Dalle manifestazioni preletterarie
alla letteratura latina
Storia delle origini di Roma e della
conquista della penisola italica, fino
alla Magna Grecia
Definizione di letteratura latina
• Potremmo intendere per letteratura latina l'insieme delle opere
d'intento artistico e letterario scritte in latino: una definizione
formalmente valida, ma altresì decisamente vasta, comprendendo
di fatto varie letterature, differenti l'una dall'altra.
• L’uso della scrittura è presupposto alla letteratura, ma ancora non lo
è. Una letteratura nasce come tale quando è capace di
padroneggiare un proprio repertorio di moduli espressivi, di temi, di
convenzioni stilistiche espressione del gusto e della cultura del
proprio popolo.
• L'uso letterario del latino, che comincia ad affermarsi nel corso del
III sec. a.C.: per convenzione 240a.C. prima opera letteraria e
teatrale, l’Ousia di Livio Andronico, uno schiavo liberato
proveniente da Taranto. > LA LETTERATURA LATINA NASCE Già
ADULTA COME TRADUZIONE DI QUELLA GRECA
• Padre della epica latina sarà però poi Ennio (DOPO LE GUERRE
PUNICHE), un poeta completamente latino-italico che dovrebbe
cancellare i retaggi greci dalla letteratura latina. > LA LETTERATURA
LATINA HA UNA SUA PROPRIA ORIGINALITà
Per la gloria di Roma
• Questa letteratura, infatti, è essenzialmente
quella di Roma, della Roma repubblicana e
conquistatrice, della Roma imperiale e
trionfatrice.
• 0-E’ animata dallo spirito romano,
• 1-celebra la gloria dei padroni del mondo:
• 2-ma si sforza anche di definire i valori
fondamentali sui quali poggia questa conquista;
• 3-segue, e talvolta anticipa, l'evoluzione
intellettuale, contribuendo in questo modo alla
formazione di una civiltà originale.
Letteratura romana o latina? LATINA!
• Tra coloro che hanno contribuito a formarla, com'è
noto, pochi autori infatti furono "romani di Roma": fin
dal principio sono dei sudditi (schiavi provenienti dopo
la conquista di Magna Grecia e Grecia) o degli alleati
coloro che compongono le prime opere e, via via che la
conquista avanza, si vedono provinciali, i "barbari"
della vigilia, arricchire la letteratura dei loro vincitori. Il
che lascia intravedere come questa letteratura sia in
realtà il prodotto di una convergenza tra uno stato
sociale e politico e uno stato linguistico, tra la città
romana e la lingua latina.
• Ciò che dobbiamo tentare di cogliere e definire è, così,
una letteratura di lingua latina e di ispirazione romana.
Condizioni indispensabili per la nascita
della letteratura latina
• Alla sua nascita, era necessario :
• 1- che Roma fosse già affermata e sufficientemente forte come centro
politico (lotte patrizi plebei dalla secessione del 494aC alle leggi Liciniae
Sextiae del 367ac, alla legge Ortensia del 287; l’imperialismo romano:
271aC caduta di Taranto; 168aC battaglia di Pidna e il Circolo degli
Scipioni),
• 2- e che la lingua latina avesse acquistato flessibilità, lessico e
ricchezza sufficienti (non esistono nemmeno testimonianze epigrafiche di
scrittura latina precedenti al III sec Ac: la più antica iscrizione è la Cista
Ficoroni IV-IIIsec., scrittura preletteraria: iscrizioni private su strumenti
parlanti; carmina sacrali e antichi documenti ufficiali in prosa.).
• Al momento del suo declino, fu il crepuscolo dell'Impero, la scomparsa dei
valori tradizionali, che ne compromisero definitivamente il vigore.
Il debito con la Grecia?
C’è, ma prevale l’originalità
• Altra questione è il debito della letteratura latina nei confronti di quella
greca: se è oramai assodato che l'una è "figlia" dell'altra, ma non si deve
tuttavia credere che, già inizialmente, si tratti solo di una copia maldestra
e scolastica. Le composizioni latine sono una trasposizione originale,
rispondente ai bisogni culturali propri di Roma, più della funzione che
della materia di quelle opere che i romani vedevano vivere all'interno del
mondo greco.
Volendo azzardare una schematizzazione, potremmo quindi dire che la
letteratura latina:
1 non è originale, in quanto assume l'elemento formale greco (verso,
forme stilistiche, generi letterari) e spesso quello contenutistico (pensiero
filosofico, mitologia, scienza, leggende…);
2 è originale, invece, in quanto esprime i valori essenziali che erano il
fondamento della tradizione, della cultura, dell'educazione, dello spirito
del popolo romano
Le novità del mondo romano-latino
ENNIO – LUCILIO - CATONE
• l'apporto della romanità è, più che altro, dovuto ai caratteri che
denotano il suo spirito:
- la tendenza pratica, propria della sua anima "contadina";
- la preferenza per uno stile solenne nella forma e una certa
inclinazione alla sentenziosità (uso del verso Saturnio);
- la capacità di assimilare ed unificare il pensiero di popoli tanto
diversi ;
- il superamento dell'individualismo (non c’è spazio per il singolo
eroe miceneo), per cui prevale una tendenza nazionale (la Res
publica sopra tutto e tutti – cfr. exempla) e patriottica.
Le prime forme letterarie
• Si creano, così, delle epopee e un teatro tragico, che
tenderanno a fissare, per Roma, un passato mitico; la stessa
commedia si svilupperà intorno a valori morali e sociali,
proprio come faceva la "commedia nuova" greca. La prosa,
quella degli storici, dei legislatori, dei giuristi, degli oratori,
si integrerà anch'essa allo spirito della città, e l'imitazione
dei grandi prosatori greci sarà tutt'altro che sterile
schiavitù.
• E’ vano, insomma, voler opporre una Grecia creatrice a una
Roma che ne sarebbe soltanto l'imitatrice servile: la
creatività si sussegue, dall'uno all'altro campo, tanto che
l'anteriorità della letteratura greca spiega solo come quella
di Roma abbia potuto svilupparsi così rapidamente e
prendere una sorta di "scorciatoia" per giungere alla
perfezione
Situazione storica
Roma res publica
• III sec a.C. Roma vive un momento di
grande espansione: impone la sua
supremazia su tutta l’Italia meridionale e
sulla Sicilia, inglobando la Magna Grecia.
(interazioni tra romani e mondo ellenistico)
•
•
•
Già tra IV e V sec a.C. vi erano interazioni tra
la civiltà romana e quella greca: molte
divinità romane erano di origine greca (vedi
Enea: eroe troiano venerato a Lavinio).
L’alfabeto latino deriva da quello greco.
Influsso ellenico in tutti i campi culturali.
CONQUISTA DELLA MAGNA GRECIA
• Nel 295 a.C. Con la battaglia di Sentinum Roma si afferma sui
Sanniti.
