I CONTINENTI LEGGENDARI ATLANTIDE, MU E LEMURIA di Francesca Martignoni e Marta Perego ATLANTIDE Atlantide è un’isola leggendaria, il cui mito è menzionato per la prima volta da Platone nei dialoghi Timeo e Crizia nel IV secolo a. C.. Secondo il racconto di Platone Atlantide sarebbe stata una potenza navale situata "oltre le Colonne d'Ercole", che avrebbe conquistato molte parti dell'Europa occidentale e dell'Africa novemila anni prima del tempo di Solone (approssimativamente nel 9600 a.C.). Dopo avere fallito l'invasione di Atene, Atlantide sarebbe sprofondata "in un singolo giorno e notte di disgrazia" per opera di Poseidone. Mappa immaginaria di Atlantide, pubblicata ad Amsterdam nel 1665 (la mappa è orientata con il Nord verso il basso ATLANTIDE Il nome dell'isola deriva da quello di Atlante, leggendario governatore dell'Oceano Atlantico, figlio di Poseidone, che sarebbe stato anche, secondo Platone, il primo re dell'isola. Essendo una storia funzionale ai dialoghi di Platone, Atlantide è generalmente vista come un mito concepito dal filosofo greco per illustrare le proprie idee politiche. Benché la funzione di Atlantide sembri chiara alla maggior parte degli studiosi, essi disputano su quanto e come il racconto di Platone possa essere ispirato da eventuali tradizioni più antiche. Alcuni argomentano che Platone si basò sulla memoria di eventi passati come l'eruzione vulcanica di Thera o la Guerra di Troia, mentre altri insistono che egli trasse ispirazione da eventi contemporanei come la distruzione di Elice nel 373 a.C. o la fallita invasione ateniese della Sicilia nel 415–413 a.C. La possibile esistenza di un'autentica Atlantide venne attivamente discussa durante l'antichità classica, ma fu generalmente rigettata e occasionalmente parodiata da autori posteriori. Mentre si conosce poco durante il Medioevo, la storia di Atlantide fu riscoperta dagli umanisti nell'era moderna. La descrizione di Platone ha ispirato le opere utopiche di numerosi scrittori rinascimentali, come La nuova Atlantide di Bacone. Al tema sono state dedicate alcune migliaia di libri e saggi. Atlantide ispira la letteratura contemporanea, soprattutto quella fantasy, ma anche la fantascienza, i fumetti, i film, i videogiochi, essendo divenuta sinonimo di ogni e qualsiasi ipotetica civiltà perduta nel remoto passato. ATLANTIDE I DIALOGHI DI PLATONE: I dialoghi di Platone Timeo e Crizia, scritti intorno al 360 a.C., contengono i primi riferimenti ad Atlantide. Platone introduce Atlantide nel Timeo: “Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d’Ercole, c’era un’isola. E quest’isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. […] In tempi posteriori […], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte […] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve.” (Platone, Timeo, Cap. III.) I quattro personaggi che compaiono in entrambi i dialoghi di Platone sono due filosofi, Socrate e Timeo di Locri, e due politici, Ermocrate e Crizia, benché il solo Crizia parli di Atlantide. Nelle sue opere Platone fa ampio uso dei dialoghi socratici per discutere di posizioni contrarie nel contesto di una supposizione. Nel Timeo all'introduzione segue un resoconto della creazione e della struttura dell'universo e delle antiche civiltà. Nell'introduzione Socrate riflette sulla società perfetta, già descritta in Platone nella Repubblica (c. 380 a.C.), chiedendo se lui e i suoi ospiti possano ricordare una storia che esemplifica tale società. Crizia menziona un racconto storico che presumibilmente avrebbe costituito l'esempio perfetto e prosegue descrivendo Atlantide, come riportato nel Crizia. Nel suo racconto, l'antica Atene sembra costituire la "società perfetta" e Atlantide la sua avversaria, che rappresentano l'antitesi dei tratti "perfetti" descritti nella Repubblica. ATLANTIDE Secondo Crizia, le antiche divinità divisero la terra in modo che ogni dio potesse avere un lotto; a Poseidone fu lasciata, secondo i suoi desideri, l'isola di Atlantide. L'isola era più grande dell'antica Libia (Nord Africa) e dell'Asia Minore (Anatolia) messe assieme, ma in seguito venne affondata da un terremoto e diventò un banco di fango impraticabile, impedendo di viaggiare in qualsiasi parte dell'oceano. Gli egiziani, affermava Platone, descrivevano Atlantide come un'isola composta per lo più di montagne nella parte settentrionale e lungo la costa, "mentre tutt'intorno alla città vi era una pianura, che abbracciava la città ed era essa stessa circondata da monti che discendevano fino al mare, piana e uniforme, tutta allungata, lunga tremila stadi [circa 555 km] sui due lati e al centro duemila stadi [circa 370 km] dal mare fin giù. [...] a una distanza di circa cinquanta stadi [9 km], c'era un monte, di modeste dimensioni da ogni lato [...] L'isola, nella quale si trovava la dimora dei re, aveva un diametro di cinque stadi" [circa 0,92 km]. ATLANTIDE Nel Timeo si racconta di come Solone, giunto in Egitto, fosse venuto a conoscenza da alcuni sacerdoti egizi di un'antica battaglia avvenuta tra gli Atlantidei e gli antenati degli Ateniesi, che avrebbe visto vincenti i secondi. Secondo i sacerdoti, Atlantide era una monarchia assai potente, con enormi mire espansionistiche. Situata geograficamente oltre le Colonne d'Ercole, politicamente controllava l'Africa fino all'Egitto e l'Europa fino all'Italia. Proprio nel periodo della guerra con gli Ateniesi un immenso cataclisma fece sprofondare l'isola nell'Oceano, distruggendo per sempre la civiltà di Atlantide. Nel dialogo successivo, il Crizia, rimasto incompiuto, Platone descrive più nel dettaglio la situazione geopolitica di Atlantide, collocando il tutto novemila anni prima. Crizia racconta che il dio Poseidone s'innamorò di Clito, una fanciulla dell'isola, e «recinse la collina dove ella viveva, alternando tre zone di mare e di terra in cerchi concentrici di diversa ampiezza, due erano fatti di terra e tre d'acqua», rendendola inaccessibile agli uomini, che all'epoca non conoscevano la navigazione. Rese inoltre rigogliosa la parte centrale, occupata da una vasta pianura, facendovi sgorgare due fonti, una di acqua calda e l'altra di acqua fredda. Poseidone e Clito ebbero dieci figli, il primo dei quali, Atlante, sarebbe divenuto in seguito il governatore dell'impero. La civiltà atlantidea divenne una monarchia ricca e potente e l'isola fu divisa in dieci zone, ognuna governata da un figlio del dio del mare e dai relativi discendenti. La terra generava beni e prodotti in abbondanza, e sull'isola sorgevano porti, palazzi reali, templi e altre maestose opere. Al centro della città vi era il santuario di Poseidone e Clito, lungo uno stadio (177 metri), largo tre plettri ed alto in proporzione, rivestito di argento al di fuori e di oricalco, oro e avorio all'interno, con al centro una statua d'oro di Poseidone sul suo cocchio di destrieri alati, che arrivava a toccare la volta del tempio. ATLANTIDE Ognuno dei dieci re governava la propria regione di competenza, e tutti erano legati gli uni agli altri dalle disposizioni previste da Poseidone e incise su una lastra di oricalco posta al centro dell'isola, attorno a cui si riunivano per prendere decisioni che riguardavano tutti. Crizia descrive anche il rituale da eseguire prima di deliberare, che prevedeva una caccia al toro armati solo di bastoni e una libagione con il sangue dell'animale ucciso, seguita da un giuramento e da una preghiera. La virtù e la sobrietà dei governanti durò per molte generazioni, finché il carattere umano ebbe il sopravvento sulla loro natura divina. Caduti preda della bramosia e della cupidigia, gli abitanti di Atlantide si guadagnarono l'ira di Zeus, il quale chiamò a raccolta gli dèi per deliberare sulla loro sorte. Per ragioni sconosciute il dialogo Crizia non fu mai completato. ATLANTIDE L’UTOPIA DI ATLANTIDE SECONDO PLATONE: Le notizie che Platone narra di Atlantide provengono molto probabilmente dalla tradizione greca, da Creta e forse dall'Egitto e da altre fonti a noi perdute, il tutto reinterpretato letterariamente dal filosofo. È anzitutto evidente il punto di vista da cui viene narrato il mito, che pone al centro la città di Atene, simbolo di sobrietà e rigore. Ma oltre all'immediato paragone con la polis corrotta dell'epoca di Platone, è riscontrabile nel dialogo una proposta utopica, che si esprime nella contrapposizione delle due città, a cui corrispondono due diverse concezioni del modello divino. Sia l'Atene primitiva, suddivisa in aree da coltivare e abitata da contadini e artigiani, sia la ricca e potente Atlantide sono infatti rappresentazioni del modello divino tratteggiato nel Timeo, a cui la città "storica" deve guardare nella sua organizzazione politica ed economica; la loro decadenza invece, sentenziata da cataclismi naturali e, nel caso di Atlantide, dovuta alla cupidigia degli uomini, è un palese richiamo alla corruzione degli Stati già descritta nella Repubblica. In analogia con la struttura del Timeo, la seconda parte del Crizia avrebbe dovuto descrivere la realtà intermedia tra il logos e il disordine, con un chiaro riferimento alla situazione delle poleis nel decennio tra il 360 e il 350 a.C., caratterizzata