Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2012/2013 1 Giovanni Bernardini [email protected] Marchesi – Dadà Cohrs 12-13/3 Morena – Longo Campus 19-20/3 Midulla – Sposato Nocentini 19-20/3 Brandini – Del Buffa Alacevich 3/4 Divita – Sartore Trentin 16/4 Lazri – Baggioli Gerlini 16/4 Bartoli – Bertozzi – Pistocchi Bernardini 23/4 Corsaro – Spiaggiari Romano 23/4 D’Arrigo – Zoffoli Basosi 8/5 Chieregato – Cuppuleri Petrini 8/5 ? – Bambini 8/5 2 Gli anni ‘20 tra speranze e delusioni • Esperimenti di sicurezza collettiva • Successo dei regimi autoritari • Ricostruzione e crollo del capitalismo postbellico • Primi segnali di crisi del colonialismo europeo; ascesa del Giappone • Stati Uniti e Unione Sovietica: decennio di disimpegno dall’Europa? 3 Esperimenti di sicurezza collettiva 4 Esperimenti di sicurezza collettiva • L’Europa centro orientale è un “laboratorio su un cimitero”. Tempo di esperimenti anche generosi, ma con scarsi mezzi e contro grandi resistenze • Complessificazione delle relazioni internazionali: le tensioni che i grandi imperi avevano vissuto come problemi interni, si trasformavano in crisi internazionali, moltiplicando le occasioni di conflitto, di fronte alle quali era più probabile un coinvolgimento della comunità internazionale 5 Esperimenti di sicurezza collettiva • Uso strumentale del nuovo ordine da parte dei vincitori: “cordone sanitario” • L’Italia in questa fase è paradigmatica dei problemi del dopoguerra – Mito della “Vittoria mutilata” – Problemi nazionali relativi all’Alto Adige – Vicinanza con il nuovo, precario stato austriaco: il crollo del nemico tradizionale diventava una ragione di debolezza e insicurezza – Vicinanza con la situazione potenzialmente esplosiva dei Balcani 6 Esperimenti di sicurezza collettiva – Vicinanza con il nuovo stato Jugoslavo: tra il 1920 e il 1924 (trattato di Rapallo e patto di Roma) resiste un compromesso precario – Espansione coloniale: “riconquista” della Libia – Aspirazioni a una crescita di ruolo nel Mediterraneo frustrate dagli altri vincitori 7 Esperimenti di sicurezza collettiva • Francia: il paradosso del dopoguerra – Obiettivi di guerra formalmente raggiunti – MA: l’esperienza della guerra aveva trasformato anche il senso stesso della sicurezza. E questa mancava alla Francia – Ritiro di Stati Uniti e Gran Bretagna dall’accordo di garanzia – Potenziale economico ben inferiore alla Germania (nel 1926 il prodotto manifatturiero tedesco è doppio rispetto a quello francese); problema demografico 8 Esperimenti di sicurezza collettiva – Dal momento che il Trattato di Versailles aveva raggiunto il massimo delle condizioni esigibili dalla Germania, e che da quel momento la situazione era soltanto peggiorata, l’ “esecuzionismo” francese è percepito come mezzo di difesa – Forte frammentazione e radicalizzazione della vita politica interna (come in molta parte d’Europa). Progresso dei comunisti ma anche degli ultranazionailisti: difficoltà a dare un senso largamente condiviso al massacro della prima guerra mondiale 9 Esperimenti di sicurezza collettiva • Germania: – sconfitta e dilaniata da uno stato insurrezionale permanente e dal dibattito sulle responsabilità di guerra – MA: potenziale economico intatto – Appoggio fuori dall’Europa per la rinascita militare (Russia bolscevica) ed economica (Stati Uniti) 10 Le riparazioni di guerra • La questione delle riparazioni tedesche si connette – sia ai problemi della sicurezza – che dell’assetto dell’economia postbellica • Debiti contratti dagli alleati con gli Stati Uniti = 1.890 milioni di sterline • Proposta di J.M Keynes (economista britannico) di cancellazione del debito, a parte che anche gli altri creditori internazionali facessero altrettanto 11 Le riparazioni di guerra • Il rifiuto è netto da ogni parte, per due ordini di ragioni politiche: – Dal punto di vista statunitense, la cancellazione del debito sarebbe la rinuncia volontaria al primato e soprattutto sarebbe un atto eminentemente politico, in