Questa guerra aveva fatto sì che nascesse una nuova NOBILITAS,
composta da Patrizi e Plebei.
• Il loro avvicinamento determinò una svolta politica in senso
espansionistico, infatti servivano nuove terre da coltivare e nuove
popolazioni con cui commerciare.
• La città di Turi, attaccata dai Lucani, chiese aiuto a Roma, che la
liberò ma occupò l'Italia meridionale. Ovviamente Taranto sentì
minato il suo potere e nel 282 a.C. Scoppia la guerra. Nonostante
Pirro, re dell'Epiro, fosse a difesa di Taranto, Roma vinse e la città
nemica fu costretta a far parte di una confederazione romanoitalica.
• Roma era padrona fino a Reggio e ben presto si sarebbe scontrata
con Cartagine, poiché questa occupava Sardegna e Sicilia.
LE GUERRE PUNICHE
• La I guerra punica iniziò nel 264 a.C. E terminò nel 241
a.C. Con la battaglia navale delle Isole Egadi. La Sicilia
divenne provincia romana e dopo 3 anni lo divenne
anche la Sardegna.
• La II guerra punica durò 18 anni. Per Roma fu
particolarmente difficile poiché Annibale, se Scipione
non lo avesse “distratto” facendo una guerra in Africa,
avrebbe conquistato l'Urbe.
La II guerra unica finì nel 202 a.C. con la battaglia di
Zama.
Nel 203 a.C. Roma ebbe il predominio su tutto il
Mediterraneo.
• Nel 146 Cartagine fu rasa al suolo: III guerra punica.
ELLENIZZAZIONE DELLA CULTURA
ROMANA
•
•
•
•
Roma, conquistata l'Italia meridionale, si trovò a contatto con la cultura greca, già “adulta”
rispetto a quella romana. Anche se Roma era orgogliosa delle sue tradizioni, non poté che
lasciarsi influenzare dalla cultura ellenistica.
Infatti ben presto i Romani capirono che la Grecia poteva dar loro molto anche mantenendo
integri I loro valori.
Strumenti di questo processo sono stati gli schiavi, che hanno svolto un ruolo
importantissimo.
Questi nella maggior parte dei casi erano molto colti e furono incaricati dalle famiglie “nobili”
di occuparsi dell'educazione dei figli, divenendo veri e propri maestri
I genitori che fino a prima si occupavano dell'educazione dei figli persero quindi questo
“privilegio”.
I maestri greci fondarono scuole pubbliche togliendo al pater familias la gestione
dell'educazione dei figli, attuando una vera e propria rivoluzione del sistema educativo.
Nello stesso periodo si diffusero nella città culti propri dei Greci: riti dionisiaci, riti orgiastici,
che coinvolgevano tutta la popolazione, la quale non era più controllata dalla classe dirigente.
Così nel 186 a.C. fu proibito partecipare ai riti baccanali.
Orazio disse che Roma conquistatrice fu conquistata dai Greci, infatti le tradizioni romane
furono influenzate non poco dai Greci.
Cronologia in letteratura
Età pre-ciceroniana
• Per esigenza espositiva, abbiamo inteso quale "età preciceroniana"
il periodo storico-politico-letterario che comprende l'
- età precedente all' "ellenizzazione": comprende le forme
letterarie "indigene" o di origine italica che si affermano prima
dell'incontro di Roma con la cultura greca. Cronologicamente
giunge fino alle soglie del II sec. a.C.; FASE PRE-LETTERARIA
- età dell' "ellenizzazione" (o degli Scipioni): comprende il II sec.
a.C.. Vede l'affermarsi di una nuova letteratura, nata dall'incontro
della cultura indigena con quella greca, già matura e raffinata. E'
dominata dall'attività mediatrice degli Scipioni e dalle figure di
Ennio, Plauto e Terenzio. FASE ARCAICA
LA STORIA ROMANA
• Fondazione di Roma
• Epoca della monarchia dalla sottomissione agli
etruschi, al dominio sulla lega latina
• La Repubblica e l’espansione nella penisola
italica (fino alla guerra di Taranto)
• L’espansione nel Mediterraneo (dalle guerre
puniche alla conquista del mondo ellenistico)
La FASE DELL’ORALITà
I Romani, popolo di origine indoeuropea,
si trovano a convivere per alcuni secoli
con diverse popolazioni preesistenti nel
Lazio e nei territori circostanti, per
esempio popolazioni italiche, Etruschi e
Greci.
Da essi assimilano usi, costumi,
tradizioni ritenuti superiori, E LA
LINGUA, senza trascurare di rivendicare
comunque la propria identità culturale.
Il sincretismo = la capacità di assimilazione
dell'universo culturale di altri popoli con il
patrimonio spirituale proprio .
Questo ha consentito che un popolo sostanzialmente
rurale e dedito alla pastorizia possa aver raggiunto un
livello così elevato di sviluppo.
 Spirito pratico
 Consapevolezza della propria identità
Italia: da dove nasce il nome della
nostra penisola?
• parola greca usata dallo storico siracusano Antioco
nel V secolo a.C. per definire una piccola zona
dell’entroterra di Locri, nella punta meridionale
dell’odierna Calabria.
• Questa definizione si estese col tempo tino a comprendere, nel IV
secolo, anche la Puglia, la Campania e le aree interne oscosannitiche. Quando poi il dominio romano raggiunse la pianura
padana, passò ad indicare un territorio esteso fino al Po, come
emerge dai testi di autori del III-Il secolo a.C. (Plauto, Polibio).
Viteliù*** : non è un termine indoeuropeo
• La denominazione deriva probabilmente dal mitico re
Italo, che qui si stabilì con il suo popolo
• oppure dal termine vitulus, «vitello»*:
– i Greci, intatti, sarebbero rimasti impressionati dall’alto
numero di allevamenti bovini rispetto a quello di capre e
pecore.
* animale totemico di qualche tribù…
***dial.ital: rimane la V= Elea\Velia
Italia pre-proto-storica
Un mosaico di popoli
• Le prime tracce della presenza umana in Italia
risalgono all’età della pietra
 parti di scheletro rinvenute in provincia di
Frosinone e di Forlì risalgono a circa 750.000 anni
fa
 Homo erectus.
La fondazione
• Primi insediamenti risalgono al XIV sec a.C. (età del bronzo), a sud
del Tevere, su Capitolino, Palatino, Esquilino e Quirinale: villaggi
modesti di capanne , separati tra loro, dediti alla pastorizia. Cartina
pag 4.
• Fine II millennio aC nella penisola italica: fusione lenta tra i popoli
originari mediterranei (Liguri e Veneti) con le migrazioni
indoeuropee. Importanti saranno le popolazioni: gli Umbro-Sabelli
sugli Appennini, i Latini nel Lazio, gli Etruschi sul versante tirrenico
(n.b: imperium), i Greci micenei in Italia meridionale e Sicilia, i
Fenici in Sardegna.