da scontri tra un centro e l'altro per il controllo dei traffici commerciali: decaduta anch'essa dopo la scomparsa della città rivale, l'Atene del mito avrebbe potuto salvarsi dall'inesorabile declino solo rivolgendosi a leggi ispirate al Bene. ATLANTIDE LE TEORIE DELL’ANTICHITÀ: Al di fuori dei dialoghi Timeo e Crizia di Platone non vi è alcun riferimento antico di prima mano su Atlantide, il che significa che tutti gli altri riferimenti paiono rifarsi, in una maniera o nell'altra, a Platone. Per quanto alcuni nell'antichità avessero ritenuto un fatto storico il racconto riportato da Platone, già il suo allievo Aristotele non diede molta importanza alla cosa, liquidandola come un'invenzione del maestro. Ad Aristotele è infatti attribuita la frase "L'uomo che l'ha sognata, l'ha anche fatta scomparire." Alcuni autori antichi videro Atlantide come frutto dell'immaginazione mentre altri credettero fosse reale. Il primo commentatore di Platone, il filosofo Crantore da Soli, allievo di Senocrate, a sua volta allievo di Platone, è spesso citato come esempio di autore che ritenne la storia un fatto storico. Il racconto di Platone sull'Atlantide può inoltre avere ispirato imitazioni parodiche: scrivendo solo poche decadi dopo il Timeo e Crizia, lo storico Teopompo di Chio narrò di una terra in mezzo all'oceano conosciuta come Meropide (ovvero terra di Merope). Questa descrizione era inclusa nella sua voluminosa Filippica, che contiene un dialogo tra re Mida e Sileno, un compagno di Dioniso. Sileno descrive i Meropidi, una razza di uomini che crescevano al doppio dell'altezza normale e abitavano due città sull'isola di Meropis (Cos?): Eusebes (Εὐσεβής, "città pia") e Machimos (Μάχιμος, "città combattente"). Egli inoltre scrive che un'armata di dieci milioni di soldati attraversarono l'oceano per conquistare Iperborea, ma abbandonarono tale proposito quando si resero conto che gli Iperborei erano il popolo più fortunato del mondo. Heinz-Günther Nesselrath ha argomentato che questi e altri dettagli della storia di Sileno sono intesi come imitazioni ed esagerazioni della storia di Atlantide, allo scopo di esporre al ridicolo le idee di Platone. ATLANTIDE Zotico, un filosofo neoplatonico del III secolo a.C., scrisse un poema epico basato sul racconto di Platone. Diodoro Siculo (I secolo a.C.) - confermato sostanzialmente da Plinio il Vecchio (I secolo d.C.) - collocava la capitale di Atlantide a Kerne, avamposto cartaginese sulla costa atlantica dell'Africa fondato da Annone il Navigatore: probabilmente nel Rio de Oro, ex Sahara spagnolo. Lo storico romano del IV secolo d.C. Ammiano Marcellino, dissertando sulle perdute opere di Timagene, uno storico attivo nel I secolo a.C., scrive che i Druidi della Gallia riferirono che parte degli abitanti di quella terra erano migrati lì da isole lontane. Alcuni hanno inteso che si parlasse di sopravvissuti di Atlantide giunti via mare nell'Europa occidentale, ma Ammiano in realtà parla di "isole e terre oltre il Reno", un'indicazione che gli immigrati in Gallia vennero dal Nord (Britannia, Olanda o Germania). Secondo Diodoro Siculo, comunque, i Celti che venivano dall'oceano adoravano gli dei gemelli Dioscuri che apparvero loro provenienti dall'oceano. Un trattato ebraico sull'astronomia computazionale datato al 1378-1379, apparentemente una parafrasi di una precedente opera islamica a noi ignota, allude al mito di Atlantide in una discussione concernente la determinazione dei punti zero per il calcolo della longitudine. ATLANTIDE LE TEORIE DELL’EPOCA MODERNA: Riscoperta dagli umanisti nell'era moderna, la storia di Platone ha ispirato le opere utopiche di numerosi scrittori dal Rinascimento in poi. La scoperta dell'America, inoltre, pose subito il problema di una qualche sua conoscenza previa, e dunque anche il problema della discendenza e dell'origine della umanità americana del tutto inaspettata nella cultura europea dell'epoca. Così, la prima Atlantide moderna è stato il Nuovo Mondo. La nuova Atlantide di Francesco Bacone del 1627 descrive una società utopica, chiamata Bensalem, collocata al largo della costa occidentale americana. Un personaggio del libro sostiene che la popolazione proveniva da Atlantide, fornendo una storia simile a quella di Platone e collocando Atlantide in America. Non è chiaro se Bacone intendesse l'America settentrionale o quella meridionale. Mappa che mostra l’ipotetica estendione dell’impero di Atlantide ATLANTIDE Lo scienziato Olaus Rudbeck (1630 – 1702) scrisse nel 1679-1702 Atlantica (Atland eller Manheim), un lungo trattato dove sostenne che la