controtendenza con l’isolazionismo post-wilsoniano – dal punto di vista francese, come di molti altri, non si tratta di una mera questione economica: i debiti sono conseguenza della gestione bellica e sono legati inestricabilmente alle riparazioni (un legame che gli Stati Uniti non accettano) 12 Le riparazioni di guerra – In sostanza: sarebbe stato necessario un approccio lungimirante e di lungo termine, ma soprattutto improntato al problema della sicurezza collettiva e (nell’interpretazione di Di Nolfo) del “declino” dell’Europa • Riparazioni: i tedeschi accettano di pagarle contestualmente al riconoscimento delle responsabilità per lo scoppio della guerra • Nel 1920 si decide la percentuale delle ripartizioni – 52% alla Francia – 22% alla Gran Bretagna – 10% all’Italia – 8% al Belgio 13 Le riparazioni di guerra • 4/21: decisa la somma complessiva in denaro e merci di 132 milioni di Marchi oro • Calendario perentorio per i pagamenti • Soprattutto dal gennaio 1922, i tedeschi animano una diatriba infinita per chiedere la riduzione delle riparazioni, facendo spesso appello ai principi di Wilson • Da parte statunitense, nel febbraio 1922 viene dato ordine ai funzionari statunitensi che negoziano la restituzione del debito di negare categoricamente qualsiasi legame tra pagamento delle riparazioni e restituzione dei debiti • … confermandone così lo stretto legame logico e politico 14 Le riparazioni di guerra • Tentativi di trovare una soluzione: 4/22 conferenza di Genova – Risultato controproducente: di dimostra che il campo dei vincitori non è concorde – …mentre i tedeschi, a due passi da quella sede, firmano il Trattato di Rapallo per la normalizzazione delle relazioni politiche ed economiche, e gettano le basi di una collaborazione internazionale. Nasce il “complesso di Rapallo” • Violenta reazione francese: con un “pretesto”, nel gennaio 1923 truppe franco-belghe occupano la Ruhr e si impossessano dei prodotti materiali e dei proventi economici 15 Le riparazioni di guerra • La risposta è l’intransigenza tedesca: rifiuto di collaborazione e resistenza passiva • Magri risultati francesi e crisi monetari devastante in Germania: – 1 $ = 4.000 marchi nel 1922 – 1$ = 99.000.000 marchi nel luglio 1923 – 1$ = 4.200.000.000.000 marchi nel novembre 1923 • Le parti sono persuase ad affrontare insieme il problema, e persino gli Stati Uniti vengono risucchiati nei progetti di soluzione (in ragione dei loro interessi economici), fino a diventarne la pietra angolare 16 Le riparazioni di guerra • 9/23: il nuovo Cancelliere Stresemann decreta la fine della resistenza passiva • 12/23: vincitori e vinti iniziano a discutere sulle possibili soluzioni tecniche all’impasse • 4/23: elaborato e approvato il Piano quinquennale Dawes. La portata del piano e le sue conseguenze sono epocali: per la prima volta la finanza americana interviene in Europa con intenti “politici”, per risanare una situazione di crisi. Di fatto, si gettano radici destinate a crescere a dismisura nel sistema economico europeo, condizionandolo all’andamento di quello USA 17 Le riparazioni di guerra • Due pilastri: – Ripresa dei pagamenti tedeschi secondo rate crescenti, ma senza che fosse definito un ammontare complessivo (causa inflazione); riorganizzazione della Banca nazionale tedesca e cambio della moneta – Creazione delle risorse con cui i tedeschi avrebbero potuto pagare: emissione di un prestito obbligazionario da collocare sul mercato mondiale per una somma di 800 milioni di marchi oro, garantiti dalle azioni delle ferrovie germaniche e da un’ipoteca sulle entrate fiscali 18 Le riparazioni di guerra Piano Dawes: Capitali internazionali (soprattutto statunitensi) in obbligazioni tedesche Ripresa dell’economia tedesca Pagamento delle riparazioni ai vincitori Pagamento dei debiti agli Stati Uniti da parte dei vincitori europei (Francia, Gran Bretagna, Italia) Investimenti statunitensi in Germania Ripresa dell’economia tedesca Pagamento riparazioni… 19 Le riparazioni di guerra • Successo dalle proporzioni persino impreviste: la risposta del mercato azionario statunitense è pari a 10 volte i titoli offerti (che erano inizialmente il 10% del totale). Il prestito cade in un momento di euforia borsistica ed economica in generale negli Stati Uniti, che Dawes e altri avevano compreso soltanto in parte • Il prestito funge da traino per investimenti massicci in Europa, non solo in Germania. Per quanto riguarda quest’ultima, si acquisiscono quote rilevanti di partecipazioni nelle principali industrie (Thyssen, Krupp) 20 Le riparazioni di guerra • È la “(ri)scoperta dell’Europa” da parte degli Stati Uniti come terra di grandi guadagni. Più in generale: – Nel 1914 gli Stati Uniti esportano capitali per un totale di 3.380 milioni di dollari – Nel 1929 gli investimenti all’estero sono 14.600 milioni – Cifra ancora leggermente inferiore a quella della Gran Bretagna, ma Londra è ancora il centro finanziario di riferimento di un sistema coloniale intatto, quindi gli investimenti britannici sono gravati di “spese” politiche che gli Stati Uniti non hanno. 21 Le riparazioni di guerra • All’avvicinarsi della scadenza del piano Dawes, che ha dato frutti insperati, iniziano e discussioni sul futuro • Il Piano Young viene discusso nella seconda metà del 1929 e adottato nel gennaio 1930: – La Germania deve pagare per altri 59 anni – Per la prima volta il pagamento delle rate viene delle riparazioni viene esplicitamente legato al pagamento dei debiti interalleati – Creazione della Banca dei regolamenti internazionali, con sede a Basilea, per monitorare gli avvenimenti – Nuovo prestito di 300 milioni di dollari sul mercato mondiale 22 Le riparazioni di guerra • Quando il piano Young entra in vigore, la crisi finanziaria statunitense sta per investire l’Europa (in parte, anche in ragione del piano precedente, come vedremo più avanti) – Il legame economico tra i due “mondi” è forte abbastanza da fungere da cinghia di trasmissione per la crisi – Quello politico non lo è abbastanza da evitare la crisi e le sue conseguenze 23 Le riparazioni di guerra • Richiesta tedesca di intervento agli Stati Uniti • Accordata sospensione dei pagamenti sia delle riparazioni che dei debiti • Nuova conferenza a Losanna nell’estate del 1932: fine delle riparazioni, i tedeschi devono pagare 3 miliardi di Marchi entro il 1935. • La cifra, per ragioni ovvie, non sarà mai pagata • D’altra parte, nessun presidente degli Stati Uniti accetterà di cancellare il debito interalleato, un problema che persisterà fino al secondo dopoguerra 24 Le riparazioni di guerra “Lezioni” da trarre: • Gli interventi statunitensi mostrano quanto finanza e politica fossero forzatamente costrette ad agire in coordinamento, vista la rilevanza della posta in gioco e i rischi connessi ai fallimenti • Tuttavia, il modo in cui i singoli governi adottarono politiche di “risanamento” individuali rispetto a una stabilizzazione postbellica che era interesse di tutti, mostra una sorta di “percezione dissociata”: 25 Le riparazioni di guerra – Problemi globali e complessi di portata mai vista – Fase di globalizzazione finanziaria, ma senza un corrispondente e adeguato progresso tecnologico – Aspirazioni “globali” e tutela degli interessi nazionali: mentre il sistema finanziario vive sempre più di vita autonoma, e la SdN convoca nel 1927 una conferenza sui problemi del commercio internazionali (tregua tariffaria, come inscritto nello statuto), le risposte alle avvisaglie di crisi saranno protezionistiche. A cominciare dagli Stati Uniti, per proseguire con tutti gi altri. Nel 1931 persino la Gran Bretagna: anche simbolicamente è la fine di un’epoca. 