• La data della fondazione di Roma è 753 a.C. (secondo
l’enciclopedista Varrone). È zona strategica: via Aurelia, via Appia,
via Latina, via Salaria o del sale. Nell’VIII sec SINECISMO =
unificazione dei diversi villaggi in un’unica città. Fase di
assoggettamento ad opera del Palatino=Latini sull’Esquilino=Sabini
>>> miti di Romolo e ratto Sabine;. Dopo Romolo (DIVIDE LA
POPOLAZIONE IN PATRIZI E PLABEI) tre re latini: Numa Pompilio,
Tullo Ostilio (conquista Albalonga, costruisce ponte Sublicio e Porto
di Ostia), Anco Marzio.
I primi abitanti dell’Italia
A) AUTOCTONI
LIGURI (dal Piemonte a parte della Pianura
Padana)
SARDI (civiltà nuragica)
SICANI ed ELIMI (in Sicilia)
QUESTE ed altre sono definite Popolazioni preindoeuropee
B) Nel 2000-1000 aC. circa: migrazioni indoeuropee.
Principali popolazioni insediate in Italia
latini
siculi
veneti
umbri
sabini
sanniti
piceni
iapigi
Lazio
Sicilia orientale
Veneto-Friuli
Italia centrale
appenninica
Lazio meridionale
Abruzzo, Molise,
Campania
Marche-Abruzzo
Puglia meridionale
I VENETI
Illiria
• una popolazione di origine illirica
• si stanziarono nella parte orientale della
pianura padana e nell’area prealpina (Este
e Padova sono i centri principali);
• la loro cultura (atestina) è vicina a quella
villanoviana, come testimoniano i
ritrovamenti nelle necropoli e nei
santuari.
I popoli
appenninici
•Lungo la dorsale appenninica
vivevano tribù di pastori
seminomadi, costretti a seguire
pecore e capre nella
transumanza
• Osco-Umbri
– nell’Italia centrale, nell’entroterra adriatico fino all’alto corso del Tevere.
– Sette tavole di bronzo ritrovate presso la città di Gubbio (di qui il nome di
Tabulae Iguvinae) ci tramandano, in osco-umbro, i nomi delle
divinità e alcune pratiche religiose.
• Sanniti
• Più a Sud vivevano Lucani e Bruzzi.
Esempio di civiltà
appenninica
I sanniti
• Il territorio abitato dai Sanniti,
nella parte centro-meridionale
della penisola italiana, era
chiamato dai suoi abitanti
Safinim i quali designavano se
stessi come Safineis. In latino
Safinim divenne per assimilazione
Samnium, da cui i Romani
derivarono il termine Samnites
per designare gli abitanti.
I Greci li chiamavano Saunitai e la
loro terra Saunitis (1).
Leggi le note
popolazioni italiche nel IV secolo a.C.
C) L’arrivo di Greci, Fenici e Celti
• Tre popoli provenienti dall’esterno ebbero un ruolo
importante nella storia dei popoli italici, a partire dal IX-VIII
secolo a.C.
• Nell’Italia meridionale vennero fondate le prime colonie
greche
• nello stesso periodo si affermava, nel bacino occidentale del
Mediterraneo, la potenza fenicia attraverso la sua colonia
Cartagine (814aC).
– I Cartaginesi stabilirono solide basi in Sicilia e Sardegna e trovarono
l’alleanza degli Etruschi, a quel tempo la più potente delle popolazioni
italiche. Venuti presto in urto con i Greci, che minacciavano il loro
monopolio sulle rotte commerciali dell’Ovest, i Fenici ne bloccarono
l’ulteriore espansione.
• Verso il 600 a.C. infine, un altro popolo, meno civile ed
estremamente bellicoso, si affacciò dalle Alpi, portando
saccheggio e devastazione fino alle porte di Roma: i Celti.
I Celti
• I contatti commerciali fra i Celti e le popolazioni
italiche erano già avviati da tempo quando, verso il
600 a.C., i primi gruppi di Celti passarono i valichi
alpini per stabilirsi nella nostra penisola.
• Nei secoli successivi, bande di Celti, desiderose di
prede e di ricchezze, puntarono sui ricchi centri della
valle del Po, che all’epoca si trovavano sotto
l’influenza etrusca.
toponimi
• Numerosi toponimi (nomi di luogo) ricordano una fondazione
celtica, perlopiù attraverso la mediazione del latino.
– Milano (Mediolanum, semplificato da Medioplanum) deriverebbe dal
celtico mid-ianda, «in mezzo alla pianura».
– Belluno, da bhel, splendente e dunum, fortezza.
– Bergamo, da bergh, monte e hem, casa.
– Brescia, da briga, colle.
– Bologna, da bona, castello, attraverso il latino Bononia.
– Ravenna, da rava, frana.
I primi celti in Italia
Culture di Golasecca
leponti
insubri
orobi
Le grandi invasioni del VI secolo a.Ch.
• Cenomani Brescia
• Boi, Senoni, Lingoni  Bologna, Senigallia
Nel 390 a.Ch. saccheggiano Chiusi e giungono a minacciare Roma
D) Il dominio etrusco
• Nel VI sec. Roma fu sotto il dominio etrusco (popolo non
indoeuropeo; confederazione di stati indipendenti, max espansione
tra il 600 e il 500 aC: agricoltura, miniere metallifere, commercio;
grandi costruttori e ingegneri contro la malaria; vita dalle pitture
tombali; Letteratura etrusca? Non si sa; certo il teatro che
influenzerà quello latino) con gli ultimi tre re che furono etruschi
ovvero Tarquinio Prisco, Servio Tullio (divisione popolazione
secondo ricchezza a fini militari; costruzione delle mura serviane) e
Tarquinio il Superbo. Periodo di prosperità, espansione a sud.
• Tarquinio il Superbo fu cacciato nel 509 da Giunio Bruto perché
aveva oltraggiato Lucrezia, una matrona romana, la popolazione si
sollevò e cacciò i re. >>> lotte intestine. La spiegazione storica è
che i romani si erano stancati della monarchia. NASCE LA
REPUBBLICA. I romani non avevano subito l’influenza etrusca, infatti
dopo averli cacciati cominciarono a parlare il latino (lingua
indoeuropea), si cominciarono a dedicare all’agricoltura (no
commercio) inoltre furono anche abili conquistatori.
Roma alla conquista della Penisola
italica:
Espansionismo del IV -III sec. aC:
• 396 aC (IV sec) conquistano verso nord la città etrusca di Veio; ma
nel 390 aC Roma fu invasa e incendiata dai Galli (probabilmente
distrutti i documenti su periodo più antico della città). Presenza di
Galli insediati nella Padania nel IV sec.
