Gruppo 1 di lavoro Poseidon
Topoi e temi letterari
Tutors: Maria Rosa Giannalia e Raffaella Fiorini
Corsisti: Marina Marino, Nina Raineri, Giovanni Sanna, Alessandra
Traversa
Tema Generale: Labirinti e Diversità
Titolo specifico: Il Bello e il Brutto
(metafora di “smarrimento” per essere consapevoli degli stereotipi
o condizionamenti di cui ogni individuo fa parte, al fine di operare
scelte autonome)
Corsista: Nina Raineri
Attività rivolta ad alunni di Seconda e Terza Media e del
Biennio Superiore.
Correlazione disciplinare: lettere, lingua francese, lingue
classiche,educazione artistica
Metodologia: Cooperative learning, Ricerca Azione e uso integrato
delle Tic, Visite in Biblioteca, Mediateca, Emeroteca,Pedagogia della
scoperta
Tempi: due mesi per disciplina/ suddivisione del lavoro in FASE
della motivazione 1 e 2, FASE1 e FASE2
Obiettivi Cognitivi
•Assumere l’idea che il confronto sia necessario per superare le barriere culturali, i filtri
dell’etnocentrismo e relativizzare il proprio punto di vista
•Ricordare che l'incontro con l'Altro non è solo da intendere come qualcuno che viene
da lontano, ma mediare, conoscere, inter-connettere l’Altro, nel quotidiano
•Imparare ad imparare che il senso del conoscere è “imparare” a de-costruire ogni
conoscenza per poi rimetterla in gioco
Obiettivi Specifici
•
Riflettere sulla metafora di bello e brutto (specie tra i giovani), finalizzata
a liberarsi dai condizionamenti e fare scelte autonome
•
Rilevare attraverso esempi concreti, come ognuno sia il frutto di idee e
punti di vista, stereotipi, pregiudizi, luoghi comuni, legati alla propria
cultura di appartenenza
•
Affrontare il tema della “società di massa” (“uniformità” in opposizione
alla risorsa “diversità”) nella vita quotidiana, calibrando i contenuti al
target degli adolescenti e al loro vissuto
•
Il “mostro”, inteso come l’emarginato, il diverso: il Gobbo di Notre-Dame,
la Cour des miracles, les sans papiers, les bohémiens, i clandestini, gli
extracomunitari, il somaro di Pennac,Rosso Malpelo, Shylock, ecc..
"La diseducazione all'estetica equivale alla complicità con la
bruttezza, che è violenza inflitta all'anima; o perlomeno,
diseducazione culturale (...) violenza e diseducazione possono
essere un costo insostenibile nella costruzione di una nuova
società"
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“La modernità è caratterizzata dalla scissione tra società di massa e
intellettuali.
Innovativi processi di produzione industriale e una crescente pervasività
delle logiche di mercato, si riflettono nella dialettica di estetica ed
economia.
L’arte è antieconomica e l’economico è antiestetico.
Il prodotto d’arte che viene assunto nella sfera dell’economico,
sottomettendosi alle leggi serializzanti della produzione industriale e del
mercato, diventa “merce” e perde quindi la sua “aura” e la sua qualità
estetica.
E’ la commerciabilità a definire il valore del prodotto e non la sua valenza
spirituale…sintomo della incalzante “barbarie” della modernità”.
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"L'etichetta, un tempo destinata alla visione di chi la indossa, oggi è
brand, logo destinato agli altri. A rendere speciale un capo non è ciò
che ha di unico, ma ciò che ha di standardizzato, di comune rispetto
a infiniti altri” Zoja
“Il bello non problematico, cellofanato, si è trasformato in kitsch, cioè
in qualche cosa che non produce più nessuna emozione estetica.
Un tale genere di bello asseconda, liscia tutti i pregiudizi e tutte le
forme percettive ormai consunte”.
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"Una causa evidente per cui molti non sentono il sentimento giusto della
Bellezza è la mancanza di quella delicatezza nell'immaginazione che è
necessaria per poter essere sensibili a quelle emozioni più sottili. Questa
delicatezza ognuno pretende di averla, ognuno ne parla e vorrebbe
regolare su di essa ogni tipo di gusto o sentimeno"
David Hume.
Attività di gruppo/Consegne n° 1/Fase1 di “rechauffement” al tema
Leggi le brevi sequenze di brani precedenti riportati (slides 1 e 2) e fai delle
ipotesi sul percorso di lavoro successivamente tracciato (osserva le immagini,
i colori, ecc..)
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Prima di cominciare il percorso, Ricerca i seguenti termini che commenterai a
lavoro concluso.
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Globalizzazione
Stereotipi
Pregiudizi
Cultura
Etichetta
Brand
Logo
Kitch
Marca
Trendy
Standard
Società di massa
Reality show/Talk show
INDEX
•Fase della Motivazione 1
•Fase della Motivazione 2
FASE 1
•Glossario delle definizioni su “Stereotipi e Pregiudizi”; origine
della parola, origine etimologica
•Il brutto in Letteratura: “Controdolore” di Palazzeschi
•Sinonimi di bello e brutto
•“Filtri” dell’etnocentrismo
•“La sentinella” di Fredric Brown
•“Filosofia cyborg” di Umberto Eco
•Da “Diario di Scuola” D. Pennac: “I giovani, le marche, le mode”
•Il Brutto /Il Bello, “Il Brutto o il Bello???”
•Verifica e Valutazione
INDEX
FASE 2
•Informazioni Utili sul XIX secolo
•“Il bello è brutto, il brutto è bello“ Shakespeare, in Macbeth
•Il Gobbo di Notre Dame, Shylock, Rigoletto
•Sequenze dell’opera teatrale “Notre-Dame de Paris”
•A une charogne - Charles Baudelaire
•Hymne à la beauté - Charles Baudelaire
•Verifica e Valutazione
Proposta di LETTURA/RICERCA AZIONE
Consegne n° 2/Fase1 Amplia il Glossario proposto/Ritrova altre definizioni e cita le fonti
Stereotipo/Pregiudizio
•"opinione precostituita su una classe di individui, di gruppi o di oggetti che riproducono forme
schematiche di percezione e di giudizio" (U. Galimberti, 1999)
•"credenze condivise relative ad attributi personali di un gruppo umano, generalmente tratti di personalità,
ma spesso anche comportamenti" (Leyen, 1994).