26 Le riparazioni di guerra • La crisi finanziaria blocca la circolazione di capitali, il protezionismo quella dei beni • La crisi vince sulla crescente interdipendenza: troppa o troppo poca? Di fatto è l’inizio di un dibattito che arriva ai giorni nostri 27 Le riparazioni di guerra • Se in URSS si brinda e si lavora alle prospettive rivoluzionarie e allo stato di evidente difficoltà del capitalismo, da parte statunitense inizia un ritiro che avrà fine soltanto dieci anni dopo • Nel frattempo, l’Europa rimane in balia di “minuscole gabbie di esoso nazionalismo” • Negli Stati Uniti il New Deal, in Europa risposte dittatoriali. Anche questo è un dibattito che arriva all’attualità 28 Il problema della sicurezza • Sicurezza europea e mondiale affidate alla SdN • Limitazioni congenite che ne limitano l’efficacia: – Gli Stati Uniti non partecipano: è l’assenza del paese ispiratore e potenzialmente super partes – Assenza degli stati sconfitti e dell’URSS; partecipazione intermittente dell’Italia, visto lo scetticismo di Mussolini; partecipazione “egoistica” del Giappone 29 Il problema della sicurezza • Da parte francese: costringere la Germania in un cerchio di restrizioni • Rete di alleanze in chiave antirevisionista: – Alleanze bilaterali con Cecoslovacchia, Romania, Jugoslavia, Polonia – “Piccola Intesa” tra le prime tre • Coalizione largamente sovrastimata: paesi stretti tra due fuochi (persino tre con l’Italia mussoliniana), fragili e instabili proprio in ragione della loro vittoria e/o (ri)nascita, bisognosi di aiuto più di quanto potessero darne 30 Il problema della sicurezza • Fino al 1922: politica fracese discontinua • 1923: intervento nella Ruhr anche per forzare la mano agli altri paesi europei (solidarietà limitata dall’Italia, forte reazione britannica) • Dal 1924 un nuovo governo francese (forte discontinuità) percorre due strade: 1) Rafforzamento della SdN 2) Compromesso mediato dalla Gran Bretagna 31 1) Rafforzamento della SdN • Incremento degli strumenti giuridici della SdN per fronteggiare ogni rischio. • Piano franco-britannico: – Arbitrato obbligatorio – In caso di rifiuto, entrata in vigore automatica delle sanzioni – Avvio di una politica di disarmo generalizzato • Era il cosiddetto “Protocollo di Ginevra. Sottoscritto con grande entusiasmo, ma l’avvicendamento al governo in Gran Bretagna e il sostanziale disinteresse di Mussolini il protocollo finì a far polvere. 32 2) Ricerca del compromesso diretto • Stresemann cancelliere tedesco realista: conquistare fiducia nella “affidabilità tedesca”. Volontà di cooperazione alla formazione di un sistema di sicurezza europeo. • Mediazione britannica; clima positivo per il Piano Dawes e per lo “spirito di Ginevra” • Trattati di Locarno: garanzia del confine renano. La Germania si sarebbe impegnata a riconoscerlo per come era emerso dai trattati di pace e a non cercare di modificarlo con la forza • Antitesi di Versailles: dall’imposizione all’accettazione con garanzia internazionale 33 2) Ricerca del compromesso diretto • Per alcuni anni sembrò possibile una vera riconciliazione e una collaborazione tra i due nemici • Ma: dopo la prima guerra mondiale e la situazione di interrelazione continentale che si era creata, la sicurezza non era più un bene divisibile per aree geografiche • In realtà: revisionismo di Stresemann all’est, che non era garantito dai trattati di Locarno • Ben altri erano i rischi per l’immediato futuro, altrove 34 Revisionismo e sicurezza • Italia: da una linea contraddittoria al “revisionismo controllato” mussoliniano e al tentativo di accordo con la Gran Bretagna • Nel 1924 annessione di Fiume e protettorato sull’Albania (tensioni crescenti con la Jugoslavia) • Mussolini “protettore” di revisionismi all’est: Ungheria, Bulgaria, Austria • La principale preoccupazione è proprio l’instabilità austriaca e il crescente nazionalismo pangermanista 35 • • • • Revisionismo e sicurezza Unione Sovietica: quale rapporto col tema della sicurezza europea? Già all’inizio degli anni ‘20 le prospettive di un’estensione della rivoluzione sono drasticamente ridotte (la Repubblica dei Consigli ungherese sopravvive per 3 mesi Due tipi di risposte alla sfida rivoluzionaria: la soluzione riformistica e/o parlamentare e quella nazionalista/autoritaria D’altra parte, il potere sovietico era del tutto