Laboratorio di internet studies e
crossmedialità
Francesca Comunello
LUMSA
Anno accademico 2014/2015
Il seminario: cosa faremo?
 COSA: ottenere strumenti teorico-pratici per interpretare i
processi sociali e comunicativi che si svolgono a ridosso
degli ambienti digitali
 COME: dopo alcune lezioni teoriche iniziali, utili per la
contestualizzazioni dei fenomeni analizzati, lavoreremo in
piccoli gruppi all’analisi di specifici fenomeni online
 Tra i temi affrontati nelle lezioni iniziali: evoluzione degli
internet studies; internet, web, “morte del web” (?); “web
2.0” e “web 3.0”; social media e social network site;
culture convergenti e partecipative, crossmedialità
Come si svolge l’esame? Frequentanti
 Per i frequentanti, parte preponderante dell’esame sarà il lavoro di
ricerca condotto a piccoli gruppi (in parte in aula, in parte
autonomamente).
 Tra la quarta e la quinta lezione si creeranno i gruppi di lavoro e si
definiranno gli argomenti che saranno affrontati da ciascuno (la
scelta dell’argomento è a discrezione degli studenti, la necessaria
approvazione della docente riguarda la coerenza teorica e la
correttezza metodologica della ricerca proposta)
 Per i frequentanti, il volume di Rainie e Wellman, “Networked”
costituisce un punto di riferimento essenziale; la prima parte del
volume è parte integrante del programma d’esame
 Nel mese di aprile è previsto un esonero relativo alla prima parte di
“Networked”: gli studenti che supereranno l’esonero presenteranno
poi all’esame il solo lavoro di ricerca. L’esonero (o l’eventuale
esame orale relativo a “Networked”) incide per circa un terzo sul
voto finale
Come si svolge l’esame? Eventuali
non frequentanti
 Eventuali studenti non frequentanti sosterranno l’esame
oralmente. I testi d’esame per i non frequentanti sono:
1. Rainie e Wellman, Networked, Guerini (parte prima e due
capitoli a scelta tratti dalla parte seconda)
2 a. Jenkins, Cultura convergente,
oppure
2 b. Jenkins, Ford, Green, Spreadable media
Il programma del corso

Lezione 1: introduzione al corso e agli internet studies

Lezione 2: networked (le tre rivoluzioni)

Lezione 3: networked (conclusione) e culture convergenti e crossmedialità

Lezione 4: social media e social network site (percorsi di ricerca); costituzione dei gruppi di lavoro

Lezione 5: traiettorie di ricerca sul mondo digitale e social (alcuni esempi); definizione ambito di lavoro
(per ciascun gruppo)

Lezione 6: ricerca materiale bibliografico e impostazione domanda(e) di ricerca

Lezione 7: esonero relativo alla prima parte di Rainie e Wellman “Networked”

Lezioni 8 e 9: Lavoro di gruppo, assistito dalla docente (brevi contributi metodologici e contenutistici da
parte della docente)

Lezione 10: presentazione provvisoria stato dell’arte
Quali competenze servono per
lavorare nella comunicazione
digitale?
 Una pluralità di competenze: si tratta di un profilo
marcatamente pluridisciplinare
 Si tratta, inoltre, di un settore in costante evoluzione: la
curiosità, la capacità di aggiornarsi costantemente e di
cogliere le trasformazioni in atto sono elementi
fondamentali
Comunicazione
Scrittura
Comunicazione visiva
Marketing
Capacità di analizzare il rapporto
tecnologia/cultura/società
Analisi dei dati
E ancora…
 Conoscenza specificità del funzionamento di ciascuna
piattaforma (es. algoritmi)
 Interazione uomo-macchina (interfacce, usabilità)
 Progettazione multimediale
 Social network analysis
 …
L’algoritmo di Facebook (??)

Algoritmo: “In informatica, insieme di istruzioni che deve essere applicato per
eseguire un’elaborazione o risolvere un problema”( vocaborario Treccani); “un
procedimento che risolve un determinato problema attraverso un numero
determinato di passi (wikipedia.it)

Ad ogni accesso saremmo esposti a circa 1500 contenuti (foto, video, post di
amici, brand, ecc.)

