T E S T A C C I O La storia si apre al futuro INTRODUZIONE Il rione di Testaccio si trova sulla riva est (sinistra) del fiume Tevere e confina con: i rioni Ripa e San Saba a est con il quartiere Ostiense a sud con i quartieri Portuense e Gianicolense a ovest Ha un’estensione di 60 Ha La piana del Testaccio si estende per circa 600 mq e presenta un tessuto urbano ricco di testimonianze storiche. L’ETÀ ROMANA A partire dal II sec. a.C. e poi tra il I e II d.C., quando l’antico approdo di Roma presso il Foro Boario divenne insufficiente per i bisogni cittadini, la piana del Testaccio fu destinata alla costruzione di un porto (Emporium), di edifici per la conservazione e l’immagazzinamento delle merci (Porticus Aemilia, Horrea Galbana, Lolliana, Seiana ecc.) e di una grande discarica controllata di anfore olearie di età imperiale (Monte dei Cocci o Monte Testaccio). L’ETÀ MEDIEVALE E MODERNA Tra il V e il VII sec. d. C. la piana subì un progressivo fenomeno di ruralizzazione e dall’età medievale fu destinata all’impianto di orti e vigne. Una parte dell’attuale rione fu lasciata al pubblico godimento e pertanto era nota col nome di “prati del popolo romano”. L’ETÀ CONTEMPORANEA Dopo l’Unità d’Italia, il Piano Regolatore del 1871 destinò l’area ad ospitare gli stabilimenti industriali e le annesse abitazioni operaie. Su progetto dell’architetto G. Ersoch, fu realizzato il moderno e funzionale Mattatoio. Le abitazioni popolari invece non furono dotate di adeguate infrastrutture (rete idrica, elettrica, fognaria, etc.), determinando condizioni di vita precarie e inadeguate. Il regime fascista promosse una seconda fase edilizia col graduale inserimento nel quartiere dei ceti medi impiegatizi e una progressiva trasformazione sociale. IL TESTACCIO OGGI Oggi il Testaccio accoglie nuove e diverse realtà culturali, tra cui la facoltà di Architettura dell’Università di Roma Tre, l’Istituto Europeo di Design e una sezione del Museo di Arte Contemporanea di Roma, dimostrando grandi potenzialità nell’evoluzione della sua fisionomia sociale, commerciale e culturale. (Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici) LE ORIGINI Monte Testaccio Horrea Galbae I grandi magazzini per lo stoccaggio delle merci, in particolare il frumento, si trovavano nei pressi del Porto di Ripa Grande. Il nome deriva da Servio Sulpicio Galba il console al quale viene fatta risalire la costruzione (II sec. a. C.) E' una collina artificiale situata nella zona portuale dell'antica Roma e in prossimità dei magazzini (horrea), dell'attività dei quali il Monte Testaccio è diretta conseguenza. Alto m. 35 e con una base m. 850 di perimetro, il monte è formato da testae, cocci, in prevalenza frammenti di anfore usate per il trasporto delle merci, sistematicamente scaricati e accumulati con ogni probabilità tra il periodo augusteo e la metà del III sec. d.C. secondo quanto stabilito dagli ultimi studi. Il monte costituisce una fonte storico-documentaria di grande importanza sullo sviluppo economico dell'impero romano, sulle relazioni commerciali tra Capitale e province, nonché sulle abitudini alimentari nell'antichità. Il Monte dei cocci La collina di Testaccio è composta da pezzi di anfore olearie; su alcuni cocci si nota la presenza di calce che, destinata ad eliminare gli inconvenienti causati dalla decomposizione dell'olio, è stata anche un ottimo elemento di coesione e di stabilità per il monte attraverso il tempo. L’ accumulo di tanto materiale fu reso possibile dalla presenza di una prima rampa e di due stradelle percorse dai carri ricolmi di cocci e di anfore frammentarie, molte delle quali conservano il marchio di fabbrica impresso su una delle anse, mentre altre presentano note scritte a pennello con il nome dell'esportatore, indicazioni sul contenuto, i controlli eseguiti durante il viaggio, la data consolare. Il numero delle anfore accatastate si stima attorno ai 25 milioni Scavi delle strutture dell’Emporium Dall'inizio del II sec. a.C. lo sviluppo economico e demografico aveva reso del tutto insufficiente il vecchio porto fluviale del Foro Boario, che non poteva essere ampliato per via della vicinanza ai colli. Per questo nel 193 a.C. gli addetti alla cura della città Marco Emilio Lepido e Lucio Emilio Paolo, decisero di costruire un nuovo porto in una zona libera al confine della città a sud dell‘Aventino. Nel 174 a.C. l'Emporium venne lastricato in pietra e fu suddiviso da barriere con scalinate che scendevano al Tevere. Qui era il punto d'approdo delle merci e delle materie prime (prioritariamente marmi, grano, vino, olio) che, arrivate via mare dal porto di Ostia, risalivano il Tevere su chiatte rimorchiate dai bufali. Fu costruita nel 174 a.C. L‘edificio, probabilmente una darsena, misurava 487 x 60 m, lo spazio era suddiviso in 50 navate larghe 8,30 m ciascuna,per una superficie di 25.000 mq, coperte da volte a botte e digradanti verso il Tevere. ll pavimento era in terra battuta e l’alzato in opera incerta di tufo. Si tratta di uno dei più antichi casi di impiego di questa tecnica costruttiva. I resti monumentali della Porticus Aemilia hanno caratterizzato nei secoli, insieme al Monte Testaccio e alle Mura Aureliane, il paesaggio del rione Testaccio e sono in una buona parte ancora riconoscibili tra i palazzi che affacciano sulle vie