•Immagine mentale ipersemplificata di alcune categorie di persone, situazioni o eventi, condivise da un
intero gruppo di individui, nelle sue caratteristiche essenziali. (Stallybrass, 1977)
•“nucleo cognitivo del pregiudizio: un insieme d'informazioni e credenze circa una certa categoria di
oggetti, rielaborati in immagini coerenti e tendenzialmente stabili, in grado di sostenere e riprodurre il
pregiudizio nei confronti dell’oggetto” Mazzara (1997 p.14-19)
• “Pregiudizio” sulla base del grado di generalità che si adotta. Se è massimo, il concetto di pregiudizio
corrisponde al significato etimologico, derivato dal sostantivo latino praejudicium: un giudizio precedente
all'esperienza o emesso in assenza di dati empirici. Si tratta di un giudizio più o meno errato, orientato in
senso favorevole o sfavorevole, riferito tanto a fatti quanto a persone o gruppi. Se invece si adotta un grado
di analisi più specifico, lo si può definire come tendenza a considerare in modo ingiustamente sfavorevole
persone che appartengono a un determinato gruppo sociale.
Tale impostazione presuppone l'esistenza di una realtà data a priori, conoscibile ma sottoposta a continui
processi di distorsione percettiva e cognitiva, gli stessi che caratterizzano i meccanismi di categorizzazione,
generalizzazione
ecc.
•Predisposizione organizzata a percepire in modo ingiustificatamente negativo e a reagire
nei confronti di una persona prontamente e in modo sfavorevole sulla base
dell'appartenenza della persona stessa ad una classe, categoria o gruppo sociale (Aboud,
1988) che si esprime attraverso atteggiamenti, convinzioni, sentimenti negativi e
comportamenti ostili o provocatori (Brown, 1995)
•Pregiudizio che porta al razzismo, perché diventa un accentuare la diversità per non
accettare le somiglianze, per trasformare l'Altro in un vuoto di somiglianze da riempire,
perché non appartiene a quell'insieme di convenzioni che ci danno sicurezza e che
apparentemente sostanziano il nostro essere.
L'Altro è infatti sempre il perturbante, quello che determina la fine dell'equilibrio e
dell'omeostasi, quello che scompiglia tutta la vita o anche solo una classe di studenti
(Franco Di Maria)
Consegne n° 2/Fase1 Ritrova altre definizioni e cita le fonti…..
Stereos, in greco, significa "rigido, fermo, stabile", mentre typos significa
"modello".
Lo stereotipo è un modello fisso di conoscenza e di rappresentazione
della realtà.
Il processo che porta alla rigidità della semplificazione e della
generalizzazione si può riferire a qualsiasi realtà sociale, senza alcun
limite apparente e senza alcuna possibilità, a primo avviso, di dare un
giudizio di valore sugli stereotipi in quanto tali.
Essi, infatti, funzionano come "guide" nella nostra continua ricerca di
informazioni.
In un certo senso, essi possono essere considerati come delle
"etichette" che noi apponiamo per semplificare la realtà.
Il cervello ha infatti bisogno di caselle per esprimere attribuzioni di
significato.
Lo stereotipo è preceduto dalla categorizzazione che introduce ordine e
semplicità di fronte alla complessità dell'incontro con le Alterità.
Consegne n° 3/Fase1
RICERCA E AMPLIA l’input delle informazioni fornite
L'origine etimologica del termine stereotipo si colloca nell'ambito dell'arte tipografica, e
identifica una procedura settecentesca di riproduzione che utilizza lastre fisse non
modificabili per effettuare la stampa.
Il passaggio dal senso letterario del termine a quello metaforico è evidente in molte opere
ad esempio della letteratura francese agli inizi del diciannovesimo secolo.
È il participio passato "stereotipato" che viene utilizzato in senso sempre più figurato,
come nell'espressione "sourire stéréotypé" del Conte di Monte Cristo di A. Dumas (1998),
o in Le Père Goriot di H. de Balzac (1992) "…Ces sottises stéréotypées à l'usage des
débutants paraissent toujours charmantes aux femmes, et ne sont pauvres que lues à froid.
Le geste, l'accent, le regard d'un jeune homme, leur donnent d'incalculables valeurs".
L'aspetto di rigidità e ripetitività sottolineate dal termine ne connota già a quell'epoca l'uso
metaforico nella descrizione sia di comportamenti verbali che non verbali.
È solo nel ventesimo secolo che il termine "stereotipo" compare nell'accezione di schema o
di immagine, nell'ambito delle scienze sociali ed in particolare negli studi condotti da
Walter Lippman nel 1922. Le "immagini nella nostra testa", messe in evidenza nell'opera
pioniera di Lippman, sono state in seguito l'oggetto di numerose indagini a carattere
empirico e teorizzazioni nell'ambito della psicologia sociale prevalentemente statunitense e
d'ispirazione anglosassone, che ne hanno studiato la natura, le funzioni e gli effetti sociali.
Consegna n°4/Fase1 Leggi il brano di seguito riportato e Ricerca
periodo storico, idee dell’autore e corrente letteraria di cui fa parte
Il brutto in letteratura
I futuristi, per stupire il borghese, proclamavano «facciamo
coraggiosamente il brutto in letteratura», e Palazzeschi (ne Il controdolore
del 1913) proponeva, per educare sanamente i bambini alla bruttezza, di
donare loro, come giocattoli educativi, «fantocci gobbi, ciechi, cancrenosi,
sciancati, etici, sifilitici, che meccanicamente piangano, gridino, si
lamentino, vengano assaliti da epilessia, peste, colera, emorragie,
emorroidi, scoli, follia, svengano, rantolino, muoiano».