• contro i Sanniti (per l’Italia centrale – 290 aC), contro Pirro (III sec –
275 aC), e anche tutta l’Italia meridionale (Taranto 272 aC) e la
Sicilia (prima guerra punica). Quindi solo in quel momento di
estensione territoriale vennero a contatto con la Grecia che aveva
una propria cultura, parlavano il greco, allora Roma decise che
anche lei doveva avere una propria letteratura (prima no, perché il
cittadino romano era subordinato alla stato).
L’organizzazione del territorio:
Roma non era uno stato unitario
• Ager publicus (=terreno di proprietà comune della città
di Roma) >>> coloniae a privati cittadini (coloni che
coltivano);
• Popolazioni sottomesse >>> municipia con differente
grado di autonomia (cittadini, cives sine suffragio…) e
di libertà fiscale, ma tutti devono prestare assistenza
militare in caso di guerra
• Roma non ampliava il proprio territorio ma diffondeva
la sua influenza: LE CITTà STRINGEVANO PATTI
(foedera) e DIVENTAVANO ALLEATI (socii), ma
INDIPENDENTI.
Timocrazia
• L’organizzazione della società romana si basava sulla
suddivisione per censo/ricchezza (timé=onore)
• Il censimento da parte dei censori stabiliva a quale
fascia di reddito uno apparteneva >>> tasse differenti e
differenti diritti politici legati al differente rango dei
cittadini nell’esercito: cavalleria, fanteria o esenzione
per povertà dal servizio militare (uno non in grado di
pagarsi l’equipaggiamento) >>>
• i patrizi possedevano tutta la terra e legavano a sé la
plebe secondo rapporto patronus e clientes
• La magistratura della censura: Appio Claudio e
Catone
Le rivendicazioni della plebe
sono contemporanee alle guerre
esterne per la conquista della
penisola italica:
prosa giuridica e leggi scritte.
• V e IV sec. Grandi tensioni sociali tra patrizi che
detenevano il potere e plebei. I PLEBEI CHIEDEVANO
TERRE DA COLTIVARE, LEGGI Più EQUE
SULL’INDEBITAMENTO E MAGGIOR PESO POLITICO
• Tribunato della plebe; XII tavole (450 a.C.); consolato
• Nasce il ceto dei NOBILI: PATRIZI + PLEBEI >>>
BISOGNO DI NUOVE TERRE.
La questione agraria e il problema
dell’uso dell’ager publicus
• Riduzione in schiavitù per debiti
• Schiavitù per conquista
• liberti= schiavi liberati con manumissione,
diventano cliente del loro ex-padrone che
diventa patronus. (cfr lessico del rapporto
padre-figlio)
• Verso la fine del II sec. Riforme dei fratelli
Tiberio e Gaio Gracco. Pag.42
LA STORIA ROMANA
• Fondazione di Roma
• Epoca della monarchia dalla sottomissione agli
etruschi, al dominio sulla lega latina
• La Repubblica e l’espansione nella penisola
italica (fino alla guerra di Taranto)
• L’espansione nel Mediterraneo (dalle guerre
puniche alla conquista del mondo ellenistico)
LA LINGUA LATINA
•
•
•
•
•
Fase orale
La nascita dell’alfabeto
Fase scritta preletteraria
Fase scritta letteraria arcaica
Classica
• …
Primi esempi scritti pre-letterari
l’alfabeto latino
• Una società orale nota1
• L’alfabeto latino deriva dall’alfabeto greco di Cuma o dall’etrusco?
Anche il greco comunque venne trasmesso dagli Etruschi in Roma
(canali commerciali, scopi pratico-amministrativi). nota2
• L’alfabeto latino venne definitivamente fissato solo attorno al I sec a.C.
in 23 lettere.
• I più antichi reperti-esempi di scrittura latina risalgono però alla
prima metà del VII sec. a.C. (VII-VI sec) e hanno orientamento
bustrofedico, ma probabilmente era già nota a Roma nell’VIII sec.
• Del latino arcaico (fino al III secolo a.C.) rimangono tracce in alcune
citazioni degli autori e soprattutto in iscrizioni, che insieme alla
comparazione con altre lingue affini consentono una ricostruzione di
esso assai parziale. Nota 3
UNE MI ARA THESANS MENR-VAS TURMUSC
'Benevolentiam impetro Dianae Minervae et Mercurii'
PRIMI FRAMMENTI SCRITTI
• Prosa
• Poesia
• Carmina
Primi documenti scritti:
Ie iscrizioni PRIVATE O PUBBLICHE
• La prime formule scritte: il cippo del Foro romano (metà VI
sec), il Vaso di Dueno (VI sec), la cista Ficoroni (portagioieIV sec), la fibula prenestina (metà del VII sec, ma autentica?
È un oggetto parlante).
Vedi nota: ISCRIZIONI PRIVATE
- Cista Ficoroni: sul coperchio di una cista c’è un’epigrafe
nella quale si leggono i nomi della committente dell’oggetto
(Dindia Malconia), della destinataria (figlia), del luogo di
fabbricazione (Roma).
- Iscrizioni sepolcrali: elogium = iscrizione tombali a scopo
pubblico - conteneva il nome del defunto, indicazione delle
cariche ricoperte e lodi delle sue imprese. Testo in saturni.
Esempi gli elogia degli Scipioni (III sec.).
Primi documenti scritti:
prime forme pre-letterarie
documenti scritti IN PROSA
Le più antiche forme letterarie indigene sono rintracciabili in frammenti
sparsi provenienti da opere in versi (verso Saturno) o in prosa:
• nei foedera, cioè i trattati/contratti con i vicini;
• nell'organizzazione giuridica troviamo nel 451aC le Leggi delle XII Tavole,
base del diritto romano
• nella storiografia (Annales Maximi redatti dai pontefici massimi ogni
anno: scritti distrutti dall’incendio dei Galli di Brenno del 390aC – ce ne
parla Cicerone)
• nelle opere di genere differente di Appio Claudio Cieco il Censore (312aC)
TALE PERIODO FINISCE NEL 241aC-240aC: fine prima guerra punica e inizio
dell’espansione nella Magna Grecia e nell’area Ellenistica.