concentrato nell’obiettivo di vincere la guerra civile, e poi realizzare il socialismo. Una costruzione che, soprattutto dal 1921, ha bisogno di merci e capitali da occidente 36 Revisionismo e sicurezza • Il trattato di Rapallo (e prima ancora quello con la Turchia) segnano il desiderio di uscire dall’isolamento diplomatico • “Corsa a Mosca”: inaugurano relazioni diplomatiche la Gran Bretagna, poi l’Italia, poi tutti gli altri. Ultima in Europa la Francia, nel mondo gli Stati Uniti • Sono accordi innanzitutto di cooperazione economica, tecnologica e finanziaria. Per il momento l’Unione Sovietica rimane ufficialmente isolata dalle vicende internazionali 37 38 Revisionismo e sicurezza • Polonia: simbolo vivente e fondato nella storia dela rinascita di un ordine europeo • Confini eternamente incerti, ingranditi a dismisura dalla sconfitta tedesca e dal crollo dell’impero zarista • Dipendenza dai rapporti con i vicini ed ex occupanti • Nel 1920, dopo la fine dell’Ucraina indipendente, scoppia la guerra con l’Armata Rossa • Vittoria polacca e ulteriore avanzamento dei confini in Bielorussia 39 Revisionismo e sicurezza • In definitiva, la sicurezza europea non fa progressi sostanziali: – motivi materiali di contrasto – Instabilità dell’ordine internazionale postbellico (politico ed economico) – Instabilità dei nuovi stati e diffuso revisionismo, per quanto ancora controllato – Progetti franco-tedeschi legati alle personalità che li promuovevano: innanzitutto Briand e Stresemann – Persino intese carbo-siderurgiche e accordo commerciale franco-tedesco del 1927: nasce l’idea che il commercio prevenga le guerre 40 Revisionismo e sicurezza • Progetti di Briand per una Unione Europea • Progetto Briand-Kellog (con interessamento statunitense, per mettere fuori legge la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti • Tuttavia – Troppi paesi esclusi dai progetti, o scettici nei loro confronti – Troppo fragili gli equilibri nazionali e internazionali ereditati dalla guerra – Troppo fragile l’ordine politico e sociale postbellico – Troppo conflittuali gli interessi politici ed economici, suscettibili di cambiare con nuovi attori al governo 41 Il fallimento del disarmo • Artiolo 8 della Carta SdN: “Ridurre gli armamenti a livello più basso, compatibilmente con la sicurezza nazionale” e con gli obblighi della carta stessa • Disarmo navale (ne parliamo domani in merito al Giappone) • Disarmo generale: commissione di studio che lavora dal 1926 al 1930 • Convocata conferenza a Ginevra nel 1932 42 Il fallimento del disarmo • Nel frattempo: nuova conferenza per il disarmo navale a Londra per il 1930: – Mussolini chiede la non inferiorità con nessuno in Europa – Alla fine un accordo viene elaborato nel 1931, e consente a tutti di dichiararsi “soddisfatti” – … ma il disarmo è una cosa ben diversa – Mussolini inizia a predire una guerra generale in Europa entro 10 anni 43 Il fallimento del disarmo • La Conferenza per il Disarmo inizia il 2 febbraio a Ginevra • La Francia presenta un progetto he subordina la riduzione degli armamenti alla messa in funzione di un sistema di garanzie collettive affidate alla SdN e non dissimili da quelle proposte col Protocollo di Ginevra del 1924 • Da parte Italiana: accettazione del principio, ma soltanto a patto che sia riconosciuto il diritto al revisionismo limitato della Pace di Versailles. La cosa più grave è che da parte italiana questo viene definito “ristabilire la cooperazione e la giustizia internazionali” 44 Il fallimento del disarmo • Il Cancelliere tedesco Bruening chiede che la Germania venga liberata dai vincoli del trattato di Versailles, visto che nessun’altra parte firmataria aveva tenuto fede all’impegno al disarmo assunto con la firma del Patto della SdN – Germania disposta a fare la propria parte se le viene riconosciuto il principio della Gleichberechtigung = parità di diritti • • Nessuna posizione comune da parte occidentale. Ma le concessioni che non furono fatte a governi eletti, furono