Da “Controdolore” di Palazzaschi
“Fissate bene in viso la morte, ed essa vi fornirà tanto da ridere per tutta la
vita. Io affermo essere nell'uomo che piange, nell'uomo che muore, le
massime sorgenti della gioia umana.
Bisogna educare al riso i nostri figli, al riso più smodato, più insolente, al
coraggio di ridere rumorosamente non appena ne sentano la necessità,
all'abitudine di approfondire tutti i fantasmi, tutte le apparenze funebri e
dolorose della loro infanzia, alla capacità di servirsene per la loro gioia.
Per esercitare questo spirito di esplorazione nel dolore umano, fino dai primi
anni li sottoporremo a prove facili. Gli forniremo giocattoli educativi, fantocci
gobbi, ciechi, cancrenosi, sciancati, etici, sifilitici, che meccanicamente
piangano, gridino, si lamentino, vengano assaliti da epilessia, peste, colera,
emorragie, emorroidi, scoli, follia, svengano, rantolino, muoiano. Poi la loro
maestra sarà idropica, ammalata di elefantiasi, oppure secca secca, lunga,
con collo di giraffa. Le due saranno alternate ad insaputa della scolaresca,
messe vicino, fatte piangere, fatte tirarsi i capelli, i pizzicotti, dire ahi! ohi! in
tutti i toni possibili e immaginabili, nelle maniere più desolanti. “
Consegna n° 5/Fase1 Ricerca i sinonimi di bello e brutto
bello
carino, piacevole, attraente, gradevole, avvenente, delizioso, armonico,
meraviglioso, delicato, grazioso, leggiadro, incantevole, magnifico, stupendo,
affascinante, eccelso, eccezionale, favoloso, fiabesco, fantastico, magico,
mirabile, pregevole, spettacolare, splendido, sublime, superbo.
brutto
repellente, orrendo, schifoso, sgradevole, grottesco, abominevole, ributtante,
odioso, indecente, immondo, sporco, osceno, ripugnante, spaventoso, abbietto,
orribile, orrido, orripilante, laido, terribile, terrificante, tremendo, da incubo,
mostruoso, rivoltante, ripulsivo, disgustoso, nauseabondo, fetido, spaventevole,
ignobile, sgraziato, spiacevole, pesante, indecente, deforme, difforme, sfigurato
Consegna n° 6 /Fase1Test della sensibilità:
Che emozioni suscitano in te i sinonimi relativi a “bello”?
Qual è la tua reazione riguardo ai sinonimi di “brutto”?
Infine associa e descrivi al gruppo una esperienza della tua vita legata a ogni
sinonimo in elenco.
Scopri la soluzione (nascosta):La sensibilità del parlante comune rileva che,
mentre per tutti i sinonimi di bello si potrebbe concepire una reazione di
apprezzamento disinteressato, per quasi tutti quelli di brutto è sempre implicata
una reazione di disgusto, se non di violenta repulsione, orrore o spavento.
I concetti di bello e brutto sono relativi ai vari periodi storici o alle varie culture
Ecco alcuni esempi storici di “filtri” che spiegano l’etnocentrismo.
Consegna n° 7/Fase1
Dopo averle lette e spiegate in gruppo, trova altri “filtri” storici rilevanti di autori greci,
latini, europei e delle varie epoche.
Possibili collegamenti con Prof. di Latino
e Greco, oltre che di lingua Italiana e
Francese
Senofane di Colofone (secondo Clemente Alessandrino, Stromata, V,110),
"se i bovi e i cavalli e i leoni avessero le mani, o potessero disegnare con
le mani, e fare opere come quelle degli uomini, simili ai cavalli il cavallo
raffigurerebbe gli dèi, e simili ai bovi il bove, e farebbero loro dei corpi
come quelli che ha ciascuno di coloro".
Nel Medioevo Giacomo da Vitry (Libri duo, quorum prior Orientalis, sive
Hjyerosolimitanae, alter Occidentalis istoria), nel lodare la Bellezza di tutta
l'opera divina, ammetteva che "probabilmente i ciclopi, che hanno un solo
occhio, si stupiscono di coloro che ne hanno due, come noi ci meravigliamo
e di coloro e di creature con tre occhi... Consideriamo brutti gli etiopi neri,
ma tra di essi è il più nero che viene considerato come il più bello. "
Gli farà eco secoli dopo Voltaire (nel Dizionario filosofico): "Chiedete a un
rospo che cosa è la bellezza, il vero bello, il to kalòn. Vi risponderà che
consiste nella sua femmina, coi suoi due begli occhioni rotondi che
sporgono dalla piccola testa, la gola larga e piatta, il ventre giallo e il
dorso bruno. Interrogate un negro della Guinea: il bello consiste per lui
nella pelle nera e oleosa, gli occhi infossati, il naso schiacciato.
Interrogate il diavolo: vi dirà che il bello è un paio di corna, quattro zampe
a grinfia, e una coda".
Nel suo saggio su L'espressione dei sentimenti nell'uomo e negli
animali, Darwin rilevava che ciò che provoca disgusto in una data
cultura non lo provoca in un'altra, e viceversa, ma concludeva che
tuttavia "sembra che i diversi movimenti descritti come espressivi del
disprezzo e del disgusto siano identici in una gran parte del mondo".
Consegna n° 8/Fase1 Leggi, osserva e esprimi le tue opinioni
La sentinella di Frederic Brown, per vedere come il rapporto tra normale e
mostruoso, accettabile e orripilante, possa essere rovesciato a seconda che lo
sguardo vada da noi al mostro spaziale o dal mostro spaziale a noi:
"Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame, freddo ed era lontano
cinquantamila anni-luce da casa. Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e
la gravità doppia di quella cui era abituato, faceva d'ogni movimento un'agonia di
fatica... Era comodo per quelli dell'aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le
loro superarmi; ma quando si arriva al dunque, tocca ancora al soldato di terra, alla
fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue, palmo a palmo. Come questo
fottuto pianeta di una stella mai sentita nominare finché non ce lo avevano
mandato. E adesso era suolo sacro perché c'era arrivato anche il nemico. Il nemico,
l'unica altra razza intelligente della galassia... crudeli schifosi, ripugnanti mostri...
Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame, freddo e il giorno era livido e
spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano
di infiltrarsi e ogni avamposto era vitale. Stava all'erta, il fucile pronto... E allora vide
uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel
verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più. Il verso,
la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s'erano
abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con
solo due braccia e due gambe, quella pelle d'un bianco nauseante e senza
squame…”
Da Umberto Eco
“Si elegge il brutto a modello di una nuova bellezza, come accade con la 'filosofia'
cyborg.
Secondo alcuni questo significa che nel mondo post-moderno si è dissolta qualsiasi
opposizione tra bello e brutto. Non si tratterebbe neppure di ripetere con le streghe di
Macbeth, "il bello è brutto e il brutto è bello". I due valori si sarebbero semplicemente
amalgamati perdendo i loro caratteri distintivi.
In televisione vediamo bambini che muoiono di fame ridotti a scheletri dalla pancia
gonfia, apprendiamo di donne stuprate dagli invasori, sappiamo di corpi umani torturati,
e d'altra parte ci tornano continuamente davanti agli occhi le immagini non molto remote
di altri scheletri viventi destinati a una camera a gas. Vediamo membra dilaniate appena
ieri dall'esplosione di un grattacielo o di un aereo in volo, e viviamo nel terrore che ciò
possa accadere domani anche a noi. Ciascuno sente benissimo che queste cose sono
brutte, e nessuna coscienza della relatività dei valori estetici ci può convincere a viverle
come oggetto di piacere.
Forse allora cyborg, splatter, La Cosa che viene da un altro mondo, e i 'disaster movies'
sono manifestazioni di superficie, enfatizzate dai mass media, attraverso le quali
esorcizziamo una bruttezza ben più profonda che ci assedia, ci atterrisce e vorremmo
disperatamente ignorare, facendo finta che tutto sia per finta.
Semplicemente oggi si gode in certi casi del bello (classico), e si sa riconoscere un bel
bambino, un bel paesaggio o una bella statua greca, e in altri casi si trae piacere da
quello che ieri era visto come insopportabilmente brutto. ”
Consegna n°9/Fase1 Leggi “La sentinella” e il brano di Umberto Eco
“La Filosofia Cyborg”
1. Quali tipi di videogames usi? Confronta
con gli altri
2. Che tipologia di “mostri” virtuali
conosci? Confronta con testi epici e
letterari e descrivi il “tipo” di mostruosità
che solitamente ritrovi nei tuoi games.
3. Come mai secondo te i giovani ne sono
attratti?E’ un problema attuale?
4. Umberto Eco dà una spiegazione a
tutto ciò. Sei d’accordo oppure fornisci
la tua opinione e il tuo “gusto” in merito.
5. Pensi che la “mostruosità” sia insita
soltanto nel virtuale?
6. Trova analogie con testi letterari, epici,
poesie o altre fonti. Ricerca Azione
Possibile Correlazione e sviluppi con Prof.
Alessandra Traversa
Consegna n°10/Fase1
Leggi e comprendi il Brano
Da “Diario di Scuola” D. Pennac: “I giovani, le marche, le mode”
In seguito verrà fornito il testo in Lingua Francese
Da “DIARIO DI SCUOLA” Daniel Pennac pag.182-183-184-185
“I prof ci fanno uscire di testa!”
“Ti sbagli. Dalla testa ci sei già uscito. I professori cercano di fartici tornare”.
Questa conversazione l’ho avuta in un Istituo Tecnico dei dintorni di Lione. Per raggiungere la scuola avevo dovuto
attraversare una terra di nessuno piena di capannoni di ogni genere dove non avevo incontrato anima viva. Dieci minuti a
piedi in mezzo ad alti muri ciechi, silos di cemento con il tetto di eternit, ecco la bella passeggiata mattutina che la vita
offriva agli studenti che abitavano nei casermoni circostanti. Di cosa abbiamo parlato quel giorno? Della lettura, ovviamente,
poi della scrittura, del modo in cui le storie nascono nella mente dei romanzieri, di cosa significa la parola “stile” quando non
se ne fa un sinonimo di “come”, della nozione di personaggio e della nozione di persona, quindi di bovarismo, del pericolo di
indulgervi troppo a lungo una volta chiuso il libro (o visto il film), del reale e dell’immaginario, dell’uno che viene fatto
passare per l’altro nei reality show, tutte cose che appassionano gli studenti di ogni estrazione sociale non appena le
affrontano seriamente…E più in generale, abbiamo parlato del loro rapporto con la cultura…..Come molti giovani di quella
generazione, maschi e femmine, quasi tutti erano così alti che sembravano cresciuti tra i muri dei capannoni in cerca di sole.
Alcuni erano alla moda, la loro moda, credevano, in realtà uniformemente planetaria, e tutti enfatizzavano quell’accento
diffuso dal rap e ostentato anche dai giovani buffoni più trendy del centro dove loro non hanno il coraggio di spingersi.
Finimmo a parlare dei loro studi.
Fu a questo punto della conversazione che intervenne il Maximilien di turno. (Si, ho deciso di dare a tutti i somari di questo
libro, somari di periferia o somari dei quartieri alti, questo bel nome superlativo.)
“I prof ci fanno uscire di testa!”
Era visibilmente il somaro della classe. (Ci sarebbe molto da dire, sull’avverbio “visibilmente”, ma è un fatto che i somari si
notano subito in una classe. In tutte quelle in cui sono stato invitato, licei prestigiosi, istituti tecnici o scuole medie di
periferia, i Maximilien sono riconoscibili dall’attenzione tesa e dallo sguardo eccessivamente benevolo che rivolge loro
l’insegnante quando prendono la parola, dal sorriso anticipato dei compagni, e da un non so che di sfasato nella voce, un tono
di scusa o una veemenza appena titubante. E quando tacciono, spesso Maximilien tace, li riconosco dal loro silenzio ostile,
così diverso dallo studente attento che assimila. Il somaro oscilla perennemente tra lo scusarsi di essere e il desiderio di
esistere nonostante tutto, di trovare il proprio posto, o addirittura di imporlo, fosse anche con la violenza, che è il suo
antidepressivo).