propria patria, la Svezia, era la perduta Atlantide, la culla della civiltà, e lo svedese era la lingua di Adamo da cui si sarebbero evoluti latino ed ebraico. The Chronology of the Ancient Kingdoms Amended (1728, postumo) di Isaac Newton studia una varietà di collegamenti mitologici con Atlantide. Alla metà e nel tardo Ottocento numerosi rinomati studiosi mesoamericani, a partire da Charles-Etienne Brasseur de Bourbourg, tra i quali Edward Herbert Thompson e Augustus Le Plongeon proposero l'idea che Atlantide fosse in qualche maniera correlata alla civiltà Maya e alla cultura azteca. La pubblicazione nel 1882 di Atlantis: the Antediluvian World di Ignatius L. Donnelly stimolò un notevole interesse popolare per Atlantide. Donnelly prese seriamente il resoconto di Platone su Atlantide e tentò di stabilire che tutte le antiche civiltà conosciute discendessero da questa progredita cultura del Neolitico. 4: Olaus Rudbeck (1630 – 1702) svela la "verità" su Atlantide ai suoi "predecessori" Esiodo, Platone, Aristotele, Apollodoro, Tacito, Odisseo, Tolomeo, Plutarco e Orfeo ATLANTIDE Nel corso della fine dell'Ottocento le idee sulla natura leggendaria di Atlantide si combinarono con storie di altre terre perdute come Mu e Lemuria. Helena Blavatsky scrisse nel suo libro La dottrina segreta (1888) che gli Atlantiani erano eroi culturali (contrariamente a Platone, che li descrive dediti principalmente alle cose militari), e che erano la quarta "Razza radicale" (Root Race), a cui successe la "razza ariana". Rudolf Steiner scrisse dell'evoluzione culturale di Mu o Atlantide. Il sensitivo americano Edgar Cayce menzionò Atlantide per la prima volta nel 1923, asserendo in seguito che essa era collocata nei Caraibi e proponendo che fosse un'antica civiltà, altamente evoluta, ora sommersa, dotata di forze navali e aeree mosse da una misteriosa forma di cristallo di energia. Egli predisse inoltre che delle parti di Atlantide sarebbero riemerse nel 1968 o 1969. La Bimini Road, una formazione rocciosa sommersa con pietre rettangolari appena al largo di North Bimini Island, è stata descritta come una possibile prova di questa civiltà. Si è sostenuto che prima del tempo di Eratostene (250 a.C. circa), autori greci avessero collocato le Colonne d'Ercole nello Stretto di Sicilia, ma non ci sono prove di tale ipotesi. Secondo Erodoto (c. 430 a.C.) una spedizione fenicia circumnavigò l'Africa con il benestare del faraone Necho II, navigando a sud sotto il Mar Rosso e l'Oceano Indiano e verso nord nell'Atlantico, facendo ritorno nel Mediterraneo attraverso le Colonne d'Ercole. La sua descrizione dell'Africa nordoccidentale rende molto chiaro che localizzò le Colonne d'Ercole precisamente dove sono oggi. Malgrado questo, la credenza che le Colonne fossero collocate nello Stretto di Sicilia prima di Eratostene è stata citata in alcune ipotesi sulla collocazione di Atlantide. ATLANTIDE Il concetto di Atlantide attrasse anche i teorici nazisti. La teoria del ghiaccio cosmico (1913) di Hanns Hörbiger (1860-1931) aveva infatti conquistato un vasto appoggio popolare in Germania e venne promossa dal regime nazista per le sue implicazioni razziali. Hörbiger riteneva che la Terra fosse soggetta a periodici cataclismi provocati della caduta di una serie corpi celesti che da comete erano diventati satelliti; la sommersione di Atlantide e di Lemuria sarebbero state provocate dalla cattura dell'attuale satellite della Terra, la Luna. I periodi di avvicinamento dei satelliti avrebbero provocato (per diminuzione della gravità) la nascita di stirpi di giganti di cui parlano la varie mitologie. Alfred Rosenberg (Mito del XX secolo, 1930) parlò di una razza dominante "nordico-atlantiana" o "ariano-nordica". Nel 1938 l'alto ufficiale Heinrich Himmler (allora capo supremo delle forze dell'ordine del Terzo Reich) organizzò una ricerca in Tibet allo scopo di trovare le spoglie degli Atlantidei bianchi. Julius Evola, in Rivolta contro il mondo moderno (1934), identifica in Atlantide uno dei molti riferimenti presenti nelle opere antiche alla sede iporborea, luogo d'origine degli essere "più che umani" regnanti durante l'età dell'oro, a sua volta ritenuta essere il polo nord, ancora non colpito da un clima rigido, ma anzi regione definita "solare". Da quando la deriva dei continenti divenne largamente accettata nel corso degli anni sessanta, la popolarità di buona parte delle teorie sul "continente perduto" di Atlantide iniziò a svanire, mentre si cominciava ad accettare ampiamente la natura immaginaria degli elementi della storia di Platone. ATLANTIDE La studiosa