De coelo, I, 3
Che il corpo primo dunque è eterno, non s’accresce e
non diminuisce, e non è soggetto ad invecchiamento,
alterazione o ad altre affezioni, se uno presta fede alle
premesse, risulta evidente da quanto ora esposto. […]
Perciò, considerando il corpo primo come un’altra
sostanza oltre a terra, fuoco aria e acqua, essi [antichi]
chiamarono il luogo eccelso etere […]
Su via, dunque ! Non diciamo forse una cosa verissima,
sostenendo che secondo natura si ha un essere vivente
quando congiungendosi anima e corpo in una sola
composizione, ne scaturisce una sola forma?
CLIN. Sì
ATEN. Ma, com’è giusto, bisogna parlare anche di cinque
corpi solidi, da cui si possono plasmare le più belle e le più
perfette figure, mentre la restante specie possiede una
forma sola […] Se cinque sono, dunque, i corpi bisogna dire
ch’essi sono il fuoco, l’acqua, e terza l’aria, quarta la terra,
quinto l’etere […]; ma bisogna ritenere che anche tutti i
corpi celesti sono una specie di esseri viventi, che, nel loro
insieme, dobbiamo chiamare la divina specie degli astri:
essi hanno avuto in sorte il corpo più bello, l’anima più
felice e perfetta.
Si comincerà dalla prima
specie, che è ordinata nel modo
più semplice: sostanza di essa è
il Triangolo che ha l'ipotenusa
lunga il doppio del lato minore.
Se si accostano due
Triangoli di questo tipo secondo
la diagonale, e per tre volte si
ripete l'operazione, le diagonali
e i lati piccoli convergendo nello
stesso punto, come in un centro,
dai sei Triangoli nasce un solo
Triangolo Equilatero. Se si
compongono insieme quattro
Triangoli
Equilateri,
essi
formano per ogni tre angoli
piani un angolo solido, che
segue immediatamente il più
ottuso degli angoli piani.
La seconda specie si
forma
dagli
stessi
Triangoli, riuniti insieme
in
otto
Triangoli
Equilateri, in modo da
formare un angolo solido
da quattro angoli piani.
Quando vi siano sei
angoli di questo tipo, il
corpo della seconda
specie è così compiuto.
La terza specie è
formata da centoventi
Triangoli connessi
insieme, da dodici angoli
solidi, compresi ciascuno
da cinque Triangoli
Equilateri piani e ha per
base venti Triangoli
Equilateri
Il triangolo Isoscele
genera la natura della
quarta specie, che è
formata da quattro
Triangoli Isosceli, con gli
angoli retti congiunti nel
centro, così da formare
un Tetragono
Equilatero.
Ma essendovi ancora
una quinta
combinazione, il dio se
ne servì per decorare
l'universo.
De coelo I 3
Sia dunque “pesante” ciò che per natura è portato verso
il centro, “leggero” ciò che è portato in direzione
opposta al centro, “più pesante di tutto” ciò ch sta sotto
a tutti i corpi portati verso il basso, “più leggero di
tutto” ciò che si mantiene al sommo rispetto a tutti
quelli che son portati vero l’alto.
De coelo I 1
Se dunque esiste un moto semplice, e se il moto
circolare è semplice, e il moto dei corpi semplici è
semplice, e il moto semplice è proprio dei corpi
semplici […] ne viene che deve necessariamente
esistere un corpo semplice che in virtù della sua natura
abbia in proprio di muoversi di moto circolare
[…]
Ma un moto siffatto sarà di necessità anche primo: il
perfetto infatti viene per natura prima dell’imperfetto,
e il circolo appartiene al numero delle cose perfette,
mentre una linea retta non è mai perfetta
Cosicché, se il movimento primo è proprio di un corpo
di natura per natura primo, e se il movimento primo è
proprio di un corpo per natura primo, e se il
movimento circolare è primo rispetto a quello
rettilineo, e quello rettilineo è proprio dei corpi
semplici […] avremo necessariamente che anche il
moto circolare sarà proprio di qualche corpo semplice
Ora, poiché è nella stessa direzione che si muovo
secondo natura il tutto e la parte, ne consegue in
primo luogo che il corpo circolare non ha né
leggerezza né peso […] Similmente, è conforme a
ragione concepire questo corpo anche come ingenerato
e incorruttibile e non soggetto ad accrescimento o
alterazione
De generatione et corruptione II 10
Poiché si è dimostrato che il movimento di rivoluzione dei
cieli è eterno, è necessario che, date queste condizioni,
anche la generazione sia ininterrotta: infatti il movimento
di rivoluzione produrrà la continuità della generazione ora
avvicinando ora allontanando quello che è la causa della
generazione
[…]
Perciò anche tutte le altre cose che si mutano
reciprocamente le une nelle altre secondo le loro proprietà
e le potenze, per esempio i corpi semplici imitano la
rivoluzione circolare: quando infatti dall’acqua si forma
l’aria, e dall’aria il fuoco, e di nuovo dal fuoco all’acqua, noi
diciamo che la generazione ha percorso un ciclo
Con sufficiente sicurezza posso pensare, Santissimo
Padre, che non appena alcuni avranno appreso che in
questi miei libri scritti sulle rivoluzioni delle sfere del
mondo attribuisco al globo terrestre alcuni movimenti,
subito proclameranno a gran voce che io devo essere messo
al bando insieme con tale opinione.