strappate da governi sempre più dittatoriali Soltanto a dicembre venne concesso il riconoscimento 45 Il fallimento del disarmo • … ma a quel punto Hitler era alle soglie del potere • Non ritira la delegazione tedesca. A maggio chiede che il principio sia tradotto in pratica immediatamente. • Il 14 ottobre la delegazione tedesca lascia la conferenza sul disarmo, il giorno dopo la Germania si ritira dalla SdN 46 • Ascesa del Giappone fino al ’29 – crisi del colonialismo europeo • La “Grande Depressione” economica 47 L’ascesa del Giappone • Come Stati Uniti e Germania, anche il Giappone è protagonista della seconda rivoluzione industriale (ultimo quarto dell’800); forte desiderio di emulazione dell’Occidente, non soltanto in economia (stato unificato e centralizzato, “impero”) • Peso dei militari nella vita politica del Giappone; capacità di imporre la dottrina della “linea di vantaggio” prima ancora che il principio della necessità di espansione si affermi per ragioni economiche • Le linee di espansione sono chiare: Corea, Taiwan, Cina continentale (Manciuria) 48 L’ascesa del Giappone • Guerra con la Cina (1894): il Giappone è la principale potenza dell’Asia e controlla la Corea (annessa nel 1910), Taiwan e buona parte della Manciuria (ma intervento umiliante della diplomazia occidentale per limitare i guadagni giapponesi sul continente) • Guerra con la Russia (1905): il Giappone può competere e vincere militarmente anche con un paese “occidentale”. Ampliamento dell’impero. 49 L’ascesa del Giappone • Rafforzamento della convinzione che il Giappone debba competere militarmente ed economicamente con le potenze occidentali, e quindi entrare anche nel gioco delle alleanze europee e mondiali • 1902: trattato di alleanza con la Gran Bretagna, il primo tra un paese asiatico e uno occidentale su base paritaria. In chiave evidentemente antirussa e antitedesca 50 L’ascesa del Giappone • Ingresso nella prima mondiale con obiettivi precisi: – Rilevare i possedimenti tedeschi nel Pacifico – Ampliare la propria sfera d’influenza sul continente – Ottenere il riconoscimento dello status di parità con le altre potenze 51 L’ascesa del Giappone • Il primo obiettivo raggiunto con facilità disarmante; azione pressoché indipendente della marina • Il secondo porta all’occupazione dello Shandong • Il terzo è sancito dalla partecipazione alla Conferenza di Parigi, dall’ingresso alla SdN con un posto permanente nel consiglio, e dai negoziati sul disarmo navale del dopoguerra 52 L’ascesa del Giappone • MA: vicenda delle 21 richieste al governo Cinese. Se accettate in toto, avrebbero di fatto messo la Cina sotto sovranità giapponese. Alla fine, le richieste più “gravi” vengono ritirate per intervento internazionale e soprattutto statunitense. Considerata un’altra umiliazione. 53 L’ascesa del Giappone • Cresce l’antagonismo con gli Stati Uniti, nonostante la guerra dalla stessa parte. Ogni tentativo di accordo si rivela effimero o privo di contenuti • Per quanto riguarda la Conferenza di Parigi: tentativo giapponese di far approvare la clausola sull’ “uguaglianza delle razze” nel Covenant. • The equality of nations being a basic principle of the League of Nations, the High Contracting Parties agree to accord as soon as possible to all alien nationals of states, members of the League, equal and just treatment in every respect making no distinction, either in law or in fact, on account of their race or nationality. 54 L’ascesa del Giappone • Questo episodio non sarebbe rimasto senza conseguenze nella condotta della seconda guerra mondiale • Dopoguerra: imponente crescita economica, miglioramento della struttura produttiva e attrazione di capitali – disordini sociali, per quanto contenuti. Nel 1925 concessione del suffragio universale maschile, ma rimane la tensione tra militari e partiti • Conferenza navale di Washington del 1922: Stati Uniti e Gran Bretagna sanciscono il diritto del Giappone a una flotta navale superiore a quelle francese e italiana 55 L’ascesa del Giappone • In cambio, il Giappone si ritira dallo Shandong. Ma il crescente bisogno di materie prime porterà soltanto a rimandare la penetrazione imperiale in Cina • 1927-1930: la nuova conferenza su disarmo navale sancisce il diritto a un ulteriore incremento della flotta giapponese. Una strategia di costanti cedimenti che sarà interpretata da parte giapponese come un sostanziale disinteresse o addirittura la concessione di una totale mano libera. 