Questa terra è l’unica
che abbiamo
Napoli Prima
Napoli Dopo
Per fare il punto della situazione
attuale e dei prossimi anni
Secondo i più autorevoli scienziati ed esperti internazionali,
continuando con l’attuale ritmo di produzione e di consumo,
nell’arco dei prossimi quattro secoli si esauriranno tutte le
fondamentali materie prime, ad eccezione del carbone che sarà
disponibile per almeno altri due millenni. Comunque, gli
effetti negativi di un consumo sfrenato, attuato senza
guardare serialmente al futuro, si faranno sentire già entro
la prima metà del XXI secolo.
Mentre per millenni l’uomo è riuscito a convivere
con i cicli naturali senza stravolgerli, nel XX secolo la
“civiltà dei consumi”, caratterizzata dalla filosofia dell’usa
e getta, ha rapidamente creato la “società dei rifiuti”
sconvolgendo la natura.
Già al giorno d’oggi cresce a dismisura la quantità di rifiuti
industriali e domestici non adeguatamente smaltiti.
Recenti statistiche hanno accertato che ogni anno, nei Paesi
della Comunità Economica Europea, vengono prodotte oltre 18
miliardi di tonnellate di rifiuti a fronte di impianti di
smaltimento sovente obsoleti e inadeguati, con tutte le
immaginabili conseguenze sia sul piano igienico generale che su
quello dello spreco di preziose risorse.
Eppure, già oggi esistono sistemi per produrre sempre meno
rifiuti e per riciclare quelli che vanno a finire in discariche
ormai insufficienti o, sbrigativamente, in quelle abusive se
non addirittura in grossi inceneritori che ammorbano ed
inquinano l’aria peggio degli impianti industriali.
I rimedi per ridurre drasticamente la quantità di rifiuti devono
partire dai cittadini stessi; ciascuno di noi, per esempio,
dovrebbe evitare di acquistare continuamente merci “usa e
getta” tipo stoviglie, posate e tovaglie monouso, bibite in
lattine o in contenitori in plastica, che risultano molto
comodi ed utili, ma che fanno aumentare smisuratamente i cumuli
di immondizia agli angoli delle strade (si pensi che in Italia,
ogni anno, si accumulano nei rifiuti ben 100.000 tonnellate di
bottiglie di plastica!)
Le industrie, da parte loro, dovrebbero ridurre i cumuli di
imballaggi e gli incarti delle confezioni dei vari articoli
di consumo che, a volte, sono talmente tanti e voluminosi
da suscitare ilarità prima ancora che sconcerto.
In alcuni Paesi si va già diffondendo l’uso di vendere
contenitori di prodotti ricaricabili o pezzi
intercambiabili di particolari articoli (ad esempio,
spazzolini da denti , tergicristalli per autoveicoli ecc…).
Anche in Italia, in questi ultimi tempi, si registrano
confortanti segnali in tal senso. Sono evidenti le positive
ripercussioni di questa politica del “risparmio familiare”
sia a livello di prezzi, certamente più contenuti, che di
quantità di rifiuti, decisamente ridotta.
Poiché tuttavia, non è possibile eliminare completamente il
pattume, si può agire per una raccolta “differenziata” allo
scopo di recuperarne le parti riciclabili.
Nel nostro Paese la legge n. 441 del 1987 obbliga i comuni ad
effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti urbani
pericolosi (pile, farmaci, sostanze tossiche e infiammabili)
mentre la Legge n. 475 del 1988 estende la raccolta
differenziata a tutta la spazzatura. Da ricordare inoltre, che
la Legge del 1988, venne attuata solo in alcune regioni. Per
esempio a Cagliari, e non in tutti i quartieri, è cominciato il
lavoro della raccolta differenziata soltanto agli inizi del
2007. Mentre in alcune zone rimane ancora la raccolta
indifferenziata dei rifiuti con gravi conseguenze ambientali.
I sistemi per il riciclaggio sono vari e sufficientemente
perfezionati a livello tecnologico anche se, ovviamente, sono
suscettibili di ulteriori, decisivi miglioramenti.
Purtroppo, nella realtà operativa si è ancora ben lontani
dall’integrale applicazione delle Leggi. Non è raro, infatti,
che sostanze altamente inquinanti, se non addirittura
fortemente tossiche, finiscono sparse dove capita, inquinano
terreni agricoli, corsi d’acqua e le stesse falde che servono
gli acquedotti ( oli per motori, pile al mercurio, ecc.)
Accade anche che enormi quantità di rifiuti vengano portate in
luoghi lontani e lì abbandonate senza alcun riguardo per la
salute pubblica delle popolazioni locali.
