Nembrot figura diaboli
Aspetti della mimesi figurale nella
Commedia
Riccardo Castellana
(Università di Siena)
Erich Auerbach. Due giornate di studio (Siena 29-30 aprile 2008)
Nec tibi absurdum videri debet, ut mala reproborum acta,
boni aliquid significent: aut rursum bona justorum
opera in contraria significatione ponantur.
(Né deve sembrarti assurdo che cattive azioni di reprobi
significhino qualcosa di positivo, o che le buone azioni
dei giusti assumano significati opposti)
(Claudius Taurinensis Episcopus, XXX Quaestiones super libros Regum, PL, vol. 104, 689B,
erroneamente riferito da Auerbach allo Pseudo-Eucherio, in E. Auerbach, Studi su
Dante, Feltrinelli, Milano 1963, pp. 271-2)
Erich Auerbach. Due giornate di studio (Siena 29-30 aprile 2008)
1. mimesi figurale,
2. interpretazione
figurale
3. concezione figurale
Erich Auerbach. Due giornate di studio (Siena 29-30 aprile 2008)
Erich Auerbach. Due giornate di studio (Siena 29-30 aprile 2008)
«Raphél maì amèche zabì almi»,
cominciò a gridar la fiera bocca,
cui non si convenia più dolci salmi.
(Inf. XXXI, vv.67-69)
Erich Auerbach. Due giornate di studio (Siena 29-30 aprile 2008)
• Nembrot/Nembrotto
• Inf.XXXI,77;
• Purg XII,34;
• Par. XXVI,126
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 Color Aethiopis tenebras animae squaloremque significat, qui adversus
lumini est, claritatis exsors, tenebris involutus, nocti similior quam diei.
Venatoris quoque usus in silvis, inter feras ac bestias conversatio ejus.
Irrationabilis ergo miscetur irrationabilibus passionibus; et ea quae sunt
malitiae agrestis atque praedurae venator hujusmodi explorare consuevit,
atque his potiri atque delectari. Denique Nembroth hujus principium regni
Babylon, hoc est, confusio; eo quod malitia et potestas non in simplicitate
et puritate, non in distinctione virtutis, sed in confusione.

 (Il colore dell'Etiope significa tenebre e squallore dell'anima, perché è
contrario alla luce, privo di splendore, avvolto nell'oscurità, più simile alla
notte che al giorno. Anche l'attività del cacciatore si svolge nella selva, la
sua vita tra fiere e bestie. L'essere irrazionale si mescola alle passioni
irrazionali e un simile cacciatore s'è abituato a cercare, a impadronirsi e a
dilettarsi di ciò che è peculiare di una malizia brutale e selvaggia.
Nembroth, inoltre, è l'inizio di questo regno di Babilonia, cioè "confusione"
poiché malizia e potere non consistono nella semplicità e nella purezza,
non nella chiarezza delle virtù, ma nella confusione dei vizi.), Sancti
ambrosii mediolanensis episcopi de Noe et arca liber unus, PL, vol. 14.
Erich Auerbach. Due giornate di studio (Siena 29-30 aprile 2008)
Noi demmo il dosso al misero vallone
su per la ripa che 'l cinge dintorno,
attraversando sanza alcun sermone.
Quiv'era men che notte e men che giorno,
sì che 'l viso m'andava innanzi poco;
ma io senti' sonare un alto corno,
tanto ch'avrebbe ogne tuon fatto fioco,
che, contra sé la sua via seguitando,
dirizzò li occhi miei tutti ad un loco.
Dopo la dolorosa rotta, quando
Carlo Magno perdé la santa gesta,
non sonò sì terribilmente Orlando.
(Inf. XXXI, 7-18)
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Natura certo, quando lasciò l'arte
di sì fatti animali, assai fé bene
per tòrre tali essecutori a Marte.
E s'ella d'elefanti e di balene
non si pente, chi guarda sottilmente,
più giusta e più discreta la ne tene;
ché dove l'argomento de la mente
s'aggiugne al mal volere e a la possa,
nessun riparo vi può far la gente.
(Inf. XXXI, 49-57)
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Raphél maì amèche zabì almi»,
cominciò a gridar la fiera bocca,
cui non si convenia più dolci salmi.
E 'l duca mio ver lui: «Anima sciocca,
tienti col corno, e con quel ti disfoga
quand'ira o altra passion ti tocca!
Cércati al collo, e troverai la soga
che 'l tien legato, o anima confusa,
e vedi lui che 'l gran petto ti doga».
Poi disse a me: «Elli stessi s'accusa;
questi è Nembrotto per lo cui mal coto
pur un linguaggio nel mondo non s'usa.
Lasciànlo stare e non parliamo a vòto;
ché così è a lui ciascun linguaggio
come 'l suo ad altrui, ch'a nullo è noto.
(Inf. XXXI, 67-sgg.)
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[...]
ma io senti’ sonare un alto corno,
tanto ch’avrebbe ogne tuon fatto fioco,
che, contra sé la sua via seguitando,
drizzò li occhi miei tutti ad un loco.
Dopo la dolorosa rotta, quando
Carlo Magno perdé la santa gesta,
non sonò sì terribilmente Orlando.
(Inf. XXXI, 12-18)
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Figura-adempimento-imitatio
Cristo
Adamo
Francesco
...............
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Speculum humanae salvationis
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«Raphél maì amèche zabì almi»,
cominciò a gridar la fiera bocca,
cui non si convenia più dolci salmi.
(Inf. XXXI, vv.67-69)
“dolce
salmodia“ delle
sette virtù
(Purg. XXXIII,2)
Erich Auerbach. Due giornate di studio (Siena 29-30 aprile 2008)
“O tu che ne la fortunata valle
che fece Scipion di gloria reda,
quand’Anibàl co’ suoi diede le spalle,
recasti già mille leon per preda,
e che, se fossi stato a l’alta guerra
de’ tuoi fratelli, ancor par che si creda
ch’avrebber vinto i figli de la terra:
mettine giù, e non ten vegna scifo,
dove Cocito la freddura serra.
Non ci fare ire a Tizio né a Tifo:
questi può dar di quel che qui si brama;
però ti china e non torcer lo grifo.
Ancor ti può nel mondo render fama,
ch’el vive, e lunga vita ancor aspetta
se ‘nnanzi tempo grazia a sé nol chiama”
(Inf. XXXI, 115-29)
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• L’interpretazione figurale stabilisce fra due fatti o
persone un nesso in cui uno di essi non significa
soltanto se stesso, ma significa anche l’altro, mentre
l’altro comprende e adempie il primo. I due poli della
figura sono separati nel tempo, ma si trovano
entrambi nel tempo, come fatti o figure reali.
• (Erich Auerbach, Studi su Dante, Feltrinelli, Milano 1963,
p.209)
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