GLOBALIZZAZIONE
e disuguaglianze
“ Human
progress
is neither
automatic
nor inevitable ”
Antonio Golini
Daria Squillante
EunomiaMASTER
Alta formazione-politico istituzionale
28 marzo 2015 – X EDIZIONE
Martin Luther King, Jr.
GLOBALIZZAZIONE: UN PIANETA IN UNA PAROLA…
Nel 1983, il giornalista Theodore Levitt
forgia il termine «globalizzazione»,
simbolizzando con una sola parola una fra
le più epocali e multidimensionali
rivoluzioni.
La “globalizzazione” che nell’ottica della
corrente di pensiero favorevole, idealmente
rappresenta la concretizzazione di un
fenomeno storico di ravvicinamento tra i
popoli ed i continenti, assume infatti via via
una pluralità di significati:
- il progresso tecnologico nel campo dei trasporti che rende più facile ed economico lo
spostamento dei beni da un luogo all’altro.
- la «smaterializzazione» delle ricchezze
tradizionali attraverso la “finanziarizzazione”
dell’economia: il possesso dei beni materiali
cede il passo alla proprietà e allo scambio di
risorse finanziarie.
- i sistemi produttivi diventano
«liquidi»
e
flessibili,
consentendo alle imprese di
spostarsi rapidamente da un
luogo all’altro del globo e di
allocare le diverse fasi del ciclo
produttivo in aree territoriali più
convenienti.
… UN VILLAGGIO PER UN PIANETA
Ma altri “beni immateriali” conquistano
una cruciale importanza strategica ed
economica
nel
nostro
«Pianeta
globalizzato»:
la
conoscenza
e
l’informazione.
Il visionario «villaggio globale» del sociologo
canadese Herbert Marshall Mc Luhan è
diventato realtà anche grazie al progresso dei
“mass media” e delle ICT (Information and
Communication Technologies), affidando alla
parola «globalizzazione» un significato
ulteriore: la trasmissione universale ed
istantanea delle informazioni.
Il concetto di “globalizzazione”, essenzialmente economico all’origine, si è così arricchito
anche di una dimensione culturale, valoriale e identitaria: la propagazione in tempo reale
ed in ogni luogo dei costumi, degli stili di vita, delle filosofie di vita, grazie all’ubiqua e
circolare interconnessione di parole, suoni ed immagini.
L’INNOVAZIONE MOTORE DELLA GLOBALIZZAZIONE…
L'innovazione tecnologica ha giuocato un ruolo fondamentale nell’epopea della
globalizzazione, sempre di più teatro di una competizione feroce tra le economie e,
ovviamente, tra le imprese.
Di
La globalizzazione ha le proprie tecnologie fondanti:
Gi
Ta
Liz
Za
Zio
ne
miniaturizzazione
informatizzazione
Da una parte ha
suscitato l’innovazione
di prodotti, anche per
una domanda sostenuta
da bisogni individuali
indotti nel consumatore,
comunicazione
satellitare
fibre ottiche
dall'altra ha favorito l’innovazione
dei
processi
accelerando
l’incremento
della