Questo è il caso delle discariche abusive, sparse in quasi tutte
le regioni italiane che provocano, con i loro rifiuti, appunto
squilibri naturali e inquinamento del terreno in cui sono
collocate.
Il riciclaggio
Ancora più lento è il processo di riciclaggio dei rifiuti, che
contengono molti ed importanti materiali riutilizzabili. Ad
esempio, con il compostaggio dei rifiuti solidi urbani vengono
separate e scartate tutte le materie plastiche, metalliche e
vetrose per lasciare la parte organiche che è trasformata in un
ricco fertilizzante assolutamente naturale e non inquinante. Ma
anche i predetti elementi plastici, metallici, vetrosi, ecc…
possono essere recuperati e riutilizzati industrialmente con
ottimi risultati.
Per esempio, il recupero del vetro serve per produrre nuovi
contenitori di vetro; il riutilizzo della carta e del cartone
consente di fabbricare carta riciclata al 100% con evidenti
risparmi energetici, e, soprattutto, salvaguardando la vita
degli alberi; si consideri al riguardo che per ottenere 70 kg
di carta occorre abbattere un intero albero d’alto fusto.
Ciò che attualmente è necessario, al di là delle vigenti
disposizioni di Legge, è la diffusione capillare nell’opinione
pubblica di una nuova mentalità nei consumi che consenta di
tutelare l’ambiente e la salute di tutti, sia producendo meno
rifiuti sia aiutando le Istituzioni nella raccolta
differenziata. Circa gli sprechi nei consumi, vi è un dato
statistico che lascia scandalizzati: ogni anno in Italia
finisce nella spazzatura una quantità di pane e di pasta pari a
mezzo milione di tonnellate! Inoltre, viene gettata, ancora
commestibile, carne per mezzo milione di tonnellate!
Nei Paesi poveri, intanto milioni di persone muoiono di fame!
Da notare che ogni 3,6 secondi un bambino sotto i 5 anni
muore a causa della fame!
A parte ogni giudizio morale in merito, si pensi
all’incalcolabile danno sul piano economico che un tale
sperpero comporta.
In merito alla creazione di una nuova coscienza sociale circa i
problemi dello smaltimento e del riciclo dei rifiuti, la scuola
ha un ‘ enorme responsabilità educativa in merito.
Come sarebbe gratificante se tutti gli istituti facessero a gara
per promuovere ed incrementare la raccolta differenziata, solo
per citare una delle tante iniziative possibili, avvalendosi
anche della collaborazione delle organizzazioni ecologiste!
Inoltre, queste problematiche potrebbero essere armonicamente
inserite in un più ampio contesto di educazione ecologica visto
che questa dimensione implica un sostanziale amore per la Vita
attraverso il rispetto della Natura
L’inquinamento
La principale causa che comporta il mal funzionamento dello
smaltimento e riciclaggio dei rifiuti è l’inquinamento.
Esso è definito come un’altra minacciosa componente del grande
attacco portato dall’uomo alla natura. L’uomo si è reso conto
con ritardo della minaccia mortale che esso rappresenta. In
realtà l’inquinamento è di vecchia data. In teoria può farsi
risalire al primo fuoco acceso dall’uomo davanti alle caverne.
Fumo, sedimenti derivati dalla combustione contaminarono
l’ambiente circostante. Ma in effetti la combustione era
qualcosa che già esisteva in natura. Basti pensare agli incendi
causati nei boschi da fulmini o da combustioni spontanee.
Più tardi si ebbe un altro tipo di contaminazione: quello
derivato dalla lavorazione e dall’uso di taluni metalli. I
Romani, ad esempio, impiegarono largamente il piombo per
investire taluni recipienti nei quali erano soliti conservare
il vino, per fabbricare le condutture d’acqua adoperate nelle
case più abbienti e in altri edifici, per preparare vernici.
Avvelenamenti da piombo dovettero essere frequenti, anche se
allora non ne fu data una spiegazione.
Nei centri abitati la quantità di legname bruciato per il
riscaldamento e per gli altri usi era già notevole
nell’antichità, ma tuttavia un vero e proprio inquinamento
causato da combustione si rivelò solo a partire dal momento in
cui venne adoperato il carbon fossile. Sappiamo che in alcuni
casi le autorità vietarono di bruciarlo nelle città per i forni
di fusione. Uno studio condotto in Inghilterra nel secolo
scorso rivelò che alcune specie di insetti abitanti sui tronchi
d’alberi nei dintorni di Londra avevano subito trasformazioni
mutageniche e la stessa corteccia degli alberi avevano cambiato
colore.
