L’avventura di Cristoforo Colombo I tre plastri di una scoperta involontaria. Colombo non voleva scoprire un nuovo continente, ma solo una via di più rapida per raggiungere le Indie. Più tardi si capì che aveva torto e i portoghesi avevano ragione: la più breve era la loro, quella verso est. Ma anche la teoria di Colombo si dimostrò corretta: il Mare oceano era navigabile. L’avventura di Cristoforo Colombo La scoperta dell’America, in parte, fu casuale, ma nulla si costruisce solo sul caso, o sulla fortuna. Come scriverà il figlio Fernando, Colombo progettò il proprio viaggio su tre basi. L’avventura di Cristoforo Colombo La prima era l’osservazione dei fenomeni naturali (per esempio, di una nave in lontananza sparisce prima lo scafo e solo dopo le vele: è un indizio della sfericità della Terra.) L’avventura di Cristoforo Colombo La terza base erano le voci raccolte dai navigatori che si erano avventurati per bravi tratti nell’Atlantico, come fecero i portoghesi nel corso del Quattrocento. L’avventura di Cristoforo Colombo Il viaggio di Colombo fu baciato dalla fortuna e dal tempo favorevole, ma non tutto andò secondo le aspettative. Per un banale errore di calcolo (o, forse, per convincere i suoi ascoltatori), egli aveva stimato molto più breve del necessario il tempo per raggiungere le Indie. Perciò, a Ottobre, i marinai della Santa Maria stavano per ammutinarsi: Colombo chiese loro, il 12 Ottobre- si udì la vedetta della Pinta, gridare Tierra! Tierra! Quel momento non cambiò solo il destino di Colombo, ma quello del mondo intero. Per questo motivo il 1492 segna, sui libri di storia l’inizio dell’era moderna. 1492 Primo viaggio in America del genovese Cristoforo Colombo, al servizio della Spagna, con approdo alle Bahamas. 1493 Esplorazioni di Colombo a Cuba e Hispaniola (Haiti) ritorno in Spagna il 4 Marzo 1493. 1493 Secondo viaggio di Colombo con tappe nelle piccole Antille e in Giamaica, ritorno in Spagna l’11 Giugno 1495. 1498 Terzo viaggio di Colombo con tappe a Trinidad e sul delta dell’Orinoco. 1502 Quarto viaggio di Colombo con soste in Houndras, Nicaragua e Panama. Rientro in Spagna il 7 Novembre 1504. LA FLOTTA DI COLOMBO ↑ Carta delle terre scoperte, Juan de la Cosa. LA FLOTTA DI COLOMBO A Palos, Juan de la Cosa, navigatore spagnolo e cartografo di Colombo e altri esploratori, possedeva un “Nao” (nome generico usato per le imbarcazioni mercantili, più pesanti delle caravelle). Fu la prima nave offerta a Colombo che la ribattezzò “Santa Maria” e ne fece la sua ammiraglia. Lunga 23 metri, larga 8 pesava 120 tonnellate e aveva un equipaggio di 39 marinai. LA FLOTTA DI COLOMBO “La Pinta” (La dipinta) era invece una caravella con la vela quadrata. Luna 22 metri per 7 e mezzo di larghezza, pensava 60 tonnellate e disponeva 27 marinai. L’altra caravella, munita di vele latine (che Colombo sostituì con quelle quadrate, più adatte a raccogliere il vento di poppa), si chiamava “Santa Clara”. Fu però soprannominata “La Nina”(La bambina) dal nome del suo padrone, Juan Nino. Dotata di quattro alberi, misurava 21 metri di lunghezze e 6 di larghezza, per un peso di 52 tonnellate e un equipaggio di 24 uomini. Dei cinque stranieri, uno veniva dal Portogallo, quattro dall’Italia. C’erano poi un medico, un chirurgo, un farmacista, tre inviati dei Sovrani di Spagna, alcuni notai, un ispettore delle spese e dei guadagni, un interprete, Luis de la Torre, che parlava ebreo, caldeo e arabo. Niente soldati, né sacerdoti. A bordo furono caricati alcuni cannoni, sacchi di provviste per un anno, casse piene di specchietti, palline di vetro, aghi, campanelli e berretti rossi. Tutti oggetti che venivano apprezzati dai neri africani e che, secondo gli spagnoli, sarebbero piaciuti anche gli abitanti delle Indie.