È dunque fondamentale trovare strumenti per “selezionare” quali contenuti farci
visualizzare

“Edge Rank” (algoritmo precedente): affinità, peso, priorità cronologica

Oggi emergono circa 300 contenuti, sulla base dei comportamenti del singolo
utente: frequenza interazioni con amico/pagina, interazione con categorie di
contenuti, peso del post (in termini assoluti e all’interno della rete amicale), post
segnalati/nascosti, altri parametri non pubblici
L’algoritmo di Facebook
 Inoltre: “story bumping” e regola del “last actor” (ultime
50 interazioni)
 Ulteriori aggiornamenti (settembre 2014):
 interazioni (centrali le interazioni che avvengono subito
dopo la pubblicazione del post)
 Tempo (post più recenti)
 “Trend”: premiati i post su argomenti di tendenza > Real time
marketing
 Legami: liste (“organizza amici”), tasto “follow”, interazioni
 Qualità del contenuto (penalizzati meme, clickbaiting, ecc.)
Real time
marketing: uno
degli esempi più
celebri (Oreo,
Super bowl 2013)
E Google?
Curiosità per il mondo che ci
circonda
 A proposito di curiosità: i primi 10-15 minuti di ogni
lezione saranno dedicati a discutere un “caso” relativo al
web e ai social media (un tema molto discusso nella
settimana precedente, un’innovazione lanciata da
poco, una nuova APP, ecc.)
 I casi dovranno essere segnalati dagli studenti
(suggerisco di segnalarli su Twitter all’account @fcomun
nei giorni che precedono la lezione)
Con che spirito osserviamo i
fenomeni che analizziamo?
 Importa che l’osservatore partecipi all’oggetto della sua
osservazione; occorre in un certo senso amare il cinema,
avere piacere a introdurre una moneta in un juke-box
[…] Occorre conoscere il mondo senza sentirvisi estranei
[…] L’oggettività che va ricercata è quella che integra
l’osservato nell’osservazione, e non l’oggettivismo che
crede di raggiungere l’oggetto sopprimendo l’osservato
(E. Morin, 1962, p. 38).
Jenkins, un Aca/Fan
“Textual Poachers e molte delle mie opera successive sono state scritte dalla
prospettiva di un Aca/Fan, ovvero di una creatura ibrida che è in parte fan e in
parte accademico […]. Obiettivo del mio lavoro è stato superare il gap tra
questi due mondi. Per me è una sfida personale riuscire a trovare un modo per
far uscire la teoria culturale dal ghetto delle librerie universitarie per aprire un
più ampio spazio in cui parlare dei media che sono importanti per noi dal punto
di vista del consumatore” (H. Jenkins)
Una famosa vignetta del New Yorker
(1993)
Una vignetta del New Yorker di
febbraio 2015
Un tentativo di definizione
(Dizionario Informatica Treccani)
è un campo di studi multidisciplinare che analizza gli aspetti sociologici, psicologici, culturali, politici e
tecnologici legati a internet e alle tecnologie digitali.
(>Wellman) suddivide gli I.S. in tre età [...]
Se nei primi anni la riflessione si concentrava su pochi temi (tra cui CMC, comunità virtuali e digital
divide), oggi gli I.S. analizzano argomenti che spaziano dalle proiezioni identitarie online ai
videogiochi, dai (>SNS) alle (>culture convergenti e partecipative), dall'(>internet governance)
all'attivismo in rete, dal rapporto tra internet e giovani alle applicazioni della comunicazione online
in ambito politico, istituzionale, di mercato.
Tra i protagonisti della riflessione disciplinare, metodologica e di etica della ricerca va menzionata
l'(>AoIR ). Tra le riviste di riferimento si annoverano: New Media and Society, Information Society,
Information Communication and Society, Jounal of Computer-mediated communication,
Convergence, First Monday.
Le tre età degli internet studies
• B. Wellman (2004): “The tree ages of Internet Studies: ten,
five and zero years ago”, in New media and society
• La preistoria (1992-1994): Computer Supported
Cooperative Work (CSCW); esperimenti in laboratorio
(vedi Sproull e Kiesler Connections, 1991)
• “I remember standing lonely at the microphone during a
comments period at the CSCW 1992 conference. Feeling
extremely frustrated, I exclaimed: You don’t understand!
The future is not writing stand alone applications for small
groups. It is in understanding that computer networks
support the kinds of social networks in which people
usually live and often work (…) They are sparsely-knit (…)
People don’t just relate to each other online, they
incorporate their computer-mediated communication
into their full range of interaction: in-person, phone, fax,
ad even writing”
La prima età degli i.s.
• Ruolo delle “dot.com” (metà anni ’90)
• Utopians: “The most transforming technological event
since the capture of fire” (John Perry Barlow, 1995);
presentism e parochialism; guardavano ai fenomeni
online come se fossero isolati
• Dystopians: “it disconnects us from each other”
• “Pundits and computer scientists alike were still trying to
get a handle of what was happening without taking
much account of social science knowledge” (poca o
nulla ricerca empirica)
• Convinzione che ciò che accade online sia
