle
cose suddette, ma aggiungendo male a male, nel mese di maggio del 1427,
la stessa Matteuccia, trasformata in Strega come sopra sotto forma di mosca
insieme con una tale sua socia Strega, si recarono al castello di Canale,
del distretto di Todi, nella casa di una certa donna di nome Andrellina
che aveva un suo figlio di non ancora sei mesi, e lo percossero e succhiarono come sopra erano solite fare.
Inoltre, in questo, intorno a questo e sopra questo, non contenta delle
cose suddette, ma aggiungendo male a male, nel mese di agosto dello stesso
anno, si recò in un certo villaggio esistente vicino al castello di Andria, del
distretto di Perugia, nella casa di un certo Angelino di detto villaggio, e,
trasformata in strega, come sopra, "sugò" un certo suo figlio di circa
otto mesi.
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(f. 23r)
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Jtem in eo, de eo et super eo, quod predictis non contenta, set mal a
malis addendo, de anno proxime prete rito de mense augusti ut | supra
strega effecta sucauit et percussit quandam filiam mensium sectem uel
circa cuiusdam Andreutij et Cata- | rine de castro Rotacastelli, comitatus
Urbeueteris. |
Jtemjn eo, de eo et super eo, quod predictis non contenta, in M°cccc°xxij°
de mense maij in die jouis, accessit stregatum | ad villam Rotelle,
comitatus Urbeueteris et ibi ingressa fuit domum cuiusdam Mecharelli de
dicto loco in qua in- | uenit quandam filiam dictiMecharelli dormientem
in quadam culla existente prope lectum dicti Mecharelli | et ipsam suam
filiam percussit ac sucauit prout ipsa solita est facere. |
Jtem quod dieta Mactheutia supra proxime dieta facit et ad dictam
nocem Beniuenti vadit dumtaxat sex mensibus | anni silicet, de mense
aprilis, maij, augusti, sectembris, martij et decembris, et in tribus diebus
in edomoda silicet, | in die jouis, sabati et in die dominico. |
Et predicta omnia et singula, singulis referendo, commissa et perpetrata fuerunt per supradictam Mactheutiam | ,supradictis locis et
temporibus et in dicto castro Ripebianche, comitatus tudertini, con tra
voluntatem personarum quibus nocuit et in earum graue | dampnum et
preiudicium et in obbrobrium et vilipendium dey -et omnium Sanctorum,
et contrajus diuinum et bonos mores | et con tra formam juris Statutorum,
et ordinem comunis Tuderti.
Et quia constat nobis et nostre curie, predicta omnia et singula in dieta
in- | quisitione contenta, vera esse et fuisse locis et temporibus in ipsa
inquisitione contentis per ueras et legitimas confessiones diete | Mactheutie
inquisite coram nobis et nostra curia, in judicio sponte et legitime factas.
Et sic sponte confessa fuit, | et dixit se carere omni defensione ac
termino renuntiauit.
Cui tamen Mactheutie inquisite datus et assignatus fui t certus terminus | iam elapsus ad omnem ipsius defensionem faciendam de predictis. Et nullam feci t ipsa nec alter per ea prout hec et ali a in actis nostris
et nostre curie plenius et latius continetur, jdcirco: |
Nos Laurentius Capitaneus predictus pro tribunali sedentes ut supra,
sequentes et sequi uolentes in predictis et circha predicta et | quolibet
predictorum formam iuris statutorum et ordinamentorum comunis Tuderti et arbitrium nobis in hac parte concessum, per formam dictorum
Statutorum, | quod predicta Mactheutia, coram nobis personaliter
constituta, ne de eius malitia uel nequitia ualeat gloriari et aliis | cu-
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Inoltre, in questo, intorno a questo e sopra questo, non contenta delle
cose suddette, ma aggiungendo male a male, nel mese di agosto dello
scorso anno, trasformatasi in strega come sopra, sugò percosse una certa
figlia di circa sette mesi di un tale Andreuccio e Catarina del castello di
Rotacastelli, del distretto di Orvieto.
Inoltre, in questo, intorno a questo e sopra questo, non contenta delle
cose suddette, nel mese di maggio del 1427 in giorno giovedì si recò per
fare incantesimi alla villa di Rotelle, distretto di Orvieto, ed ivi entrò in
casa di un certo Mecarello di detto luogo trovandovi una certa figlia
di detto Mecarello mentre dormiva in una certa culla vicino al letto
di detto Mecarello, percosse e "sugò" questa stessa figlia così come è
solita fare.
