IL SETTORE PRIMARIO PAESI SVILUPPATI 1. AGRICOLTURA. Tipica dei Paesi a economia avanzata è l’agricoltura commerciale, è un’agricoltura ricca ad elevato grado di meccanizzazione e ad alte rese. La terra coltivata è occupata in larga misura, o totalmente, da colture la cui produzione è rivolta alla vendita. A causa degli alti costi di gestione essa è condotta per lo più da grandi aziende. Tipica di questa agricoltura è la specializzazione colturale, su grandi estensioni di terreno si coltiva di solito una sola pianta: cereali, soprattutto, ma anche ortaggi e frutta. Nei Paesi ricchi l’agricoltura è strettamente collegata al settore industriale, si parla infatti di «agroindustria». Un ristretto numero di imprese, spesso a carattere multinazionale, sono impegnate in una forma di agricoltura commerciale in cui il ciclo produttivo comprende l’intera catena delle attività, dalla produzione, alla trasformazione , alla distribuzione dei prodotti. Tale catena spesso si allarga ad altri settori quali la produzione di prodotti chimici, di macchine agricole, impianti per la trasformazione fino ai supermercati che provvedono alla distribuzione. 2. ALLEVAMENTO. Prevale l’allevamento intensivo con il metodo della stabulazione, gli animali sono tenuti nelle stalle e vengono nutriti prevalentemente con mangimi artificiali. Si tratta di una vera e propria attività industriale diretta alla produzione di carne e latte in cui tutte le operazioni sono programmate e meccanizzate . 3. PESCA. La pesca è condotta su larga scala e con sistemi sempre più perfezionati. Nelle grandi flotte commerciali la lavorazione del prodotto inizia direttamente a bordo, prima ancora che il pescato arrivi sulle banchine del porto. Molto del pescato è ottenuto con l’acquacoltura, un tipo di produzione praticata in tratti di mare appositamente delimitati, in stagni e lagune costiere. Tale attività è aumentata negli ultimi anni, sia per l’aumentata domanda di prodotti ittici, sia per il progressivo impoverimento delle acque oceaniche massicciamente sfruttate. PAESI IN VIA DI SVILUPPO 1. AGRICOLTURA. Diffusa nei PVS è l’agricoltura di sussistenza in cui le produzioni sono destinate in massima parte all’autoconsumo. Nella forma estensiva l’agricoltura di sussistenza è caratterizzata dalla prevalenza della cerealicoltura, da basse rese per ettaro e dalla presenza di piccole e grandi proprietà terriere. L’agricoltura di sussistenza intensiva è praticata nelle regioni a più forte densità demografica, ha rese più elevate , pratica spesso la policoltura e vede prevalere la piccola azienda. Nei PVS è praticata anche l’agricoltura di piantagione, è un’agricoltura di tipo commerciale presente in particolare nella fascia intertropicale di Asia, Africa e America centro-meridionale. Caratteristiche specifiche di questa agricoltura sono le aziende di grandi dimensioni, per lo più appartenenti a imprese straniere, una accentuata specializzazione colturale, la destinazione delle produzioni essenzialmente rivolte ai mercati dei Paesi industrializzati. Si coltivano piante tropicali quali caffè, cacao, banane, arachidi, canna da zucchero, caucciù ecc. 2. ALLEVAMENTO. Nei paesi meno sviluppati l’allevamento si avvale di strumenti arretrati ed è finalizzato all’autoconsumo, ha basse rese in latte e carne. L’allevamento tradizionale viene praticato come attività secondaria dell’agricoltura tranne nelle zone aride in cui le condizioni climatiche non permettono la coltivazione dei campi per cui si pratica una pastorizia nomade e seminomade con greggi di ovini e, a volte, cammelli. 