completamente indipendente, separato da ciò che
accade offline
La seconda età (1998-2003)
• Crescente attenzione da parte del mercato e dei
policymakers
• Crescita continua dell’uso di Internet: “We have moved
from a world of internet wizards to a world of ordinary
people routinely using the internet” (internet diventa una
cosa importante, ma non una cosa speciale)
• Ricerca empirica su larga scala (università, governi,
aziende – Pew Internet & American Life Project e World
Internet Project)
• “Neither the utopians hopes… nor the dystopians fears…”
• Dalle ricerche emerge che a un uso crescente di Internet
si accompagnano maggiori contatti anche con altri
mezzi (face to face, telefono, ecc.)
Verso la terza età degli internet
studies
“Le prime due età degli internet studies sono state semplici.
Nella prima età, non c’era bisogno di ricorrere ai dati:
bastava un’eloquente euforia o un’altrettanto
eloquente disperazione. Nella seconda età, i ricercatori
potevano cogliere frutti facilmente raggiungibili,
utilizzando metodi standard della ricerca sociale –
questionari e lavoro sul campo – per documentare la
natura di internet” (Wellman, 2010, p. 21)
La terza fase: dalla documentazione
all’analisi (2004- )
• Progetti di ricerca più focalizzati, supportati dalla teoria
(tipologie di relazioni sociali supportate, sviluppo di
individualized networks: personalizzazione, portabilità,
connettività ubiqua)
• “The Internet is helping each person to become a
communication and information switchboard (quadro
comandi) between persons, networks, and insititutions”
• “I gruppi si sono trasformati in network individualizzati”
• “La persona è diventata un portale”
Un meta-campo di studio
“For the time being, it appears as though the largest umbrella underneath
which many of us would huddle is called internet studies.
While simultaneously drawing and building from other, older research
streams
(computers and composition, computer-supported cooperative work,
hyper/
cybertext theory, and human–computer interaction, to name just a few) –
and waiting for others to join, follow, or contest – internet studies (also
labeled studies of cyberculture, digital culture, information society, or new
media) continues to grow as what can only be called a meta-field of
study.
The meta-field’s development and directions, coupled with attention
towards
the affiliations that its members do and do not make, constitute an
important and interesting site of intellectual, academic, and political
work”
David Silver, 2004, “Internet/cyberculture/digital culture/new media/fillin-the-blank studies”, New media and society, Vol6(1):55–64
L’evoluzione delle interfacce:
command Line Interface (DOS)
34
L’evoluzione delle interfacce: GUI
 La rivoluzione imposta
dalla Apple e passata
nel mondo dei PC
compatibili attraverso
Windows.
 In un ambiente
composto da un macrosistema molto complesso
e potente, composto di
altri sotto-sistemi
operativi differenziati,
l’interfaccia deve far sì
che le risorse cognitive
dell’utente,
non essendo impegnate nell’elaborazione di informazioni relative
alla modalità di utilizzo della macchina, possono liberarsi per il
lavoro creativo.
35
Multitouch e “NUI” (Natural UI)
http://www.youtube.com/watch?v
=ftf4riVJyqw
36
Internet (la rete Tcp-Ip) non è solo
il web
p2p
download and
sharing
VoIP
Skype
Web http
Explorer
OnLine
gaming
Streaming AV
Media Player
VoD
IpTV
APP
Messaggistica
E-mail
Web 2.0 – L'utente guida il
cambiamento (?)
Un video
introduttivo
Did you know?
O'Reilly, Web 2.0: “web as a
platform”
Google Maps mashups
(Google Maps API)
Maps mashups
Siti statici: pagine statiche, contenuti di sola lettura (aggiornati
agendo sul codice html – direttamente o con editor); il
contenuto non può essere modificato (struttura o informazioni) a
meno di una modifica del codice (intera pagina)
Siti dinamici: contenuti dinamici (integrazione con uno o più DB),
elevata interazione con l’utente. Le pagine attingono a una
parte fissa (grafica, menu, ecc.) e parti prelevate da DB (e/o
relative all’utente)
CMS (content management system)
The long tail, C. Anderson
http://www.wired.com/wired/images.html?issue=12.10&topic=tail&im
g=2
What's next?
Web 3.0? (molteplici accezioni: web come db; web
semantico; web 3D; geospatial web, ecc.)
Eric Schmidt, CEO google, sul web 3.0
Web semantico: trasformazione del World Wide Web in un
ambiente dove i documenti pubblicati (pagine HTML, file,
immagini, e così via) siano associati ad informazioni e dati
(metadati) che ne specifichino il contesto semantico in un
formato adatto all'interrogazione, all'interpretazione e, più in
generale, all'elaborazione automatica.
The Semantic Web
A new form of Web content that is meaningful to computers will
unleash a revolution of new possibilities
By Tim Berners-Lee, James Hendler and Ora Lassila May 17, 2001
What's next
Web 3.0 e internet of things
Cloud computing è un modello ibrido di
sfruttamento delle risorse offerte dalle reti di