Tuttavia i vantaggi derivanti dall’uso del carbon fossile e più
tardi del petrolio si rivelarono così grandi che a pochi poteva
venire in mente di condurre una campagna contro di essi.
Inoltre, fino alla nascita dei grandi concentramenti
industriali e alla scoperta del motore a vapore e poi di quello
a combustione interna i danni erano in effetti limitati.
Col XX secolo lo svilupparsi di un’ industria chimica
gigantesca, estremamente diversificata, creò problemi
del tutto nuovi. L’inquinamento dei rifiuti prodotti
dall’uomo invase il suolo, le acque, e l’aria in modo
abnorme. Ma fino al secondo conflitto mondiale esso
fu contenuto in certi limiti, o meglio forse non
venne avvertito. Negli anni successivi alla guerra si
ebbe invece un ingrandimento per mille del problema,
con danni tanto gravi prodotti dall’uomo
sull’ambiente da far temere per la stessa
sopravvivenza della specie umana. Si presentarono uno
dopo l’altro una serie di problemi, come l’uso degli
antiparassitari, lo smaltimento dei rifiuti,
l’eliminazione delle sostanza tossiche prodotte da
fabbriche d’ogni genere. Si cominciò a calcolare che
esistevano decine di migliaia di sostanze prodotte
dall’uomo, molte ottenute sinteticamente, i cui
scarti e rifiuti finivano nel suolo, nelle acque,
nell’atmosfera e quindi colpivano uomini, piante e
animali. E il numero di tali sostanze aumentava di
anno in anno.
• Vari tipi di inquinamento
persistono in ogni parte del
globo:
 L'inquinamento acustico è un danneggiamento
dell'ambiente urbano e naturale da parte dell'uomo
dovuto a una eccessiva esposizione dell'ambiente a
suoni di elevata intensità. L'inquinamento acustico
può causare nel tempo problemi psicologici, di
pressione e di stress alle persone che ne sono
continuamente sottoposte. Le cause dell'inquinamento
acustico possono essere fabbriche, cantieri,
aeroporti, autostrade, circuiti per competizioni
motoristiche, ecc.
 L’inquinamento ambientale tramite rifiuti tossici non
regolarmente smaltiti. Come per esempio i fiumi
inquinati, i terreni, e perfino il cibo.
Dove ha colpito l’inquinamento?
Già da molti anni ormai la regione Campania è attraversata da
una crisi riguardante l’inquinamento
causato da una irregolare raccolta e smaltimento dei rifiuti
urbani. In questi ultimi mesi, anzi la situazione è
diventata insostenibile e ha portato ad un grave disagio
per gli abitanti della Città di Napoli e dintorni.
Difficoltà sono sorte a causa della mancata raccolta dei
rifiuti, che doveva essere operata dagli enti pubblici.
Per cui nelle strade napoletane, di giorno in giorno, si
sono accumulati rifiuti di ogni genere, da quelli
regolarmente riciclabili a quelli definiti “pericolosi”.
Tanto che la popolazione, stanca del mancato ritiro di
pattume, ha incominciato con l’incenerimento casalingo,
ovvero si è iniziato con l’appicco di incendi delle
immondizie nelle aree urbane. Questo però ha comportato
gravi danni per gli stessi abitanti poiché mentre si è
agito con l’incenerimento dei rifiuti, essi nel contempo
hanno sprigionato polveri tossiche per l’uomo, causando
gravi danni a livello respiratorio. Successivamente a
questi accadimenti, la regione ha deciso di aprire dei
siti di stoccaggio in aree presso coltivazioni e
allevamenti.
Questa decisione però ha suscitato numerose polemiche.
In seguito il problema ha coinvolto anche altre regioni
italiane, le quali sono state chiamate dal governo per
aiutare Napoli, col fine di smaltire i rifiuti in
eccesso. Molte regioni si sono rifiutate ma la
Sardegna ha deciso di risolvere la situazione con
l’accoglienza di rifiuti urbani provenienti da Napoli.
Nonostante i pareri contrari di una parte della
cittadinanza cagliaritana.
Attualmente la soluzione definitiva non si è ancora
trovata.
In conclusione
Dal mio punto di vista la soluzione potrebbe scaturire
da un intesa tra i cittadini e l’amministrazione
cittadina. I cittadini, per la parte che loro
compete, dovrebbero sviluppare un maggiore senso
civico pretendendo di fare la raccolta differenziata.
Il governo, invece, da parte sua tramite
l’amministrazione regionale e comunale dovrebbe
promuovere il riciclaggio dei rifiuti al 100%
incoraggiando anche l’iniziativa privata.
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