Corso di Storia delle Relazioni Internazionali
A.A. 2012/2013
1
Giovanni Bernardini [email protected]
Marchesi – Dadà
Cohrs
12-13/3
Morena – Longo
Campus 19-20/3
Midulla – Sposato
Nocentini 19-20/3
Brandini – Del Buffa
Alacevich 3/4
Divita – Sartore
Trentin
16/4
Lazri – Baggioli
Gerlini
16/4
Bartoli – Bertozzi – Pistocchi Bernardini
23/4
Corsaro – Spiaggiari
Romano 23/4
D’Arrigo – Zoffoli
Basosi
8/5
Chieregato – Cuppuleri
Petrini
8/5
? – Bambini
8/5
2
Gli anni ‘20 tra speranze e delusioni
• Esperimenti di sicurezza collettiva
• Successo dei regimi autoritari
• Ricostruzione e crollo del capitalismo
postbellico
• Primi segnali di crisi del colonialismo europeo;
ascesa del Giappone
• Stati Uniti e Unione Sovietica: decennio di
disimpegno dall’Europa?
3
Esperimenti di sicurezza collettiva
4
Esperimenti di sicurezza collettiva
• L’Europa centro orientale è un “laboratorio su
un cimitero”. Tempo di esperimenti anche
generosi, ma con scarsi mezzi e contro grandi
resistenze
• Complessificazione delle relazioni
internazionali: le tensioni che i grandi imperi
avevano vissuto come problemi interni, si
trasformavano in crisi internazionali,
moltiplicando le occasioni di conflitto, di fronte
alle quali era più probabile un coinvolgimento
della comunità internazionale
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Esperimenti di sicurezza collettiva
• Uso strumentale del nuovo ordine da parte
dei vincitori: “cordone sanitario”
• L’Italia in questa fase è paradigmatica dei
problemi del dopoguerra
– Mito della “Vittoria mutilata”
– Problemi nazionali relativi all’Alto Adige
– Vicinanza con il nuovo, precario stato austriaco: il
crollo del nemico tradizionale diventava una
ragione di debolezza e insicurezza
– Vicinanza con la situazione potenzialmente
esplosiva dei Balcani
6
Esperimenti di sicurezza collettiva
– Vicinanza con il nuovo stato Jugoslavo: tra il 1920
e il 1924 (trattato di Rapallo e patto di Roma)
resiste un compromesso precario
– Espansione coloniale: “riconquista” della Libia
– Aspirazioni a una crescita di ruolo nel
Mediterraneo frustrate dagli altri vincitori
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Esperimenti di sicurezza collettiva
• Francia: il paradosso del dopoguerra
– Obiettivi di guerra formalmente raggiunti
– MA: l’esperienza della guerra aveva trasformato
anche il senso stesso della sicurezza. E questa
mancava alla Francia
– Ritiro di Stati Uniti e Gran Bretagna dall’accordo di
garanzia
– Potenziale economico ben inferiore alla Germania
(nel 1926 il prodotto manifatturiero tedesco è
doppio rispetto a quello francese); problema
demografico
8
Esperimenti di sicurezza collettiva
– Dal momento che il Trattato di Versailles aveva
raggiunto il massimo delle condizioni esigibili dalla
Germania, e che da quel momento la situazione
era soltanto peggiorata, l’ “esecuzionismo”
francese è percepito come mezzo di difesa
– Forte frammentazione e radicalizzazione della vita
politica interna (come in molta parte d’Europa).