computer, Internet principalmente, che
supera il vecchio schema client/server che lo
ha caratterizzato ed in parte dominato sino
ad oggi. La premessa basilare consiste
nell’assumere che in questa nuova
architettura i data service (servizi hardware)
e le funzionalità offerte (servizi software)
dovrebbero risiedere prevalentemente sui
server web (le ‘nuvole’) piuttosto che ‘diffusi’
sui singoli computer connessi in rete:
‘dovrebbero essere in qualche nuvola da
qualche parte ' (E. Schmidt)
“The computing revolution
was about digitizing
information. The wirelesscommunication revolution is
about making digital
information about anything,
available anywhere, at almost
no cost (…) Huge amounts of
data that were once
impossible or too expensive
to collect will become the
backbone of entirely new
services. (…) A disruptive
change is occurring in the
digital environment thanks to
physical computing,
pervasive networks and
abundant digital storage”
(Aprile 2007)
Internet of things
IoT: un video introduttivo
Internet of (every)thing
 L'Internet delle cose è vista come una possibile evoluzione
dell'uso della Rete. Gli oggetti si rendono riconoscibili e
acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter
comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni
aggregate da parte di altri. Le sveglie suonano prima in
caso di traffico, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi,
velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con
persone dall'altra parte del globo, i vasetti delle medicine
avvisano i familiari se si dimentica di prendere il farmaco.
Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al
collegamento alla Rete.
 Gli oggetti e i luoghi muniti di etichette Rfid o codici QR
cominicano informazione in rete o a dispositivi mobili (…)
Fonte: Wikipedia.it
 Campi di applicazione: produzione industriale, logistica,
infomobilità, domotica, smart city, tutela ambientale, ecc.
Il web è morto(?)
C. Anderson, M. Wolff, Wired US, estate 2010
Anderson “Negli ultimi anni uno dei cambiamenti più significativi nel
mondo digitale è stato il passaggio dal web aperto a piattaforme che
utilizzano internet come mezzo di trasporto, ma non il browser come
display (ad es. le apps)”
La transizione è stata innescata dall'avvento dell'Iphone: mondo che i
consumatori scelgono sempre più spesso perché queste piattaforme
dedicate funzionano meglio o sono più adatte alla vita quotidiana
“Produttori e consumatori sono concordi: il web non è il culmine della
rivoluzione digitale”
Il web come strumento prezioso, ma non come l'intera cassetta degli
attrezzi (Anderson contrappone la sua visione a chi parla di “webtop”)
“Mobile and App Economy”: 1,6% PIL italiano (2014, Osservatorio PoliMI)
Il web è morto? - segue
Push vs pull (Wired, 1997). “proprio come il web 2.0 è soltanto
un web 1.0 che funziona, l'idea (del futuro predominio dei
media push) è rinata”
“Il web in fondo è solo una delle tante applicazioni che
esistono in internet, e utilizza protocolli IP e TCP per muovere
i pacchetti. La rivoluzione è questa architettura, non le
applicazioni specifiche che ci sono costruite sopra”.
“Oggi il contenuto che vedi sul tuo browser ammonta a meno
di un quarto del traffico internet”
Applicazioni responsabili del maggior traffico internet: email,
p2p, reti aziendali, comunicazioni da macchina a
macchina delle API (application programming interface),
le chiamate skype, i giochi online, Itunes, film in streaming
(netflix, ecc.)
Un'era post-web?
Mobile: fruizione resa più semplice dalle applicazioni
“E' vero, apprezziamo l'ambiente aperto, ma preferiamo la
strada più facile, anche a pagamento” (dal modello free al
modello freemium)
“Oggi internet ospita una grande quantità di giardinetti privati
(walled gardens), in un certo senso il web è l'eccezione,
non la regola”
“Il web aperto della peer production (…) continua a
prosperare, sprinto da incentivi non monetizzabili come la
voglia di espressione (…) Ma il concetto del web come
mercat per la distribuzione digitale è in crisi (…) La vera
rivoluzione è internet (…)”
“La natura della rete è cambiata, passando dalla scrivania
alle tasche”
(C. Anderson, in italiano su Wired, ottobre 2010)
Sistemi chiusi e business
Allontanamento dall'open web dipende anche dal crescente
dominio di uomini d'affari più inclini a pensare nei termini di
“tutto o nulla” dei media tradizionali (…) frutto di un'idea
che rifiuta l'etica, la tecnologia e il business model del web.
Esempio: Facebook, sistema chiuso, che “è diventato un
mondo parallelo al web, un'esperienza assai diversa e
certamente più appagante e allettante, che divorava il
tempo prima passato a passare pigramente da un sito
all'altro” - applicazioni
Integrazione logica tecnologica e media; ci si sposta verso
mercato in cui il contenuto domina la tecnologia
Apple (Itunes) sposa logica media tradizionali (controlla i
contenuti)
M. Wolff, in italiano su Wired, ottobre 2010
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