DAL 241 AL 78 (morte di Silla) SI PARLA DI Età ARCAICA
Primi documenti scritti:
prime forme pre-letterarie
documenti scritti IN VERSI
Le più antiche forme letterarie indigene sono
rintracciabili in frammenti sparsi provenienti da opere
in versi (verso Saturno) o in prosa:
• nella lirica religiosa (carmen saliare o arvale),
• nella celebrazione degli antenati (carmina triumphalia,
convivalia ed elogi funebri che stanno all'origine della
dell’epica latina),
• nei versi fescennini (dalla città etrusca di Fescennium)
che secondo Catone sono alla base della Satura latina
• in forme teatrali come la fabula atellana, assimilabile
alla Commedia dell'Arte, e al teatro in generale;
Lapis niger
•
•
La più famosa iscrizione del periodo
rimane quella del lapis niger nel Foro
romano a Roma, su un cippo mutilo a
forma piramidale in un alfabeto latino
arcaico, cioè coi caratteri alfabetici di
derivazione greco-etrusca, con
andamento bustrofedico
(alternativamente, da sinistra a destra e
da destra a sinistra, come si muovono i
buoi quando arano il campo):
« QUOI HON [...] / [...] SAKROS ES / ED
SORD [...]
[...] OKA FHAS / RECEI IO [...] / [...] EVAM /
QUOS RE[...]
[...]KALATO / REM HAB[...] / [...]TOD
IOUXMEN / TA KAPIAD OTAV[...]
[...]M ITER PE[...] / [...]M QUOI HA /
VELOD NEQV[...] /[...]IOD IOUESTOD
LOVQVIOD QO[...] » (Una delle possibili
trascrizioni)
Cista Ficoroni
•
•
•
•
La cista fu ritrovata a Labico (antica Lugnano) da
Francesco de' Ficoroni, antiquario, nel 1738.
Passò poi al Museo Kirkeriano per poi finire
nelle collezione del Museo nazionale etrusco di
Villa Giulia a Roma, dove tuttora si trova.
Si ipotizza possa trattarsi di un manufatto del IV
secolo a.C., commissionato come dono di dote
per la figlia da una matrona di una famiglia
nobile prenestina, Dindia Macolnia, ad un
artigiano probabilmente di origini campane,
come traspare dal nome, Novios Plautios. Ne è
conferma l'iscrizione sul coperchio, in latino
arcaico (CIL I, 561= ILLRP 1197 = ILS 8562):
DINDIA MACOLNIA FILEAI DEDIT NOVIOS
PLAUTIOS MED ROMAI FECID In latino classico:
DINDIA MACOLNIA FILIAE DEDIT NOVIUS
PLAUTIUS ME ROMAE FECIT "Dindia Macolnia
(mi) donò alla figlia / Novio Plauzio mi fece a
Roma". Importante è anche la notizia che il
manufatto venne eseguito a Roma, mentre il
nome dell'artista farebbe pensare a un'origine
campana.
Laudatio funebris
Gli Elogia erano dei testi elogiativi, spesso in versi saturni, scritti sulle tombe dei defunti, del tutto
simili a una laudatio funebris ma più brevi. Contenevano brevi informazioni sulla carriera
politica e sulle origini familiari del defunto. Essi venivano usati per lodare le imprese del
defunto. I più antichi da noi conosciuti sono quelli della famiglia degli Scipioni trovati nel loro
sepolcro sulla Via Appia.
Il testo dell'elogium di Scipione Barbato è il seguente:
•
•
(LA) « CORNELIVS·LVCIVS SCIPIO·BARBATVS
GNAIVOD·PATRE·PROGNATVS FORTIS·VIR·SAPIENSQVE
QVOIVS·FORMA·VIRTVTEI PARISVMA·FVIT
CONSOL CENSOR·AIDILIS QVEI·FVIT·APVD·VOS
TAVRASIA·CISAVNA SAMNIO·CEPIT
SVBIGIT·OMNE·LOVCANAM OPSIDESQVE·ABDOVCIT »
(IT) « Cornelio Lucio Scipione Barbato,
generato da Gneo suo padre, uomo forte e saggio,
la cui bellezza era in armonia con la sua virtù,
che fu console, censore e edile fra voi,
prese Taurasia Cisauna, nel Sannio
e soggiogò tutta la Lucania e liberò ostaggi. » (CIL VI, 1285.)
IL VERSO SATURNIO
• Il verso saturnio era una struttura ritmica[15] utilizzata nei carmina di tutta
l'età preletteraria; ne sono giunti ad oggi circa centocinquanta esempi
piuttosto vari, che non permettono di affermare se si trattasse di un verso
quantitativo, come risulta probabile, o di un verso qualitativo.[16]
Altrettanto dibattuta resta l'origine di tale metro: è tradizionalmente
considerato di origine locale, ma in età giulio claudia si iniziò a pensare
che potesse essere stato derivato dai metri lirici del teatro greco.[16] Ecco
come Varrone definisce il verso saturnio, ad illustrare un passo di Ennio:
•
•
(LA) « Fauni dei Latinorum, ita ut et Faunus et Fauna sit; hos versibus, quos vocant saturnios /
in silvestribus locis traditum est solitos fari, a quo fando Faunos dictos. »
(IT) « I Fauni sono dèi latini, così come esiste Fauno e Fauna. Si tramanda che queste divinità
si esprimessero nelle selve con i versi che chiamano saturni, mentre sono stati detti Fauni dal
verbo fari (esprimersi). » (Marco Terenzio Varrone, De lingua latina, VII, 36)
I carmina
• Il fatto che la letteratura a Roma nasca solo nel 240 a.C non significa che
prima di questa data nessun cittadino conoscesse o praticasse qualche
forma di attività poetica, ma che a tale attività mancava la dimensione
letteraria.
• I componimenti, che non venivano scritti ma erano ripetuti e tramandati
oralmente, non si inserivano in un sistema letterario compiuto, ma erano
finalizzati di volta in volta al rituale, all'invocazione degli dei, al motto
mordace, al divertimento conviviale o festivo, al rafforzamento dei vincoli
sociali attraverso la memoria delle imprese degli antenati e così via.
• I romani chiamavano Carmina tali componimenti e includevano in questa
definizione sia quelli scritti in verso saturnio che quelli scritti in prosa.
• Il senso più comune del termine Carmina, infatti, è "poesia,
composizione poetica". Distintiva dei Carmina arcaici non era il metro,
ma piuttosto lo stile, fatto di continue assonanze e di ripetizioni formali,
che producevano una sorta di cadenza ritmica che ne facilitava la
memorizzazione. Esistono vari tipi di Carmina come ad esempio: il Carmen
Arvale, il Carmen Saliare e i Carmina Triumphalia.
Forme preletterarie tramandate
oralmente
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I Carmina sono testi arcaici formulati per la preghiera collettiva, per celebrare un sacrificio, per
accompagnare le operazioni agricole e per sanzionare atti politici.
Saturnio è l'unico verso indigeno romano.
I Carmina si dividono in:
- Carmina religiosi: gli dei sono visti come figure minacciose che bisogna propiziare per mezzo della
pietas.
- Carmen arvale: appartenevano ai riti della vita agraria- preghiera dei fratelli Arvali, VI sec. a.C.- Precatio del pater familias: si recitava durante la lustratio (rito per un raccolto funebre)
Il primo è il canto dei Salii, collegio sacerdotale istituito secondo la tradizione da Numa Pompilio,
che ogni anno, nel mese di maggio recavano in processione i 12 scudi sacri, gli ancilia, con
l’accompagnamento di formule rituali.