Progresso dei comunisti ma anche degli
ultranazionailisti: difficoltà a dare un senso
largamente condiviso al massacro della prima
guerra mondiale
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Esperimenti di sicurezza collettiva
• Germania:
– sconfitta e dilaniata da uno stato insurrezionale
permanente e dal dibattito sulle responsabilità di
guerra
– MA: potenziale economico intatto
– Appoggio fuori dall’Europa per la rinascita militare
(Russia bolscevica) ed economica (Stati Uniti)
10
Le riparazioni di guerra
• La questione delle riparazioni tedesche si
connette
– sia ai problemi della sicurezza
– che dell’assetto dell’economia postbellica
• Debiti contratti dagli alleati con gli Stati Uniti =
1.890 milioni di sterline
• Proposta di J.M Keynes (economista
britannico) di cancellazione del debito, a parte
che anche gli altri creditori internazionali
facessero altrettanto
11
Le riparazioni di guerra
• Il rifiuto è netto da ogni parte, per due ordini di
ragioni politiche:
– Dal punto di vista statunitense, la cancellazione del
debito sarebbe la rinuncia volontaria al primato e
soprattutto sarebbe un atto eminentemente politico, in
controtendenza con l’isolazionismo post-wilsoniano
– dal punto di vista francese, come di molti altri, non si
tratta di una mera questione economica: i debiti sono
conseguenza della gestione bellica e sono legati
inestricabilmente alle riparazioni (un legame che gli Stati
Uniti non accettano)
12
Le riparazioni di guerra
– In sostanza: sarebbe stato necessario un approccio
lungimirante e di lungo termine, ma soprattutto
improntato al problema della sicurezza collettiva e
(nell’interpretazione di Di Nolfo) del “declino”
dell’Europa
• Riparazioni: i tedeschi accettano di pagarle
contestualmente al riconoscimento delle responsabilità
per lo scoppio della guerra
• Nel 1920 si decide la percentuale delle ripartizioni
– 52% alla Francia
– 22% alla Gran Bretagna
– 10% all’Italia
– 8% al Belgio
13
Le riparazioni di guerra
• 4/21: decisa la somma complessiva in denaro e merci di
132 milioni di Marchi oro
• Calendario perentorio per i pagamenti
• Soprattutto dal gennaio 1922, i tedeschi animano una
diatriba infinita per chiedere la riduzione delle
riparazioni, facendo spesso appello ai principi di Wilson
• Da parte statunitense, nel febbraio 1922 viene dato
ordine ai funzionari statunitensi che negoziano la
restituzione del debito di negare categoricamente
qualsiasi legame tra pagamento delle riparazioni e
restituzione dei debiti
• … confermandone così lo stretto legame logico e
politico
14
Le riparazioni di guerra
• Tentativi di trovare una soluzione: 4/22 conferenza
di Genova
– Risultato controproducente: di dimostra che il campo dei
vincitori non è concorde
– …mentre i tedeschi, a due passi da quella sede, firmano
il Trattato di Rapallo per la normalizzazione delle
relazioni politiche ed economiche, e gettano le basi di
una collaborazione internazionale. Nasce il “complesso
di Rapallo”
• Violenta reazione francese: con un “pretesto”, nel
gennaio 1923 truppe franco-belghe occupano la
Ruhr e si impossessano dei prodotti materiali e dei
proventi economici
15
Le riparazioni di guerra
• La risposta è l’intransigenza tedesca: rifiuto di
collaborazione e resistenza passiva
• Magri risultati francesi e crisi monetari devastante
in Germania:
– 1 $ = 4.000 marchi nel 1922
– 1$ = 99.000.000 marchi nel luglio 1923
– 1$ = 4.200.000.000.000 marchi nel novembre 1923
• Le parti sono persuase ad affrontare insieme il
problema, e persino gli Stati Uniti vengono
risucchiati nei progetti di soluzione (in ragione dei
loro interessi economici), fino a diventarne la pietra
angolare
16
Le riparazioni di guerra
• 9/23: il nuovo Cancelliere Stresemann decreta la
fine della resistenza passiva
