Specchi Novecento
Bergson e Proust
Liceo “Giulio Cesare”
16 novembre 2014
M. Biscuso, F. Foddai
La memoria, il tempo
«È – se si dà retta a Bergson –
l’attualizzazione della durée che
toglie l’uomo dall’ossessione
del tempo. Proust condivide
questa fede e ne ha dedotto gli
esercizi in cui ha cercato,
durante tutta la vita, di riportare
alla luce il passato, saturo di
tutte le reminiscenze che lo
hanno impregnato durante la
sua permanenza nell’inconscio»
(W. Benjamin, Di alcuni motivi
in Baudelaire [1939], in Angelus
Novus. Saggi e frammenti,
Einaudi, Torino 1995, p. 116).
Il retroterra della ricerca filosofica e
psicologica
«Tratto comune alla teorie
filosofiche e psicologiche della
Francia dell’ultimo quarto di
secolo è, in linea generale, il
convincimento che la nozione di
io, di soggetto presenti un
carattere non sostanzialistico, sia
fortemente condizionata dalla
dinamica temporale. Tale
convincimento nasce il larga
misura dalla analisi del processo
sensorial-percettivo. È indubbia
però l’importanza che al riguardo
va riconosciuta anche a quanto
illustrato dalla osservazione
psicopatologica e neurologica»
(S. Poggi, Gli istanti del ricordo,
cit., p. 53).
 H. Taine, De l’intelligence,
Hachette, Paris 1870
 A. Proust, De l’aphasie, Asselin,
Paris 1872
 A. Fouillée, La mémoire et la
reconnaisance des souvenirs, in
“Revue des deux Mondes”, 1885
 G. Ballet, Le langage intérieur et
les diverses formes d’aphasie,
Baillière, Paris 1886
 T. Ribot, Psychologie de
l’attention, Alcan, Paris 1889
 J.M. Guyau, La genèse de l’idée
de temps [1891], Alcan, Paris
1902
 A. Fouillée,La psychologie des
idées-forces, Alcan, Paris 1893
Henri Bergson
(1859-1941)
Le principali opere di Bergson
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Saggio sui dati immediati della coscienza (1889)
Materia e memoria (1896)
Il riso (1900)
Introduzione alla metafisica (1903)
L’evoluzione creatrice (1907)
L’energia spirituale (1919)
Durata e simultaneità (1922)
Il pensiero e il movimento (1934)
Le due fonti della morale e della religione (1934)
La durata pura
«La durata assolutamente pura è la forma assunta dai
nostri stati di coscienza quando il nostro io si lascia
vivere, quando si astiene dallo stabilire una
separazione fra lo stato presente e quello anteriore.
Perché ciò avvenga, non ha bisogno [...] di
dimenticare gli stati interiori: basta che, ricordandosi
di essi, non li giustapponga allo stato attuale come
un punto ad un altro, ma che li organizzi con esso,
come avviene quando ci ricordiamo le note di una
melodia fuse, per così dire, insieme» (Saggio sui dati
immediati della coscienza, cit., p. 66).
La coscienza spazializzata
«Familiarizzati con l’idea dello spazio, addirittura
ossessionati da essa, l’introduciamo a nostra insaputa
nella rappresentazione della pura successione;
giustapponiamo i nostri stati di coscienza in modo da
percepire simultaneamente, non più l’uno nell’altro, ma
l’uno accanto all’altro; in breve, proiettiamo il tempo
nello spazio, esprimiamo la durata attraverso
l’estensione, e la successione assume per noi la forma
di una linea continua o di una catena, le cui parti si
toccano senza penetrarsi» (Saggio sui dati immediati
della coscienza, cit., p. 67)
Io superficiale e io profondo
«Con la sua superficie, il nostro io tocca il mondo esterno: e,
sebbene si fondino le une nelle altre, le nostre sensazioni
successive mantengono qualcosa dell’esteriorità reciproca che
caratterizza oggettivamente le loro cause; ed è per questo che la
nostra vita psicologica superficiale si svolge in un mezzo
omogeneo senza che questa modalità di rappresentazione ci costi
un grande sforzo. Ma il carattere simbolico di questa
rappresentazione diviene sempre più evidente via via che
penetriamo nelle profondità della coscienza: l’io interiore, quello
che sente e si appassiona, che delibera e decide, è una forza i cui
stati e modificazioni si compenetrano intimamente, subendo una
profonda alterazione allorché li si separa per dispiegarli nello
spazio» (Saggio sui dati immediati della coscienza, cit., p. 81).