Inoltre la detta Matteuccia fa le cose dette qui sopra e va a detta noce
di Benevento durante sei mesi dell'anno, cioè in aprile, maggio, agosto,
settembre, marzo e dicembre ed in tre giorni della settimana, cioè il lunedì,
il sabato e la domenica.
E le cose suddette e singolarmente riferite una per una dai singoli,
furono commesse e perpetrate dalla suddetta Matteuccia nei luoghi e nei
tempi suddetti e soprattutto nel castello di Ripabianca, distretto di Todi,
contro la volontà delle persone alle quali nocque con danno e pregiudizio
grave di esse, in obbrobrio e vituperio di Dio e di tutti i santi, contro il
diritto divino ed i buoni costumi, e contro lo spirito delle leggi statutarie
e degli ordinamenti del comune di Todi.
E poiché consta a noi ed alla nostra curia che tutte le cose suddette
insieme e singolarmente, contenute in detta requisitoria, sono state e sono
vere nei luoghi e nei tempi citati in detta per vera e legittima confessione
fatta legittimamente e spontaneamente dalla detta Matteuccia interrogata
innanzi a noi e alla nostra Curia.
E così spontaneamente ha confessato ed ha dichiarato di non aver
alcuna difesa ed ha rinunciato al termine.
Alla quale Matteuccia fu dato ed assegnato un certo termine, già
scaduto, per presentai e qualunque difesa per le accuse suddette; e nulla
la stessa fece né altri per lei per queste cose ed altre che sono contenute
più pienamente e diffusamente nei nostri atti; perciò:
Noi Lorenzo, capitano suddetto, sedente per il tribunale come sopra attenendoci
e volendoci attenere, per le cose suddette, intorno alle cose predette allo spirito
delle leggi degli Statuti ed ordinamenti del comune di Todi, ed all'autorità a noi
concessa in questo campo dai suddetti Statuti con questa sentenza ufficialmente condanniamo nel modo migliore, via e legalità e nella forma
di diritto che meglio possiamo e dobbiamo, che la predetta Matteuccia, com-
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(f. 23r) pientibus similia tentare, transeat in exemplum, mitria suo capiti imposita
55 ac manibus suis post terga | ligatis, ponatur super quodam asino et
ducatur et duci debeat personaliter ad locum publicum iustitie consuetum
ubi similes iustitie fìerj consuerunt uel ad quemcumque alium locum diete
ciuitatis intus uel extra, prout videbitur et placebit | nobili viro ser Johanni domini Antonij de Sancto Nazario de Papia, nostro sotio militi et
ibidem igne conburatur | ita et taliter quod penitus moriatur et eius
anima a corpore separetur in hijs scriptis sententialiter condempnamus
omni meliorj | modo, via, jure et forma quibus melius de jure possumus
et debemus. ||
f. 23v
Et quia parum prodesset sententias fierj nisi debite executioni mandarentur, jdcircho: |
Nos Laurentius Capitaneus predictus pro tribunali sedentes, ut supra
commictirnus, imponimus et mandamus ser Johanni domini | Antonij
de Papia, nostro sotio militi, presenti, audienti et jntelligenti quatenus
vadat una cum nostra familia / et dictam Mactheutiam, mitria suo capiti imposita ac manibus post terga ligatis ponat, uel poni faciat super quo5 dam asino, | ducat et duci faciat personaliter ad locum publicum justitie consuetum ubi similes justitie consueuerunt uel ad quern- | cumque
alium locum diete ciuitatis, intus vel extra, prout videbit et placebit
dicto ser Johanni militj et ibidem | igne comburatur ita et taliter quod
penitus moriatur et eius anima a corpore separetur ad hanc nostram
sententiam | exequendam, de cuius executione nobis fidem faciat per
publicum jnstrumentum et omnia alia dicat et faciat | que dicere et
facere tenetur et debetur secundum formam Statutorum et ordinamentorum diete ciuitatis Tuderti. |
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Lata, data et in hijs scriptis sententialiter pronumptiata et promulgata fuit dieta condempnatio corporalis et Sententia condempnationis
corporalis | per supra dictum dominum Capitaneum pro tribunali sedentem ad eius solitum banchum iuris mallefitiorum, ut moris est ubi |
similes sententie corporales solent dari et proferri, positum et collocatum
in sala magna inferiorj palatij noui residentie dicti domini capitanei, quod
pala- | tium positum est in ciuitate Tuderti, in regione Sancte Prasedis
et paroecia Sancti Laurentij iuxta plateam comunis, palatium dominorum Priorum | et alia latera, in publico et generali consilio diete ciuitatis, sono campane voceque preconis emixa, more solito conuocato, congregato | et choaduna to in dicto palatio, et scripta, lecta, vulgarizata
et publicata per me, Nouellum Scuderij de Vassano | publicum notarium et nunc notarium et offitialem mallefitiorum prefati dominj ca-
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parsa personalmente dinanzi a noi, affinché non possa gloriarsi della sua
malizia e iniquità e sia di esempio a chiunque desiderasse svolgere simile
attività, impostale sul capo una mitria e legate le mani dietro la schiena, sia
posta sopra un certo asino, e sia· condotta e debba essere condotta personalmente
al luogo pubblico dove abitualmente si amministra la giustizia o in qualunque altro luogo nell'interno o fuori di detta città a giudizio ed a scelta del
nobile uomo ser Giovanni di Ser Antonio di S. Narrare da Pavia ed ivi sia bruciata con il fuoco così ed in maniera tale che la colpevole muoia e la sua anima
si separi dal corpo.