Il Carmen Arvale invece era il canto dei Fratres Arvales, collegio di 12 sacerdoti che la tradizione
vuole fondato da Romolo, i quali ogni anno, nel mese di maggio, levavano un inno di purificazione
dei campi.
Laudationes Funebres, Carmina Convivalia, Carmina Triumphalia
- Rituale funebre: il morto veniva portato nel foro, con un corteo di uomini che impersonavano i
suoi antenati con maschere di cera. Il figlio maggiore del defunto teneva un discorso, laudatio, per
celebrare le virtù e le imprese del defunto.
- Carmina convivalia: espresse in versi, cantate nel corso di riunioni conviviali, in cui si esaltavano le
virtù dei personaggi illustri.
- Carmina triumphalia: brevi componimenti poetici, cantati dai soldati che, nella cerimonia del
trionfo, seguivano il carro del comandante vittorioso ed erano spesso di carattere scherzoso e
beffardo.
I latini e gli dei
•
Il civis pregava gli dei per accattivare la loro benevolenza e per ottenere in
cambio dei piaceri, quindi per un fine utilitaristico, vi erano diversi tipi di
preghiere:
- Precatio: preghiere che il padre di famiglia recitava ed erano connesse
con i riti agricoli.
- Evocatio: prima di assediare una città i romani erano soliti recitare un
carmen per costringere gli dei del nemico a passare dalla loro parte
- Devotio: era un secondo carmen con il quale si consacrava la città agli dei
inferi
- Laudationes Funebres: erano dei discorsi che si tenevano nel foro
romano in onore di un parente morto. Prima di arrivare al foro la salma
veniva preceduta da un corte che indossava maschere di cera che
rappresentavano i parenti.
- Carmina Convivalia: sono dei brevi versi che i convitati al banchetto
indirizzano alla volta del padrone di casa che li ha ospitati; erano di elogio.
Inoltre esistevano anche i Carmina Triumphalia ovvero dei versi che i
soldati indirizzare al loro generale vittorioso
Carmina:
un solo nome per vari tipi di testo
•
È riferito a preghiere, giuramenti, profezie, sentenze solenni di tribunali, proverbi, scongiuri,
precetti pratici… Cicerone definisce Carmina anche le leggi delle XII tavole, che a loro volta
definiscono carmina le formule magiche rituali … non importa il contenuto, ma la forma.
•
1-Carmina Arvales
Il collegio dei dodici Fratres Arvales aveva compiti di carattere agrario, legati alla fertilità ed alla
difesa dei terreni. Nei Carmen sono invocati i Lari, gli dei del focolare, Marte ed i Sermoni
anch'essi divinità agresti. Lo stile è quello tipico dei carmina rituali, ricco di ripetizioni e di figure
di suono, come omoteleuti ed allitterazioni.
2-Carmina Saliaria
3-Carmina Triumphalia
•
4-Leggere “Il parallelismo dei cola” p.9.
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5-le XII tavole e lo stile solenne
Carmina:
un solo nome per vari tipi di testo
•
2-Carmina Saliaria
La confraternita dei Salii era formata da dodici sacerdoti di Marte, che portavano in processione
due volte all'anno un ancile (uno scudo di bronzo) che, per i Romani, era come una sorta di
talismano. Di questi Carmina Saliaria conoscimo solo singole parole ed alcuni versi.
3-Carmina Triumphalia
Il comandante vittorioso in una campagna militare aveva il diritto di essere acclamato Imperatore
dai suoi soldati e, tornato a Roma, di celebrare una grande festa, dai risvolti insieme politici e
religiosi, il trionfo. Vestito con una toga color porpora e con altri accessori regali, come ad
esempio la corona di alloro e lo scettro, che servivano a renderlo come Giove, l'Imperatore
guidava il corteo formato da soldati, da una parte del bottino e dai prigionieri. Il Corteo
attraversava il Campo di Marte sino al Foro. Si trattava del più alto onore cui un cittadino romano
poteva aspirare ed era concesso ai soldati un atto apotropaico che rientra nella concezione
romana della religione, quello cioè di rintuzzare la malasorte indirizzando al trionfatore motti
ironici e scherzi, con doppi sensi spesso assai volgari ed offensivi, che servivano a ricordare
all'Imperatore i sui difetti e le sue debolezze. Non è rimasto nulla.
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4-Leggere “Il parallelismo dei cola” p.9.
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5-le XII tavole e lo stile solenne
Le leggi delle XII tavole
Le leggi delle XII tavole (duodecim tabularum leges) è un corpo di leggi compilato nel
451-450 a.C. dai decemviri legibus scribundis, contenenti regole di diritto privato e
pubblico. Rappresentano una tra le prime codificazioni scritte del diritto romano,
se si considerano le più antiche mores e lex regia.
• (LA) « [...] bibliothecas me hercule omnium philosophorum unus mihi videtur XII
tabularum libellus [...] et auctoritatis pondere et utilitatis ubertate superare »
• (IT) « [...] mi pare che il solo libro delle XII tavole superi per autorità ed utilità le
biblioteche di tutti i filosofi » (Marco Tullio Cicerone, De Oratore, I - 44, 195.)
Tavola IV (genitori e figli)
• Un bambino chiaramente deformato deve essere ucciso.
• (LA) « Si pater filius ter venum duerit, filius ad pater liber esto »
• (IT) « Se un padre vende il figlio per tre volte consecutive perde la patria potestas
su di lui. »
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LE DODICI TAVOLE FONDAMENTO DEL
DIRITTO ROMANO (451 a.C.)
Se si esclude il foedus stipulato tra Romani e Cartaginesi contro gli Etruschi, le XII tavole sono il primo scritto di diritto
romano
1) Se uno cita un altro in giudizio, che costui si presenti ; se non si presenta, l'accusatore trovi chi può darne
testimonianza, quindi lo vada a prendere.
2) Se l'accusato cerca falsi pretesti o tenta di fuggire, l'accusatore l'arresti.