• 12/23: vincitori e vinti iniziano a discutere sulle
possibili soluzioni tecniche all’impasse
• 4/23: elaborato e approvato il Piano quinquennale
Dawes. La portata del piano e le sue conseguenze
sono epocali: per la prima volta la finanza
americana interviene in Europa con intenti
“politici”, per risanare una situazione di crisi. Di
fatto, si gettano radici destinate a crescere a
dismisura nel sistema economico europeo,
condizionandolo all’andamento di quello USA
17
Le riparazioni di guerra
• Due pilastri:
– Ripresa dei pagamenti tedeschi secondo rate
crescenti, ma senza che fosse definito un
ammontare complessivo (causa inflazione);
riorganizzazione della Banca nazionale tedesca e
cambio della moneta
– Creazione delle risorse con cui i tedeschi
avrebbero potuto pagare: emissione di un
prestito obbligazionario da collocare sul mercato
mondiale per una somma di 800 milioni di marchi
oro, garantiti dalle azioni delle ferrovie
germaniche e da un’ipoteca sulle entrate fiscali
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Le riparazioni di guerra
Piano Dawes:
Capitali internazionali (soprattutto statunitensi) in
obbligazioni tedesche
Ripresa dell’economia tedesca
Pagamento delle riparazioni ai vincitori
Pagamento dei debiti agli Stati Uniti da parte dei
vincitori europei (Francia, Gran Bretagna, Italia)
Investimenti statunitensi in Germania
Ripresa dell’economia tedesca
Pagamento riparazioni…
19
Le riparazioni di guerra
• Successo dalle proporzioni persino impreviste: la
risposta del mercato azionario statunitense è pari a
10 volte i titoli offerti (che erano inizialmente il 10%
del totale). Il prestito cade in un momento di
euforia borsistica ed economica in generale negli
Stati Uniti, che Dawes e altri avevano compreso
soltanto in parte
• Il prestito funge da traino per investimenti massicci
in Europa, non solo in Germania. Per quanto
riguarda quest’ultima, si acquisiscono quote
rilevanti di partecipazioni nelle principali industrie
(Thyssen, Krupp)
20
Le riparazioni di guerra
• È la “(ri)scoperta dell’Europa” da parte degli Stati
Uniti come terra di grandi guadagni. Più in generale:
– Nel 1914 gli Stati Uniti esportano capitali per un
totale di 3.380 milioni di dollari
– Nel 1929 gli investimenti all’estero sono 14.600
milioni
– Cifra ancora leggermente inferiore a quella della
Gran Bretagna, ma Londra è ancora il centro
finanziario di riferimento di un sistema coloniale
intatto, quindi gli investimenti britannici sono
gravati di “spese” politiche che gli Stati Uniti non
hanno.
21
Le riparazioni di guerra
• All’avvicinarsi della scadenza del piano Dawes, che
ha dato frutti insperati, iniziano e discussioni sul
futuro
• Il Piano Young viene discusso nella seconda metà
del 1929 e adottato nel gennaio 1930:
– La Germania deve pagare per altri 59 anni
– Per la prima volta il pagamento delle rate viene delle
riparazioni viene esplicitamente legato al pagamento dei
debiti interalleati
– Creazione della Banca dei regolamenti internazionali,
con sede a Basilea, per monitorare gli avvenimenti
– Nuovo prestito di 300 milioni di dollari sul mercato
mondiale
22
Le riparazioni di guerra
• Quando il piano Young entra in vigore, la crisi
finanziaria statunitense sta per investire l’Europa (in
parte, anche in ragione del piano precedente, come
vedremo più avanti)
– Il legame economico tra i due “mondi” è forte
abbastanza da fungere da cinghia di trasmissione
per la crisi
– Quello politico non lo è abbastanza da evitare la
crisi e le sue conseguenze
23
Le riparazioni di guerra
• Richiesta tedesca di intervento agli Stati Uniti
• Accordata sospensione dei pagamenti sia delle
riparazioni che dei debiti
• Nuova conferenza a Losanna nell’estate del 1932:
fine delle riparazioni, i tedeschi devono pagare 3
miliardi di Marchi entro il 1935.
