Introduzione storica
Dopo l'operato a Roma da parte di S.Pietro, la comunità
cristiana contava nella Città, nel II secolo, 35.000 fedeli.
Pur essendo perseguitati da molti imperatori, trovarono
modo di professare la loro fede nonostante tutto, in luoghi
segreti come le catacombe o le “domus ecclesiae”; si
sviluppò quindi l'iconografia cristiana, che sfrutta
l'allegoria, e che abbiamo potuto approfondire durante la
mostra “le grafie dell'anima” tenutasi nel chiostro della
Cappella Sistina di Savona, a settembre 2011.
Le
prime comunità Cristiane vivono nella preghiera, nella
celebrazione della Cena, nell’ascolto della parola trasmessa agli
Apostoli e nella comunione dei beni. Ma la religione cristiana è
ferocemente avversata dal potere dominante romano, per le idee
di fratellanza e uguaglianza che predica in una società
prevalentemente pagana e ostile. Durante la persecuzione di
Nerone nel 64d.c. la religione dei cristiani fu considerata “una
superstizione strana ed illegale”. I pagani diffidavano dei cristiani
e li tenevano a distanza, li sospettavano e li accusavano dei
peggiori delitti come il cannibalismo, l’incesto e l’alto tradimento,
perseguitandoli imprigionandoli o condannandoli all’esilio.
Non potendo professare apertamente la fede, i cristiani si servivano
di simboli, che dipingevano sulle pareti delle catacombe e, più
spesso, incidevano sulle lastre di marmo che sigillavano le
tombe.
Come gli antichi, i cristiani amavano molto il simbolismo. I simboli
richiamavano visibilmente la loro fede, il termine "simbolo"
indica un segno concreto o una figura, che, nell'intenzione
dell'autore, richiama un'idea o una realtà spirituale.
Orante
Questa figura rappresentata con le braccia aperte è simbolo dell’anima che vive già nella pace
divina. Questa figura rappresenta l'anima del defunto in preghiera, cioè "Orante".
Il simbolismo delle braccia alzate esprime, inoltre, il desiderio del distacco, dell'elevazione a
ciò che è "altro". Distacco da ciò che è terreno per innalzarsi con tutto l'essere verso il celeste.
"Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me" afferma S. Paolo. La preghiera allo
Spirito e nello Spirito è una delle strade che conducono a questa trasfigurazione.
La sacra ascensione dell'anima attraverso l'esperienza della morte (l'ascesi in quella
spirituale) è necessaria per la risurrezione e la partecipazione alla vita mistica in Cristo.
Pastore
Il buon pastore con una pecora sulle spalle rappresenta Cristo salvatore e l’anima che
ha salvato. Questo simbolo è con frequenza presente negli affreschi, nei rilievi dei
sarcofagi, nelle statue e si trova pure inciso sulle tombe. Gesù è il buon pastore dei
suoi fedeli, come i pastori lo sono per il proprio bestiame. Un pastore custodisce il
suo gregge giorno e notte, soprattutto di notte, radunandolo nell’ovile per
proteggerlo. Poiché l’ovile è privo di porte egli è costretto a dormire sull’apertura,
per difenderlo dal male. Essendo diverso dal semplice custode delle pecore, il Buon
Pastore non scappa di fronte al pericolo, perché ama il suo gregge proteggendolo
dalle intemperie, dai ladri e dagli animali feroci a costo della propria vita. Gesù
rappresenta il protettore amorevole e il custode del suo gregge. Lo scopo di Gesù è
quello di dare la vita per proteggerci dalla distruzione.
Palma
Il suo significato è quello della vittoria, dell'ascesa, della rinascita e dell'immortalità. Si
collega anche alla fenice e ha la funzione di albero della vita. Questa simbologia è
legata a un passo dei Salmi, dove si dice che come fiorirà la palma così farà il giusto: la
palma infatti produce un'infiorescenza quando sembra ormai morta, così come
i martiri hanno la loro ricompensa in paradiso.
Albero
Il simbolismo dell'albero si articola intorno ai due
poli offerti dall'albero della vita e dall'albero della
conoscenza del giardino dell'Eden (Gn. 2, 8-10). Il
primo, spesso con l'aspetto di una vite o di una
palma, si lega ai temi del rinnovamento, della vita
eterna e simbolizza il cosmo, l'uomo, il Cristo, la
croce, il paradiso.