3. PESCA. La pesca è praticata da comunità di pescatori , talvolta anche numerose, ma con metodi tradizionali. Con tutti i limiti si tratta di attività che hanno una notevole rilevanza per quanto riguarda l’ DEMOGRAFIA PAESI SVILUPPATI PAESI IN VIA DI SVILUPPO 1. REGIME DEMOGRAFICO. I Paesi sviluppati sono in un regime demografico moderno, caratterizzato da una diminuzione della natalità, della mortalità e della fecondità. La durata della vita media si è allungata grazie ai progressi della scienza medica e alle condizioni igienico-sanitarie migliori. Il progressivo invecchiamento della popolazione sta mettendo in crisi i sistemi di welfare state (stato sociale) che non riescono più a garantire alla popolazione i servizi e i diritti ritenuti indispensabili per un livello di vita accettabile. La diminuzione del tasso di fecondità è da collegarsi al diverso ruolo della donna all’interno della famiglia e della società. 2. LE MIGRAZIONI. Nei paesi del Nord si emigra non solo in cerca di occupazione, ma anche per avere migliori opportunità di carriera, per studiare o per avviare una nuova attività (globalizzazione). Lo sviluppo dei mezzi di trasporto ha accorciato le distanze tra i vari paesi, e le relazioni economiche, sociali e culturali, hanno aumentato e reso più frequenti le occasioni di migrazione. Nei Paesi sviluppati sono molto diminuite le migrazioni interne , dalle regioni rurali meno sviluppate verso le grandi aree urbane, anzi spesso si assiste a movimenti in senso opposto. La maggior parte dei Paesi sviluppati ha adottato delle politiche atte a frenare il fenomeno migratori con alcune misure quali riduzione delle quote di migranti legalmente ammessi, inasprimento dei requisiti di ammissione dei chiedenti asilo, istituzione del reato di clandestinità. 3. LE POLITICHE DEMOGRAFICHE. Nei Paesi sviluppati l’invecchiamento della popolazione crea problemi di ordine sociale ed economico: aumento di anziani non autosufficienti, diminuzione della forza lavoro, aumento dei capitali destinati al pagamento delle pensioni. Per favorire la ripresa della natalità, alcuni paesi hanno adottato politiche nataliste. La Francia e la Germania per esempio, prevedono aiuti sociali, finanziari e sgravi fiscali per i nuclei familiari numerosi. 1. REGIME DEMOGRAFICO. In alcuni paesi dell’Africa meridionale permane il regime demografico tradizionale con alti tassi di natalità e di mortalità. La maggior parte dei PVS presentano un regime demografico di transizione caratterizzato da una diminuzione del tasso di mortalità , mentre le natalità e la fecondità restano elevate. In questi Paesi si è avuta una vera e propria esplosione demografica sostenuta anche dal prevalere di comportamenti tradizionali tipici delle civiltà contadine in cui i figli numerosi aumentano le braccia da lavoro, le donne sono sottoposte al controllo patriarcale e sono ignorati i metodi contraccettivi. 2. LE MIGRAZIONI. Nei PVS le migrazioni sono causate soprattutto da ragioni economiche, ma ultimamente si assiste ad esodi massicci causati dalle guerre, da persecuzioni politiche , ideologiche o religiose. Nei Paesi di partenza la migrazione riduce la pressione demografica e contribuisce a limitare la disoccupazione. Oggi molti degli emigrati sono giovani in possesso di un titolo di studio che spendono all’estero le loro competenze; solo in alcuni casi si assiste ad un ritorno in patria dopo un arricchimento di conoscenze maturate nei Paesi sviluppati. 3. LE POLITICHE DEMOGRAFICHE. Nei PVS le politiche demografiche tendono a contenere le nascite. In alcuni Stati , Cina e India e altri, si è trattato di politiche di pianificazione familiare imposte dall’alto. In seguito a conferenze internazionali promosse dall’ONU è stato riconosciuto dalla maggior parte dei Paesi il diritto alla autodeterminazione della coppia nella pianificazione delle nascite e la salvaguardia della salute della donna. E’ stato riconosciuto che lo sviluppo economico e sociale è una condizione necessaria affinché si possa ridurre la crescita demografica, ciò richiede tempi lunghi e politiche di miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.