• La cifra, per ragioni ovvie, non sarà mai pagata
• D’altra parte, nessun presidente degli Stati Uniti
accetterà di cancellare il debito interalleato, un
problema che persisterà fino al secondo dopoguerra
24
Le riparazioni di guerra
“Lezioni” da trarre:
• Gli interventi statunitensi mostrano quanto finanza
e politica fossero forzatamente costrette ad agire in
coordinamento, vista la rilevanza della posta in
gioco e i rischi connessi ai fallimenti
• Tuttavia, il modo in cui i singoli governi adottarono
politiche di “risanamento” individuali rispetto a una
stabilizzazione postbellica che era interesse di tutti,
mostra una sorta di “percezione dissociata”:
25
Le riparazioni di guerra
– Problemi globali e complessi di portata mai vista
– Fase di globalizzazione finanziaria, ma senza un
corrispondente e adeguato progresso tecnologico
– Aspirazioni “globali” e tutela degli interessi
nazionali: mentre il sistema finanziario vive
sempre più di vita autonoma, e la SdN convoca
nel 1927 una conferenza sui problemi del
commercio internazionali (tregua tariffaria, come
inscritto nello statuto), le risposte alle avvisaglie
di crisi saranno protezionistiche. A cominciare
dagli Stati Uniti, per proseguire con tutti gi altri.
Nel 1931 persino la Gran Bretagna: anche
simbolicamente è la fine di un’epoca.
26
Le riparazioni di guerra
• La crisi finanziaria blocca la circolazione di
capitali, il protezionismo quella dei beni
• La crisi vince sulla crescente interdipendenza:
troppa o troppo poca? Di fatto è l’inizio di un
dibattito che arriva ai giorni nostri
27
Le riparazioni di guerra
• Se in URSS si brinda e si lavora alle prospettive
rivoluzionarie e allo stato di evidente difficoltà
del capitalismo, da parte statunitense inizia un
ritiro che avrà fine soltanto dieci anni dopo
• Nel frattempo, l’Europa rimane in balia di
“minuscole gabbie di esoso nazionalismo”
• Negli Stati Uniti il New Deal, in Europa
risposte dittatoriali. Anche questo è un
dibattito che arriva all’attualità
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Il problema della sicurezza
• Sicurezza europea e mondiale affidate alla
SdN
• Limitazioni congenite che ne limitano
l’efficacia:
– Gli Stati Uniti non partecipano: è l’assenza del paese
ispiratore e potenzialmente super partes
– Assenza degli stati sconfitti e dell’URSS; partecipazione
intermittente dell’Italia, visto lo scetticismo di Mussolini;
partecipazione “egoistica” del Giappone
29
Il problema della sicurezza
• Da parte francese: costringere la Germania in un
cerchio di restrizioni
• Rete di alleanze in chiave antirevisionista:
– Alleanze bilaterali con Cecoslovacchia, Romania,
Jugoslavia, Polonia
– “Piccola Intesa” tra le prime tre
• Coalizione largamente sovrastimata: paesi stretti tra
due fuochi (persino tre con l’Italia mussoliniana),
fragili e instabili proprio in ragione della loro vittoria
e/o (ri)nascita, bisognosi di aiuto più di quanto
potessero darne
30
Il problema della sicurezza
• Fino al 1922: politica fracese discontinua
• 1923: intervento nella Ruhr anche per forzare la
mano agli altri paesi europei (solidarietà limitata
dall’Italia, forte reazione britannica)
• Dal 1924 un nuovo governo francese (forte
discontinuità) percorre due strade:
1) Rafforzamento della SdN
2) Compromesso mediato dalla Gran Bretagna
31
1) Rafforzamento della SdN
• Incremento degli strumenti giuridici della SdN per
fronteggiare ogni rischio.
