CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN
MEDIA EDUCATION
A.A. 2011/2012
MEDIA EDUCATION A
Introduzione alla comunicazione
Prof.ssa Giovannella Greco
[email protected]
Università della Calabria
La comunicazione… è, nello stesso tempo, fondamentale e
vitale. Fondamentale in quanto l’intera società umana,
antica e moderna, si basa sulla capacità dell’uomo di
partecipare intenzioni, desideri, sentimenti, conoscenze ed
esperienze ad altri uomini; è vitale in quanto l’abilità di
comunicazione aumenta la probabilità di sopravvivenza
dell’individuo, mentre la sua mancanza è considerata, in
genere, una condizione patologica della persona.
Charles R. Wright
Università della Calabria
Premessa
La comunicazione è profondamente radicata nel
nostro essere nel mondo.
Qualunque siano gli strumenti (il gesto, la parola o
altri media) e le forme che utilizziamo per
comunicare (diretta o mediata), la comunicazione
non è un evento che avviene fuori di noi, ma un
processo nel quale siamo profondamente implicati,
in quanto esseri sociali che, attraverso una
molteplicità di linguaggi, viviamo in connessione
gli uni con gli altri e con l’ambiente che ci
circonda.
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Oggi, le nostre possibilità d’interagire con gli altri
si sono enormemente dilatate, grazie all’avvento di
nuovi media (digitali) che stanno rapidamente
trasformando il nostro ambiente e noi con esso.
Ma, nonostante le trasformazioni che la
comunicazione umana ha conosciuto nel corso del
tempo (e, presumibilmente, conoscerà ancora), ciò
che persiste è il senso delle motivazioni profonde
che hanno dato vita alle prime forme che il genere
umano ha costruito per rapportarsi ai propri simili e
al mondo: il dialogo e la narrazione.
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si dialoga per organizzare insieme agli altri il proprio
habitat; si racconta per conferire senso a eventi, situazioni,
persone che altrimenti si disperderebbero in un universo
dagli spazi e dai tempi indefiniti. La narrazione e il dialogo
hanno ritmato da sempre l’esistenza umana e continuano a
farlo attraverso i media vecchi e nuovi.
Agata Piromallo Gambardella
Università della Calabria
Il dialogo
Il dialogo è la prima forma di comunicazione
messa in atto dal genere umano per rispondere
all’esigenza di cooperare per sopravvivere.
Ne è testimonianza la contemporanea comparsa
nella storia della civilizzazione umana di due tipi di
artefatti, materiali e linguistici, che sono all’origine
della nostra separazione dal mondo animale:
homo faber e homo loquens sono dunque coevi.
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La comunicazione sottende sempre un dialogo,
dunque la presenza di un altro e la possibilità di una
risposta (Bachtin 1979).
È questa la funzione caratterizzante del linguaggio:
Parlare è sempre
rivolgersi a qualcuno
e
andare incontro ad una risposta
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La nostra esperienza di parlanti è pervasa dalla
dialogicità, ovvero dal nostro essere implicati in
una trama comunicativa, da sempre iniziata e mai
interrotta, nella quale nessuno è mai il primo a
parlare: «il nostro discorso, cioè tutte le nostre
enunciazioni (comprese le opere creative), è pieno
di parole altrui» (Bachtin 1988, 278).
La nostra esperienza di parlanti trova la sua ragion
d’essere nel legame con gli altri, nel nostro essere
immersi in una infinita «catena dialogica», dove
ogni anello è legato all’altro, sia a livello sincronico
(nella contemporaneità) sia a livello diacronico
(nella doppia proiezione verso il passato e verso il
futuro).
Università della Calabria
In altre parole…
ognuno di noi esiste e si definisce attraverso il
dialogo, che è anche dialogo con se stessi e con i
testi che il linguaggio ha creato e sedimentato nel
corso dei secoli.
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L’esistenza dell’uomo (sia quella esteriore che quella
interiore) è una profondissima comunicazione. Essere
significa comunicare. […] essere significa essere per l’altro
e, attraverso l’altro, per sé. L’uomo non ha un territorio
interiore sovrano, ma è tutto e sempre al confine, e,
guardando dentro di sé, egli guarda negli occhi dell’altro e
con gli occhi dell’altro.
Michael Bachtin
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Prendiamo dunque uno specchio in mano e guardiamo. Esso
ci riflette identici invertendo le parti. Ciò che è a destra si
traspone a sinistra e viceversa, sicché chi ci guarda siamo
noi, ma non gli stessi noi che un altro guarda.
Antonio Tabucchi
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tutti i rapporti tra gli uomini, il loro comprendersi e il loro
respingersi, la loro intimità e la loro freddezza sarebbero
mutati in maniera incalcolabile se non esistesse il guardarsi
negli occhi…
La prossimità di questa relazione è sorretta dal fatto
singolare che lo sguardo rivolto all’altro e che lo percepisce
è esso stesso espressivo... Nello sguardo che assume in sé
l’altro si manifesta se stesso; con il medesimo atto con cui il
soggetto cerca di conoscere il suo oggetto, egli si offre qui
all’oggetto. Non si può prendere con l’occhio senza dare
contemporaneamente: l’occhio svela all’altro l’anima che
cerca di svelarlo.
Georg Simmel
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• È attraverso il dialogo che costruiamo il comune
orizzonte di senso in cui siamo immersi e nel quale
acquistano significato le nostre azioni.
• È sul dialogo che si fonda la conoscenza, intesa
nella duplice accezione del «comprendere» e del
«comprenderci».