E poiché poco avrebbe effetto la sentenza se non fosse mandata debitamente ad esecuzione;
Noi Lorenzo, capitano suddetto, sedendo nel tribunale come sopra,
incarichiamo, mandiamo ed ordiniamo a Ser Giovanni di Ser Antonio da Pavia qui presente ed in facoltà di udire ed intendere di andare insieme con la nostra corte, di porre o far porre la detta Matteuccia,
dopo averle imposto sul capo una mitria, e legate le mani dietro le spalle,
sopra un certo asino e di condurla o farla condurre personalmente al luogo dove abitualmente si amministra la giustizia, o in qualunque altro luogo ne.Il'interno o fuori di detta città a giudizio e scelta di detto ser Giovanni soldato ed ivi sia bruciata con il fuoco in maniera tale che la colpevole muoia e la sua anima si separi dal corpo in esecuzione di questa nostra sentenza, della cui esecuzione deve fame fede a noi per mezzo di pubblico istromento e deve dire e fare tutte le altre cose che deve ed è
tenuto a dire ed a fare secondo lo spirito degli statuti ed ordinamenti di
detta città di Todi.
La detta condanna corporale e sentenza di condanna corporale è
stata redatta, ratificata, pronunciata e resa di pubblica ragione per il
sopra detto signor capitano, come è costume sedendo nel tribunale al
suo solito banco di giudice dei malefici, dove simili sentenze corporali
sogliono es~er date e pronunciate, posto e collocato nella sala 'grande inferiore del nuovo palazzo residenziale del detto signor capitano, il quale
palazzo è posto nella città di Todi, nella regione di S. Prassede e parrocchia di S. Lorenzo vicino alla piazza del Comune, al palazzo dei signori
Priori ed agli altri lati, in pubblico e generale Consiglio di detta città, adunato, convocato e raccolto, come è costume, in detto palazzo al suono della
campana e mediante la voce dei banditori. E scritto, letto, reso di pubblica ragione da me Novello Scuderij da Vassano, pubblico notaro, ed
ora notaro ed incaricato dei malefici del suddetto signor Capitano, dallo
stesso signor Capitano fra le altre cose In particolar modo deputato, nell'anno 1428, indizione VI, al tempo del Santissimo padre in Cristo e si-
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(f. 23v)
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pitanej, per ipsum dominum capitaneum, inter ali a offitialem | specialiter deputatum sub anno domini Moccccoxxviijo, indictione VIa, tempore
Sanctissimi in Christo Patris et domini nostrj dominj | Martinj, diuina
prouidentia dignissimi pape quinti, die XX, mensis martij, presentibus Ser Polidoro Todini, notario camere | cum quo dictam copiam
ascultaui et similem copiam dimisi, Ser Latino Ser Corradini, Ser Gaspare
Ser Johannis, Ser Andrea | Laurentij et Costantio Mannutij et Macteutio tubato re de Tuderto testibus habitis, uocatis, et rogatis. |
Et ego Nouellus Scuderij de Vassano, publicus Imperiali auctoritate
notarius et offitialis malldìtiorum | prefati domini Capitaney, per ipsum
dominum Capitaneum ad dictum offitium inter alia exercendum specialiter deputatum, | predictis omnibus et singulis interfui et rea rogatus
scribere, scripsi legi et publicaui, de mandato dicti domini capitaney, |
gnumque meum apposui consuetum. |
Signum mey Nouelli (S.T.) notarij predicti. |
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gnor nostro signor Martino, per divina provvidenza degnissimo papa
Quinto, nel giorno 20 del mese di marzo, essendo testimoni chiamati, interrogati e presenti Ser Polidoro todino, notaro di camera, con il quale ascoltai
la detta copia ed emisi simile copia, Ser Latino di Ser Corradini, Ser
Gaspare di Ser Giovanni, Ser Andrea di Lorenzo, Costanzo di Mannuccio
e Matteuccio trombettiere todino.
