Corso di Psicologia Generale 2014–2015
www.cognitivelab.it
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali,
Umane e della Formazione
1.
2.
Lesioni all’emisfero sinistro: afasie e aprassie
Lesioni all’emisfero destro: la rappresentazione dello
spazio e le agnosie
Piazza G. Ermini, 1
06123 Perugia
Prof. Stefano Federici
[email protected]
+39 347 3769497
Lesioni all’emisfero sinistro: afasie e
aprassie
2
Afasie
e
Aprassie
Agnosie
3
› L’emisfero dominante svolge i compiti più importanti nel
coordinare e dirigere una successione di azioni che,
prese tutte insieme, costituiscono un comportamento
finalizzato.
– Una lesione della parte posteriore dell’area 5 del lobo parietale
dell’emisfero dominante altera molto più gravemente
l’esecuzione di risposte motorie apprese (aprassia) di quanto
non faccia una identica lesione localizzata nell’emisfero non
dominante.
– Analogamente, una lesione della regione frontale dell’emisfero
dominante può alterare profondamente l’esecuzione di
movimenti fini, finalizzati, di entrambe le mani.
4
› Paul Broca(1824–1880) e altri studiosi osservarono che le persone con lesioni
all’emisfero sinistro manifestavano la perdita delle abilità di verbalizzazione
molto più spesso dei soggetti che avevano subito un danno analogo all’emisfero
destro.
– Di frequente le persone con lesioni all’emisfero sinistro non sono più in grado di
sviluppare discorsi coerenti o di comprendere ciò che gli altri dicono, pur
conservando intatte le capacità sensoriali e motorie.
› Mentre era all’apice della carriera, il compositore russo Shebalin fu colpito da un
ictus (la rottura di un vaso sanguigno entro i distretti cerebrali), che gli procurò
un danno permanente a una porzione della corteccia dell’emisfero sinistro.
– Da quel momento Shebalin ebbe sempre gravi difficoltà a esprimersi verbalmente e a
comprendere i discorsi degli altri, ma continuò a creare grande musica.
› La sua Quinta sinfonia, composta dopo essere stato colpito dall’ictus, fu definita
dal grande compositore Dmitri Shostakovic «un brillante lavoro creativo, da cui
traspaiono le emozioni più elevate, grande ottimismo e una forte carica vitale»
(Gardner, 1974).
5
6
L’emiparesi e l’emianopsia
associate alle afasie
• Tratto da: Basso, A.
(2003). Le afasie.
7
Tratto da: Basso, A.
(2003). Le afasie.
8
› Carl Wernicke(1848–1905) nel 1876
descriveva un nuovo tipo di
afasia 
– L’afasia di Wernicke è caratterizzata
da un disturbo della comprensione
del linguaggio e non della pronuncia
delle parole.
– Mentre i pazienti di Broca capivano
ma non riuscivano a parlare, quelli di
Wernicke parlavano ma non
riuscivano a capire.
– Il nuovo tipo di afasia era dovuto a
lesioni della parte posteriore del
lobo temporale dove questo si
unisce al lobo parietale e a quello
occipitale.
9
10
Tratto da: Basso, A.
(2003). Le afasie.
11
› L’aprassia  è un disturbo neurologico del
movimento complesso che non si spiega con
deficit dei sistemi motori elementari o
sensoriali (Rothi & Heilman, 1997).
– L’aprassia è considerata indipendente da altri
sintomi quali l’emiplegia o deficit visivi come
l’emianopsia o la negligenza.
12
› L’aprassia  è l’incapacità di compiere un movimento mirato
a uno scopo, pur essendo integre l’intelligenza e la motilità, e
pur rendendosi il paziente pienamente conto di quel che deve
fare.
– L’aprassia ideativa o d’uso  l’incapacità di compiere azioni
successive con diversi oggetti per raggiungere un determinato scopo
come servire a tavola.
– Le aprassie ideomotorie  difficoltà di scegliere gli elementi motori
che costituiscono un movimento, con un ordinamento sequenziale
corretto come sfilarsi una calza.
› L’aprassia per l’abbigliamento, cioè l’incapacità di vestirsi ordinatamente,
risulta generalmente da una lesione del lobo parietale destro.
13
Aprassia orale (bucco-facciale)
• incapacità di compiere
movimenti volontari della
lingua e delle labbra.
