L’Europa delle monarchie Il regno d’Inghilterra Nel IX Sec. i normanni, che discendevano dai vichinghi, crearono un potente ducato che prese il nome di Normandia. Nell’XI Sec. nacquero due regni agli estremi opposti dell’Europa: uno in Inghilterra e uno nell’Italia meridionale Il regno normanno di Inghilterra La conquista dell’Inghilterra (1066) dette inizio ai tentativi di espansione dei normanni che dalla Normandia minacciavano il regno anglosassone nell’isola. La flotta normanna, organizzata da Guglielmo attraversò il canale della manica alla fine del settembre del 1066 e il 14 ottobre l’esercito anglosassone di Aroldo veniva sconfitto dalle truppe di Guglielmo nella battaglia di Hastings. Incoronato re d’Inghilterra e acclamato «Il Conquistatore», introdusse il regime vassallatico distribuendo le terre ad i signori normanni e riducendo i contadini liberi in servitù, ma allo stesso tempo rafforzò il potere centrale e l’autorità. Tutti i beni e le persone del regno furono registrati nel 1086 nel Domesday Book, il registro che fu alla base della politica fiscale del sovrano. Nel 1110 un successore di Guglielmo, Enrico I fu incoronato e iniziò a funzionare lo scacchiere un ufficio che gestiva le entrate del regno. Re d’Inghilterra e duchi di Normandia I re normanni inglesi non rinunciarono al titolo di duchi di Normandia ed al controllo dei possedimenti francesi: diventarono così i più potenti tra i vassalli dei re di Francia. La storia dell’Inghilterra si legò a quella di Francia con conseguenze che portarono a gravi scontri politici e militari, ma il contatto tra questi due paesi portarono a importanti novità culturali: in Inghilterra il latino sostituì il sassone e si diffusero negli strati superiori della società e delle usanze francesi. Infine, la classe dirigente fu sostituita da consiglieri normanni giunti con Guglielmo il Conquistatore. La monarchia inglese Dalla seconda metà del XII Sec. e lungo tutto il XIII Sec. in Inghilterra ci fu la riorganizzazione del regno con Enrico II e i suoi due figli, Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza Terra. Con l’incoronazione di Enrico II (1154) nacque una nuova dinastia, i Plantageneti. Enrico II diede lo slancio al consolidamento della monarchia attraverso un’opera di riordinamento e riappacificazione del paese; garantì all’Inghilterra un lungo periodo di pace, istituì una nuova figura giudiziaria, il giudice itinerante, che esercitava la giustizia con criteri unitari. Nel 1178 Enrico II istituì la Curia regis, un tribunale fisso con sede a Londra che amministrava la giustizia e assisteva il sovrano in campo legislativo, esecutivo e giudiziario. Gli eredi di Enrico II, Riccardo e Giovanni, governarono il paese in un modo politico europeo diverso e incontrarono, soprattutto Giovanni, forte resistenze. Dopo la morte di Riccardo (1199) Giovanni divenne re. Fu sconfitto a Bouvines da Filippo Augusto che lo privò di quasi tutti i suoi possedimenti in Francia: solo Bordeaux restò in mani inglesi. La magna charta libertatum La magna charta libertatum è la prima forma di costituzione europea firmata da Giovanni sotto costrizione dei baroni dell’arcivescovo di Canterbury. Nella M.C.L. erano indicati i privilegi e le libertà dei nobili, delle città e della chiesa che il re dovette riconoscere limitando i poteri della corona. Una delle concessioni più importanti fatte da Giovanni Senza terra fu la norma che obbligava i sovrani a ottenere l’approvazione del magnum concilium (Grande Consiglio). Nel 1236 si fece ricorso per la prima volta al termine Parlamento per indicare il Gran Consiglio. Grazie alla magna charta la monarchia inglese si differenziò da altre monarchie. In questo modo si formò una forte comunità. Gradualmente il Parlamento aprì nuove figure sociali: ricchi mercanti, proprietari e rappresentanti delle città. Il regno di Francia Re e vassalli Nel medioevo i sovrani europei erano circondati da vassalli che passavano da padre in figlio le terre dei feudi. In Francia, l’estensione di questi feudi era