“Come sarebbe, i prof vi fanno uscire di testa?”
“Ci fanno uscire di testa, punto e basta! Con tutta quella roba che non serve a niente!
“Quale sarebbe, questa roba che non serve a niente?”
“Tutto , no! Le…le materie! Non è la vita!
“Come ti chiami?”
“Maximilien”
“Bè ti sbagli, Maximilien, i prof non ti fanno uscire di testa, cercano di fartici tornare, nella tua testa. Visto che adesso è
usurpata da altro”.
“Usurpata la mia testa?”
“Che cosa porti ai piedi?”
“Ai piedi? Ho le mie N, prof!” (Qui il nome della marca)
“Le tue cosa?”
“Le mie N, ho le mie N!”
“E che cosa sono, le tue N?”
“In che senso, cosa sono? Sono le mie N!”
“Come oggetto, voglio dire, che cosa sono come oggetto?”
“Sono le mie N!”
E poiché non avevo intenzione di umiliare Maximilien, la domanda l’ho rifatta agli altri:
“Che cosa porta ai piedi, Maximilien?”
Ci furono scambi di occhiate, un silenzio imbarazzato; avevamo passato una bella ora insieme, avevamo discusso, riflettuto,
scherzato, riso molto, avrebbero voluto aiutarmi, ma era proprio così, Maximilien aveva ragione:
“Le sue N, signore N, signore”.
“Va bene, sì, ho capito, sono delle N, ma come oggetto, che cosa sono come oggetto?”
Silenzio.
Poi, tutt’a un tratto, una ragazza:
“Ah! Sì, come oggetto! Be’,sono delle sneakers!”.
“Sì. Ma un nome ancora più generale per indicare quel genere di oggetto?”
“Delle….scarpe?”
“Ecco, esatto, sono delle scarpe, da ginnastica, da tennis, da ballo, scarpette, scarpini o scarponi, tutto quello che volete,
ma non delle N! N è la marca e la marca non è l’oggetto!”
Domanda della loro insegnante:
“L’oggetto serve a camminare, la marca a cosa serve?”
Un razzo illuminante in fondo alla classe:
“A tirarsela, prof!”
Risata generale.
L’insegnante:
“Sì, a darsi delle arie”.
Nuova domanda da parte della loro prof, che indica il golf di un altro ragazzo.
“E tu Samir, che cosa hai addosso?”
Stessa risposta immediata:
“E’ il mio L, prof!”.
A questo punto ho mimato un’agonia atroce, come se Samir mi avesse avvelenato e io morissi in diretta davanti a lui,
quando un’altra voce ha esclamato ridendo:
“No, no, è un golf!Su, rimanga con noi, è un golf, il suo L, è un golf!”
Resurrezione:
“Sì, è il suo golf, e anche se golf è una aprola di origine inglese è sempre meglio di una marca! Mia madre avrebbe detto
il mio pullover e mia nonna la sua casacchina, vecchia parola “casacchina”, ma sempre meglio di una marca, perché sono
le marche, Maximilien, che vi fanno uscire di testa, non i professori! Vi fanno uscire di testa le vostre marche: le mie N,
il mio L, la mia T, il mio X, le mie Y!Vi fanno uscire di testa e intanto vi rubano i soldi, vi rubano le parole, vi rubano
anche il corpo, come un’uniforme, fanno di voi delle pubblicità viventi, come i manichini di plastica dei negozi!”
A questo punto racconto loro che quando ero bambino c’erano gli uomini-sandwich e che mi ricordavo ancora di uno di
loro, sul marciapiede di fronte a casa mia, un vecchio signore stretto tra due cartelloni che reclamizzavano una marca di
senape:
“Le marche fanno la stesa cosa con voi”.
Maximilien, mica scamo:
“Solo che a noi non ci pagano!”.
Intervento di una ragazza:
“Mica vero, fuori dalle scuole, in centro, prendono i bulli, i fighetti e gli danno un sacco di vestiti gratis così quelli se la
tirano in classe. La marca piace un casino ai compagni e così quelli vendono”.
Maximilien:
“Che figata!”.
Il loro professore:
“Trovi? A me pare che le vostre marche costino molto ma valgano molto meno di voi”.
Seguì una discussione approfondita sui concetti di costo e di valore, non i valori venali, ma gli altri, i famosi valori,
quelli che si dice loro abbiano perso…
E ci siamo lasciati con una piccola manifestazione verbale: “Li-be-ra-te le parole! - Li-be-ra-te - le parole!” finchè tutti i
loro oggetti familiari, scarpe, zaini, penne, maglioni, giacche a vento, lettori cd, auricolari, telefonini, occhiali, non
ebbero perso la marca per ritrovare il proprio nome
Consegna n° 11/Fase1
Ricerca e rispondi dopo aver letto e compreso il testo
1. Fornisci esempi, relativi al tuo vissuto, di “reality show”che vedi in TV o conosci, e
parlane in gruppo
2. Fai la distinzione dei termini riportati nel brano:“reale” e “immaginario” in un “reality
show”, tra “persona” e “personaggio”
3. I ragazzi del brano sono alla “moda”, cosa si intende? E per moda “uniformemente
planetaria?”
4. Pennac si avvale di uno stereotipo per descrivere il somaro “Maximilien”. Indicane i
punti e esprimi la tua idea sul “tipo” di stereotipo utilizzato, sulla sua positività o
negatività. Riutilizza le definizioni ricercate nelle slides precedenti
5. Fornisci esempi generali e del tuo vissuto sull’uso di stereotipi positivi e negativi
6. Perché secondo l’alunno Maximilien “I prof fanno uscire di testa?” Spiega il
termine “roba”, “usurpata” anche in altri contesti d’uso, specie storici.
7. Trovi che i mass media “usurpano” le nostre “teste”? Spiega
8. Indica le frasi in cui si evidenzia la differenza tra “marca” e “oggetto”.
9. Pensi che abbiano lo stesso valore d’uso nel contesto della comunicazione e
della realtà che rappresentano? Perché?
