Canti XVII e XXXIII
IL PARADISO E IL SIGNIFICATO DELLA
“COMMEDIA”
DANTE SALE AL PARADISO



Nel Paradiso terrestre,
Dante si liberato di ogni
peccato e anche del
ricordo di averli commessi
Ormai nulla lo trattiene più
sulla Terra
Dante Guarda negli occhi
Beatrice e si rende conto
che sta salendo veloce
verso l’alto
STRUTTURA DEL PARADISO





Dante attraversa la sfera
del fuoco…
… e poi i nove cieli che
ruotano intorno alla Terra.
In ogni cielo si mostrano a
Dante le anime beate,
secondo un ordine che
vede i migliori più in alto
Ogni cielo è sede di un
coro angelico
Il nono cielo o Primo
Mobile dà il movimento ai
cieli sottostanti
L’INCONTRO CON CACCIAGUIDA



Nel cielo di Marte (V cielo),
Dante incontra gli spiriti di
coloro che hanno combattuto
per la fede
Tra di esse vi è l’anima del
trisnonno di Dante,
Cacciaguida, che morì
combattendo nella seconda
crociata
Dante e Cacciaguida hanno un
lungo colloquio, che si trova nei
canti XV, XVI e XVII, cioè nei tre
canti centrali del Paradiso
IL COLLOQUIO TRA DANTE E CACCIAGUIDA



Cacciaguida parla a lungo della
decadenza di Firenze (cc. XV e
XVI)
Nel c. XVII, il terzo dei canti di
Cacciaguida, Dante chiede al suo
antenato la spiegazione di alcuni
accenni al suo futuro, che non gli
sono ben chiari
Cacciaguida spiega a Dante che
dovrà andare presto in esilio
L’ANNUNCIO DELL’ESILIO (VV. 46-60)
46
Qual si partio Ippolito d'Atene
47 per la spietata e perfida noverca,
48 tal di Fiorenza partir ti convene.
49
Questo si vuole e questo già si cerca,
50 e tosto verrà fatto a chi ciò pensa
51 là dove Cristo tutto dì si merca.
52
La colpa seguirà la parte offensa
53 in grido, come suol; ma la vendetta
54 fia testimonio al ver che la dispensa.
55
Tu lascerai ogne cosa diletta
56 più caramente; e questo è quello strale
57 che l'arco de lo essilio pria saetta.
58
Tu proverai sì come sa di sale
59 lo pane altrui, e come è duro calle
60 lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.
Ippolito, figlio del re di Atene Teseo, fu
ingiustamente accusato di seduzione dalla
matrigna Fedra e dovette andare in esilio
Da chi pensa a ciò
Dove si vende Cristo tutto il giorno (a Roma,
sede papale): è un riferimento a Bonifacio
VIII che fu causa dell’esilio di Dante
Sarà data agli sconfitti
La punizione sarà testimonianza della Verità che
la distribuisce – in altre parole: Dio, che è
verità, farà giustizia e punirà chi dice il falso
E questa è la prima freccia che lancia l’arco
dell’esilio (è il primo dolore che proverai
quando andrai in esilio)
Strada difficile da percorrere
LE TRISTI CONDIZIONI DELL’ESILIO DI DANTE (VV.61-75)
61
E quel che più ti graverà le spalle,
62 sarà la compagnia malvagia e scempia
63 con la qual tu cadrai in questa valle;
Ma il peso maggiore
Stolta
Tu andrai in esilio (metafora)
64
che tutta ingrata, tutta matta ed empia
65 si farà contr'a te; ma, poco appresso,
66 ella, non tu, n'avrà rossa la tempia.
Insensata e malvagia
67
Di sua bestialitate il suo processo
68 farà la prova; sì ch'a te fia bello
69 averti fatta parte per te stesso.
70
Lo primo tuo refugio e 'l primo ostello
71 sarà la cortesia del gran Lombardo
72 che 'n su la scala porta il santo uccello;
73
ch'in te avrà sì benigno riguardo,
74 che del fare e del chieder, tra voi due,
75 fia primo quel che tra li altri è più tardo.
La tempia rossa di sangue per le ferite: sarà
sconfitta e uccisa in battaglia
I fatti successivi (il processo) dimostreranno quanto
questa compagnia era stolta (la bestialità di
essa)
…che tu sarai soddisfatto di…
Che ha come stemma l’aquila imperiale su una
scala (Cangrande della Scala signore di Verona,
che aveva questo stemma )
Che farà prima a chiedere o a dare chi è più lento;
in altre parole: che farete a gara, uno a
chiedere e l’altro a dare
STEMMA DELLA
FAMIGLIA DELLA
SCALA
•L’aquila
è segno della carica
di vicario imperiale dato a
Cangrande della Scala,
signore di Verona
•La
scala costituisce un
classico caso di “stemma
parlante”
•Cangrande
fu amico di
Dante e lo ospitò per primo
durante l’esilio
IL DUBBIO DI DANTE (VV. 100 – 120)
100 Poi che, tacendo, si mostrò spedita
101 l'anima santa di metter la trama
102 in quella tela ch'io le porsi ordita,
103 io cominciai, come colui che brama,
104 dubitando, consiglio da persona
105 che vede e vuol dirittamente e ama:
106 «Ben veggio, padre mio, sì come sprona
107 lo tempo verso me, per colpo darmi
108 tal, ch'è più grave a chi più s'abbandona;
109 per che di provedenza è buon ch'io m'armi,
110 sì che, se loco m'è tolto più caro,
111 io non perdessi li altri per miei carmi.
112 Giù per lo mondo sanza fine amaro,
113 e per lo monte del cui bel cacume
114 li occhi de la mia donna mi levaro,
115 e poscia per lo ciel, di lume in lume,
116 ho io appreso quel che s'io ridico,
117 a molti fia sapor di forte agrume;
118 e s'io al vero son timido amico,
119 temo di perder viver tra coloro
120 che questo tempo chiameranno antico».
Di aggiungere la trama all’ordito (metafora tolta dalla
tessitura): di completare, di spiegare gli indizi che
gli avevo dato
Che interpreta correttamente (vede e vuole
direttamente) e che mi vuol bene (ama)
Che risulta più pesante (grave) per chi meno si
prepara, meno se l’aspetta
Se mi sarà tolto il luogo più caro (Firenze), io non
perda la possibilità di ricevere rifugio altrove con
la mia poesia (per li miei carmi)
L’inferno
Il monte dalla cui cima (cacume) mi fecero salire gli
occhi della mia donna (il purgatorio)
Riferisco
Per molti sarà sgradevole (agro)
E se io non dico la verità con coraggio
Di non diventare famoso (vivere tra i posteri, che
chiameranno antica questa epoca)
LA SPIEGAZIONE DI CACCIAGUIDA (VV.121-129)
121 La luce in che rideva il mio tesoro
122 ch'io trovai lì, si fé prima corusca,
123 quale a raggio di sole specchio d'oro;
Splendeva Cacciaguida
Luminosa
124 indi rispuose: «Coscienza fusca
125 o de la propria o de l'altrui vergogna
126 pur sentirà la tua parola brusca.
Sporca
Colpa
127 Ma nondimen, rimossa ogne
menzogna,
128 tutta tua vision fa manifesta;
129 e lascia pur grattar dov'è la rogna.
Presenta, esponi
LO SCOPO DELLA COMMEDIA (VV. 130 - 142)
130
Ché se la voce tua sarà molesta
131 nel primo gusto, vital nodrimento
132 lascerà poi, quando sarà digesta.
133
134
135
Questo tuo grido farà come vento,
che le più alte cime più percuote;
e ciò non fa d'onor poco argomento.
136
Però ti son mostrate in queste rote,
137 nel monte e ne la valle dolorosa
138 pur l'anime che son di fama note,
139
ché l'animo di quel ch'ode, non posa
140 né ferma fede per essempro ch'aia
141 la sua radice incognita e ascosa,
142
né per altro argomento che non paia».
Perché
In un primo momento
Digerita, compresa completamente
Che colpisce le cime degli alberi – metafora: che
colpisce le persone più più importanti
Dà molto onore
Perciò
Sfere celesti
solo
Affinché
Non è sicuro né crede a
Basato su chi o ciò che è sconosciuto o
nascosto
Che non appaia chiaro, che non sia evidente
SEGUITO DEL PARADISO