notevole: esistevano molti ducati e contee di cui alcuni territorialmente molto vasti. Non erano però solo i domini dei re inglesi a costituire un pericolo; anche molti duchi e conti francesi minacciavano la posizione del re, stringendo legami con l’imperatore o con altri sovrani europei, considerandosi sciolti dai legami di fedeltà e ubbidienza. Gli obiettivi prioritari dei sovrani francesi furono: tenere a bada la grande feudalità limitando le intromissioni nella famiglia reale, sia le tipiche manifestazioni di anarchia e indisciplina. Fu un processo che in 5-6 secoli vide prevalere l’autorità monarchica. I capetingi La dinastia dei capetingi regnò in Francia dal fine del X Sec. al XIV Sec. Il nome deriva dal capostipite Ugo Capeto che salì al trono dal 987 al 996 La necessità di consolidare il potere e di preservare la dinastia da possibili cambiamenti, convinse i re capetingi a far incoronare i successori ancora in vita, ribadendo il carattere ereditario del titolo regale, i capetingi diedero l’avvio dell’attività legislativa regia che crebbe e incrementò le terre amministrate dalla Corona. La nuova forza della monarchia Tra il XII e il XIII secolo la monarchia francese raggiunse il massimo del suo prestigio. I sovrani si impegnarono a costituire o consolidare le istituzioni regie rafforzando l’importanza del re. Filippo II detto Augusto, fu il primo Capetingio a non incoronare il figlio mentre era ancora in vita. Egli iniziò l’istituzione di una grande classe di amministratori agli ordini del re e fu artefice di importanti conquiste territoriali. Nel 1214 nel campo di battaglia di Bouvines il regno di Francia si impose su una rivolta formata dall’imperatore, dai feudatari francesi suoi alleati e dalla corona d’Inghilterra. Dopo Bouvines il prestigio di Filippo Augusto crebbe molto: esaltava l’idea di un’unica comunità francese di popolo e rafforzava il legame tra il sovrano ed il popolo stesso. La forza di questo legame si manifestò con Luigi IX Negli anni del suo governo furono stabilizzati i confini e si proseguì nella riorganizzazione del regno. L’alto prestigio morale e religioso del re ebbe una grande ricaduta nel governo del paese. Luigi impose la moralizzazione dei costumi e delle istituzioni attraverso la repressione dei vizi pubblici: prostituzione, gioco d’azzardo, bestemmie , ubriachezza. Luigi IX morì nel 1270 stroncato dalla peste. Filippo il Bello e la sacralizzazione del re Con il regno di Filippo il Bello, nipote di Filippo IX, la figura del re venne rafforzata. Il monarca, tale per diritto divino era considerato l’incarnazione simbolica di potere pubblico. Era superiore di qualsiasi gerarchia feudale, detto taumaturgo (in grado di fare miracoli e guarire). Questa figura contribuì a definire l’idea divina della regalità. Nel 1303 esplose un conflitto fra Bonifacio e Filippo perché un consigliere di sorprese quest’ultimo nella residenza del papa di Anagni e perciò lo fece prigioniero. L’Italia di Federico II Il regno normanno All’ inizio dell’XI secolo l’Italia meridionale era politicamente divisa: i Bizantini controllavano la Puglia, la Calabria e parte della Basilicata, i Longobardi avevano i principati di Benevento, Salerno e Capua, gli Arabi occuparono la Sicilia e alcune città della Campania come Amalfi, Gaeta e Napoli erano indipendenti. Con l’arrivo dei normanni la situazione si modificò. Riuscirono a installarsi lentamente nel territorio (sud Italia) ottenendo in cambio dei loro servigi non solo denaro ma anche feudi e contee. La prima contea fu quella di Aversa, a seguire Melfi ottenuta da Guglielmo detto Braccio di Ferro. Il fratello Roberto detto il Guiscardo ampliò i confini della contea conquistando la Puglia, la Calabria e la Campania. Nel 1059 ebbe il titolo di duca di Puglia e di Calabria. Nel 1061, Ruggero D’Altavilla, avviò la conquista della Sicilia che finì nel 1091 e nel 1130 Ruggero II D’Altavilla unificò tutti i domini normanni e si fece proclamare re di Sicilia. Palermo ne fu la capitale e l’insieme della cultura dei