10. L’autore mostra che siamo condizionati dall’attribuire un valore all’oggetto. Da
cosa dipende?
11. Confronta con le slides di apertura; poi indica cosa propone di fare l’autore
con il vero valore delle “parole”?
Consegna n° 12/Fase1
LAVORO INDIVIDUALE E DI GRUPPO
•Osserva in gruppo le immagini e le opere d’arte “brutte” e “belle”,
proposte nelle slides successive.
IL BRUTTO
IL BRUTTO
Johann Heinrich Fussli "L'incubo" 1781.
IL BELLO
Diego VELASQUEZ, Venus e son miroir, 1650,
IL BRUTTO O IL BELLO????????????
Consegna n° 13/Fase1
LAVORO INDIVIDUALE E DI GRUPPO
Uso delle Tic e ricerche su riviste in Emeroteca
•Dopo aver osservato le immagini “belle” e “brutte”, ognuno del
gruppo esprime la propria opinione e indica se concorda o meno con
la proposta e spiega perché, nell’uno e nell’altro caso.
•Crea individualmente due slides: una con immagini “belle” e una
con immagini “brutte”, anche opere d’arte, secondo il tuo punto di
vista. Ogni componente del gruppo le illustra all’altro e viceversa:
“per me questa immagine è brutta/bella, perché….”
•Alla luce di quanto emerso, ogni gruppo crea una propria
definizione di “bello” e di “brutto”, negoziata da tutti i componenti,
che illustrerà in plenaria.
Verifica e Valutazione
Riutilizza e reimpiega il lavoro svolto cambiando il “punto di vista”: Tu sei la TV.
Immagina e crea un semplice programma televisivo per adolescenti: “un reality
show”, “un talk show”
•
Registra con telecamera e realizza un mini film
•
Oppure crea un testo scritto, una sceneggiatura, ecc..
Obiettivo sotteso:
1. Convincere i consumatori adolescenti alla logica del programma (che
inventerai appositamente)
2. Mettere in risalto concetti in opposizione come “reale”, immaginario”,
“uniformità”, “diversità”, ecc..
3. Mettere in risalto le differenze tra “persona” e “personaggio”
4. Utilizzare la logica di mercato che spinge i giovani all’acquisto dei prodotti di
“marca” e all’uniformità
Criteri di valutazione del Prodotto finale
•Coerenza,coesione
•Originalità, capacità critica
•Fantasia
•Premio rischio
Prima di affrontare la fase successiva leggi e amplia le
seguenti informazioni
Informazioni utili
XIX secolo
F
A
S
E
2
Alcuni scrittori, vedono l'arte e la bellezza discendere dal
loro piedistallo e mescolarsi tra le cose del mondo.
In un periodo in cui la società va a scoprire le sue
fondamenta, le sue fogne, i suoi aspetti più terribili e
impresentabili, l'arte si presenta come un abbandono della
dimensione dell'eterno e come una caduta nel quotidiano,
o come dirà appunto Baudelaire, una "caduta di aureola".
Bello e brutto ormai non si distinguono più.
Nascono così quei personaggi inquietanti, ma in fondo
positivi, come il Gobbo di Notre-Dame, Quasimodo, oppure
Tribulé, che è più noto da noi per l'opera di Verdi col nome
di Rigoletto.
Shakespeare, nel "Canto delle streghe" del Macbeth fa dire loro
esplicitamente "il bello è brutto, il brutto è bello".
Il mondo, guardato in se stesso, non obbedisce più a quei canoni,
rigidi, classici, che gli si attribuivano prima. Vi è una
sensibilizzazione per il brutto, cioè per il non-classico, che bolle,
per così dire, a fuoco lento per circa due secoli.
Consegna n° 1/Fase2
Lavoro di gruppo cooperativo e uso di Tic
Fai una breve ricerca sulle opere (autore, periodo storico e pensiero)
in cui sono presenti i seguenti personaggi, illustrandone per ognuno
le caratteristiche fisiche e morali e la loro funzionalità nell’opera
stessa:
•Il gobbo di Notre Dame e la Cour des Miracles
•Shylock
•Rigoletto
Consegna n° 2/Fase2
Leggi, nel riadattamento teatrale di “Notre-Dame de Paris”, le sequenze in
cui viene descritta la Cour des Miracles e in cui si esprime il “Bossu de
Notre-Dame”
•Sottolinea le parole e le frasi che descrivono la Cour des Miracles
•Leggi e crea un elenco delle affermazioni/metafore del Gobbo sulla
bellezza/bruttezza e spiegane il pensiero
Da Palkettostage
Teatro Francese – Notre-Dame de Paris . Scène 7 pag 18
-François
-Clopin
-Esméralda
François:-Malédiction!La gitane est arrêtée, accusée de meurtre sur la personne du
capitaine Phoebus, un garde du roi! La comèdie est finie!
Clopin:-La comèdie n’est pas finie, idiot! La comèdie devient drame, la comèdie
devient tragédie. Regarde donc! Elle prend tout son envol, toute son ampleur! Et le
petit peuple, le rien du tout de misère, le laid, le difforme, oui, lui, va y jouer son plus
beau role!
Oui! Nous, les bouffons, les voleurs, les truands, nous, les étrangers, venus de
l’Orient, de l’Andolusie, des montagnes lointaines de l’Europe et de l’Afrique, nous qui
vivons aux pieds des tours de Notre-Dame depuis des années, depuis des siècles,
nous les reclus aux portes de la Cité, les insectes sans identité, sans famille, sans
racines, sans toits, nous, les rats de leur société de privilèges, nous, les exclus de ce
monde, nous demandons que justice soit faite! Justice!
Les petits ne paieront plus pour les grands. Le rat va mordre dans le flanc du
crocodile. Justice!
Scène 10 pag. 23
Dialogue entre Quasimodo et Esmeralda
A l’intérieur de Notre-Dame Esmeralda est endormie, Quasimodo la contemple.
Elle se réveille, prend peur.