produttività,
anche a dispetto dell’occupazione
qualora fondata sulla riduzione del
costo del lavoro.
… LA GLOBALIZZAZIONE MOTORE DELLA COMPETIZIONE…
Si è pervenuti ad un divario crescente tra la velocità con cui aumenta la massa dei beni
prodotti immessi sul mercato e la velocità con cui aumenta la spendibilità da parte del
mercato, scatenando l’urgenza di essere sempre più multidimensionalmente
«competitivi».
… E DI UN «RITORNO ALL’ANTICO»?
IL PIL NEL 1950
56.8 %
Developed markets
43.2 %
IL PIL NEL 2030
Emerging markets
L’IMPERO ASIATICO E’ ALLE PORTE…
Due terzi dei
consumatori di
classe media
vivranno in
Asia
… E LO SONO ANCHE I BRICS\1
Nel 2003, Jim O'Neill della
Goldman Sachs coniò il
termine «BRICs», ipotizzando
che entro il 2050 Russia, Cina,
India e Brasile sarebbero
divenute più ricche delle attuali
maggiori potenze economiche.
Graduatoria PIL (in $)
Average GDP growth
2010 - 2017
… E LO SONO ANCHE I BRICS\2
GLOBAL COMPETITIVENESS REPORT 2013-2014
MENTRE L’EUROPA E’ SEMPRE MENO COMPETITIVA…
In Europa la competitività non è omogenea: il divario è determinato dal
funzionamento delle Istituzioni, dall’istruzione e dalla capacità di innovare
GLOBAL COMPETITIVENESS REPORT 2013-2014
…E I GAP NELL’INNOVAZIONE RESTANO IRRISOLTI \1
Utilizzatori di Internet
Studenti iscritti
E I GAP NELL’INNOVAZIONE RESTANO IRRISOLTI \2
… DUNQUE IL FUTURO CHE SI PROSPETTA…
Graduatoria delle prime 10 economie nazionali
…FA INTERROGARE SUL «DIAMANTE DI PORTER» «VERSIONE EUROPEA»
Porter’s National Diamond Framework
FACTOR CONDITIONS
RELATING AND
SUPPORTING
INDUSTRIES
DEMAND
CONDITIONS
STRATEGY, STRUCTURE,
AND RIVALRY
1.
2.
3.
4.
FACTOR CONDITIONS—“Home grown” resources/capabilities more important
than natural endowments.
RELATED AND SUPPORTING INDUSTRIES—Key role of “industry clusters”
DEMAND CONDITIONS—Discerning domestic customers drive quality & innovation
STRATEGY, STRUCTURE, RIVALRY. E.g. domestic rivalry drives upgrading.
E LA COMPETITIVITA’ ITALIANA?
GCI 2013-2014
Country/Econom y
GCI 2012-2013
Rank
Score
Rank
Change
Switzerland
1
5,67
1
0
Singapore
2
5,61
2
0
0
Finland
3
5,54
3
Germany
4
5,51
6
2
United States
5
5,48
7
2
Sweden
6
5,48
4
-2
2
Hong Kong SAR
7
5,47
9
Netherlands
8
5,42
5
-3
Japan
9
5,40
10
1
United Kingdom
10
5,37
8
-2
4
Norway
11
5,33
15
Taiwan, China
12
5,29
13
1
Qatar
13
5,24
11
-2
Canada
14
5,20
14
0
Denmark
15
5,18
12
-3
Austria
16
5,15
16
0
Belgium
17
5,13
17
0
New Zealand
18
5,11
23
5
United Arab Emirates
19
5,11
24
5
Saudi Arabia
20
5,10
18
-2
Australia
21
5,09
20
-1
Luxembourg
22
5,09
22
0
France
23
5,05
21
-2
Malaysia
24
5,03
25
1
Korea, Rep.
25
5,01
19
-6
Brunei Darussalam
26
4,95
28
2
Israel
27
4,94
26
-1
Ireland
28
4,92
27
-1
China
29
4,84
29