3) Se l'accusato è impedito da malattia o da vecchiaia l'accusatore gli dia un veicolo, ma se rifiuta non potrà costringerlo
a entrare in lettiga
4) A un possidente farà da garante un altro possidente a un proletario potrà essere garante chiunque
5) Per il pagamento di un debito scaduto e per la restituzione di proprietà aggiudicate con sentenza di tribunale ci
saranno 30 giorni di tolleranza, subito dopo il creditore arresterà il debitore e lo condurrà in giudizio
6) Nei confronti di uno straniero vale sempre il diritto di rivendicazione
7) Se un padre ha venduto il figlio tre volte sia il figlio svincolato dall'autorità paterna
8) Se uno muore senza testamento e non ha erede diretto abbia l'eredita il consanguineo più vicino; se non ci sono
neanche consanguinei, abbiano l'eredità quelli della sua casata
9) Se un ladro ruba di notte e il derubato lo uccide sia considerato ucciso legalmente
10) Se un patrono avrà frodato un suo cliente, sia ucciso
11) Non si seppelliscano né si brucino cadaveri in città
12) Nei funerali le donne non si graffino le guance né cantino nenie lamentose
Il codice decemvirale è oggi perduto; ma possediamo un centinaio di frammenti e testimonianze che ci consentono di
stabilire, come in ognuna delle prime dieci Tavole, fossero raccolte leggi concernenti un medesimo titolo: nella I procedura
della citazione in giudizio, nella II giudizio, nella III pagamento, nella IV autorità del Pater Familias, nella V eredità, nella VI e
VII proprietà, nell' VIII crimini, nella IX diritto pubblico, nella X diritto sacro. Le ultime due Tavole contenevano norme
aggiuntive e integrative.
Il testo della legge delle XII Tavole è stato ricostruito, per quanto possibile, stante la limitatezza dei frammenti pervenutici,
da Heinrich E. Dirksen (Lipsia 1824), da R. Schöll (Lipsia 1966) e, infine, da Karl G. Bruns, Theodor Mommsen e Otto
Gradenvitz che lo hanno pubblicato nella loro opera "Fontes Iuris Romani Antiqui" (III ed., Tubinga, 1909). Nel 1941 il
Riccobono lo ha ripubblicato nella sua opera "Fontes Iuris Romani Anteiustinianei", tenendo conto dei frammenti di Gaio
scoperti nel 1933.
Forme preletterarie teatrali
• Sono forme antichissime di arte, le prime. Sono molte e a noi ne
interessano tre:
1. I fescennini (fescenium città etrusca confini lazio): erano preghiere
rivolte agli dei durante il raccolto, nei frescennini dei contadini mascherati
si scambiavano battute scherzose, ma pesanti.
• Lo storica Livio ci racconta che dopo il 364 d.C a Roma scoppiò una
pestilenza e per ringraziare di esserne usciti illesi i romani indissero una
grande festa alla quale parteciparono musicisti e danzatori dell‘Etruria,
durante queste feste continuavano a lanciarsi battute e queste feste
presero il nome di: Ludi scenici
•
2. L’Atellana (cittadina della campania abitata dagli osci): era una sorta di
farsa che veniva recitata da attori che interpretavano dei ruoli precisi,
questa farsa veniva recitata su un canovaccio (sottile trama) sulla quale gli
attori improvvisavano. Alla fine del primo secolo quando si comincia a
parlare di commedia regolare, l’atellana si trova comunque nella parte
finale della commedia come exodium.
APPIO CLAUDIO CIECO
•
•
Appio Claudio Cieco (IV-III a.C.) è il primo letterato prima di Livio Andronico.
Egli è un romano orgoglioso che difendeva Roma dai nemici, in particolare da Pirro.
Nel 280 pronunciò l'orazione con la quale convinse il senato a non accettare nessuna
condizione di pace avanzata da Pirro se prima non avesse lasciato l'Italia; l'orazione
venne pubblicata e probabilmente circolò sino all'età di Cicerone.
Appio Claudio Cieco era favorevole all'espansione romana nel meridione poiché i
contatti con la cultura greca avrebbero portato vantaggi culturali, perciò fece costruire la
via Appia, che collegava Roma a Capua (Brindisi), detta “regina viarum”.
Politica interna
Egli partecipò attivamente alla vita politica, era un aristocratico progressista e si adoperò
a favore della plebe, in quanto non voleva sottostare al patriziato.
Infatti inserì i figli dei liberti nelle liste dei senatori.
Interessi giuridici
Ha scritto un trattato a carattere giuridico “De usurpationibus”, inoltre incaricò il suo
scrivano (Gneo Flavio) di scrivere e pubblicare un testo che conteneva le norme di
procedura giudiziaria:“Ius Flavianum”.
Interessi filologici
Teorizzazione del fenomeno ormai quotidiano del “rotacismo”, sostituzione della -sintervocalica con la -r-. Abolizione della -zProduzione letteraria
Il contatto con la cultura greca influenza la sua produzione, che è espressione di una
nuova cultura italica.
Cicerone dice che Appio Claudio scrisse un carmen in cui sono presenti tracce di
Pitagorismo, si riferisce ad una raccolta di “Sententiae”.
Nascita della Letteratura Latina per
influsso greco – LIVIO ANDRONICO
• Prima del III sec a.C. non ci sono opere specificamente
letterarie a Roma.
• L'ANNO CONVENZIONALE DI NASCITA DELLA LETTERATURA
LATINA VERA E PROPRIA È IL 240 A.C., QUANDO LIVIO
ANDRONICO, UNO SCHIAVO DI LINGUA GRECA PORTATO DA
TARANTO A ROMA ANCORA NEL 272AC (Svetonio lo chiamerà
"semigraecus“; partecipò alla guerra tra Taranto e Roma al
seguito del suo protettore, il senatore Livio Salinatore, il quale
lo affrancò e gli concesse il "prenomen", dopo avergli affidato
l'educazione dei figli, a Roma L. è "grammaticus", "professore
di scuola"),, TRADUSSE E ADATTÒ PER LE SCENE ROMANE,
DIETRO INCARICO DEL SENATO, UN TESTO TEATRALE GRECO; il
240 a.C. è l’anno di tale rappresentazione, durante una festività
pubblica.
LIVIO ANDRONICO
•
•
•
Seguirono, sempre a opera sua, altri rifacimenti di tragedie e commedie greche,
soprattutto a tema troiano (Il cavallo di Troia, Ermione e Neottolemo, Il suicidio di
Aiace, Egidio…). Ma il capolavoro di Andronico è certamente la traduzione - o forse
è più esatto dire l’ "adattamento artistico-letterario" - in lingua latina e nel verso
italico il saturnio, dell'Odissea di Omero ("Odyssa" o "Odusia“). L’Odissea appariva
più "moderna" dell'Iliade, più vicina alla sensibilità del mondo ellenistico
(cosmopolitismo, viaggi ed avventure, passioni e sofferenze umane), dal quale lo
stesso L. proveniva, e più legata all'Occidente ed al gusto dei Romani, tra l'altro
oramai già abituati a solcare i mari
(cercò di dare per altre vie solennità e intensità al suo linguaggio letterario:
all'inizio della traduzione egli rende, ad es., la "Musa" di Omero con l'antichissima
"Camena", divinità italica delle acque; ancora, alcuni dei passi scritti da Omero non
erano concepibili per i Romani e L. si trovò così a dover modificare e "tradire"
spesso il testo originale dell'Odissea (tipicamente romana, ad es., è la
considerazione dell'eroe che si evince dall'opera, reso quasi pari agli dei).