Ed io, Novello Scuderij da Vassano pubblico notaro e notaro e giudice dei malefici del suddetto signor Capitano, dallo stesso signor Capitano in particolar modo deputato ad esercitare detto ufficio, fui presente a tutte ed alle singole cose suddette e, richiesto di scriverle, le ho
scritte, lette e pubblicate, per ordine di detto signor Capitano, e come prescritto, apposi il mio solito sigillo.
Sigillo di me Novello (S. T.) notaro predetto.
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(f. 23v)
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Eodem Millesimo, indictione, et die xx mese martij, supradictus Ser
Johannes, sotius miles supradicti domini capitanei / statim post commissionem sibi, ut supra factam a dicto domino capitaneo, jens et rediens retulit supradicto domino capitaneo / se iuisse una cum suis offitialibus
et familiaribus et dictam Mactheutiam condempnatam, mitria suo capiti
imposita / ac manibus.suis post terga ligatis, posuisse et poni fecisse super quodam asino, duxisse et duci fecisse ad locum / publicum justitie
consuetum et ibidem in personam diete Mactheutie condempnate fecisse
et fieri fecisse dictam / executionem corporalem prout supra a dicto domino capitaneo habuit in mandatis, in sua commissione plenius et latius
/ continetur, rogans me Nouellum notarium infrascriptum ut de predictis et quolibet predictorum publicum conficere jnstrumentum. Que /
executio corporalis facta fuit per dictum militem, presentibus Aluisio Raynak.i de regione Nidole et paroecia Sancti / Felicis, Geliello Marcutij
de regione Vallis et paroecia Sancti Saluatoris, Petro Simonis de regione
Vallis et paroecia / Sancti Quirici et Petro Johannis de regione Camuccie et paroecia Sancte Marie, testibus ad hec habitis, uocatis et rogatis. /
Ego Nouellus Scuderij de Vassano, publicus jmperialj auctoritate
notarius, et nunc notarius et offitialis mallefitiorum / prefati domini Capitanei, ad dictum offitium per ipsum dominum Capitaneum inter alia
specialiter deputatum predictis omnibus et singulis interfui, / et, ea rogatus scribere, scripsi et publicavi et, de predictis, ut supra dictum est,
rogatus a dicto Ser Johanne milite predicto, ut supra patet, Signum- /que
meum apposui consuetum. /
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Nello stesso anno, indizione e nel giorno 20 marzo il sopradetto Ser
Giovanni, milite alle dipendenze del suddetto signor Capitano, subito
dopo l'ordine avuto, come sopra, dal suddetto signor Capitano, andando
e ritornando riferì al suddetto signor Capitano di essere andato insieme
con i suoi ufficiali e famigli e di aver posto e fatto porre la detta condannata Matteuccia, dopo averle messo sul capo una mitria ed averla
legato le mani dietro le spalle, sopra un certo asino, di averla condotte
e di averla fatta condurre al luogo pubblico riservato all'amministrazione
della giustizia ed ivi di aver eseguito e fatto eseguire nella persona della
detta condannata Matteuccia la detta esecuzione corporale, come sopra
dal detto signor Capitano gli era stato ordinato e come è contenuto più
ampiamente e diffusamente nella sua relazione, chiedendo a me Novello,
notaro infrascritto affinché delle cose predette e di ciascuna di esse redigessi pubblico istromento. Quale esecuzione-corporale fu fatta dal detto
milite, presenti Alvisio di Rinaldo del rione Nidola parrocchia di S. Felice, Gaiello di Marcuccio del rione della Valle e parrocchia di S. Salvatore, Pietro di Simone del rione della Valle e parrocchia di S. Quirico, e Pietro di Giovanni del rione Camucia e parrocchia di S. Maria
testimoni chiamati, interrogati e presenti.
Ed Io Novello Scuderij da Vassano per autorizzazione imperiale,
pubblico notaro ed ora notarodel giudice dei malefici del sopradetto signor
capitano in parti colar modo deputato ad esercitare tra l'altro detto ufficio dallo stesso signor capitano, fui presente a tutte ed alle singole cose
suddette e, richiesto di scriverle, le ho scritte e pubblicate e, richiesto
delle cose suddette come sopra detto, da detto Ser Giovanni sunnominato,
come sopra pare, come prescritto apposi il mio sigillo.
Sigillo di me Novello (S. T.) notaro sopradetto.
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TODI - Palazzi Comunali.
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