Aprassia degli arti 
• Incapacità di compiere con
l’arto sano gesti intenzionali
se non coerenti con il
contesto.
Aprassia d’uso 
• Incapacità nell’uso di utensili.
Dissociazione automaticovolontaria
• Il gesto è compiuto
correttamente se coerente
con il contesto.
•
14
Tratto da: Basso, A. (2003). Le afasie.
Lesioni all’emisfero destro: la rappresentazione dello
spazio e le agnosie
15
› Come gli oggetti accessibili mediante i sensi o
mnemonici vengono rappresentati al nostro interno?
Verranno indagati:
– Lo spazio personale  che è la rappresentazione neurale della
superficie corporea.
– Lo spazio peripersonale  che è lo spazio che può essere
raggiunto con un semplice movimento del braccio
– Lo spazio extrapersonale  che comprende lo spazio, più vasto,
formato dall’ambiente circostante
– Rappresentazioni immaginarie o mnemoniche dello spazio 
relazioni spaziali generate a livello della corteccia associativa
del lobo parietale posteriore.
16
› La corteccia cerebrale possiede una mappa del corpo
per ciascuna delle modalità somatosensitive. A livello
della corteccia somatosensitiva primaria esistono ben 4
mappe quasi complete, ognuna delle quali è localizzata in
una della quattro aree di Brodmann 1, 2, 3a e 3b.
– Tutto ciò permette di spiegare perché una lesione circoscritta
all’area 1 provochi deficit delle capacità discriminative tattili,
mentre un piccola lesione dell’area 2 interferisca con la capacità
di riconoscere le caratteristiche della superficie e della forma
degli oggetti manipolati.
17
18
› La rappresentazione interna dello spazio personale è
modificabile dall’esperienza:
– In scimmie che venivano addestrate a toccare un disco rotante
con il dito medio per ottenere pezzetti di cibo come ricompensa,
l’uso della punta del dito rafforzava ed espandeva le
connessioni fra le regioni cutanee stimolate e la corteccia.
– Dopo la deafferentazione mediante sezione di tutti i nervi
sensitivi dell’arto superiore in alcune scimmie, la
rappresentazione corticale della faccia (la cui innervazione era
rimasta intatta) risultava espansa.
– Suturando chirurgicamente la superficie cutanea di due dita
adiacenti di una scimmia si è verificato che cellule che
scaricano in sincronia si connettano tra di loro.
19
a
20
b
› In pazienti affetti da sindattilia, nei quali cioè le dita della
mano sono fuse tra di loro 
– la rappresentazione della mano a livello corticale è
considerevolmente più piccola di quella dei soggetti normali e
– non si riscontra un’organizzazione topografica delle singole
dita.
› A seguito della separazione chirurgica delle dita si è
scoperto che 
– le dita avevano acquistato in poche settimane una
rappresentazione distinta a livello corticale,
– occupando un’area corticale la cui estensione corrisponde quasi
del tutto a quella normale.
21
22
23
› Sindrome dell’arto fantasma  Vivida esperienza
dell’arto mancante in soggetti con arti amputati.
– Essi avvertono la presenza dell’arto mancante, sentono
che si muove e hanno addirittura l’impressione che dia
la mano per salutare un amico. Avvertono anche dolori
lancinanti all’arto mancante.
› In passato, venivano attribuite ad impulsi, ritrasmessi al
midollo spinale dal tessuto nervoso presente nella cicatrice
del moncone. Infatti, in alcuni casi la rimozione della cicatrice
o la sezione dei nervi sensitivi centralmente ad essa riusciva
ad eliminare il dolore.
24
› Ramachandran (1993, 2009, 2012)  La rimappatura
delle sensazioni riferite su pazienti a cui era stata
amputata una mano.
– Le sue ricerche hanno dimostrato che tali sensazioni sono
dovute ad una riorganizzazione dei circuiti corticali. Ci sono due
possibili spiegazioni.
– Prima spiegazione: Il proliferare di tentacoli
› Le vie afferenti adiacenti all’area che di norma è occupata dalle afferenze
occupate dalla mano si espandono nell’area di quest’ultima.
› Queste sensazioni non si distribuiscono in modo casuale sul corpo. Alcuni
pazienti presentano due sedi di sensazioni riferite alla mano amputata,
una nella faccia e l’altra nell’arto superiore.