Quasimodo:-Ne me regardez point. Je ne vous fais pas de mal. Non.Je suis
votre ami. Non, ne me regardez pas, fermez les yeux, tournez-vous. Je vous prie.
Mangez. Maintenant je vais m’en aller. Tenez, je me suis mis derrière le mur.
Vous pouvez rouvrir les yeux
Esmeralda:- Venez près de moi, Quasimodo.
Quasimodo:-Oh je vous fais peur, je suis bien laid, n’est-ce pas?
Esmeralda:-Pauvre homme! Et je vous dois ma vie…
Quasimodo:-Ecoutez-moi seulement. C’est ma maison. C’est votre maison. Le
jour, vous restez ici. La nuit, vous pouvez vous promener par toute l’église. Mais
ne sortez pas. Ni de jour. Ni de nuit. Vous êtes perdue. On vous tue et je meurs
Esmeralda:-Pourquoi m’avez vous sauvée, Quasimodo?Venez! Venez
donc!Venez!
Quasimodo:-Non, non, le hibou n’entre pas dans le nid de l’alouette.
Esmeralda:-Je vous en prie, restez avec moi!
Quasimodo:-Vous me disiez donc de revenir?
Esmeralda:-Oui!
Quasimodo:-Hélas, c’est que je suis sourd…et…
Esmeralda:-Pauvre homme!
Quasimodo:-Il ne manquait que cela, n’est-ce pas? Oui, je suis
sourd.C’est comme cela que je suis fait. C’est horrible, n’est-il pas
vrai?Vous êtes si belle, vous!Oh, j’ai bien pitié de moi, pauvre
malheureux monstre que je suis! Je dois vous faire l’effet d’une
bête, dites. Vous, vous etes un rayon de soleil, une goutte de
rosée, un chant d’oiseau…Moi je suis quelque chose d’affreux, ni
homme, ni animal…..
Esmeralda:-Eh bien! Dites-moi pourquoi vous m’avez sauvée
Quasimodo:-J’ai compris!Vous me demandez pourquoi je vous ai sauvée.
Esmeralda:- Oui
Quasimodo:-Je suis un misérable. Je suis une bête.
Esmeralda:-Quasimodo! Non! Pourquoi dites-vous cela?
Quasimodo:-Ne ragarde pas la figure, jeune fille, regarde le coeur.
Esmeralda:-A quoi bon me dire cela, Quasimodo? Mon coeur est à Phoebus, mon
âme est à Phoebus…
Quasimodo:-Le coeur d’un beau jeune homme est souvent difforme. Il y a des
coeurs où l’amour ne se conserve pas.
Esmeralda:-Mon pauvre Qausimodo! Tu as bien du chagrin. Viens près de moi.
Quasimodo:-Non, je ne suis pas à mon aise quand vous me regardez. Je vais
quelque part d’où je vous verrai sans que vous me voyiez. C’est mieux.
Esmeralda:-Mon soleil, mon soldat, je sens que tu es tout près de
moi. Oui, l’amour sent ces choses-là.
Quasimodo:-La beauté est la seule chose qui n’existe pas à demi.
Le corbeau ne vole que le jour, le hibou ne vole que la nuit; le cygne,
lui, vole la nuit et le jour.
Consegna n° 3/Fase2
Leggi i brani di seguito proposti
UNE CHAROGNE
Rappelez-vous l’objet que nous vîmes, mon âme,
Ce beau matin d’été si doux :
Au détour d’un sentier une charogne infâme
Sur un lit semé de cailloux,
Le ventre en l’air, comme une femme lubrique,
Brûlante et suant les poisons,
Ouvrait d’une façon nonchalante et cynique
Son ventre plein d’exhalaisons.
Le soleil rayonnait sur cette pou
Comme afin de la cuire à point,
Et de rendre au centuple à la grande Nature
Tout ce qu’ensemble elle avait joint ;
Et le ciel regardait la carcasse superbe
Comme une fleur s’épanouir.
La puanteur était si forte, que sur l’herbe
Vous crûtes vous évanouir.
Les mouches bourdonnaient sur ce ventre putride,
D’où sortaient de noirs bataillons
De larves, qui coulaient comme un épais liquide
Le long de ces vivants haillons.
Tout cela descendait, montait comme une vague
Ou s’élançait en pétillant ;
On eût dit que le corps, enflé d’un souffle vague,
Vivait en se multipliant.
Et ce monde rendait une étrange musique,
Comme l’eau courante et le vent,
Ou le grain qu’un vanneur d’un mouvement rythmique
Agite et tourne dans son van.
Les formes s’effaçaient et n’étaient
plus qu’un rêve,
Une ébauche lente à venir,
Sur la toile oubliée, et que l’artiste
achève
Seulement par le souvenir.
Derrière les rochers une chienne
inquiète
Nous regardait d’un œil fâché,
Epiant le moment de reprendre au
squelette
Le morceau qu’elle avait lâché.
Et pourtant vous serez semblable à
cette ordure,
A cette horrible infection,
Etoile de mes yeux, soleil de ma
nature,
Vous, mon ange et ma passion !
Oui ! telle vous serez, ô la reine des
grâces,
Après les derniers sacrements,
Quand vous irez, sous l’herbe et les
floraisons grasses,
Moisir parmi les ossements.
Alors, ô ma beauté ! dites à la vermine
Qui vous mangera de baisers,
Que j’ai gardé la forme et l’essence
divine
De mes amours décomposés !
Charles Baudelaire
UNA CAROGNA
Ricordi tu l’oggetto, anima mia,
che vedemmo quel mattino d’estate così dolce?
Alla svolta d’un sentiero un’infame carogna
sopra un letto di sassi,
le gambe all’aria, come una femmina impudica,
bruciando e sudando i suoi veleni,
spalancava, con noncuranza e cinismo,
il suo ventre pieno d’esalazioni.
Il sole dardeggiava su quel marciume
come volendolo cuocere interamente,
rendendo centuplicato alla Natura
quanto essa aveva insieme mischiato;
e il cielo contemplava la carcassa
superba sbocciare come un fiore.