[…]
Così quando fra me e me pensavo quanto assurdo
avrebbero valutato questo discorso coloro che sanno
confermata dal giudizio di molti secoli l’opinione che la
Terra sta immobile in mezzo al cielo, quasi posta a centro di
esso, se al contrario avessi asserito che la Terra si muove, a
lungo esitai se dare in luce i miei commentari scritti a
dimostrazione di tale movimento, oppure se non fosse
meglio seguire l’esempio dei pitagorici e di alcuni altri che
erano soliti tramandare i misteri della filosofia soltanto a
congiunti ed amici non per iscritto, ma oralmente, come
attesta la lettera di Iside a Ipparco
Ma forse la Tua Santità non si meraviglierà tanto
che io ardisca dare in luce le mie riflessioni, dopo che
mi assunsi per elaborarle tanto lavoro che non dubitai
di confidare anche per lettera i miei pensieri sul
movimento della Terra, bensì si aspetterà soprattutto
di udire da me come mi venne in mente di osare
d’immaginare – contro l’opinione universalmente
accolta dai matematici, e quasi contro il senso comune
– qualche movimento della Terra. Così non voglio
nascondere alla Tua Santità che nient’altro mi mosse a
pensare a un altro modo di calcolare i movimenti delle
sfere del mondo, se non che compresi che i matematici
non sono fra loro stessi concordi nell’indagarli.
Infatti, innanzi tutto sono tanto incerti sul
movimento del sole e della Luna da non poter
dimostrare e osservare la grandezza costante dell’anno
che volge. Poi, nel fissare i moti sia di queste, sia delle
altre cinque stelle erranti [i pianeti], non ricorrono agli
stessi principii, né agli stessi assunti, né alle stesse
dimostrazioni delle rivoluzioni e dei movimenti
apparenti. Alcuni, infatti, ricorrono solo a cerchi
omocentrici, altri ad eccentrici e ad epicicli, con cui,
però, non conseguono appieno ciò che cercano
 L'asse di ciascuna sfera era agganciato alla sfera immediatamente





superiore. In tal modo, le sfere interne erano trascinate da quelle
più esterne.
La prima sfera, il cui asse passa per i poli celesti, ruota in 24 ore
da est a ovest simulando il sorgere e tramontare quotidiano del
pianeta.
L'asse della sfera immediatamente sottostante è inclinato in
modo tale che il suo equatore giaccia sul piano dell'eclittica.
Questa sfera ruota da ovest a est col periodo con cui il pianeta
percorre lo zodiaco. Ne riproduce perciò il moto medio.
La combinazione di queste due sfere rende conto del moto
diurno del pianeta e del suo moto lungo lo zodiaco, ma non del
moto retrogrado, per spiegare il quale Eudosso utilizzò le altre
due sfere.
Il pianeta – in questo caso Giove – è incastonato sull'equatore
della sfera più interna che compie un'intera rotazione
nell'intervallo di tempo fra due retrogradazioni successive.
La sfera superiore ruota con uguale velocità, ma in verso opposto,
contrastando così il moto dell'altra.
 I due moti si neutralizzerebbero se gli assi delle sfere
coincidessero;
ma
la
reciproca
inclinazione,
opportunamente scelta per ciascun pianeta, fa sì che questo
venga a muoversi d'un moto di va e vieni lungo l'eclittica.
 La traiettoria così generata è in realtà una curva a otto che
Eudosso chiamava ippòpeda, cioè "piede di cavallo", dal
nome d'un esercizio equestre.
 È l'ippòpeda il cuore del meccanismo: il pianeta infatti
percorre metà della curva da ovest verso est, e l'altra metà
da est a ovest.
 Ovvero metà nel verso della sfera immediatamente
sovrastante e l'altra metà nel verso opposto. Poiché il
pianeta è più veloce in prossimità del centro dell'ippòpeda
che non ai suoi estremi, vi sarà un punto in cui la sua
velocità in longitudine supererà quella del moto medio e il
pianeta, per un breve periodo, si muoverà di moto
retrogrado.