› I recettori tattili della faccia hanno finito con l’inviare proiezioni a neuroni corticali
che di norma ricevono proiezioni dai recettori dell’arto amputato.
25
› Seconda spiegazione: L’affiorare di connessioni
silenti
– Gli input sensoriali provenienti dal volto non solo vengano inviati
all’area corticale del volto, ma invadano anche in parte la
regione della mano, come truppe di riserva pronte a intervenire.
– Ma queste connessioni anomale sono di solito silenti; forse sono
continuamente inibite o represse dalla normale attività di base
della mano stessa.
– L’amputazione porterebbe allora alla luce tali sinapsi
solitamente silenti, per cui toccare il volto attiverebbe i neuroni
dell’area corticale della mano e questo darebbe al paziente
l’impressione di provare sensazioni alla mano mancante.
26
27
Ramachandran 
Phantoms In The Brain
https://www.youtube.com
/watch?v=sq6u4XVrr58&li
st=PL361F982E5B7C1550
28
Afasie
e
Aprassie
Agnosie
29
› Se di una persona normale si stimola l’area
parietale destra a una bassa intensità, il
soggetto ha la sensazione di avere una
volontà cosciente 
– «Solleverò la mia mano».
› Se lo si stimola con una potenza maggiore,
sempre nel lobo parietale, il soggetto ha la
consapevolezza di aver compiuto un’azione,
sebbene non ci sia stata alcuna azione
muscolare 
– «Ho alzato la mano».
› Se, invece, si stimola l’area motoria del lobo
frontale, si produce un movimento multiarticolare, seppure il soggetto fermamente
dichiarerà di non aver mosso nulla!
30
› A livello della corteccia associativa parietale posteriore sono
rappresentati sia lo spazio extrapersonale reale che la sua
immagine e il suo ricordo 
– I neuroni della corteccia somatosensitiva primaria proiettano alle aree
associative di ordine superiore della corteccia parietale anteriore e
alle aree associative multimodali della corteccia parietale posteriore
(aree 5 e 7 di Brodmann).
– Le aree associative della corteccia parietale posteriore ricevono
afferenze anche dai sistemi visivo ed uditivo e dall’ippocampo. Perciò,
queste aree associative integrano le informazioni somatosensitive con
quelle di altre modalità sensoriali e questa integrazione costituisce un
processo fondamentale per la percezione delle caratteristiche
tridimensionali degli oggetti e per pianificare la loro manipolazione.
31
32
› In nessun’altra area corticale le relazioni intercorrenti fra
processi mentali superiori ed attività delle cellule nervose
sono tanto evidenti quanto nella corteccia parietale
posteriore 
– Le lesioni di quest’area non provocano deficit sensoriali semplici
come la cecità, la sordità o la perdita della sensibilità tattile.
– Invece, le lesioni provocano agnosia, cioè incapacità di percepire
gli oggetti anche se le vie di ritrasmissione delle informazioni
sensoriali funzionano normalmente.
– Associati all’agnosia si osservano disturbi complessi, quali
deficit della percezione spaziale, dell’integrazione visuomotoria
e dell’attenzione selettiva.
33
› L’astereognosia  forma di agnosia che consiste nell’incapacità di riconoscere
col tatto la forma degli oggetti. Questa forma di agnosia è spesso associata a
paralisi del lato sinistro del corpo.
– I pazienti affetti da astereognosia presentano una singolare alterazione dell’immagine
corporea del lato sinistro del corpo e della percezione della parte del mondo esterno
che sta alla loro sinistra.
› Per esempio, alcuni pazienti non si curano di vestire, svestire e lavare il lato sinistro del corpo
(sindrome di negligenza personale).
› Questi pazienti arrivano perfino a negare l’esistenza del braccio o della gamba del lato
affetto (somatoparafrenia) e a non riconoscere come proprie queste parti del loro corpo,
arrivando addirittura a dire: «Chi ha messo questo braccio nel mio letto?»
› Poiché l’idea di possedere un braccio sinistro è completamente estranea a questi pazienti,
essi non sono neppure disposti a riconoscere che il loro braccio sinistro possa essere stato
colpito da paralisi e chiedono di essere prematuramente dimessi dall’ospedale in quanto
ritengono di non avere alcun disturbo.