0
Fonte: 2013 World Economic Forum | www.weforum.org/gcr
L’Italia è solo al 49° posto nella graduatoria
complessiva, nonostante sia al:
- 27° posto nella sofisticazione del businness
- 2° posto nella capacità di creare cluster d’impresa
- 10° posto per ampiezza di mercato
Sconta infatti:
- il 137° posto nell’efficienza del mercato del lavoro
- Il 124° posto nell’efficienza finanziaria
- Il 102° posto per la cornice istituzionale
Italy
49
4,41
42
-7
Kazakhstan
50
4,41
51
1
Portugal
51
4,40
49
-2
3
Latvia
52
4,40
55
South Africa
53
4,37
52
-1
Costa Rica
54
4,35
57
3
Mexico
55
4,34
53
-2
-8
Brazil
56
4,33
48
Bulgaria
57
4,31
62
5
Cyprus
58
4,30
58
0
Philippines
59
4,29
65
6
4,28
59
-1
India
60
(…)
Sierra Leone
144
3,01
143
-1
Yemen
145
2,98
140
-5
-2
Burundi
146
2,92
144
Guinea
147
2,91
141
-6
Chad
148
2,85
139
-9
L’ITALIA, LA CRISI E LA COMPETITIVITA’ DEI SETTORI
Variazione % mediana del fatturato delle imprese per settore di
attività economica tra il 2010 e il 2013.
Verde = fatturato totale in aumento
Fonte: ISTAT, Rapporto sulla competitività dei
Rosso = fatturato totale in diminuzione
settori produttivi, 2014
Grigio = fatturato totale invariato
LE «RISPOSTE« DELLE IMPRESE ITALIANE ALLA CRISI
Le leve competitive emerse nel periodo
della crisi come cruciali per la tenuta e
l’espansione delle vendite interne e/o
estere posso essere ricondotte in
particolare a:
-
Relazioni con altre imprese
Attività innovativa
Espansione della gamma di prodotti
Fonte: ISTAT, Rapporto sulla competitività dei settori produttivi, 2014
CRESCONO I DIVARI ESTERNI E INTERNI \1
Fonte: ISTAT, NoiTalia 2015
CRESCONO I DIVARI ESTERNI E INTERNI \2
Fonte: ISTAT, NoiTalia 2015
MA LA GLOBALIZZAZIONE
DA’ MOLTO ALTRO A CUI PENSARE…
«la globalizzazione esiste
ed è un fatto che non si può
fermare;
è già avvenuta,
ed è qui per restare»
(Kenichi Ohmae)
LA GLOBALIZZAZIONE E LE SUE DOMANDE
 la globalizzazione promuove
soprattutto nei paesi poveri?
la
crescita
economica
 favorisce la stabilità economica o rende le economie più
instabili?
 accresce o diminuisce la disuguaglianza nella distribuzione
del reddito all’interno dei singoli paesi e fra paesi?
 come cambiano i poteri e le capacità di intervento dei
governi e delle istituzioni?
GLOBALIZZAZIONE = FINE DELLA POVERTA’? \1
Complessivamente
la povertà è
decresciuta negli
anni della
«globalizzazione»
GLOBALIZZAZIONE = FINE DELLA POVERTA’? \2
Ma
permangono
forti divari
a livello
regionale
GLOBALIZZAZIONE = FINE DELLA POVERTA’? \3
GLOBALIZZAZIONE = FINE DELLA POVERTA’? \4
TUTTO E’ INTERCONNESSO, TUTTO E’ DUPLICE…
 gli shock si trasmettono più facilmente
da un paese all’altro
la liberalizzazione dei mercati finanziari stimola
la crescita perché:

c’è minore discrezionalità nel controllo
della domanda aggregata che dipende in
misura
maggiore
dall’andamento
dell’economia globale

crescono i vincoli alle politiche di
welfare

aumenta la probabilità di crisi
finanziarie soprattutto nelle economie più
deboli a causa del contagio

nei paesi in via di sviluppo le politiche
economiche
sono
fortemente
condizionate
dai
programmi
di
aggiustamento strutturale
 consente di diversificare il rischio e di
finanziare investimenti più rischiosi e più
produttivi
 accresce il risparmio e lo indirizza meglio verso
gli investimenti migliori
 consente ai paesi poveri di superare i vincoli
derivanti dal basso risparmio e dalla scarsità di
valuta estera
 gli
investimenti
diretti
favoriscono
il
trasferimento delle tecnologie e delle
conoscenze
 impone maggiore disciplina ai governi banche
e imprese.

la mobilità delle multinazionali impone
vincoli alla politica fiscale
Ma

la tassazione si sposta dal capitale (più
mobile) al lavoro (meno mobile)

la politica monetaria è condizionata
dalla mobilità dei capitali: piccole
variazioni del tasso di interesse possono
determinare elevati afflussi o deflussi di
capitali
la liberalizzazione accresce i divari
perché:
 se l’accumulazione di capitale è soggetta a
rendimenti crescenti i paesi più dotati
attraggono capitali
 gli effetti positivi sulla crescita si manifestano al
di sopra di una certa soglia di sviluppo
 le recenti crisi finanziarie mostrano che la
liberalizzazione può avere conseguenze
negative sulla crescita dei PVS
… E ANCHE LA «SOVRANITA’
SI FA «LIQUIDA» E «GLOBALIZZATA»
La “sovranità” dei singoli Stati si fa sempre più «liquida», e con essa il
rimescolamento degli equilibri di potere fra nazioni, macroaree e continenti:
 Lo
spostamento
del
capitale
finanziario, delle informazioni e delle
conoscenze da un luogo all’altro e
perciò anche da uno Stato all’altro, alla
ricerca del luogo più conveniente su cui
posizionarsi,
sfuggono
pressoché
integralmente al controllo dei poteri
pubblici.
 Si accresce l’influenza esercitata
sugli Stati da decisioni prese da
gruppi internazionali di potere
economico e politico.
 La competizione esistente tra gli Stati
del globo per disegnare e dislocare le
migliori strategie di impresa, strategie
fiscali,
strategie
contributive
e
quant’altro,
sradica
il
potere
economico nazionale da un’identità
territoriale.
La triade «popolo-territorio-sovranità»
per identificare uno Stato sembra
tramontata.
COME PURE SI «GLOBALIZZANO I RISCHI»
In un mondo globalizzato non sono soltanto le opportunità a divenire «globali»:
lo sono anche i «rischi» connessi alle «dimensioni globalizzate»
CONCLUSIONE: LA GLOBALIZZAZIONE E’ UN BENE?
1) la scuola “ultraliberista” :
professa la totale libertà di mercato, dei capitali,
delle merci e delle persone, riallacciandosi alla
teoria classica degli scambi internazionali di
Adam Smith e David Ricardo.
2) la scuola “globalriformista”:
pur essendo favorevole alla globalizzazione o
almeno considerandola come un fenomeno
inarrestabile ed ineluttabile, ritiene che la
“globalizzazione” non favorisca, lasciata a se stessa,
il superamento di nodi cruciali quali la fame nel
mondo, la sete, la povertà, la sanità ecc., che
devono essere assolutamente affrontati e risolti
attraverso
Autorità
sopranazionali
o
una
“governance” mondiale. Autorevoli rappresentanti
di questa scuola sono Amartya Sen e Kenichi
Ohmae, l’economista giapponese che ebbe a
coniare la parola stessa “globalizzazione”.
Tre principali scuole di pensiero
dibattono sul ruolo positivo o
negativo della “globalizzazione”:
3) la scuola di
“antiglobalizzazione estrema”:
Il filone più razionale e scientifico,
facente capo a Noam Chomsky,
Vandana Shiva, Joseph E. Stiglitz,
Jean Ziegler ed altri, pone al vertice
dei traguardi dell’umanità il “diritto
alla felicità”, le “pari opportunità”,
la ”giustizia sociale” per tutti gli
abitanti del pianeta, a prescindere
dalla nazionalità, dal colore della pelle,
dalla religione.
CONCLUSIONE: LA GLOBALIZZAZIONE E’ GESTIBILE?
La continua e "sconvolgente" innovazione tecnologica da un lato e
la globalizzazione dall'altro – entrambe irresistibili e inevitabili - tendono
ad aumentare le distanze e gli squilibri fra chi - nazioni, unioni di stati,
aree territoriali, aziende, gruppi sociali, persone - è più capace e lesto a
innovare e globalizzare e chi no. Come necessaria conseguenza le
distanze aumentano e le povertà si accentuano.
Anche per via delle formidabili differenze negli esistenti rapporti di
forza politica, militare, economica, demografica, tecnologica e anche
culturale. Non possono convivere e giocare alla pari paesi
demograficamente “miliardari” e “piccolissimi” paesi dal peso
demografico (ed economico, politico, militare, tecnologico, culturale)
ridotto.
E poi, la concorrenza che ci viene, all'Italia e all'Europa, dai paesi
emergenti (dall’esterno e anche all’interno della stessa Unione europea)
è tale da scompaginare il nostro tran-tran al quale vorremmo adagiarci
senza essere continuamente costretti a rincorrere ed a riadattarci.
Una possibile soluzione politica potrebbe essere quella di arrivare
a creare 5-10 Unioni regionali che abbiano più o meno la stessa “forza”
e che possano assumersi la responsabilità della governance del pianeta
…
… nella speranza di potere e sapere gestire le cose del mondo
in modo da assicurare prosperità ad ogni essere umano e alla
intera umanità
Scarica

GLOBALIZZAZIONE