IL SISTEMA DELL’AMORE E DEI
VALORI CORTESI
Le liriche dei trovatori e il romanzo
cavalleresco
I TRE PARADOSSI
1. Il godimento nel sacrificio
2. Affinamento morale nell’adulterio
3. Esaltazione nel segreto
Paradossi centrali nella concezione dell’ “amor
cortese” , definizione di Gaston Paris che mette
in luce i due punti focali del sistema: la corte (la
società) e l’amore (l’individuo), che si
definiscono a vicenda. L’amore (amor) rende
cortesi e la cortesia (cortezia) rende capaci di
amare.
L’amor cortese (1)
• I tre paradossi si spiegano con la circostanza che la
dama adorata dal trovatore è concepita come una
donna sposata: sono elogiate le doti e la bellezza, ma
senza svelarne l’identità, ella educa l’amato mediante il
proprio affetto, mantenendo la discrezione, il piacere
amoroso è desiderato, ma la sua realizzazione è
negata.
E’ negata per principio: il piacere d’amore (jauzir)
annullerebbe la tensione erotica, il desiderio (dezirier),
e di conseguenza il processo cortese di affinamento
che viene da esso nutrito. Il piacere sessuale è
fals’amor, mentre l’amore fondato sul dezirier è
fin’amor.
L’amor cortese (2)
• Lo scopo del processo formativo cortese è il riconoscimento
sociale (pretz), la dimostrazione del proprio valore (valor) e
della propria capacità (proeza). Questi si fondano su misura
(mezura) e ragionevolezza (sen) e implicano un
comportamento raffinato e una cultura linguistica. L’amor
cortese è servizio d’amore (servir). Il poeta amatore serve
in umiltà e obbedienza la dama, socialmente superiore a
lui. Ella accetta il servizio amoroso e lo ricompensa con uno
sguardo gentile, un regalo o un bacio. Il rapporto amoroso è
esclusivo. Il trovatore vive l’amore come joi, quintessenza di
vitalità e felicità, ma anche come dolor o cossir (riflessione),
la dama oscilla mantenendo equilibrio tra merce (grazia) e
orguelh (orgoglio): troppo orgoglio significa distacco, troppa
grazia annulla la distanza indispensabile per l’affinamento.
L’amor cortese (3)
• La società cortese concepisce se stessa come
società cristiana. Certamente esiste un’analogia
tra il servizio d’amore e il servizio di Dio, in
quanto l’oggetto dell’adorazione è collocato in
una lontananza irraggiungibile e viene concepito
come fonte di ogni salvezza, ma ci sono differenze
concettuali innegabili: la concezione cortese
dell’amore non conosce idea di peccato e la
persona adorata, nonostante la distanza
dall’amante, appartiene al mondo terreno ed è
inequivocabilmente una donna.
L’AMOR CORTESE E IL CRISTIANESIMO
(1)
• La domna provenzale ha nella sua figura tratti
mariani, ma, nonostante ogni stilizzazione,
conserva una spiccata corporeità.
• È oggetto di un concreto desiderio erotico.
• Il servizio d’amore non è gratuito, è rapporto
di diritto.
• Le virtù che si conquistano con l’affinamento
non sono virtù cristiane, bensì cortesi.
L’AMOR CORTESE E IL CRISTIANESIMO
(2)
• La quintessenza e il concetto superiore delle
virtù cortesi è cortezia non virtut (< virtutem),
il suo contrario è vilania, non vici (< vitium). Ai
termini latini latini temperantia, fortitudo,
justitia, gratia corrispondono sul piano
formale, non su quello del contenuto, mezura,
proeza, lealtat, merce.
Dal punto di vista stilistico…
• Elemento costante del canto cortese è la
descrizione della bellezza della donna, che ha
lo scopo di lodare la dama di cui si canta,
piuttosto che di esplicitare l’amore dell’io
lirico. A tal fine si ricorre a espressioni
superlative o a paragoni, a un succedersi di
formule o a un’enumerazione delle singole
parti del corpo (“dall’alto verso il basso”).
Individualità o stereotipo?
• La dama compare ben poco in quanto individualità femminile: i suoi occhi
sono menzionati spesso, ma non se ne descrive mai il colore, neanche con
riferimenti stereotipati.
• Il trovatore non presta attenzione alla fisionomia della donna e al suo
abbigliamento.
• Il contatto attraverso il dialogo, l’accettazione del regalo o la consegna
della poesia sono rare eccezioni, introdotte nella canzone più come
rappresentazione di un desiderio.
• La presenza della dama, paradossalmente, non è neppur indispensabile
perché nasca l’amore. Si veda il concetto di amor de lohn di Jaufrè Rudel.
• Il carattere divino della femminilità si manifesta anche nel fatto che nella
prospettiva dell’amante la dama e l’amor sono strettamente correlati,
talora addirittura identificati. Ciò è facilitato dalla particolarità del
provenzale dove la parola amor è di genere femminile. Di conseguenza, la
personificazione di Amore viene descritta come potenza femminile e resta
tale anche quando, in un secondo momento, alcuni tratti sono presi dal
dio latino di Amore.
ALTRE FIGURE DELL’AMOR
CORTESE
Alcune osservazioni sul lauzengier e sul gilos:
1. LAUZENGIER  è il nemico dell’amore e, in
particolare del poeta amante, perché
minaccia la relazione amorosa. Così facendo
è, in realtà, anche nemico della donna di cui
mette a repentaglio la reputazione.
2. GILOS  è il marito geloso
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