BA MIDBAR
Il libro dei NUMERI
Questo libro non ha una chiara struttura
letteraria, per cui c’è chi ha pensato che fosse
una specie di deposito, nel quale tutto il
materiale proveniente dalle antiche fonti,
venisse buttato lì alla “rinfusa”.
Considerando l’insieme dei libri del Pentateuco
si può notare:
a) Una generazione che Mosè ha tratto fuori
dall’Egitto e al Sinai ha ricevuto la legge
(Esodo e Levitico)
b) Un’altra generazione che sta per entrare nella
terra promessa, generazione che non ha
conosciuto la schiavitù
Questo passaggio dalla vecchia alla nuova
generazione avviene “ba midbar” cioè nel
deserto.
Notate le parole:
PASSAGGIO (dice riferimento alla Pasqua)
Dal “vecchio al nuovo”… cioè dalla morte alla
vita
Si può anche capire come questo libro, nella sua
composizione e redazione rifletta il
“passaggio” dalla generazione dell’esilio,
strappata dalla propria terra, alla generazione
sorta durante l’esilio e che sta per ritornare
nella terra, che non ha mai visto e conosciuto.
A determinare le due generazioni, e quindi anche la
struttura del libro, cioè le due parti che lo
compongono, stanno due censimenti (cap.1 e
cap.26).
Per cui le due parti del libro sono:
Cap.1-25: in cui si consuma la morte della vecchia
generazione dell’Egitto, a causa della insistente
ribellione contro Dio, soprattutto nel momento
cruciale (cap.13-14) quando ritornano gli
esploratori
Cap.26-36: è la comparsa di una nuova
generazione, che si prepara ad entrare nella
terra promessa. Sono narrazioni animate da
fiducia e speranza, non più ribellione e morte
Le due parti sono introdotte da due censimenti
Prima parte:
In sintesi: i primi dieci capitoli contengono il
censimento del popolo di Dio e l’organizzazione
per la marcia nel deserto. Quando tutto è pronto
per partire, il popolo cade nella ribellione (11 e
12) e soprattutto quando rientrano gli esploratori
(13-14). Ci sono anche elementi di speranza che
sembrano proprio appartenere alla nuova
generazione.
Seconda parte:
Il nuovo censimento e le narrazioni seguenti si
collocano geograficamente nelle steppe di
Moab, vicino al Giordano. Sono narrate le
vittorie; e nelle discussioni per la divisione del
territorio tutto si conclude positivamente. Le
leggi promulgate si riferiscono già al possesso
della Terra promessa.
PERCHE’ LEGGERE QUESTO LIBRO?
Dice S.Paolo, riferendosi alla storia del libro dei Numeri:
Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube,
tutti attraversarono il mare, 2tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e
nel mare, 3tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, 4tutti bevvero la stessa
bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava,
e quella roccia era il Cristo. 5Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e
perciò furono sterminati nel deserto.
6Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come
essi le desiderarono. 7Non diventate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto
sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. 8Non
abbandoniamoci all’impurità, come si abbandonarono alcuni di loro e in un solo
giorno ne caddero ventitremila. 9Non mettiamo alla prova il Signore, come lo
misero alla prova alcuni di loro, e caddero vittime dei serpenti. 10Non mormorate,
come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. 11Tutte
queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro
ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi.
In ultima analisi sono considerare due principi
biblici:
a) Il passaggio da una generazione all’altra: “di
generazione in generazione la sua
misericordia”. Vecchio e nuovo
b) Continuità e discontinuità.
Comunicazione/comunicabilità:
Il cuore dei padri verso e figli
Il filo conduttore è quello dell’obbedienza ad
una parola autorevole, insieme anche alle
molteplici sfide che una nuova situazione e
nuove culture pongono al credente.
