Quaderni di un altro millennio
Testi: Carlo Congia
Musica: Paolo Congia
Notturno 13
Per tutto il giorno
ho trattenuto questa dolcezza,
come uno splendido uccello stordito
raccolto per strada
e rinchiuso dietro sbarre di vetro
perché ristori le forze.
Ora è notte e già vola alto
verso l’abbraccio del cielo,
accompagnato da uno spicchio di luna.
L’uccello, fermo in aria, canta.
Ma forse io solo quaggiù,
a metà strada fra selciato ed empireo,
posso sentirne il lamento.
Illividito guardo l’infinito
ripetersi delle partenze e degli arrivi:
puri nomi si succedono l’un l’altro
come grani di un rosario,
ignari forse del destino
che li stringe accanto.
Forse mi sveglierò in tempo per scordare,
forse partirò lontano,
oppure arriverò,
ma senza nessuno ad aspettarmi,
da un lontano qualunque.
Già il marciapiede si ricopre d’ombre
e una pioggia tenue lo imbrillanta.
Forse mi sveglierò
in tempo per scordare
d’aver dormito per interi secoli.
Binario 5
Striduli di gocce
Striduli di gocce verranno i giorni
le partenze rimandate, gli occhi
che non riconoscerai più miei
che non conoscerò più tuoi
Appena mille anni da sprecare
mille inverni
bicchieri vuoti da cui bere
entusiastici annunci
di palingenesi future.
E la ruota secca del girasole
volta dove l’ultimo respiro di linfa
lo ha lasciato in abbandono
T’ho rivista
T’ho rivista
ma non eri tu
mi guardavi come si guarda un gatto
dietro le ruote di una macchina
il giocattolo di stoffa di un bambino
un fiorellino secco
premuto dentro un libro polveroso
Ho sorriso
Hai sorriso
Ma non eri tu.
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