Il secondo, spesso un fico, un melo, o un albero secco, connota la sterilità, la
morte. Presi insieme, i due alberi servono a esprimere valori contraddittori, virtù
e vizi. Il valore positivo tuttavia prevalse sulla connotazione negativa e tese a
riversarsi sull'albero della conoscenza, così che spesso è difficile distinguerlo
dall'albero della vita.
Simboleggia Cristo che dona il proprio corpo come cibo e il
proprio sangue come bevanda durante l’ultima cena. La
ragione è legata ad una antica leggenda secondo la quale
questo uccello nutriva i suoi piccoli con la propria carne ed
il proprio sangue.
Pellicano
In effetti è curioso come questo uccello marino
trattiene il cibo pescato in una sacca che ha
sotto il becco e giunto al nido nutre i piccoli
con esso curvando il becco verso il petto per
estrarne i pesciolini. Gli antichi,
erroneamente, pensarono che l’animale si
lacerasse le carni per farne uscire il sangue
con cui nutrire i piccoli pellicani affamati. Per
questo, il pellicano è divenuto, durante il
Medio Evo, il simbolo dell’abnegazione con
cui si amano i figli e ne ha fatto l’allegoria del
supremo sacrificio di Cristo, salito sulla Croce
e trafitto al costato da cui sgorgarono il
sangue e l’acqua, fonte di vita per la salvezza
degli uomini.
Ecco perché esso compare spesso scolpito in molti altari e ricamato o
dipinto nelle casule dei sacerdoti ancora oggi.
Colomba
Nella Bibbia la colomba è il simbolo delle fine del diluvio universale, essa porta a Noè un
rametto d’olivo nell’Arca. Al battesimo di Gesù nel fiume Giordano una colomba scende
sul suo capo. Infatti lo Spirito Santo viene quasi sempre rappresentato sotto forma di
colomba, come nell’Annunciazione, nelle raffigurazioni della Trinità e in altre scene
d’ispirazione religiosa. I sette doni dello Spirito Santo (saggezza, ragione, buon consiglio,
devozione, forza, sapienza e timor di Dio), vengono rappresentati con 7 colombe, che
indicano anche i neobattezzati.
Nel simbolismo tombale la colomba è l’uccello dell’anima, che si libra verso il paradiso dove
siede sull’albero della vita, oppure beve l’acqua della vita eterna, essa alcune volte esce
dalla bocca dei martiri morenti o porta nel becco la corona dei martiri. Cristo è la nostra
“colomba spirituale”, l’uccellino che con il suo messaggio di pace ha fatto risuonare
“tutto ciò che c’è sotto il cielo”.
Pavone
Simbolo della resurrezione e della vita eterna, la sua fama risale al mondo classico ed era
tale da farlo comparire persino in alcune monete d’oro e d’argento dell'antica Grecia. Per i
Greci rappresentava infatti lo splendore del firmamento ed era inoltre legato ad Era, la
madre di tutti gli dei. Per la sua bellezza è stato raffigurato in molti preziosi mosaici
rinvenuti nelle dimore dei patrizi romani, per i quali simboleggiava l'incorruttibilità.
Si riteneva che le sue carni, in particolari condizioni, non sarebbero mai andate in
putrefazione. Per questo era considerato anche come un simbolo di immortalità.
La straordinarietà di questo uccello non finiva qui. Il fatto che nella stagione invernale
perdesse le piume e ne acquistasse di nuove ed addirittura più belle a primavera, fece si che
il mondo cristiano dei primi secoli lo adottasse come simbolo di resurrezione. Questa è la
ragione per cui le sue raffigurazioni sono state ritrovate numerose nelle catacombe di Roma.
Gallo Tartaruga
Aula teodoriana nord della
Basilica di Aquileia
Mosaico pavimentale del IV
sec. d.C. Il gallo e la tartaruga
L’interpretazione cristiana vede
simboleggiata in questa lotta
l’eterna contesa tra il Bene ed
il Male.