di Platone Julia Annas (Regents Professor of Philosophy alla University of Arizona), ha avuto modo di dire al riguardo: “La continua industria della scoperta di Atlantide illustra il pericolo di leggere Platone. Perché egli sta chiaramente usando quello che divenne un meccanismo narrativo tipico nelle opere di fantasia: stirare la storicità di un evento (e la scoperta di autorità fino ad ora sconosciute) come un'indicazione di ciò che segue nell'opera d'immaginazione. L'idea è che dovremmo utilizzare la storia per esaminare le nostre idee sul governo e sul potere. Abbiamo sbagliato sulla questione se invece di pensare a questi temi usciamo ad esplorare il fondo marino. Il continuo fraintendimento di Platone come storico ci permette qui di vedere perché la sua diffidenza sulla scrittura d'immaginazione è talvolta giustificata.” Kenneth Feder fa notare che la storia di Crizia nel Timeo fornisce un indizio importante. Nel dialogo, Crizia dice, riferendosi alla società ipotetica di Socrate: “(...) mentre ieri tu parlavi dello Stato e degli uomini che delineavi, rimanevo meravigliato richiamando alla memoria proprio le cose che ora ho raccontato e osservando che per una incredibile coincidenza avevi in gran parte perfettamente aderito con quelle cose che disse Solone.” Feder cita A. E. Taylor, che scrive, "Non ci potrebbe essere detto in modo più chiaro che l'intera narrazione della conversazione di Solone con i sacerdoti e la sua intenzione di scrivere il poema su Atlantide sono un'invenzione dell'immaginazione di Platone". Gunnar Rudberg ha ipotizzato che Platone si fosse fortemente ispirato nel modellare Atlantide alle sue esperienze a Siracusa nell'isola di Sicilia. Anche Massimo Pallottino (1952) e Carlo Corbato (1953) hanno ravvisato allusioni a Siracusa. MU Atlantide è solo il più famoso dei continenti scomparsi. Sembra infatti, che ogni oceano abbia avuto il proprio: Mu, la terra svanita, che dovrebbe trovarsi da qualche parte nel Pacifico, e soprattutto Lemuria, che secondo i miti sarebbe appartenuta all’Oceano Indiano. I Lemuri, per i Romani, erano le anime o gli spiriti dei defunti. MU è la dodicesima lettera dell’alfabeto greco e, per i Latini, la “M” significava “mille”; se vi si apponeva sopra un trattino, la cifra diventava un “milione”…All’alba del nostro secolo, un colonnello inglese stanziato in India, James Churchward, ritrovò fra i ruderi di un antico tempio dei misteriosi bassorilievi. Incapace di decifrarli, si rivolse ad un alto monaco buddista, e quello che trovò non fu un semplice aiuto: il sacerdote gli consegnò le chiavi di un mondo antico e sconosciuto. Gli mostrò delle preziose tavolette provenienti da una delle sette città sacre dell’India, Rishi, appartenenti in realtà ad una collezione ben più vasta: si trattava di tavole scritte in una lingua criptica ed esoterica dai Nacaals, i Sacri Fratelli, che narravano di una misteriosa Terra Madre che avrebbe visto nascere il genere umano. Fu così che, da un’infedele traduzione, il monaco e il colonnello diedero vita a Mu e al suo mito. Nacque un continente nel bel mezzo del Pacifico, un’immensa isola ondulata che da una parte sfiorava le Hawaii e dall’altra le Fiji. Secondo le reliquie rinvenute, Mu era un Eden ricco di foreste, laghi e specie animali, abitato da dieci stirpi diverse e governate da un unico re, chiamato Ra-Mu. MU All’alba del nostro secolo, un colonnello inglese stanziato in India, James Churchward, ritrovò fra i ruderi di un antico tempio dei misteriosi bassorilievi. Incapace di decifrarli, si rivolse ad un alto monaco buddista, e quello che trovò non fu un semplice aiuto: il sacerdote gli consegnò le chiavi di un mondo antico e sconosciuto. Gli mostrò delle preziose tavolette provenienti da una delle sette città sacre dell’India, Rishi, appartenenti in realtà ad una collezione ben più vasta: si trattava di tavole scritte in una lingua criptica ed esoterica dai Nacaals, i Sacri Fratelli, che narravano di una misteriosa Terra Madre che avrebbe visto nascere il genere umano. Fu così che, da un’infedele traduzione, il monaco e il colonnello diedero vita a Mu e al suo mito. Nacque un continente nel bel mezzo del Pacifico, un’immensa isola ondulata che da una parte sfiorava le Hawaii e dall’altra le Fiji. Secondo le reliquie rinvenute, Mu era un Eden ricco di foreste, laghi e specie animali, abitato da dieci stirpi diverse e governate da un unico re, chiamato Ra-Mu. In Terre perdute (1999) si legge che il nome Mu deriva dalla regina Moo, che era la regina di Atlantide, ma questo nome potrebbe avere anche altre origini. Il regno