• Piano franco-britannico:
– Arbitrato obbligatorio
– In caso di rifiuto, entrata in vigore automatica delle
sanzioni
– Avvio di una politica di disarmo generalizzato
• Era il cosiddetto “Protocollo di Ginevra.
Sottoscritto con grande entusiasmo, ma
l’avvicendamento al governo in Gran Bretagna e il
sostanziale disinteresse di Mussolini il protocollo
finì a far polvere.
32
2) Ricerca del compromesso diretto
• Stresemann cancelliere tedesco realista:
conquistare fiducia nella “affidabilità tedesca”.
Volontà di cooperazione alla formazione di un
sistema di sicurezza europeo.
• Mediazione britannica; clima positivo per il Piano
Dawes e per lo “spirito di Ginevra”
• Trattati di Locarno: garanzia del confine renano. La
Germania si sarebbe impegnata a riconoscerlo per
come era emerso dai trattati di pace e a non
cercare di modificarlo con la forza
• Antitesi di Versailles: dall’imposizione
all’accettazione con garanzia internazionale
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2) Ricerca del compromesso diretto
• Per alcuni anni sembrò possibile una vera
riconciliazione e una collaborazione tra i due
nemici
• Ma: dopo la prima guerra mondiale e la situazione
di interrelazione continentale che si era creata, la
sicurezza non era più un bene divisibile per aree
geografiche
• In realtà: revisionismo di Stresemann all’est, che
non era garantito dai trattati di Locarno
• Ben altri erano i rischi per l’immediato futuro,
altrove
34
Revisionismo e sicurezza
• Italia: da una linea contraddittoria al “revisionismo
controllato” mussoliniano e al tentativo di accordo
con la Gran Bretagna
• Nel 1924 annessione di Fiume e protettorato
sull’Albania (tensioni crescenti con la Jugoslavia)
• Mussolini “protettore” di revisionismi all’est:
Ungheria, Bulgaria, Austria
• La principale preoccupazione è proprio l’instabilità
austriaca e il crescente nazionalismo
pangermanista
35
•
•
•
•
Revisionismo e sicurezza
Unione Sovietica: quale rapporto col tema della
sicurezza europea?
Già all’inizio degli anni ‘20 le prospettive di
un’estensione della rivoluzione sono drasticamente
ridotte (la Repubblica dei Consigli ungherese
sopravvive per 3 mesi
Due tipi di risposte alla sfida rivoluzionaria: la
soluzione riformistica e/o parlamentare e quella
nazionalista/autoritaria
D’altra parte, il potere sovietico era del tutto
concentrato nell’obiettivo di vincere la guerra civile, e
poi realizzare il socialismo. Una costruzione che,
soprattutto dal 1921, ha bisogno di merci e capitali da
occidente
36
Revisionismo e sicurezza
• Il trattato di Rapallo (e prima ancora quello con la
Turchia) segnano il desiderio di uscire
dall’isolamento diplomatico
• “Corsa a Mosca”: inaugurano relazioni
diplomatiche la Gran Bretagna, poi l’Italia, poi tutti
gli altri. Ultima in Europa la Francia, nel mondo gli
Stati Uniti
• Sono accordi innanzitutto di cooperazione
economica, tecnologica e finanziaria. Per il
momento l’Unione Sovietica rimane ufficialmente
isolata dalle vicende internazionali
37
38
Revisionismo e sicurezza
• Polonia: simbolo vivente e fondato nella storia dela
rinascita di un ordine europeo
• Confini eternamente incerti, ingranditi a dismisura
dalla sconfitta tedesca e dal crollo dell’impero
zarista
• Dipendenza dai rapporti con i vicini ed ex
occupanti
• Nel 1920, dopo la fine dell’Ucraina indipendente,