Nella simbologia cristiana il gallo è legato a san Pietro che per tre volte rinnegò Gesù e
significa la vigilanza necessaria per non cadere in tentazione, cosa di cui Pietro non fu
capace. Il gallo simboleggia la vigilanza in senso stretto; è una sentinella perché è il primo
ad annunciare col suo canto la nascita di un nuovo giorno. Ciò significa che è il guardiano,
il messaggero che proclama la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte: è il
simbolo della Risurrezione.
La tartaruga, animale mite e silenzioso, veniva considerato un simbolo del male. Il suo nome
infatti deriva dal greco “tartarouchos”, da cui il latino “tartaruchum”: “abitante del Tartaro”,
abitante degli Inferi, delle tenebre e quindi essere demoniaco. Le abitudini dell’animale
d’altra parte favorirono questa connotazione negativa in quanto l’animale vive in letargo
durante i mesi freddi e, quando ha paura, si ritrae nel suo carapace.
Grifone
Il Grifone è un animale fantastico con becco e ali di aquila e corpo di
leone. Negli emblemi medievali ha la doppia natura del leone e
dell'aquila, con spiccata simbologia solare. È simbolo di Cristo in quanto
partecipa del dominio della terra e del cielo ed evoca la doppia natura,
quella umana e divina del Salvatore. Più recentemente è però diventato
anche un simbolo negativo, di pericolo e di crudeltà e nella liturgia è
addirittura sinonimo di Satana il diavolo.
Pesce
Il pesce in greco si dice IXTHYC (ichtùs). Disposte verticalmente, le lettere di questa
parola formano un acrostico: Iesùs Christòs Theòu Uiòs Sotèr = Gesù Cristo Figlio di
Dio Salvatore. il pesce, essendo un animale che vive sott'acqua senza annegare,
simboleggiava il Cristo, che può entrare nella morte restando vivo.
Quando erano minacciati dai Romani, nei primi secoli dopo Cristo, i Cristiani
marcavano posti di riunioni e tombe con il classico segno del pesce e lo usavano anche
per distinguere gli amici dai nemici. Secondo una storia antica, quando un cristiano
incontrava uno straniero per la strada, il Cristiano tracciava un arco per terra e se lo
straniero completava il disegno con un arco opposto, si identificava anche lui come
Cristiano.
Delfino
Questo pesce ha avuto una certa importanza nelle narrazioni dell'antichità
greco-romana. Poiché gli accade di seguire le navi, gli sono state attribuite
intenzioni benevole, e una certa tradizione marittima ne ha fatto un essere
che compie salvataggi, riportando in superficie i naufraghi. Così divenne
simbolo della salvezza e comparve su pietre tombali e in scene che
rappresentano l'arrivo degli eletti ai Campi Elisi.
I cristiani utilizzarono questo simbolo a partire dal III secolo per raffigurare
Gesù Salvatore, spesso unito al tridente o all'ancora, ma la sua origine
pagana troppo conosciuta e la natura marinaresca ne hanno impedito la
divulgazione.
Oggi è un simbolo completamente dimenticato.
Barca
Faro
I popoli marittimi hanno spontaneamente paragonato la vita umana a un viaggio per
mare; la nascita equivaleva a montare sulla barca, la morte all'arrivo in porto.
I cristiani si sono impadroniti di questa immagine per affermare che fino a quando il
Cristo, divino pilota, non fosse montato a bordo, la barca della vita non avrebbe
potuto riparare in un porto sicuro. Ma il Cristo-pilota assomigliava troppo a Caronte,
nocchiero infernale; e sembrava d'altronde voler dire che il cristiano, una volta
battezzato, non doveva prendere più alcuna decisione in merito all'orientamento
della propria vita, perché il Signore provvedeva a dirigere tutto. I cristiani si
appropriarono quindi dell'immagine del faro: una luce che si vede da lontano, verso
la quale ci si dirige e che permette di superare le difficoltà prima di giungere in
porto. Il faro divenne simbolo di speranza, una realtà visibile non ancora
conquistata e in più di una occasione simbolo di Cristo.
A partire dal II secolo se ne trovano rappresentazioni su pietre funerarie e sarcofagi,
per affermare la certezza che il defunto era arrivato al porto dell'eterna felicità.