di Mu veniva chiamato Impero del Sole, infatti i suoi abitanti (i “muani”) adoravano una divinità che venne denominata Ra il Sole, in quanto non ci si poteva riferire ad essa con il suo vero nome. Mu era popolata prevalentemente dalla razza bianca (e ciò spiegherebbe perché in America vi sono molte raffigurazioni di gente bianca, già da prima della scoperta dell’America). Questo popolo dedito alla navigazione avrebbe toccato le coste di tutti i continenti, portando con sé cultura, religione e scienza. Secondo la leggenda, figlie di Mu sarebbero state le tribù dei Maya in America, l’Impero Uighur nell’Asia centrale e nell’Europa dell’est, e il regno dei Naga nell’Asia meridionale. MU Ma, già prostrato e disgregato da tragiche attività vulcaniche e sismiche, secondo Churchward questo continente scomparve del tutto intorno al 13.000 a.C., colpito da un asteroide, durante il periodo di massimo splendore. Quando s’inabissò, un potente maremoto sconvolse la fisionomia di tutta la Terra, e Mu finì nelle profondità degli oceani con il mistero della sua civiltà.Churchward non rivelò mai il nome del monaco, né si seppe mai nulla di queste ipotetiche tavolette di Nacaal, la cui lingua solo lui imparò e tradusse. Nel suo libro cita anche che un certo Niven portò alla luce una raccolta di tavole. .. nel 1850 e morì nel 1937, fu un mineralogista ed un Effettivamente, William Niven nacque archeologo, e nel 1911 scoprì alcune antiche rovine sotto strati di cenere vulcanica, presso una cittadina a nord di Città del Messico, Axcapotzalco. Per più di vent’anni della propria vita si dedicò alla perlustrazione della Valle del Messico, raccogliendo oltre 20.000 reperti che portò nel suo Museo privato nella capitale messicana. 2.600 di questi pezzi sarebbero stati interpretati da Churchward come segni dell’alfabeto di MU, simili a quelli riportati sulle tavole Nacaal. Studiosi come il geologo William Niven hanno individuato nei siti messicani di Texcoco e di Haluepantla, i resti di città vecchie di 50.000 anni. Si tratta di tre città edificate l’una sull’altra che hanno tra loro resti evidenti di un diluvio e di eruzioni vulcaniche, e in questi siti sono state trovate innumerevoli statuette che raffigurano uomini con i lineamenti dell’Asia meridionale e con atteggiamenti tipicamente orientali: questi luoghi dovrebbero essere i principali siti dove si stabilirono gli uomini provenienti da Mu, siti che si trovano sepolti ad una media di nove metri sotto il terreno messicano MU La civiltà di Mu, oltre che dominare l’Asia, estese il suo dominio anche in America. Infatti non si contano le raffigurazioni, le leggende e le tradizioni degli antichi popoli mesoamericani, che parlano di uomini bianchi dalle lunghe barbe e dalle ampie vesti, dotati inoltre di un’avanzata tecnologia, i quali vennero in America dalla zona dell’Asia/Oceania (dove un tempo si trovava Mu), per insegnare ai nativi le arti e le scienze. Anche steli Maya riportano una migrazione da una terra nel Pacifico al Sud America, e quasi sicuramente ci si riferisce alla terra di Mu, che era situata ad ovest del Sud America. Il continente Mu sembra essere il più importante di tutti poiché è “il continente madre” e fu coevo di Atlantide: nello stesso periodo Atlantide regnava nell’Atlantico e Mu nel Pacifico, ed erano entrambe due civiltà avanzatissime che comunicavano tra loro. Tuttavia Mu non è nota come lo è Atlantide, forse perché non vi sono stati filosofi (come per Atlantide, di cui ci parlò Platone) a tramandarne l’esistenza e, stranamente, non ve ne è menzione neanche ne Le stanze di Dzyan. Tuttavia per Mu abbiamo resti archeologici validi: nel 1997, nei pressi dell’isola di Yonaguni (area di Okinawa) nel mar della Cina, tra Formosa e il Giappone, sono stati scoperti resti archeologici molto importanti tra cui monumenti a terrazze, appartenente ad una civiltà sprofondata nel Pacifico di cui non si ha traccia nei libri di storia ufficiali. MU Mu travolto da un maremoto Il resoconto di questa scoperta lo troviamo in Civiltà sommerse (2002) di Graham Hancock. I resti appartenevano ad un periodo che oscilla da 4000 a 8000 anni fa, ma alcuni studiosi ritengono che risalgano addirittura a 15.000 anni fa, pertanto sprofondò prima Mu e poi Atlantide. L’esistenza di una civiltà così evoluta spiegherebbe anche perché la Cina, fin dai tempi antichissimi, era così avanzata dal punto di vista tecnologico: i primi cinesi, nei tempi arcaici, possedevano addirittura un sismografo, costruito con un vaso ed un sistema di leve. I cinesi inventarono la carta, avevano grandi conoscenze