nuovi conquistatori ne fece una delle più belle città d’Europa. Il regno normanno fu caratterizzato da un potere centrale molto forte esercitato da funzionari regi. Dopo l’ultimo discendente della famiglia Altavilla ,la corona passò a Federico II di Svevia. Federico II di Svevia da re di Sicilia a Imperatore Diventato re di Sicilia a soli 4 anni, Federico ebbe la tutela di papa Innocenzo III fino a 14 anni. Il nuovo imperatore Ottone IV rivendicava i possedimenti meridionali, ma Federico poteva aspirare al titolo imperiale in quanto erede di Enrico VI. Nel 1212 Federico andò in Germania e si mise alla testa dei prìncipi che si opponevano a Ottone. Nel 1220 tornò in Italia e si fece incoronare imperatore. Il nuovo sovrano, diede inizio a progetti universalistici imperiali spostando il centro dell’impero dalla Germania all’Italia. La Sicilia divenne il suo laboratorio politico e fu la prima a essere investita dall’opera riformatrice. Federico rafforzò anche il potere monarchico e puntò a un potenziamento dell’apparato burocratico/amministrativo dello stato. L’amministrazione delle provincie fu affidata ai funzionari regi formati dall’università di Napoli. L’insieme dell’attività legislativa è rappresentato dalle costituzioni di Melfi (1231) che consiste nell’esplicitare la superiorità del sovrano rispetto a tutti gli altri poteri (i nobili, le città ma anche la Chiesa). L’impero e il Papato I rapporti con il papato erano diventati già da tempo conflittuali. Papa Gregorio IX chiese all’imperatore della promessa fatta cioè indire una nuova crociata e difronte all’ennesima negazione lo scomunicò (1227). Federico II partì per la terra santa (VI crociata) dove stabilì un accordo con il sultano d’Egitto in cui permetteva ai cristiani di recarsi in pellegrinaggio in luoghi santi. Tornato in patria, Federico II, sconfisse il papa e Gregorio IX fu costretto a firmare la pace e a revocare la scomunica. L’impero e i comuni Nello scontro fra papato e impero si erano schierati i comuni dell’Italia centro-settentrionale. Mentre si ricostituì la Lega lombarda, alcuni comuni si schierarono con l’imperatore. Essendo i comuni indeboliti dalle lotte intestine e dalle contese territoriali, e su questo l’imperatore decise di agevolare i suoi progetti. Dette inizio alla lotta tra Guelfi e Ghibellini. Inizialmente Federico II ebbe la meglio ma Gregorio IX reagì scomunicandolo (1239). Per Federico II, in quel momento la situazione diventò critica, si verificarono ribellioni al suo dominio, i suoi nemici crescevano e i suoi eserciti cominciavano a subire sconfitte. Con la sua morte, avvenuta nel 1250 si dette inizio a un periodo di lotte per la successione al trono. L’arrivo degli Angioini e la guerra del Vespro Nel 1258 Manfredi (successore di Federico II) fu incoronato re di Sicilia e tornò a combattere contro i Guelfi i quali vennero sconfitti nel 1260 a Montaperti. Manfredi per rafforzare la sua posizione, diede in sposa sua figlia a Pietro III (re d’Aragona) e strinse alleanze con Genova e Venezia. Il papa Urbano IV chiamò Carlo D’Angiò a cui offrì il regno di Sicilia. Sconfitto nella battaglia di Benevento (1266) Manfredi venne ucciso e la stessa cosa successe al nipote Corradino morto a Napoli a soli 15 anni. Con la morte di Corradino, termina la dominazione sveva e inizia quella angioina. Per i privilegi che gli Angioini davano alla nobiltà francese, ci fu un malcontento da parte della Sicilia. Nel 1282 la tensione a Palermo salì fino a quando scoppiò la rivolta popolare dei Vespri. Questa rivolta era stata preparata da alcune famiglie nobili estromesse dal potere politico che si affrettarono a coinvolgere Pietro III d’Aragona a cui venne offerta la corona. L’isola fu subito coinvolta nella guerra tra Angioini e Aragonesi durata 20 anni, il conflitto ebbe fine nel 1302 con la pace di Caltabellotta che divise il regno meridionale: agli Angioini Napoli e le regioni continentali, agli aragonesi la Sicilia. Presentazione svolta da: Iacovo Maria Luisa Lucchesini Marco Parlanti Aurora