Il concetto di immagine
«Idealismo e realismo sono due tesi ugualmente
eccessive [ed] è falso ridurre la materia alla
rappresentazione che ne abbiamo, come pure è falso
farne una cosa che produrrebbe in noi delle
rappresentazioni, ma che, rispetto a queste, sarebbe di
natura diversa. Per noi la materia è un insieme di
“immagini”. E per “immagine” intendiamo una certa
esistenza che è più di ciò che l’idealista chiama una
rappresentazione, ma meno di ciò che il realista chiama
una cosa – un’esistenza situata a metà tra la “cosa” e la
“rappresentazione”» (Materia e memoria, cit., p. 5).
La percezione e il corpo
«[...] supponiamo che il corpo
sia un centro d’azione [...] e
vediamo quali conseguenze
deriveranno da ciò per la
percezione, per la memoria,
per i rapporti tra il corpo e lo
spirito.
[...] Percepire consiste dunque
nel distaccare, dall’insieme
degli oggetti, la possibile
azione del mio corpo su di essi.
La percezione allora è soltanto
una selezione. Non crea
niente» (Materia e memoria,
cit., pp. 191-192)
La memoria
«La verità è che la memoria non consiste
assolutamente in una regressione del presente
nel passato ma, al contrario, in un progresso
del passato nel presente. È nel passato che ci
collochiamo immediatamente. Partiamo da uno
“stato virtuale” che conduciamo, poco a poco,
attraverso una serie di piani di coscienza
differenti, fino al punto in cui esso si
materializza in una percezione attuale, cioè fino
al punto in cui diventa uno stato presente ed
agente, cioè, infine, fino a questo piano estremo
della nostra coscienza in cui si delinea il nostro
corpo. In questo stato virtuale consiste il nostro
ricordo» (Materia e memoria, cit., p. 200).
Percezione e memoria
1.
2.
3.
4.
La base del cono sta per i
ricordi delle percezioni
passate depositati nella
memoria
Il cono è l’insieme dei
ricordi-immagini, che va
dalla base più immobile del
passato alle sezioni più
dinamiche vicine al
presente
Il piano indica la totalità
delle immagini-cose (=
realtà)
Il vertice d’intersezione tra
cono e piano indica la
percezione del presente
Percezione, ricordo-immagine, memoria pura
Abbiamo distinto tre termini, il puro ricordo, il
ricordo-immagine e la percezione, nessuno
dei quali peraltro si produce, in realtà,
isolatamente. La percezione non è mai un
semplice contatto dello spirito con l’oggetto
presente; essa è tutta impregnata di ricordiimmagine che la completano interpretandola.
Il ricordo-immagine, a sua volta, partecipa
del puro ricordo che essa incomincia a
materializzare, e della percezione in cui
tende a incarnarsi [...]. Infine il puro ricordo,
senza dubbio indipendente in linea di
principio, che normalmente si manifesta
soltanto nell’immagine colorata e viva che lo
rivela. Rappresentando questi tre termini, [...]
si può dire [...] che è impossibile dire con
precisione dove finisca uno dei termini e
dove incominci l’altro.
(Materia e memoria, cit., pp. 113-114)
Linguaggio e spazializzazione
Le nostre percezioni, sensazioni, emozioni e idee si
presentano sotto un duplice aspetto: l’uno netto,
preciso, ma impersonale; l’altro confuso,
infinitamente mobile ed inesprimibile, poiché il
linguaggio non potrebbe coglierlo senza fissarne la
mobilità e nemmeno adattarlo alla sua forma banale
senza farlo cadere nel dominio comune [...].
Questa influenza del linguaggio sulla sensazione è
più profonda di quanto generalmente non si ritenga
[...] la parola dai contorni ben definiti, la parola
brutale, che immagazzina tutto ciò che c’è di stabile,
di comune e quindi di impersonale nelle impressioni
dell’umanità, annulla o per lo meno ricopre le
impressioni delicate e fuggitive della nostra
coscienza individuale (Saggio sui dati immediati
della coscienza, cit., pp. 83-85).
...qualche ardito romanziere
E se adesso qualche ardito romanziere, strappando la
tela abilmente tessuta dal nostro io convenzionale, ci
mostra sotto questa logica apparente un’assurdità
fondamentale, sotto questa giustapposizione di stati
semplici una compenetrazione infinita di mille
impressioni diverse che hanno già smesso di essere nel
momento in cui le si nomina, noi lo lodiamo per averci
conosciuto meglio di quanto ci conosciamo noi stessi.
Ma non è così tuttavia...
(Saggio sui dati immediati della coscienza, cit., p. 86).
Bibliografia minima
• Saggio sui dati immediati della
coscienza (1889), Raffaello Cortina,
Milano 2002
• Materia e memoria (1896), Laterza,
Roma-Bari 2005
• A. Pessina, Introduzione a
Bergson, Laterza, Roma-Bari 2005
• S. Poggi, Gli istanti del ricordo.
Memoria e afasia in Proust e
Bergson, il Mulino, Bologna 1991
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M. Biscuso, Bergson - Liceo Giulio Cesare