mediche, inventarono la bussola… tutto ciò in tempi molto antichi, non a caso i cinesi ci hanno sempre stupito per le loro ingegnose invenzioni, ed oggi possiamo ipotizzare che queste conoscenze possano derivare dalla cultura di Mu. LEMURIA Eppure, prima di Atlantide e prima ancora di Mu, un’altra terra vanterebbe i natali dell’umanità: Lemuria, nata per fornire un credito alla scienza, e poi esiliata a mito dalla scienza stessa. Nell’ottocento un gruppo di geologi inglesi notò una strabiliante somiglianza tra i fossili e gli strati sedimentari dell’India e del Sud Africa, e individuò una particolare distribuzione di una razza di scimmie, i lemuri.Venne subito elaborata la teoria di una terra emersa, un ponte che univa l’Africa, l’Asia meridionale e la penisola di Malacca, per spiegare la distribuzione di una famiglia di lemuri e di animali e piante fossili, sia in India che in Sud Africa che in Madagascar. I lemuri sono animali notturni strettamente associati alle scimmie che non sono estinti, anzi, vivono in notevole numero in Madagascar, un’isola costituita da un altipiano che migliaia di anni fa, faceva parte di un continente, ed un biologo inglese, P.L. Slater, coniò il termine Lemuria per associazione. Originariamente questo pseudo-continente si doveva situare nell’Oceano Indiano, ma alcuni mistici pensarono di appropriarsi di questa idea, e trasferirono la localizzazione di Lemuria nell’Oceano Pacifico, che divenne quindi la misteriosa e mitica sede di una civiltà perduta. Haeckel ipotizzò che il continente lemuriano, esistito probabilmente tra il Permiano e il Nummulitico, fosse la culla della razza umana, poiché lo riteneva la sede delle scimmie antropoidi. LEMURIA La discussione, dapprima solo scientifica, fu ripresa poi dalla teosofia, che asserì che il continente Lemuria fosse la dimora della terza razza madre e il luogo di origine dell’umanità.Teosoficamente parlando, l’uomo non si sviluppò a Lemuria secondo un’evoluzione, bensì attraverso un addensamento di materia che venne a formare il corpo. Ovvero: all’inizio coloro che sarebbero diventati uomini erano entità immateriali, che apparivano sulla terra con l’andare del tempo sempre più materiali e corporei. I corpi della prima razza madre, secondo quanto dice W. Scott Elliot in “Storia della Lemuria sommersa”, erano come giganteschi fantasmi, perché i loro corpi consistevano soltanto di materia astrale. Successivamente la prima razza madre venne dotata di un rivestimento più denso, ed i corpi della seconda razza madre erano definiti eterei ed anch’essi erano invisibili alla vista. LEMURIA Infine, i corpi della terza razza madre finalmente solidi erano composti di gas, liquidi e materia. Le ossa erano molli come quelle dei bambini (infatti non potevano reggersi in piedi), e solo verso la metà della loro storia poterono godere di una struttura scheletrica più consistente. I lemuriani di questo periodo possedevano due occhi rudimentali davanti ed uno dietro (detto terzo occhio od occhio astrale), corrispondente alla ghiandola pineale che serviva come centro della vista astrale e fisica. Verso la terza sotto-razza, il corpo gelatinoso dei lemuriani si solidificò ancor di più, e divenne in seguito capace di tenere una struttura eretta e, grazie all’uso del terzo occhio e di una sporgenza nei talloni, di camminare avanti e indietro. Probabilmente verso la quinta sotto-razza si ha l’uomo lemuriano definitivo. Era alto dai tre metri e mezzo ai quattro metri e mezzo, aveva la pelle bruno giallastra, la mascella inferiore allungata e la faccia appiattita. Gli occhi piccoli, penetranti e distanti l’uno dall’altro, permettevano sia la vista in avanti che lateralmente, mentre il terzo occhio dava la vista all’indietro. Al posto della fronte aveva un rotolo carnoso, la testa era inclinata all’indietro, le braccia erano sproporzionate rispetto alle nostre, ed aveva mani e piedi enormi. Attorno alla testa aveva dei capelli corti ed era vestito con pelli; nella mano sinistra teneva solitamente un bastone e nella destra conduceva con una corda una sorta di rettile simile al plesiosauro, quale aiuto per la caccia. La settima sotto-razza diede origine ad una razza superiore: aveva sviluppato una sorta di fronte, la sporgenza dei talloni si era ridotta, la testa aveva una forma ad uovo, ed era diminuita l’altezza e la grandezza delle membra. Questa razza fondò un’importante civiltà che durò migliaia di anni, e dominò gran parte del continente di Lemuria. LEMURIA Inizialmente i lemuriani erano muti, ma poi svilupparono un linguaggio primitivo monosillabico. Dopo la separazione