LO SVILUPPO DEL
CROMO ESAVALENTE E
LA SUA PREVENZIONE
Marco dr. Nogarole
R&S IKEM Srl
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La natura del Cromo
Solo il 5 % del cromo industriale è utilizzato nel settore della concia, la
maggior parte di esso è impiegato per la produzione di acciaio inox ed
è quasi completamente riciclato.
Il cromo III è un elemento fondamentale per la nutrizione umana.
Normalmente il contenuto di Cr III nel legno e nel suolo è 3-5 ppm.
Inoltre tatuaggi di pigmento verde per la pelle contengono cromo III
senza rilevare alcun rischio per la salute.
Il Cromo VI è altamente tossico, cancerogeno e mutageno…
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L’equilibrio di ossidoriduzione del Cromo
Cr III  Cr VI + 3°
La reazione redox è di equilibrio e dipende da molti fattori (pH, conc. ecc.).
Il Cromo VI è un fortissimo ossidante e nelle normali condizioni in cui si trova il
cuoio (pH 3,5-5 e temperatura < 100°) è completamente nella forma ridotta Cr III.
Il Cromo III si può ossidare solamente se non legato alla pelle.
In pratica se in una concia standard abbiamo il 3-4% di cromo fissato l’estraibile
non può essere più di 500 ppm che in condizioni normali non può generare Cr VI
al di sopra del limite di rilevabilità (3 ppm).
Il Cromo VI si può formare solamente sotto l’azione drastica della temperatura,
luce UV, forti ossidanti o radicali. Cosa che non accade nel normale utilizzo dei
manufatti in pelle.
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La pericolosità del Cromo
Il cromo esavalente è facilmente ossidabile a cromo trivalente, la
natura stessa, le piante gli organismi viventi sanno adottare sistemi
per l’ossidazione del Cr VI in piccole quantità. Il cromo ridotto tende
poi a stabilizzarsi irreversibilmente precipitando come ossido
similmente nella forma fissata nel cuoio.
Può formarsi Cr VI, per esempio, nelle tomaie o sottopiedi delle
calzature?
Il pH acido e i microorganismi del sudore umano sono un perfetto
ambiente per la riduzione dell’eventuale Cr esavalente presente in
cromo trivalente innocuo.
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La pericolosità del Cromo
TOSSICITA’
Se una pelle contenesse 10 ppm di Cromo VI una persona dovrebbe
mangiare 35 paia al giorno di scarpe per superare la soglia d’allarme letale
CANCEROGENICITA’ e MUTAGENICITA’
Cr VI è cancerogeno cat. I solo per inalazione, perciò esplica la sua
pericolosità in caso di combustione di pelle conciata al cromo (non meno
preoccupante che respirare fumi da automobili diesel o dalle sigarette).
DERMATITI ALLERGICHE PER CONTATTO
Il Cr VI è un forte allergene e sensibilizzante ma è opportuno sottolineare
che solamente lo 0,4% della popolazione mondiale soffre di questo
disturbo (quella allergica all’oro è 5 volte maggiore per es.).
Per prevenire il disturbo sarebbe sufficiente proteggersi indossando calze
ecc.
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IL METODO D’ANALISI DELLA DETERMINAZIONE
DEL Cr VI SUL CUOIO
UNI EN ISO 17075 spettrofometrico
Limiti < 3 ppm (mg/kg) uguale al limite di rilevabilità della metodica
REACh sostanza SVHC della Candidate List
La procedura di invecchiamento non sarebbe prevista dalla metodica.
• Invecchiamento a 24 h a 80°C
• Invecchiamento a 48 h a 80°C
• Invecchiamento a 72 h a 80°C o 120°C (nessuna differenza)
Metodo contestato; il Cromo VI risulta per la maggior parte dei casi
sovrastimato del 60%. Soprattutto a causa dell’estrazione a pH 8 che
favorisce l’ossidazione del Cr III non legato.
Invecchiamento in ambienti ventilati favoriscono
lo sviluppo di Cr VI
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Fattori che maggiormente influenzano
la formazione di Cromo esavalente
1. grado di fissazione del Cromo (attenzione ai
complessanti estraenti)
2. fattore termico nell’invecchiamento
3. tipo d’ingrasso e concentrazione utilizzata (evitare
il più possibile ingrassi altamente insaturi con
elevato numero di iodio tipo solfitati di pesce).
4. Uso di agenti ossidanti come gli sbiancanti
(ipoclorito ..)
5. Eccesso di ammoniaca in fase di tintura
6. Alcuni pigmenti di rifinizione (gialli o arancioni)
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Strategie di contenimento
1. impiego di ingrassi scarsamente ossidati, ben purificati, e
con basso indice di iodio;
2. stoccaggio delle pelli in condizioni di umidità sfavorevoli
alla formazione di Cr(VI) (U.R.>35%), in ambiente fresco
e non ventilato (ossigeno favorisce l’ossidazione);
3. ricorso ad un numero maggiore di lavaggi per garantire
l’eliminazione degli eventuali residui di Cr(III) non legato;
4. impiego, qualora possibile, di coloranti metallo complessi
(in particolare cromo complessi).
5. Concludere la riconcia a bassi pH (3,5 - 4).
6. Usare, se possibile, tannini vegetali (il migliore è il
Mirabolano).
7. Impiego principalmente di coloranti Cr metallo complessi.
8. ricorso ad un trattamento specifico utilizzando agenti
riducenti od antiossidanti.
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Strategie di contenimento
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lo sviluppo del cromo esavalente e la sua prevenzione