Ancora
L’àncora assicura stabilità e sicurezza alla nave, quindi indica la saldezza della
fede e la speranza della salvezza. Cristo è per i cristiani il «porto sicuro»,
«l’àncora della salvezza». La sbarra trasversale posta sotto l’anello per fissare
la gomena ricorda la forma della croce; per questo l’àncora, unita spesso al
pesce, veniva utilizzata come contrassegno nelle tombe cristiane dei primi secoli,
simbolo della fede in Cristo che sostiene i fedeli.
Monogramma
E' formato da due lettere dell’alfabeto greco, la x (chi) e la P (ro), intrecciate
insieme. Questo monogramma posto su una tomba, indicava che il defunto era
cristiano. Queste due lettere sono le iniziali della parola 'Χριστός (Khristòs),
l’appellativo
di
Gesù,
che
in
greco
significa
“unto”.
Ai lati di queste due lettere, se ne trovano molto spesso altre due: una 'α‘ (alpha)
ed un 'ω‘ (omega), alfa ed omega, prima ed ultima lettera dell'alfabeto greco,
usate
come
simbolo
del
principio
e
della
fine.
Le due lettere, quindi, alludono alla divinità di Gesù Cristo.
Talvolta sotto la gamba della P si trova una S, ultima lettera del nome 'Χριστός'.
Attorno al monogramma viene inoltre disegnata una corona d'alloro, segno di
vittoria. In questa forma il simbolo si presta a interpretazioni più complesse: se la
lettera S è vista come un serpente trafitto dalla gamba della P, il simbolo
commemora
la
vittoria
di
Cristo
sul
male.
Il simbolo ha origine nella parte orientale dell'Impero romano, nella quale la
lingua usata, e quindi l'alfabeto, era quella greca. Il monogramma di Cristo non
compare sui primi monumenti cristiani, e inizia a trovarsi a partire dal III secolo
in contesti di uso privato, soprattutto su sarcofagi cristiani.
Sole
Mesi
Stagioni
La raffigurazione che esprime
l’assimilazione del sole a
Cristo risale al sec. II e si trova
nella necropoli Vaticana.
Cristo è rappresentato come Apollo su un carro tirato da cavalli con la testa circonfusa da
raggi splendenti.
Il sole, nell’arte cristiana, è simbolo dell’eterna presenza della Luce Creatrice irradiata dal
“Sole di giustizia”, il Verbo di Dio nel quale tutto è stato creato(Gv.1)
Nei primi secoli un tipo di letteratura sviluppa il simbolismo solare cristianizzato. Il Cristo che
ha detto “Io sono la luce del mondo”(Gv 8,12) è giorno eterno e senza fine, egli ha al suo
servizio le 12 ore e i 12 mesi che sono gli apostoli e i profeti. Per Cipriano le 12 ore e i 12
mesi rappresentano i 12 apostoli. Le 4 stagioni gli evangelisti. Ippolito dice chiaramente “Egli è
il sole elevatosi dal cielo e dalla terra; ha mostrato i 12 apostoli come 12 ore. E’ il giorno che
ha fatto il Signore. I 12 apostoli come i 12 mesi hanno annunciato l’anno perfetto, il Cristo”.
Il motivo iconografico del sole diffuso nei primi secoli, venne poi ripreso frequentemente alla
fine del ‘400, primo ‘500.
Clessidra
Mentre nella maggior parte dei popoli è simbolo di durata e persino di eternità, per i
cristiani è stata in principio il segno della brevità della vita: in questo senso è stata
raffigurata nelle catacombe. In seguito passa a simboleggiare frequentemente la morte:
guardando una clessidra si sa che a un dato momento tutta la sabbia sarà passata da un
recipiente all'altro, ma nessuno può dire esattamente quando accadrà; così è per la
morte che è certa, ma nessuno può predire il momento in cui si verificherà.
Nella clessidra alata le ali accompagnano verso l’immortalità le anime dei defunti.
Lavoro eseguito dalla 3°A:
Bassi Bianca
Corti Simona
Fiore Boagno Elena
Lori Lucrezia
Ruaro Alessio
Scotto Andrea
Anno scolastico 2012/2013
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Simboli cristian