56 La Grande Depressione • Soltanto UNA proposta di lettura, che tiene conto dei dati che qui interessano e (soprattutto) di come essa fu interpretata all’epoca dagli attori internazionali • Nell’ottobre del 1929, dopo una crescita ininterrotta di anni, il mercato azionistico statunitense crolla: 25% in una settimana. Da lì inizierà una serie di crolli destinata a concludersi soltanto nel 1932, quando il valore dei titoli sarà sceso a 1/4. Ci vorranno più di 4 anni per tornare al livello pre-crisi • Crisi del mercato azionario, dovuta a speculazioni e iniziative “disinvolte” delle società di investimenti 57 La Grande Depressione • Risposta della politica su linee “classiche”: restrizione creditizia per evitare l’inflazione • Questo sposta la crisi sul terreno produttivo: crisi di sovraproduzione di beni rispetto agli acquirenti; crollo dei prezzi agricoli. Dal punto di vista della produzione, si torna a livelli prebellici: 10 anni di crescita economica bruciati dalla crisi; nel 1932 la disoccupazione raggiunge la cifra di 12.000.000 58 La Grande Depressione • Come avviene l’importazione in Europa? Dal coinvolgimento finanziario e dal mancato controllo di quest’ultimo da parte della politica • Arresto dei flussi di capitali statunitensi verso la Germania: spirale inflazionistica e crisi di produttività; disoccupazione alle stelle. • La politica di austerità del governo Bruening spinge i socialdemocratici fuori dal governo; l’asse politico si sposta a destra • Banche americane ritirano i fondi investiti in Germania e in Austria 59 La Grande Depressione • Anche per fronteggiare la crisi, i due paesi tentano di raggiungere un’unione doganale. Bocciata dagli occidentali • Le industrie austriache già da tempo viaggiavano a regime ridotto, a causa del venire meno del mercato preferenziale dell’Impero; disoccupazione al 15% • Le industrie costrette a cedere titoli alle banche, che aumentano i portafogli con azioni “a perdere” • La principale banca austriaca, la Creditansalt, chiede un prestito internazionale 60 La Grande Depressione • Certificazione preliminare delle sue finanze: le passività superano gli attivi, questo comporta il fallimento • Interviene persino la SdN, che si fa garante di un prestito a patto che si rinunci all’unione doganale con la Germania; l’economia austriaca messa sotto controllo internazionale • Ma i risparmiatori ritirano i soldi dalla Creditansalt. Si diffonde un panico diffuso ovunque e tutti fanno la stessa cosa • Si inceppa il meccanismo delle riparazioni (visto ieri) 61 La Grande Depressione • Soltanto nel giugno 1933 si riunisce a Londra una conferenza generale per discutere della crisi. Ma l’accordo sembra impossibile e tutti si rinchiudono nelle “gabbie nazionali” • In questo contesto matura la decisione epocale britannica di abbandonare il Gold Standard. Tutte le monete legate alla Sterlina subiscono una svalutazione. Compreso il dollaro: molti vogliono cambiare il dollaro in oro e per questo le autorità monetarie statunitensi decidono di rendere la cosa più difficile. 62 La Grande Depressione • Come conseguenza, i prezzi tornano a salire vorticosamente; la capacità concorrenziale statunitense su mercato mondiale si riduce • Di fatto tutti si rifugiano nella politica economica nazionalistica: pensare più a sé che alle conseguenze internazionali. Lo fanno gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, perché non gli altri? • Di certo, manca un punto di riferimento del mercato finanziario: “non più Londra, non ancora Washington” 63