scoppia la guerra con l’Armata Rossa
• Vittoria polacca e ulteriore avanzamento dei
confini in Bielorussia
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Revisionismo e sicurezza
•
In definitiva, la sicurezza europea non fa progressi
sostanziali:
– motivi materiali di contrasto
– Instabilità dell’ordine internazionale postbellico
(politico ed economico)
– Instabilità dei nuovi stati e diffuso revisionismo, per
quanto ancora controllato
– Progetti franco-tedeschi legati alle personalità che li
promuovevano: innanzitutto Briand e Stresemann
– Persino intese carbo-siderurgiche e accordo
commerciale franco-tedesco del 1927: nasce l’idea
che il commercio prevenga le guerre
40
Revisionismo e sicurezza
• Progetti di Briand per una Unione Europea
• Progetto Briand-Kellog (con interessamento
statunitense, per mettere fuori legge la guerra
come strumento di risoluzione dei conflitti
• Tuttavia
– Troppi paesi esclusi dai progetti, o scettici nei loro
confronti
– Troppo fragili gli equilibri nazionali e internazionali
ereditati dalla guerra
– Troppo fragile l’ordine politico e sociale postbellico
– Troppo conflittuali gli interessi politici ed economici,
suscettibili di cambiare con nuovi attori al governo 41
Il fallimento del disarmo
• Artiolo 8 della Carta SdN: “Ridurre gli armamenti a
livello più basso, compatibilmente con la sicurezza
nazionale” e con gli obblighi della carta stessa
• Disarmo navale (ne parliamo domani in merito al
Giappone)
• Disarmo generale: commissione di studio che
lavora dal 1926 al 1930
• Convocata conferenza a Ginevra nel 1932
42
Il fallimento del disarmo
• Nel frattempo: nuova conferenza per il disarmo
navale a Londra per il 1930:
– Mussolini chiede la non inferiorità con nessuno in
Europa
– Alla fine un accordo viene elaborato nel 1931, e
consente a tutti di dichiararsi “soddisfatti”
– … ma il disarmo è una cosa ben diversa
– Mussolini inizia a predire una guerra generale in Europa
entro 10 anni
43
Il fallimento del disarmo
• La Conferenza per il Disarmo inizia il 2 febbraio a
Ginevra
• La Francia presenta un progetto he subordina la
riduzione degli armamenti alla messa in funzione
di un sistema di garanzie collettive affidate alla SdN
e non dissimili da quelle proposte col Protocollo di
Ginevra del 1924
• Da parte Italiana: accettazione del principio, ma
soltanto a patto che sia riconosciuto il diritto al
revisionismo limitato della Pace di Versailles. La
cosa più grave è che da parte italiana questo viene
definito “ristabilire la cooperazione e la giustizia
internazionali”
44
Il fallimento del disarmo
•
Il Cancelliere tedesco Bruening chiede che la
Germania venga liberata dai vincoli del trattato di
Versailles, visto che nessun’altra parte firmataria aveva
tenuto fede all’impegno al disarmo assunto con la
firma del Patto della SdN
– Germania disposta a fare la propria parte se le viene
riconosciuto il principio della Gleichberechtigung = parità di
diritti
•
•
Nessuna posizione comune da parte occidentale. Ma
le concessioni che non furono fatte a governi eletti,
furono strappate da governi sempre più dittatoriali
Soltanto a dicembre venne concesso il riconoscimento
45
Il fallimento del disarmo
• … ma a quel punto Hitler era alle soglie del potere
• Non ritira la delegazione tedesca. A maggio chiede
che il principio sia tradotto in pratica
immediatamente.