Nel 207aC compose poi un "partenio" (= canto per un coro di vergini), in onore di
Giunone, ovvero un "carmen" propiziatorio cantato in una solenne processione
per le vie di Roma, durante la II guerra punica; di cui però nulla conserviamo.
GNEO NEVIO (270-201 a.C.)
• Il campano GNEO NEVIO fu il primo scrittore
italico.
• Scrisse un poema epico in saturni sulla prima
guerra punica (Bellum poenicum), inaugurando il
poema epico di argomento nazionale, in cui
l'elemento mitico si fondeva con quello storico.
• Fu inoltre il primo a scrivere drammi di
argomento romano (fabula praetexta) oltre a
commedie di grande successo sulla falsariga di
quelle greche.
QUINTO ENNIO (239-169 a.C.)
• Nasce a Rudiae
• Fondamentale nell'età arcaica fu QUINTO ENNIO
soprattutto per i suoi Annales, poema
appassionato e vigoroso nel quale la storia di
Roma e delle sue conquiste è narrata in esametri
dattilici, adattati con successo alla lingua latina.
• Ennio offrì il modello linguistico dell'epica
romana fino a Virgilio.
• Delle opere di questi primi scrittori rimangono
solo frammenti giuntici attraverso le citazioni di
altri autori.
PLAUTO
• 255 nasce a Sarsina – muore 184.
• Abbiamo invece 21 commedie di Plauto, il più
originale manipolatore di commedie greche per
adattarle alla sensibilità latina,
• e insieme il più grande innovatore nel campo
della lingua latina, resa brillante anche attraverso
il gioco continuo dell'allitterazione.
• La sua opera interpreta una società ancora
unitaria nell'etica e nella cultura: sciocchi e
furfanti sono solo greci, per i romani sarebbe
stato un disonore.
Annalisti
Le origini della storiografia romana
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La nascita di una storiografia nazionale. In modo abbastanza paradossale, sembra che
l'influenza dell'ellenismo abbia avuto sulla formazione della prosa latina un ruolo più
importante che nella formazione della poesia. Questa prosa fece la sua prima
apparizione in coincidenza con la II guerra punica, allorché si avvertì il bisogno di
opporre agli storiografi greci, che si trovavano nel campo di Annibale, una storiografia
d'impronta nazionale.
il primo storico romano, Q. FABIO PITTORE (vissuto all'incirca fra il 260 e il 190 a.C.), ha
composto la sua opera storica ("Rerum gestarum libri": a carattere annalistico, dalla
fondazione di Roma alla fine della II guerra punica) sia in greco che in latino (salvo che
addirittura l'opera non si limitasse in origine all'edizione greca, e che la versione latina
non sia altro, perciò, che un semplice rimaneggiamento successivo): ciò rispondeva alla
necessità di raggiungere un pubblico di ambito appunto mediterraneo, e significò una
rottura con la tradizione della cronaca pontificale, da cui pur erano tratti strutture e
materiali.
P. apparteneva alla gens Fabia. Senatore e magistrato, aveva combattuto i Galli Insubri.
Nella sua opera, dunque, l'autore rappresenta il punto di vista aristocratico, da qui
l’acceso nazionalismo e il gusto antiquario: notevole così l’interesse per le origini di
Roma, per l’età regia e per gl’inizi della Repubblica (epoche alle quali si facevano
risalire molte istituzioni, costumi, usanze religiose e civili).
Su quali documenti operavano questi
primi storiografi?
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Poche testimonianze sulle fonti e sulle stesse opere. L'opera dei primi annalisti
romani è andata quasi interamente perduta. Le poche notizie di cui disponiamo
provengono tutte da citazioni di autori più tardi e dall'uso che delle loro opere è
stato fatto da Tito Livio. SU QUALI DOCUMENTI OPERAVANO ?
1- disponevano solo di leggende elaborate dall'orgoglio nazionale o, più di
frequente, dall'orgoglio delle famiglie nobili.
2- L'indigenza degli archivi di Stato (che, per giunta, sarebbero andati distrutti
durante l'incendio di Roma ad opera dei Galli nel 390 a.C. e sarebbero stati
ricostituiti successivamente alla meno peggio);
3- l'incertezza stessa dell'elenco dei consoli dei primi secoli,
tutto ciò avrebbe contribuito a far sì che i primi storici costruissero vicende in
gran parte inventate, colmando le lacune con racconti favolosi forniti dalle
epopee popolari (soprattutto "carmina convivalia"), con l'aiuto di "ricalchi"
immaginati a partire da circostanze posteriori o con anticipazioni anacronistiche.
Tale è stata e rimane l'opinione dei moderni "ipercritici".
Eppure in alcuni casi, l'archeologia ha potuto stabilire un qualche riscontro (come
sul problema delle origini di Roma, quello delle tradizioni dei re…), i fatti
tramandati dalla tradizione annalistica si sono rivelati più solidi di quanto si
potesse immaginare.
IL CIRCOLO DEGLI SCIPIONI
• Dopo di Plauto, la cultura cominciò a divaricarsi anche per il
crescente peso del mondo greco-ellenistico, che aveva il
suo centro più vitale ad Alessandria.
• A Roma, nel cosiddetto "circolo degli Scipioni", con la
figura centrale di Scipione Emiliano e con la presenza di
Terenzio e dei greci Polibio e Panezio, venne elaborata una
mediazione tra la cultura etico-estetica dell'ellenismo da un
lato e la virtus e il senso realistico dei romani dall'altro; e
prese forma una concezione neostoica della vita, di tipo
aristocratico, che per lungo tempo costituì l'ideologia della
classe dirigente romana.
• L'africano Terenzio, uno dei due grandi nomi del teatro
latino insieme a Plauto, servì da modello a gran parte delle
commedie europee fino all'età moderna. Egli propose una
sensibilità morale così nuova e moderna da apparire ostico
al pubblico romano.
CATONE IL CENSORE (234-149 a.C.)
• Latino di Tuscolo era invece CATONE, il primo
maestro della prosa latina, che espresse
• nelle Origines l'ideologia politica della
confederazione italica e
• nel De agricoltura (giuntoci per intero) la
mentalità sociale dei contadini italici.
Le satire di LUCILIO
• La dimensione individualistica e per certi aspetti
autobiografica si configura per la prima volta con
le Satire di LUCILIO, anch'egli legato al "circolo
degli Scipioni".
• Del periodo compreso tra Catone e Cicerone non
ci è giunta nessuna opera completa, anche se i
fermenti culturali furono vivi, specie nell'ambito
teatrale (Pacuvio, Accio, Afranio) e nella
storiografia (in particolare Sisenna, continuato da
Sallustio).
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