– Questi pazienti sembrano aver perduto una parte della consapevolezza di se stessi.
34
› Ramachandran e Blakeslee (2003) La donna che
morì dal ridere e altre storie incredibili sui misteri
della mente umana.
– C’è un ristretto numero di soggetti con lesioni all’emisfero
destro che pur essendo sotto tutti gli altri aspetti
lucidissimi paiono beatamente indifferenti alla loro
patologia e sembrano non rendersi conto di essere
emiplegici.
› Questo curioso disturbo, la tendenza a ignorare e a volte perfino
negare che il braccio o la gamba sinistri siano paralizzati, fu
definito anosognosia (inconsapevolezza della malattia).
35
«Come si sente oggi, Mrs. Dodds?»
«Be’, ho mal di testa, dottore. Del resto mi
hanno portato all’ospedale.»
«Perché è venuta in ospedale?»
«Eh, ho avuto un ictus.»
«Come fa a saperlo?»
«Due settimane fa caddi nel bagno e mia
figlia mi portò qui. Mi hanno fatto gli
esami e le radiografie al cervello e mi
hanno detto che avevo avuto un ictus.»
Mrs. Dodds era ben consapevole di
quanto era successo e di trovarsi in
ospedale.
«Ho capito» dissi. «E ora come si sente?»
«Bene.»
«Riesce a camminare?»
36
«Certo che riesco a camminare.» Da due
settimane la signora giaceva a letto o
sedeva, adeguatamente sorretta, su una
sedia a rotelle. Non aveva mosso un
piede dal giorno in cui era caduta nel
bagno di casa sua.
«E Le mani? Mi faccia vedere le mani. Le
muove?»
Parve piuttosto seccata della domanda.
«Certo che le muovo» rispose.
«È capace di usare la destra?»
«Sì.»
«E la sinistra?»
«Sì, anche la sinistra».
«Ha la stessa forza in entrambe?»
«Certamente».
«Mi tocchi il naso con la mano destra» dissi.
La paziente lo fece senza problemi.
«Ora può toccarmelo con la sinistra?»
La mano sinistra le restò inerte in grembo.
«Mi sta toccando il naso, Mrs. Dodds?»
«Sì, certo.»
«Vede se stessa nell’atto di toccarmi il naso?»
«Sì. Ho il dito a un centimetro dal suo viso.»
A quel punto si trattava di una vera e propria
confabulazione, quasi di un’allucinazione: la
donna sosteneva che mi stava sfiorando il
naso, benché avesse la vista perfettamente a
posto e vedesse benissimo il proprio braccio
senza vita.
Decisi di rivolgerle ancora una domanda. «È in
grado di battere le mani?»
37
«Naturalmente» rispose con tono di rassegnata
pazienza.
«Può farmi il piacere di batterle?»
Mi buttò un’occhiata e obbedì, cioè mosse la
destra come se la battesse contro una mano
immaginaria posta su un ideale linea mediana.
«In questo momento sta applaudendo?»
«Certo» rispose.
In realtà la sua confabulazione rappresentava un
caso estremo. Più spesso, infatti, gli
anosognosici abborracciano futili scuse o
ricorrono a razionalizzazioni per spiegare come
mai, quando qualcuno chiede loro di farlo, non
riescano a muovere il braccio sinistro. Non
affermano quasi mai di vedere realmente l’arto
inerte muoversi.
› La sincerità degli anosognosici 
– Quanto il paziente crede alle proprie negazioni e
confabulazioni?
– Ramachandran tentò quindi di ingannare i pazienti
assegnandogli un compito motorio per il quale
occorrevano entrambe le mani e facendoglielo eseguire
in fretta, prima che avesse il tempo di riflettervi sopra.
› Posi di fronte ad alcuni soggetti un grande vassoio da cocktail
contenente sei bicchieri di plastica pieni per metà di acqua.
[…] Quando provai l’esperimento con pazienti colpiti da ictus
che accusavano emiplegia, ma non anosognosia, essi, come
previsto, tesero la mano sana verso il centro del vassoio.
38
› Gli anosognosici, presero il lato destro del vassoio
con la destra e lasciarono senza sostegno il sinistro.
Ovviamente comportandosi così fecero rovesciare i
bicchieri.