• Il 14 ottobre la delegazione tedesca lascia la
conferenza sul disarmo, il giorno dopo la Germania
si ritira dalla SdN
46
• Ascesa del Giappone fino al ’29 – crisi del
colonialismo europeo
• La “Grande Depressione” economica
47
L’ascesa del Giappone
• Come Stati Uniti e Germania, anche il Giappone è
protagonista della seconda rivoluzione industriale
(ultimo quarto dell’800); forte desiderio di
emulazione dell’Occidente, non soltanto in
economia (stato unificato e centralizzato, “impero”)
• Peso dei militari nella vita politica del Giappone;
capacità di imporre la dottrina della “linea di
vantaggio” prima ancora che il principio della
necessità di espansione si affermi per ragioni
economiche
• Le linee di espansione sono chiare: Corea, Taiwan,
Cina continentale (Manciuria)
48
L’ascesa del Giappone
• Guerra con la Cina (1894): il Giappone è la
principale potenza dell’Asia e controlla la Corea
(annessa nel 1910), Taiwan e buona parte della
Manciuria (ma intervento umiliante della
diplomazia occidentale per limitare i guadagni
giapponesi sul continente)
• Guerra con la Russia (1905): il Giappone può
competere e vincere militarmente anche con un
paese “occidentale”. Ampliamento dell’impero.
49
L’ascesa del Giappone
• Rafforzamento della convinzione che il Giappone
debba competere militarmente ed
economicamente con le potenze occidentali, e
quindi entrare anche nel gioco delle alleanze
europee e mondiali
• 1902: trattato di alleanza con la Gran Bretagna, il
primo tra un paese asiatico e uno occidentale su
base paritaria. In chiave evidentemente antirussa e
antitedesca
50
L’ascesa del Giappone
• Ingresso nella prima mondiale con obiettivi precisi:
– Rilevare i possedimenti tedeschi nel Pacifico
– Ampliare la propria sfera d’influenza sul
continente
– Ottenere il riconoscimento dello status di parità
con le altre potenze
51
L’ascesa del Giappone
• Il primo obiettivo raggiunto con facilità disarmante;
azione pressoché indipendente della marina
• Il secondo porta all’occupazione dello Shandong
• Il terzo è sancito dalla partecipazione alla
Conferenza di Parigi, dall’ingresso alla SdN con un
posto permanente nel consiglio, e dai negoziati sul
disarmo navale del dopoguerra
52
L’ascesa del Giappone
• MA: vicenda delle 21 richieste al governo Cinese. Se
accettate in toto, avrebbero di fatto messo la Cina
sotto sovranità giapponese. Alla fine, le richieste più
“gravi” vengono ritirate per intervento
internazionale e soprattutto statunitense.
Considerata un’altra umiliazione.
53
L’ascesa del Giappone
• Cresce l’antagonismo con gli Stati Uniti, nonostante la
guerra dalla stessa parte. Ogni tentativo di accordo si
rivela effimero o privo di contenuti
• Per quanto riguarda la Conferenza di Parigi: tentativo
giapponese di far approvare la clausola sull’
“uguaglianza delle razze” nel Covenant.
• The equality of nations being a basic principle of the
League of Nations, the High Contracting Parties agree
to accord as soon as possible to all alien nationals of
states, members of the League, equal and just
treatment in every respect making no distinction, either
in law or in fact, on account of their race or nationality.
54
L’ascesa del Giappone
• Questo episodio non sarebbe rimasto senza
conseguenze nella condotta della seconda guerra
mondiale
• Dopoguerra: imponente crescita economica,
miglioramento della struttura produttiva e attrazione di
capitali – disordini sociali, per quanto contenuti. Nel
1925 concessione del suffragio universale maschile, ma
rimane la tensione tra militari e partiti
• Conferenza navale di Washington del 1922: Stati Uniti e
Gran Bretagna sanciscono il diritto del Giappone a una
flotta navale superiore a quelle francese e italiana
55
L’ascesa del Giappone
• In cambio, il Giappone si ritira dallo Shandong. Ma il
crescente bisogno di materie prime porterà soltanto
a rimandare la penetrazione imperiale in Cina
• 1927-1930: la nuova conferenza su disarmo navale
sancisce il diritto a un ulteriore incremento della
flotta giapponese. Una strategia di costanti
cedimenti che sarà interpretata da parte
giapponese come un sostanziale disinteresse o
addirittura la concessione di una totale mano libera.
