Latiano
e
l’unità
Qui tutto cambia
e s’espande
com’è pura l’aria,
radiosa la luce
del giorno
immenso il lontano
orizzonte.
Libertà, ridiscendi
dai cieli,
che ricominci
il tuo regno,
libertà, libertà!
1848
prima guerra
d’indipendenza
Avvenimenti
salienti:
- Custoza
- Novara
- 5 giornate di Milano
con l’aiuto di Carlo Alberto
re del Piemonte
i milanesi costringono
gli austriaci
a lasciare la città.
1852
seconda guerra
d’indipendenza
L’artefice è
la diplomazia
di Cavour che…
… si allea con
Napoleone III
Si costringe
l’Austria
a dichiarare guerra
al Piemonte
come stabilito
a Plombiers.
La Francia
interviene
e sconfigge
l’Austria.
Nell’armistizio
di Villafranca
si stabilisce che
la Lombardia
venga annessa
al Piemonte.
Con un plebiscito
anche la Toscana
e l’Emilia Romagna
si uniscono
al regno di Sardegna
Anche una donna
si dice che
sia intervenuta
per preparare
un clima più favorevole
agli accordi tra
Francia e Italia:
la contessa di
Castiglione
Nel primo Parlamento
dell’Italia unita
si conferma Torino
come capitale.
La Costituzione
del nuovo Stato
è
lo Statuto
Albertino.
Si compie l’ultimo passo
dell’Unità:
la consegna
dell’Italia Meridionale
al Re,
a Teano.
Nello stesso
tempo
a Latiano…
Latiano
della Provincia
di Brindisi,
nel 1860,
fu il primo comune
dell’Italia Meridionale
dove il popolo gridò:
«Viva Vittorio
Emanuele II !»
« Viva Garibaldi!»
Cantici di gloria eleviamo con fervor
Viva l’Italia, l’Italia evviva!
Evviva il Re!
Viva l’Italia, evviva il Re !
Evviva il Re!!!
Viva l’Italia! Viva il Re! Viva il Re!
Tutta l’Italia spera in Te, crede in Te,
Gloria di nostra stirpe, segnal di libertà,
di libertà, di libertà, di libertà.
Inno del Regno d’Italia dal 1861 al 1946
Versi e musiche : Giuseppe Gabetti, maestro torinese
Era il 20 luglio
del 1860.
Garibaldi combatteva
a Milazzo.
Giacomo Lacaita,
da Manduria,
sventava a Londra
la trama
che ordivano
gli Ambasciatori
di Napoli…
… e i Ministri
di Francia
e
di Inghilterra,
per mandare
navi
nello Stretto
ad impedire
che Garibaldi
sbarcasse
nel Continente.
Regnava ovunque
il terrore.
Solo Latiano
godeva
di una relativa
libertà.
La ragione è subito
spiegata.
Capo urbano
del Comune
era il farmacista
Giovanni Mingolla,
galantuomo
di vecchio
stampo.
Invitato
per le informazioni
segrete,
aveva dipinto
tutti
i Latianesi
come
fedelissimi
sudditi
della
dinastia
borbonica.
Il 20 luglio
di quell’anno
fatidico,
si solennizzava
in Latiano,
la festa
della Protettrice
Santa Margherita
che aveva salvato
Latiano
da
un terribile
terremoto.
Grande era
la partecipazione
popolare
per onorare
la Santa.
Le strade
si riempirono
di
gente.
Verso le 10, due
giovani medici,
Francesco
De Virgiliis
ed Ernesto Ribezzi,
simulando
un’innocente
passeggiata,
si recarono
dal pirotecnico
Roberto Sardelli
e lo persuasero
con molti argomenti,
fra cui un premio
di venti ducati
a sostituire,
nella luminaria,
al quadro
di Santa Margherita
lo stemma dei Savoia.
I due medici andarono,
subito dopo,
dal capo
musica
Vincenzo Vitotto,
che era a dirigere
col padre
la banda
di
San Vito.
Con altri simili
argomenti,
e con l’assicurazione
che Garibaldi era già
alle porte,
riuscirono
a strappargli
la ferma promessa
di far sonare
«l’inno di Garibaldi»,
non appena avesse
veduto,
tra le fiaccole
dell’illuminazione,
lo stemma
di casa Savoia.
Avvisarono, infine,
con la dovuta
prudenza,
parecchi dei più noti
liberali che, la sera,
mischiati
tra la folla,
e, a tempo opportuno,
dovevano gridare
gli entusiastici
«evviva!!!»
Il disegno riuscì
a meraviglia.
La processione
con la statua,
dopo aver fatto
il solito giro
del paese,
si fermò,
verso le 20,
alla Piazza
per assistere
all’accensione
dei fuochi
artificiali
e
tra
il vivo chiarore
di mille faci
si vide
apparire
lo Stemma
dei Savoia.
La banda
attaccò subito
«l’Inno
di
Garibaldi».
Da più punti
si canta:
« si scopron
le tombe Si levano
i morti».
Non si pensa più
al lancio
delle bombe
in aria,
né alla solenne
processione,
ma
da più parti
si sente:
«Evviva
ai fattori
dell’Unità
Italiana».
… Finita la festa …
La banda partì subito
per San Vito.
Entrò in quella borgata
alle due
del giorno successivo,
sonando «l’Inno
di Garibaldi» .
Immenso
fu lo stupore
dei sanvitesi,
svegliati
di soprassalto.
A chi ne domandava
la ragione
si rispondeva:
« a Latiano
così si è gridato!».
Ad un mese
dall’accaduto,
molti latianesi
stavano per essere
accusati e condannati
per grida
sediziose e sovversive
Quando giunse
la notizia che
Garibaldi
aveva attraversato
lo Stretto ed era entrato
a Reggio accolto
con travolgente
acclamazione.
Il giudice si alzò
e lacerò tutte
le carte
del voluminoso
processo.
Poi, ad alta voce,
disse: « Ormai siamo
tutti liberi
e grido anch’io
Viva l’Italia!
e tolse l’udienza.
Scarica

latiano e l`unita`