dei sessi, il corpo dei lemuriani si solidificò ed iniziò a vivere in alture, dentro a capanne rudimentali: all’inizio ogni famiglia viveva in una capanna singola, poi si ritenne più sicuro vivere riuniti in comunità. Le capanne, prima costruite in legno, furono edificate con grossi massi, e le armi con cui i lemuriani attaccavano i dinosauri o si difendevano da essi, erano pali appuntiti di legno. L’agricoltura era sconosciuta, le razze lemuriane senza ossa striscianti vivevano di quello che trovavano al suolo, mentre quelle con lo scheletro evoluto mangiavano principalmente carne, ma anche bacche e noci. Durante la sesta e settima sotto-razza, i lemuriani impararono a costruire città megalitiche e ciclopiche: le prime città si trovavano nella zona del Madagascar, ed un centro urbano famoso era situato vicino all’Isola di Pasqua. Le famose statue dell’isola, costruite nel periodo terminale dei Lemuro-Atlantidei, rappresentavano la fisionomia dei loro costruttori o dei loro antenati. La religione dei lemuriani non era sviluppata, avevano qualche precetto morale e adoravano un’entità suprema rappresentata dal sole. Il continente Lemuria, al contrario di quanto si diceva in ambito scientifico, assunse presso i teosofi forme ben più vaste e varie, a seconda dei periodi geologici, e sprofondò a causa di una lunga serie di cataclismi vulcanici. I lemuriani morirono soprattutto per il fuoco e per il soffocamento dovuto a gas prodotti dalle eruzioni vulcaniche, ma la distruzione del Continente non fu repentina, anzi, seguì tempi geologici. Alla fine tutto venne sommerso. LEMURIA Leggenda si aggiunse a leggenda, e così Lemuria si spostò da un oceano ad un altro, ed accolse col tempo la più bizzarra progenie umana: c’è chi sostiene che fu la terra dei Giganti e dei Titani, dediti a rituali di empietà; c’è chi parla di una razza di ermafroditi che sarebbe decaduta quando scoprì la differenza sessuale; e c’è chi spinge la fantasia ancora oltre, come Helena Blavatsky, e che racconta di una razza di uomini dotata di un terzo occhio, un occhio veramente speciale, che avrebbe concesso loro poteri psichici, primo fra tutti la possibilità di vivere senza il cervello. Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), fondatrice della “Società Teosofica”, nel 1888 sostenne che Lemuria era davvero esistita. Ne aveva letto in un misterioso libro, intitolato “Libro di Dzyan”, noto anche come “Stanze di Dzyan”, un antichissimo testo scritto ad Atlantide in una lingua ormai estinta, chiamata Senzar. Il manoscritto racchiuderebbe tutta la storia dimenticata dell’Uomo. La Blavatsky asseriva che dei Maestri o Mahatma residenti in Tibet, le inviavano messaggi telepaticamente e, così, sarebbe venuta a conoscenza di questo libro. Secondo lei, l’umanità è destinata a svilupparsi secondo sette razze, di cui le prime due non sarebbero state esattamente corporee, mentre la terza sarebbe stata costituita dai giganti ermafroditi che popolavano Lemuria, e la quarta fu quella degli Atlantidei, che conoscevano molto bene la Magia e le scienze esoteriche. Entrambi i due continenti sarebbero scomparsi in seguito al continuo ricorso alla magia nera, però tra la popolazione distrutta, alcuni Grandi Inziati si sarebbero salvati, portando le loro Conoscenze segrete e ataviche per tutto il mondo. LEMURIA Confinata alla sfera della pseduoscienza, la teoria della Terra Cava continua ad affascinare con la sua meravigliosa leggenda tutti gli adepti dell’esoterismo: Agharti, l’Inaccessibile, il regno sotterraneo costruito da una razza eletta vissuta fra il Tibet e il Nepal, come rifugio contro le calamità naturali che in tempi antichi sconvolsero la crosta terrestre. Un dedalo infinito di cunicoli, che corrono attraverso paesi satelliti e si ricongiungono in un’immensa capitale, Shaballa, la città degli smeraldi, sepolta sotto il deserto del Gobi, dalla quale il Re del Mondo controllerebbe le scelte e il destino di tutti i re, gl’imperatori e i presidenti che si sono susseguiti nella storia. Questo universo dentro il pianeta, sarebbe illuminato da un “Sole centrale fumoso” (stando alle parole dello scrittore Willis Emerson), e il suo portale d’accesso corrisponderebbe ad un’apertura che sprofonda nel Polo Nord. Esseri superiori popolano questo immenso impero, ancora capaci di utilizzare un’energia, il Vril, che l’uomo comune avrebbe addormentato nel corso dei secoli, un’energia che permetteincantesimi degni delle fiabe (volare, leggere nei pensieri, spostare oggetti con la forza della mente…), e che stando alla leggenda può di nuovo essere risvegliata.