56
La Grande Depressione
• Soltanto UNA proposta di lettura, che tiene conto
dei dati che qui interessano e (soprattutto) di come
essa fu interpretata all’epoca dagli attori
internazionali
• Nell’ottobre del 1929, dopo una crescita ininterrotta
di anni, il mercato azionistico statunitense crolla: 25% in una settimana. Da lì inizierà una serie di
crolli destinata a concludersi soltanto nel 1932,
quando il valore dei titoli sarà sceso a 1/4. Ci
vorranno più di 4 anni per tornare al livello pre-crisi
• Crisi del mercato azionario, dovuta a speculazioni e
iniziative “disinvolte” delle società di investimenti
57
La Grande Depressione
• Risposta della politica su linee “classiche”:
restrizione creditizia per evitare l’inflazione
• Questo sposta la crisi sul terreno produttivo: crisi di
sovraproduzione di beni rispetto agli acquirenti;
crollo dei prezzi agricoli. Dal punto di vista della
produzione, si torna a livelli prebellici: 10 anni di
crescita economica bruciati dalla crisi; nel 1932 la
disoccupazione raggiunge la cifra di 12.000.000
58
La Grande Depressione
• Come avviene l’importazione in Europa? Dal
coinvolgimento finanziario e dal mancato controllo
di quest’ultimo da parte della politica
• Arresto dei flussi di capitali statunitensi verso la
Germania: spirale inflazionistica e crisi di
produttività; disoccupazione alle stelle.
• La politica di austerità del governo Bruening spinge i
socialdemocratici fuori dal governo; l’asse politico si
sposta a destra
• Banche americane ritirano i fondi investiti in
Germania e in Austria
59
La Grande Depressione
• Anche per fronteggiare la crisi, i due paesi tentano
di raggiungere un’unione doganale. Bocciata dagli
occidentali
• Le industrie austriache già da tempo viaggiavano a
regime ridotto, a causa del venire meno del
mercato preferenziale dell’Impero; disoccupazione
al 15%
• Le industrie costrette a cedere titoli alle banche,
che aumentano i portafogli con azioni “a perdere”
• La principale banca austriaca, la Creditansalt, chiede
un prestito internazionale
60
La Grande Depressione
• Certificazione preliminare delle sue finanze: le
passività superano gli attivi, questo comporta il
fallimento
• Interviene persino la SdN, che si fa garante di un
prestito a patto che si rinunci all’unione doganale
con la Germania; l’economia austriaca messa sotto
controllo internazionale
• Ma i risparmiatori ritirano i soldi dalla Creditansalt.
Si diffonde un panico diffuso ovunque e tutti fanno
la stessa cosa
• Si inceppa il meccanismo delle riparazioni (visto ieri)
61
La Grande Depressione
• Soltanto nel giugno 1933 si riunisce a Londra una
conferenza generale per discutere della crisi. Ma
l’accordo sembra impossibile e tutti si rinchiudono
nelle “gabbie nazionali”
• In questo contesto matura la decisione epocale
britannica di abbandonare il Gold Standard. Tutte le
monete legate alla Sterlina subiscono una
svalutazione. Compreso il dollaro: molti vogliono
cambiare il dollaro in oro e per questo le autorità
monetarie statunitensi decidono di rendere la cosa
più difficile.
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La Grande Depressione
• Come conseguenza, i prezzi tornano a salire
vorticosamente; la capacità concorrenziale
statunitense su mercato mondiale si riduce
• Di fatto tutti si rifugiano nella politica economica
nazionalistica: pensare più a sé che alle
conseguenze internazionali. Lo fanno gli Stati Uniti e
la Gran Bretagna, perché non gli altri?
• Di certo, manca un punto di riferimento del mercato
finanziario: “non più Londra, non ancora
Washington”
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