PRIMA PARTE (capp.1-25)
Prima sezione (capp.1-10)
Riflessione generale sul censimento:
Cfr. 2 Sam 24 e Lc. 2
Alcune osservazioni alla lettura del testo
Capitolo 1
- “secondo i figli di Giacobbe”: continuità con la storia dei
patriarchi e con la benedizione ad Abramo
- “quanti potevano andare in guerra..” Si tratta pur sempre
della conquista di una terra. Ma tutta la vita è una
“battaglia2
- La tribù di Levi ha il ruolo di custodire l’ordinamento
dell’accampamento
Capitolo 2: l’ordine nell’accampamento e l’ordine di
marcia. Fondamentale l’atteggiamento di obbedienza a
Dio (34)
Capitolo 3: ne viene indicato il compito:
- Custodire “gli arredi della Tenda…”
- v.14 vengono censiti i leviti e indicati i loro compiti
- Essere segno del riscatto: i primogeniti degli ebrei
furono salvati dall’angelo sterminatore … al loro posto
ci sono i leviti. L’eccedenza è un’offerta in denaro
Capitolo 4: vengono ancora identificati i gruppi dei leviti.
Capitolo 5: sono contenute diverse leggi
(l’impurità, la restituzione per la colpa
commessa) e “l’ordalia della gelosia”, che
riguarda un’antica pratica sulla quale si
inserisce il rituale sacerdotale.
Capitolo 6: il voto di Nazireato (cfr. la storia di
Sansone e Giovanni Battista; cfr Gesù Mt2,23)
(nazir consacrato; neser virgulto; nasur resto)
Capitolo 7:
- offerta dei carri per il trasferimento della
tenda e degli arredi.
- Offerta per la dedicazione dell’altare
(Hannukà)
Capitolo 8:
- Le lampade per il candelabro
- Offerta dei leviti per il servizio di Dio (8,9s)
Capitolo 9: La Pasqua del deserto.
- L’interesse sarà per gli ebrei della diaspora che
non potevano andare a Gerusalemme e si
trovavano in stato di “impurità”
- La nube ricopre la Dimora
Capitolo 10: Il suono delle trombe (teruah: grido di
guerra) appartiene al rituale dell’Arca (2 Sam
6,15). Le tappe del deserto sono una marcia di
guerra. Il rituale dell’Arca ha un posto importante
nei combattimenti ( 1Sam.4,3 2 Sam11,11)
LA BENEDIZIONE DI ARONNE
La facoltà di benedire il popolo è presentata qui come una prerogativa che
compete ai sacerdoti (cfr. Lv 9,22) e non ai re, come appare in due testi
dove sono Davide (cfr. 2Sam 6,18) e Salomone (1Re 8,14.55-61) a benedire
il popolo, o ai leviti (Dt 10,8 cfr. 21,5).
1. «Ti benedica il Signore e ti custodisca» (v. 24). La
benedizione (berakah) è la parola efficace che conferisce
benessere e felicità. Come conseguenza della benedizione
divina si chiede a Dio di «custodire» (shamar) Israele. Questo
verbo esprime non tanto la protezione di JHWH contro un
immediato pericolo, ma soprattutto la sua premura per Israele
in ogni momento della sua esistenza: da essa dipende per
Israele la possibilità stessa di mantenersi in vita.
2. «Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia» (v. 25). Il volto splendente di
JHWH è un’immagine per indicare il sorriso con
cui si rivolge al suo popolo. L'immagine del volto
luminoso di Dio è frequente nei salmi (Sal 44,4;
89,16) anche come invocazione (Sal 31,17;
80,4.8.20; 119,135). Il sorriso di JHWH è auspicio
di prosperità, di benevolenza e di protezione (cfr.
Pr 16,15 dove si parla del re nei confronti dei suoi
sudditi). La «grazia» consiste appunto nella
benevolenza di Dio verso il suo popolo.
3. «Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace»
(v. 26). È segno di attenzione e di benevolenza, perché
in caso contrario il popolo cade nella disperazione (cfr.
Sal 30,8; 104,29; 44,25). La benevolenza e l'attenzione
di Dio sono premessa del dono della «pace» (shalôm).
4. «Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li
benedirò» (v. 27). Si conferma così la consegna ufficiale
della formula ai sacerdoti i quali, pronunciando il nome
di JHWH sugli israeliti, dichiarano la loro appartenenza
a lui e si fanno mediatori della benedizione di Dio.
Porre il nome di Dio sugli israeliti richiama il gesto
concreto dell'imposizione delle mani, segno ordinario
del conferimento di una benedizione.
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