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Lettera 80
Con desiderio di
vedervi bagnato e annegato
nel sangue dello svenato
Agnello
Al nome
di Gesù Cristo crocifisso e di Maria
dolce
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù.
Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo
con desiderio di vedervi bagnato e annegato
nel sangue dello svenato Agnello,
il quale sangue lava e annega cioè uccide, la
propria perversa volontà.
Dico che lava la faccia della coscienza, e uccide il
verme d'essa coscienza; perché il sangue c'è
fatto bagno.
E perché il sangue non è senza fuoco, anco è
intriso col fuoco della divina carità (perché fu
sparto per amore);
sicché il fuoco col sangue lava e consuma la
ruggine della colpa, che è nella coscienza: la
quale colpa è un verme che rode in essa
coscienza.
Onde, morto che è questo verme, e lavata che è la
faccia dell'anima,
è privata del proprio e disordinato amore.
Perché, mentre che l'amor proprio è nell'anima
questo verme non muore mai, né si leva la lebbra
della faccia dell'anima.
Poniamoché il sangue e il fuoco del divino amore ci
sia dato
(e a tutti è dato questo sangue e fuoco per nostra
redenzione);
e nondimeno da tutti non è partecipato:
e questo non è per difetto del sangue, né del fuoco,
né della prima dolce Verità che ce l'ha donato;
ma è difetto di chi non vota il vasello per poterlo
empire d'esso sangue.
Onde il vasello del cuore, mentre che egli è pieno
del proprio amore, o spiritualmente o
temporalmente,
non può empire il divino amore, né partecipare la
virtù del sangue:
e però non si lava la faccia, e non s'uccide il
verme.
Dunque c'è bisogno di trovare modo di votarsi e
d'empirsi, acciocché noi giungiamo a quella
perfezione d'uccidere la propria volontà:
perché, uccisa la volontà, è ucciso il verme.
Che modo ci è dunque, carissimo figliuolo? Ve lo
dico.
Che noi ci apriamo l'occhio dell'intelletto a
conoscere un sommo bene e un miserabile male.
Il sommo bene è Dio, il quale ci ama d'ineffabile
amore:
il quale amore ci è manifestato col mezzo del Verbo
unigenito suo Figliuolo,
e il Figliuolo ce l'ha manifestato col mezzo del
sangue suo.
Onde nel sangue conosce l'uomo l'amore che Dio
gli porta, e il suo proprio miserabile male.
Perchè la colpa è quella che conduce l'anima alle
miserabili pene eterne.
E però è solo il peccato quello che è male, il quale
procede dal proprio amore;
perché verun’altra cosa è che sia male, se non
questa.
E questo fu cagione della morte di Cristo.
E però dico che nel sangue conosciamo il
sommo bene dell'amore che Dio ci ha, e il
miserabile nostro male; perché altre cose non
sono male, se non solo la colpa, come detto
è.
Onde né tribolazioni né persecuzioni del mondo non
sono male,
né ingiurie, né strazi, né scherni, né villanie, né
tentazioni del dimonio, né tentazioni degli uomini,
le quali tentano i servi di Dio;
né le tentazioni, né le molestie che dà l'un servo di
Dio all'altro:
le quali Dio tutte permette per tentare, e per cercare
se trova in noi fortezza e pazienza e
perseveranza fino all'ultimo;
anco, conducono l'anima a gustare il sommo ed
eterno Bene.
Questo vediamo noi manifestamente nel Figliuolo di
Dio, il quale essendo Dio e uomo,
e non potendo volere verun male, non le avrebbe
elette per sé;
ché tutta la vita sua non fu altro che pene e tormenti
e strazi e rimproveri,
e nell'ultimo l'obbrobriosa morte della Croce:
e questo volle sostenere, perché era bene,
e per punire la colpa nostra, che è quella cosa ch'è
male.
Poi, dunque, che l'occhio dell'intelletto ha così ben
veduto e discernuto chi gli è cagione del bene, e
chi gli è cagione del male,
e quale è quello che è bene, e quello che è
miserabile male;
l'affetto, perché va dietro all'intelletto corre di
subito e ama il suo Creatore,
conoscendo nel sangue l'amore suo ineffabile;
e ama tutto quello che vede che faccia più piacere
a lui e unire con lui.
Onde allora si diletta delle molte tribolazioni, e priva
sé medesimo delle consolazioni proprie per
affetto e amore delle virtù.
E non elegge lo strumento delle tribolazioni, che
provano le virtù, a suo modo, ma a modo di colui
che gliele dà, cioè Dio;
il quale non vuole altro se non che siamo santificati
in lui, e però gliele concede.
Così egli ha tratto l'amore dell'amore.
E perché l'occhio dell'intelletto in esso amore ha
veduto il suo male, cioè la sua colpa, lo odia, in
tanto che desidera vendetta di quella cosa che
n'è stata cagione.
La cagione del peccato è il proprio amore, il quale
nutre la perversa volontà, che ribella alla
ragione. E mai non resta di crescere e di
moltiplicare l'odio dell'amore sensitivo fino che
l'ha morto.
E però diventa subito paziente; e non si
scandalizza in Dio, né in sé, né nel prossimo suo;
ma ha presa l'arme a uccidere questo perverso
sentimento, il quale conduce l'anima a tanto
miserabile male,
che gli toglie l'essere della grazia, e gli dà la morte,
tornando a non cavelle,
perché è privata di Colui che è.
Toglie dunque il coltello, che è l'arme con che si
difende da nemici suoi;
e con quello uccide la propria sensualità.
Il quale coltello ha due tagli, cioè odio e amore.
E lo mena con la mano del libero arbitrio, il quale
conosce che Dio gli ha dato per grazia, e non per
debito;
e con esso coltello taglia e uccide.
Or a questo modo, figliuolo, partecipiamo la virtù
del sangue e il calore del fuoco:
il quale sangue lava, e il fuoco consuma la ruggine
della colpa, e uccide il verme della coscienza:
non uccide propriamente la coscienza, la quale è
guardia dell'anima, ma il verme della colpa, che
v'è dentro.
In altro modo né per altra via non potremo
giungere a pace e a quiete,
né gustare il sangue dell'immacolato Agnello.
E però vi dissi ch'io desideravo di vedervi bagnato
e annegato nel sangue di Cristo crocifisso.
Dunque levatevi su, e destatevi dal sonno della
negligenza, e annegate la propria perversa
volontà in questo glorioso prezzo.
E non vi ritragga timore servile, né amore proprio,
né detto delle creature, né mormorazione, né
scandalo del mondo:
ma perseverate con virile cuore.
E guardate che voi non facciate come i matti;
e se voi l'avete fatto, sì ve ne dolete, di
scandalizzarvi nei servi di Dio, o mormorare
delle loro operazioni;
perché questo è uno dei segni che la volontà non è
morta:
e se ella è morta nelle cose temporali, non è anco
morta nelle spirituali.
Vogliate dunque che in tutto muoia ad ogni suo
parere,
e viva in voi, la dolce eterna volontà di Dio:
e di questa siate giudice, siccome dice la nostra
lezione.
Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Mi scriveste che il figliuolo non poteva stare senza
il latte e il fuoco della mamma.
Onde se ne avrete volontà, non tardate a venire per
esso.
Dite, che non vorreste offendere l’obbedienza.
Venite con la licenza, e non l'offenderete.
E ci è di bisogno; perché Nanni s'è partito per
buona necessità;
sicché se potete venire, l'avrò molto caro.
Gesù dolce
Gesù amore
Raccomandateci al baccelliere,
e a frate Antonio, e a misser Matteo,
e all'Abate, e a tutti gli altri.
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