Il puzzo era tale che tu fosti
per venir meno sull’erba.
Le mosche ronzavano sul ventre putrido
da cui uscivano neri battaglioni
di larve colanti come un liquame
denso lungo gli stracci della carne.
Tutto discendeva e risaliva come un’onda,
o si slanciava brulicando:
si sarebbe detto che il corpo gonfio
d’un vuoto soffio, vivesse moltiplicandosi.
E tutto esalava una strana musica,
simile all’acqua corrente o al vento,
o al grano che il vagliatore con ritmico movimento
agita e volge nel vaglio.
Le forme si cancellavano riducendosi
a puro sogno:
schizzo, lento a compiersi,
sulla tela (dimenticata) che l’artista
condurrà a termine a memoria.
Dietro le rocce una cagna inquieta
ci guardava con occhio offeso,
spiando il momento in cui riprendere
allo scheletro il brano abbandonato.
- Eppure tu sarai simile a
quell’immondizia,
a quell’orribile peste,
stella degli occhi miei, sole della mia
natura,
mia passione, mio angelo!
Sì, tu, regina delle grazie,
sarai tale dopo l’estremo sacramento,
allora che, sotto l’erba e i fiori grassi,
andrai a marcire fra le ossa.
Allora, o bella, dillo, ai vermi
che ti mangeranno di baci,
che io ho conservato la forma e
l’essenza divina
di tutti i miei decomposti amori.
Charles Baudelaire LES FLEURS DU
MAL
Inno alla Bellezza
Vieni, o Bellezza, dal profondo cielo
o sbuchi dall'abisso? Infernale e divino
versa insieme, confusi, la carità e il delitto
il tuo sguardo: assomigli, in questo, al vino.
Racchiudi nei tuoi occhi alba e tramonto. Esali
profumi come un temporale a sera.
Sono un filtro i tuoi baci, la tua bocca un'ampolla
che l'eroe fanno vile e il fanciullo ardito.
Esci dal gorgo nero o discendi dagli astri?
Il Destino, innamorato, ti segue come un cane,
sémini capricciosa felicità e disastri,
disponi di tutto, non rispondi di niente.
Cammini, Bellezza, su morti, e ne sorridi;
fra i tuoi gioielli l'Orrore non è il meno attraente
e, in mezzo ai tuoi gingilli preferiti,
l'Assassinio oscilla adorabile sul tuo ventre orgoglioso.
Abbagliata l'effimera s'abbatte in te candela
e crepita bruciando e la tua fiamma benedice.
Cosí, chino fremente sul suo amore, chi ama
sembra un moribondo che accarezza la sua tomba.
Che importa che tu venga dall'inferno o dal cielo,
o mostro enorme, ingenuo, spaventoso!
se grazie al tuo sorriso, al suo sguardo, al tuo piede
penetro un Infinito che ignoravo e che adoro?
Che importa se da Satana o da Dio? se Sirena
o Angelo, che importa? se si fanno per te
— fata occhi-di-velluto, ritmo, luce, profumo, mia regina —
meno orrendo l'universo, meno grevi gli istanti.
Hymne à la beauté
Viens-tu du ciel profond ou sors-tu de l'abîme,
Ô Beauté ? ton regard infernal et divin,
Verse confusément le bienfait et le crime,
Et l'on peut pour cela te comparer au vin.
Tu contiens dans ton oeil le couchant et l'aurore;
Tu répands des parfums comme un soir orageux;
Tes baisers sont un philtre et ta bouche une amphore
Qui font le héros lâche et l'enfant courageux.
Sors-tu du gouffre noir ou descends-tu des astres ?
Le Destin charmé suit tes jupons comme un chien;
Tu sèmes au hasard la joie et les désastres,
Et tu gouvernes tout et ne réponds de rien.
Tu marches sur des morts, Beauté, dont tu te moques;
De tes bijoux l'Horreur n'est pas le moins charmant,
Et le Meurtre, parmi tes plus chères breloques,
Sur ton ventre orgueilleux danse amoureusement.
L'éphémère ébloui vole vers toi, chandelle,
Crépite, flambe et dit : Bénissons ce flambeau !
L'amoureux pantelant incliné sur sa belle
A l'air d'un moribond caressant son tombeau.
Que tu viennes du ciel ou de l'enfer, qu'importe,
Ô Beauté, monstre énorme, effrayant, ingénu!
Si ton oeil, ton souris, ton pied, m'ouvrent la porte
D'un Infini que j'aime et n'ai jamais connu ?
De Satan ou de Dieu, qu'importe ? Ange ou Sirène,
Qu'importe, si tu rends, - fée aux yeux de velours,
Rythme, parfum, lueur, ô mon unique reine ! L'univers moins hideux et les instants moins lourds.
Charles Baudelaire (extrait des Fleurs du Mal)
“la nascita di Venere" - Alexandre Cabanel
Consegna n°4/Fase2
•Ricerca e traduci il lessico descrittivo e la mescolanza di “bello”, soave, poetico
e “brutto”, ripugnante e disgustoso”
•Individua il personaggio a cui si riferisce la poesia
•Esprimi idee e opinioni
•Leggi e comprendi il testo “Hymne à la beauté”
•Ripeti lo stesso percorso di lavoro tracciato per il brano precedente
•Esprimi idee sul concetto di Bellezza di Baudelaire
•Alla fine vengono fornite informazioni sulla poetica di Charles Baudelaire e Les
Fleurs du Mal
Verifica e Valutazione
Sulla base delle letture e del percorso svolto:
realizza un breve brano personale in cui metti in risalto il processo che
ti ha portato verso la consapevolezza che i condizionamenti sociali
fanno parte del nostro vissuto e che l’uniformità a cui siamo sottoposti
distrugge la complessità e la risorsa della diversità.
Evidenzia le varie possibilità che ogni individuo ha di operare scelte
autonome.
Criteri di valutazione: coerenza, coesione, pertinenza, capacità critica,
rielaborazione personale e autonoma
Scarica

File - IL LABIRINTO DELLA DIVERSITA