– Molti di loro però affermarono che l’incidente era dovuto a
momentanea goffaggine anziché all’incapacità di afferrare il
bordo sinistro del vassoio (“Ohi, che sbadato sono!”). Una
donna negò addirittura che l’impresa non le fosse riuscita.
Quando le domandai se avesse sollevato il cabarè, rispose
con il grembo tutto bagnato e l’aria stupita: “Ma
certamente!”.
39
› Negligenza spaziale  In alcuni pazienti la
negligenza interessa non solo lo spazio personale
(l’immagine del proprio corpo), ma anche lo spazio
peripersonale e quello extrapersonale.
– Per esempio  è notevolmente alterata la capacità di
ricopiare la metà sinistra di un disegno.
› Questi pazienti disegnano un fiore con i petali solo a destra del
gambo. Se si chiede loro di copiare un orologio, ignorano i numeri
delle ore situate sul lato sinistro del quadrante oppure cercano di
mettere tutti i dodici numeri delle ore a destra oppure li disegnano
tutte in basso lungo il margine del quadrante.
40
41
› Esempio particolarmente interessante
di negligenza spaziale riscontrato
negli autoritratti dipinti di un pittore
tedesco colpito da un ictus che
aveva interessato la corteccia
parietale posteriore destra.
– Dall’esame dei ritratti eseguiti nel periodo
compreso fra due e tre mesi e mezzo
dall’episodio risaltava una grave
negligenza del lato sinistro della faccia.
– La negligenza persisteva, sebbene ridotta
anche dopo nove mesi, quando il
paziente aveva essenzialmente
recuperato tutti gli altri deficit.
42
2 mesi
6 mesi
3 mesi e ½
9 mesi
Ramachandran 
Phantoms In The Brain
https://www.youtube.com
/watch?v=sq6u4XVrr58&li
st=PL361F982E5B7C1550
43
› La negligenza spaziale degli
stimoli può essere
particolarmente selettiva.
– Ricerche condotte su pazienti con
sindrome da negligenza
conseguente a lesioni dell’emisfero
destro hanno dimostrato la
presenza di deficit relativi alla
percezione della forma degli
oggetti.
– Tali pazienti non sono in grado di
vedere tutte le parti di un oggetto,
anche se le loro vie visive sono
intatte, ma nonostante ciò riescono
a riconoscere l’oggetto.
44
› A una paziente colpita da
negligenza in seguito ad un ictus a
carico dell’emisfero destro
venivano mostrati dei disegni che
riproducevano la forma di un
oggetto tracciato a puntini (o con
linee sottili).
– Successivamente, le veniva chiesto di
segnare con una matita ogni puntino.
– La paziente era in grado di
riconoscere la forma dei disegni
riportati in figura (rettangolo, cerchio,
lettera E, lettera H), ma, quando le
veniva chiesto di marcare ogni
puntino con la matita, trascurava la
metà sinistra di ogni oggetto.
45
› Queste osservazioni cliniche hanno fornito
una delle prime prove che le vie percettive
comprendono anche circuiti specifici
preposti all’esame
1. della forma complessiva degli oggetti e
2. di particolari aspetti inerenti la loro forma
complessiva.
46
› La negligenza della rappresentazione è forse la più affascinante forma di
negligenza sensoriale che riguarda la rappresentazione interna dell’intero campo
visivo sinistro o destro di una scena visiva.
› Bisiach e Luzzatti (1978)  studiarono un gruppo di pazienti di Milano, che
avevano tutti una lesione del lobo parietale destro.
– Nell’ambulatorio dell’ospedale, a questi pazienti veniva chiesto di immaginare di
trovarsi in piazza del Duomo e di guardare la facciata della Cattedrale e di descrivere,
attingendo ai loro ricordi, i principali edifici che si affacciano sulla piazza. I pazienti
erano in grado di identificare gli edifici disposti sul lato destro della piazza (il lato
ipsolaterale alla lesione) mentre non riuscivano a ricordare gli edifici disposti sul lato
sinistro, sebbene essi fossero loro familiari.
– Agli stessi pazienti veniva successivamente chiesto di immaginarsi di guardare la
piazza dai gradini del Duomo e cioè dalla parte opposta, in modo tale che il lato
destro e sinistro della piazza risultavano invertiti. Immaginando di trovarsi in questa
posizione, i pazienti erano in grado di indicare i nomi degli edifici che in precedenza
non erano riusciti ad identificare, ma non riuscivano più ad indicare i nomi di quelli
che avevano precedentemente identificato.