In tale sistema eccentrico,
vi sarà un punto in cui il
Sole, o un determinato
pianeta, sarà a un certo
momento a una distanza
minima dalla terra
(perigeo) e a una distanza
massima (apogeo).
Dobbiamo pertanto
attenderci delle variazioni
nella luminosità, come è
confermato
dall’osservazione.
La teoria degli epicicli afferma che i pianeti
non ruotano intorno al centro dell’orbita,
ma ruotano, a loro volta, intorno all’orbita o
deferente, cioè
intorno ad un centro
trasportato esso stesso da un moto di
rivoluzione intorno al centro dell’orbita
Epiciclo è quindi il
cerchio descritto dal
pianeta intorno ad un
centro nobile dotato di
moto circolare.
I pianeti partecipano
dunque sia al moto
dell’epiciclo sia a quello
del deferente: in tal
modo si rende ragione e
del fatto che a volte il
loro moto sembra
arrestarsi e del loro moto
di retrocessione
Capitolo primo. Perché il mondo sferico. In principio va
rilevato che il mondo è sferico, sia perché questa forma è la
più perfetta di tutte, un’integrità totale, non bisognosa di
alcuna commessura; sia perché è la forma più capace, che
meglio conviene a tutto comprendere e custodire; sia anche
perché ogni parte separata del mondo – intendo il Sole, la
Luna e le stelle – sono ravvisate in tale forma […]. Perciò
nessuno metterà in dubbio che tale forma sia da attribuirsi
ai corpi divini
Capitolo secondo. Perché anche la Terra è sferica. Anche la
Terra è sferica, giacché si appoggia sul suo centro. E
quantunque subito non si scorga un orbe perfetto, per la
grande altezza dei monti e la depressione delle valli, esse
tuttavia modificano appena la rotondità totale della Terra
Capitolo quarto. Perché il movimento dei corpi celesti
è uniforme e circolare perpetuo o composto da
movimenti circolari. Dopo ciò, ricorderemo che il
movimento dei corpi celesti è circolare. Infatti la
mobilità propria della sfera consiste nel ruotare in
circolo, esprimendo con questo stesso atto la sua
forma, nel corpo più semplice, dove non si può trovare
principio né fine, né distinguere l’uno dall’altro,
mentre per essa si muove su sestessa.
La prima e la più alta di
tutte è la sfera delle stelle
fisse, che contiene se stessa
e tutte le cose, ed è perciò
immobile. […] Segue, dei
pianeti, per primo Saturno
[…]. Dopo di questo, Giove
[…]. Poi Marte […].
Occupa il quarto luogo
nell’ordine […] la Terra. […]
Nel quinto luogo Venere.
[…] Mercurio finalmente
occupa il sesto luogo. […].
In mezzo a tutti sta il
Sole. Chi, infatti, in
questo bellissimo
tempio, porrà questa
lampada in un altro
luogo, migliore di quello
da cui può illuminare
tutto nello stesso tempo?
Per la verità non a caso
alcuni lo chiamano
lucerna del mondo, altri
mente, altri rettore.
Trismegisto lo chiama
Dio visibile.
Ogni anno i pianeti mostrano un movimento diretto,
stazionario, retrogrado; ci si presentano all’apogeo e al
perigeo. Come dimostra Copernico, tutti questi
fenomeni possono essere spiegati mediante il moto
uniforme del globo terrestre: è sufficiente supporre che
il Sole sia fermo al centro dell’universo e che la Terra
ruoti attorno al Sole su un eccentrico che Copernico
chiamò orbe magno. La vera intelligenza delle cose
celesti viene in tal modo a dipendere dai movimenti
uniformi e regolari del solo globo terrestre: in questo è
indubbiamente presente qualcosa di divino […]
Il mio maestro si rese conto che soltanto in questo
modo era possibile che l’insieme delle rivoluzioni e
moti degli orbi avvenissero con regolarità e
proporzione intorno ai loro propri centri, come è
proprio dei moti circolari. I matematici, non meno dei
medici, devono infatti concordare con quanto insegna
Galeno nei suoi scritti: che la natura non fa niente che
sia privo di senso e che il nostro Creatore è così saggio
che ognuna delle sue opere non ha un solo scopo, ma
anche due, tre e spesso anche di più. Ora, poiché noi
vediamo che mediante questo solo movimento della
Terra trovano spiegazioni un numero quasi infinito di
fenomeni, perché non dovremmo attribuire a Dio,
creatore della natura, l’abilità che osserviamo presso i
semplici fabbricanti di orologi?
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