Dante continua a salire
da un cielo all’altro
accompagnato da
Beatrice, che gli spiega
ciò che vede
Nell’VIII cielo Dante è
interrogato sulla fede da
san Pietro, sulla
speranza da san
Giacomo e sulla carità
da san Giovanni
L’EMPIREO



Dopo i nove cieli c’è il
cielo quieto o Empireo, la
sede di Dio, degli angeli e
dei beati
Beatrice si reca al proprio
posto
La terza guida di Dante è
san Bernardo di
Chiaravalle, che con una
preghiera a Maria, ottiene
che poeta abbia la visione
di Dio: un cerchio che
cambia colore
rapidamente.
LA TERZA GUIDA DI DANTE: S. BERNARDO
S. Bernardo di Chiaravalle
(1090-1153) è scelto come
guida di Dante perché:
a)
Fu monaco benedettino
cirstercense (preghiera,
povertà e lavoro)
b)
Fu attivo nella vita politica e
nella Chiesa del suo tempo
c)
Fu particolarmente devoto a
Maria
LA PREGHIERA DI SAN BERNARDO A MARIA – 1
(CANTO XXXIII, 1 – 15)
“Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridiana face
di caritate e giuso, intra i mortali
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia ed a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz’ali.
Punto di arrivo delle decisioni
divine
creatore
Creatura
È fiorito l’Empireo (“candida rosa”)
Una fiaccola luminosa come il sole
a mezzogiorno
Il suo desiderio non potrà essere
soddisfatto.
LA PREGHIERA DI SAN BERNARDO A MARIA – 2
(CANTO XXXIII, 16 – 27)
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l'ultima salute.
Volte
Precede generosamente la richiesta
Dante || dal profondo dell’inferno
Anime
Tanta forza
Guardare Dio con i suoi occhi
LA PREGHIERA DI SAN BERNARDO A MARIA – 3
(CANTO XXXIII, 25 – 39)
E io, che mai per mio veder non arsi
più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co' prieghi tuoi,
sì che ‘l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!”.
Che mai desiderai tanto per me
stesso
Lo sciolga da ogni limite del suo
essere mortale
Dio gli si mostri
Che mantenga intatti i suoi
sentimenti dopo una vista così
grande
Che la tua protezione prevalga sulla
umanità (di Dante)
Scarica

Il Paradiso