47
Piazza del Duomo
Duomo
Prospettiva della piazza dai
gradini del Duomo
Prospettiva della piazza dal
lato opposto del Duomo
48
› Queste osservazioni ci suggeriscono che 
– la memoria dello spazio extrapersonale viene immagazzinata
secondo un sistema di riferimento centrato sul corpo.
› I pazienti milanesi avevano evidentemente conservato in memoria il
ricordo completo di tutta la piazza del Duomo ed erano in possesso delle
facoltà necessarie per richiamare alla mente questo ricordo nella sua
interezza.
› Tuttavia, essi non erano in grado di accedere alle immagini associate al
lato sinistro del corpo, vale a dire al lato controlaterale a quello della
lesione e pertanto tale negligenza si estendeva anche al ricordo della
parte sinistra dello spazio ed alla parte sinistra del campo visivo.
– Il richiamo alla mente dei ricordi di ciascuna metà del campo
visivo viene operato per il tramite dell’emisfero controlaterale.
49
› Alcune fibre dei nervi ottici
s’incrociano, mentre altre no, a
livello del chiasma.
– Ne risulta che alcuni dei neuroni
che ricevono gli stimoli dal campo
visivo di sinistra li inviano
all’emisfero destro, e viceversa.
› Ciò rende possibile, su un
soggetto con cervello diviso,
inviare un’informazione visiva a
uno solo degli emisferi,
facendo in modo che la
persona fissi un punto su uno
schermo, quindi proiettando
per pochi attimi uno stimolo a
destra o a sinistra del punto.
50
› Le immagini visive generate con l’immaginazione sono mediate dalle stesse componenti
del sistema visivo che sono implicate nell’elaborazione delle immagini visive generate
direttamente dagli stimoli visivi.
– Recenti indagini condotte mediante la PET hanno dimostrato che, quando a soggetti normali
viene chiesto di chiudere gli occhi e di rappresentarsi mentalmente la visione di un oggetto, per
esempio la lettera a, si verifica l’attivazione della corteccia visiva primaria, così come avviene
quando si guarda realmente un oggetto.
› Perciò lesioni della corteccia parietale posteriore, che provocano deficit nella percezione
visiva di oggetti osservati in tempo reale, determinano deficit anche nella creazione di
immagini visive attraverso la memoria e l’immaginazione.
– Inoltre, è stato osservato che molti compiti che richiedono la formazione di immagini visive
attingendo dai magazzini della memoria provocano una intensa attivazione della corteccia
parietale posteriore e ciò suggerisce che nella loro immaginazione gli individui orientano i loro
corpi rispetto alle figure generate mediante l’immaginazione!
– È presumibile che sia proprio questa capacità di orientarsi mediante l’immaginazione che manca
nei pazienti con negligenza della rappresentazione.
51
› Lesion in parietal lobe can produce the odd syndrome of reduplicative paramnesia, a
delusional belief that a place has been duplicated or exists in more than one spot at the
same time, or has been moved to a different location. I had a patient who, although she
was being examined in my office at New York Hospital, claimed we were in her home in
Freeport, Maine. I started with the question “So, where are you?” She replied, “I am in
Freeport, Maine. I know you don’t believe it. Dr. Posner told me this morning when he
came to see me that I was in Memorial Sloan-Kettering Hospital and that when the
residents come on rounds to say that to them. Well, that is fine, but I know I am in my
house on Main Street in Freeport, Maine!” I asked, “Well, if you are in Freeport and in your
house, how come there are elevators outside the door here?” She calmly responded,
“Doctor, do you know how much it cost me to have those put in?”
› La paramnesia reduplicativa è una sindrome delirante caratterizzata dall'alterata
identificazione dei luoghi, per cui il paziente crede che un luogo o una scena sia stata
duplicata, che esiste in due o più posti contemporaneamente, oppure che è stato
"trasferito" in un altro luogo. Fa parte delle sindromi da falso riconoscimento ed è di
solito associata a casi di lesioni cerebrali acquisite, in particolare nei casi di lesioni
simultanee all'emisfero cerebrale destro e ai lobi frontali.
52
Scarica

Scarica Ora - Cognitivelab