adiacenti Resti della Porticus Aemilia Ipotesi sulla posizione della Porticus Aemilia Caio Cestio, uomo politico romano, dispose, nel testamento, la costruzione del suo sepolcro in forma di piramide. La tomba fu innalzata, in 330 giorni, lungo la Via Ostiense, nel periodo tra il 18 e il 12 a.C. La struttura, alta 27 metri con una base quadrata di 22 m di lato, è costruita in opera cementizia rivestita di mattoni; il rivestimento esterno è costituito da lastre in marmo. La camera sepolcrale, di circa 24 mq, con volta a botte, fu murata al momento della sepoltura, secondo l’usanza egiziana. Le pareti sono decorate a fresco secondo uno schema decorativo a pannelli, in cui si distinguono, su fondo chiaro, figure di ninfe alternate a vasi lustrali. In alto, agli angoli della volta, quattro Vittorie alate recano nelle mani una corona e un nastro. L’età contemporanea Alla fine dell’Ottocento, lungo la via Ostiense, si insediarono alcune attività industriali, secondo quanto previsto nel piano regolatore del 1873. La scelta del luogo per tali insediamenti, fu dettata da favorevoli condizioni quali: un territorio pianeggiante e varie vie di comunicazione quali la via Ostiense, la ferrovia, il fiume con il porto di Ripa Grande. Connesso a questi luoghi di produzione, si sviluppò l’insediamento abitativo per gli operai addetti alle attività industriali, dentro le mura, dando luogo ad un esempio unico a Roma, di urbanizzazione programmata. Questa fu l’origine di Testaccio. Il rione ebbe subito una sua identità, anche se non una buona fama perché legata ai traffici del porto e della sua gente, soprattutto per l’elevato consumo di alcolici. Come entità amministrativa, Testaccio venne scorporato dal rione Ripa nel 1921 Insediamenti industriali sulla via Ostiense I Mercati Generali Il Ponte dell’Industria o Ponte di ferro che nel 1863 collegava le stazioni di Porta Portese e Termini Il Gazometro Nel 1859 era stata aperta la ferrovia Roma Civitavecchia con capolinea alla stazione di Porta Portese. Nei primi anni ‘50 una fitta rete di raccordi ferroviari, oggi scomparsa, faceva capo alla stazione di Roma Trastevere Una locomotiva in manovra all’angolo fra via Pacinotti e viale Marconi Nei primi anni '50 venne costruito lo stabilimento per la raffinazione del petrolio, la “Purfina”, fra la costernazione e le proteste degli abitanti del quartiere che nel frattempo si era popolato e non era solo un quartiere operaio. Dopo varie proteste e interrogazioni, negli anni '70 la Purfina venne finalmente demolita Alla fine dell'800 anche di là dal fiume, nella zona dove adesso c'è piazzale della Radio, sorgevano le prime industrie chimiche che lavoravano gli scarti del mattatoio. Negli anni '20 qui c‘era la Mira Lanza, una delle più importanti fabbriche di saponi d'Italia. Centrale Termoelettrica Montemartini Nella sede del vecchio stabilimento è stata allestita una sezione dei Musei Capitolini. Un interessante esempio di convivenza fra l’archeologia classica e l’archeologia industriale Partita al Campo Testaccio negli anni ‘30 Il popolare rione di Testaccio, oltre a essere luogo d'elezione dei passatempi e delle scampagnate dei romani, fu la culla dell’A.S.ROMA con il suo campo di calcio “Una mescolanza di lacrime e sorrisi, di pietre e di fiori, di cipressi in lutto e di cielo luminoso, che ci dà l’impressione di volgere uno sguardo alla morte dal lato più felice della tomba” Henry James Il Cimitero acattolico 1821 La chiesa di Santa Maria Liberatrice È stata eretta nel 1908 su progetto di Mario Ceradini per i Salesiani e le Oblate di Tor de’ Specchi. E’ in stile romanico-bizantino T E S T A C C I O oggi Ufficio delle Poste Adalberto Libera I marmi, che diedero il nome alla via Marmorata che mette in comunicazione il porto di Ripa con la Porta San Paolo, erano quelli che i romani continuarono ad importare da tutto il Mediterraneo via mare fino alla fine dell‘Impero Arco di San Lazzaro Caserma dei Vigili del Fuoco Porta San Paolo è una delle porte meridionali di Roma inserita nelle Mura Aureliane. E’ tra le più imponenti e si è conservata in ottimo stato L’ex Mattatoio Progettato da Gioacchino Ersoch Oggi vi hanno sede la Facoltà di Architettura dell’Università di Roma Tre Una sezione del Museo di Arte Contemporanea di Roma MACRO Esposizione di sculture al MACRO Giuliano Vangi La Fontana delle anfore, di Pietro Lombardi (1894-1984)fu inaugurata il 26 ottobre 1927 nella piazza principale del quartiere. Nel 1932 fu spostata per problemi di cedimento del terreno e posizionata in Piazza dell’Emporio. Con lo spostamento del mercato e la riqualificazione del quartiere, la fontana è tornata, a gennaio del 2015, nel luogo originario. La fontana, interamente in travertino, a pianta circolare, poggia su un basamento a due scalini ed è sormontata da un alto pinnacolo costituito da un insieme di anfore con riferimento al vicino Monte Testaccio. Il nuovo mercato Il vecchio mercato I nuovi locali per la ristorazione Testaccio era famoso anche per le “grotte”, tuttora esistenti, che hanno la proprietà di mantenere freschissimo il vino. Così nacque la consuetudine delle vignate, scampagnate ottobrine del popolo Le numerose fraschette, osterie e trattorie di una volta si sono trasformate ora in pub e ristoranti Un grande laboratorio culturale nato nel 1975