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La conoscenza
La conoscenza, al pari della comunicazione, può
edificarsi solo in una dimensione relazionale che
preesiste a noi e «si perpetua in quelli che vengono
dopo di noi – come è stato per noi rispetto al
passato – in quanto, anche dopo l’estinzione della
vita di ciascuno, di un gruppo, di una cultura, tutto
ciò che è stato continua a circolare come tacita
comunicazione che in genere chiamiamo ricordo,
eredità spirituale, tradizione e che continua ad
alimentare l’infinito albero della vita e del sapere»
(Piromallo Gambardella 2001, 52-53).
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La narrazione
Se la dimensione dialogica ci consente di
sopravvivere, quella narrativa ci permette di vivere,
perché è attraverso la narrazione che si compie la
ricerca di senso del nostro essere nel mondo,
ovvero
l’esperienza
fondamentale
della
conoscenza.
La narrazione è la prima forma mediante la quale
l’essere umano ha cercato di trovare risposte alle
sue inquietanti domande di senso sulla propria
esistenza nel mondo.
Università della Calabria
L’origine del narrare e del narrarsi è connessa
all’irruzione dell’immaginario nella storia della
civilizzazione umana. Come ci ricorda Edgar Morin
(1974), la nascita dell’homo sapiens è
contemporanea al rito della sepoltura e alla
comparsa dei primi segni pittorici nelle caverne,
che proiettano l’essere umano in un’altra
dimensione (immaginaria) nella quale, per la prima
volta, egli può sfuggire all’angoscia della morte e
dare vita alla rappresentazione simbolica della
realtà.
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La narrazione, intesa come intreccio dei discorsi
che svelano le persone l’una all’altra, può
configurarsi come messa in scena di più voci
(Bachtin 1988).
Dunque, la dimensione dialogica è presente anche
nella narrazione.
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Comunicare è la grande sfida nella quale siamo tutti implicati
anche se spesso in maniera inconsapevole: è l’esplorazione dei
cammini del senso, è il ‘gioco’ inevitabile e rischioso di entrare in
contatto con l’altro, di comprenderlo e di essere da lui compreso,
è il comportamento di quell’«avventura di essere», di cui parla
Lévinas, che bisogna continuamente oltrepassare nella «gratuità
del fuori-di-sé-per-l’altro». Comunicare è uscire dal proprio
magico cerchio e stabilire con gli uomini rapporti brevi o lunghi,
intensi o effimeri ma il cui esito non è mai pre-definito; perciò la
comunicazione è la grande avventura dell’essere: rischiosa,
infinita, dal ritorno incerto.
Oggi comunicare costituisce un’avventura ancora più complessa
e affascinante perché le nostre possibilità di interagire con gli altri
si sono enormemente dilatate nello spazio e nel tempo, grazie
soprattutto all’esplosione tecnologica che sta trasformando
rapidamente il nostro habitat e noi con esso.
Agata Piromallo Gambardella
Università della Calabria
La svolta comunicativa
Il cambiamento di prospettiva indotto dalla
frequentazione di luoghi (territori mediali) e
dall’utilizzo di strumenti di comunicazione (media
digitali) diversi da quelli tradizionali (contesti
locali – gesto e parola) pone una serie di
interrogativi sul senso dell’azione comunicativa e,
più in generale, sul nostro essere nel mondo.
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Il bisogno di comunicare, reso oggi più agevole dai
media digitali (che non richiedono come
prerequisito indispensabile per comunicare la
compresenza fisica degli interlocutori nella stessa
unità di tempo e di luogo), si declina in forme
diverse dal passato, e con valenze anche
contraddittorie che evidenziano l’emergenza di
nodi esperienziali, relativi tanto alla natura e al
significato della relazione sociale quanto alle
pratiche di costruzione dell’identità.
Università della Calabria
Viviamo nell’epoca del simultaneo, nell’epoca della
giustapposizione, nell’epoca del vicino e del lontano, del
fianco a fianco, del disperso. Viviamo in un momento in cui
il mondo si sperimenta, credo, più che come un grande
percorso che si sviluppa nel tempo, come un reticolo che
incrocia dei punti e che intreccia la sua matassa.
Michel Foucault
Università della Calabria
Le forme della vita sociale nella postmodernità
appaiono molto diverse da quelle descritte dai
sociologi classici:
 sia per ciò che riguarda la natura e la qualità
delle relazioni intersoggettive;
 sia per ciò che riguarda i confini spaziotemporali entro cui avvengono tali relazioni.
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La condizione di mediazione comunicativa si presenta oggi
come una condizione stabile nelle nostre vite, ma in modo
molto diverso rispetto al passato. I media sono percepiti e
vissuti non solo come tecnologie ma come ambienti, veri e
propri luoghi nei quali fare esperienza quotidiana, in grado
di dare forma all’habitus cognitivo dell’individuo e
strutturare relazioni sociali, con la capacità di trattare le
variabili dello spazio e del tempo che ci consente di
produrre forme comunicative istantanee e differite,
permanenti e volatili.
Giovanni Boccia Artieri
Università della Calabria
Relazione sociale e identità
Emerge una duplice natura della relazione sociale
le cui forme attuali tendono a svilupparsi, al tempo
stesso, “in riferimento a” e “in connessione con”
(Donati 1983; Archer 2003).
Questa duplice natura della relazione sociale si
accompagna e si lega a nuove pratiche di
costruzione dell’identità che, attraverso forme
crescenti di autonarrazione pubblica (Castells
2009), nuove forme di negoziazione e di messa in
scena (Goffman 1959, 1961), oggi si mostra in
equilibrio problematico fra attività off line e attività
on line, e tra ciò che è pubblico e ciò che è privato
(Boccia Artieri 2010).
Università della Calabria
Verso una nuova cultura emozionale
Alla
ristrutturazione in atto della distinzione
tra pubblico e privato (boyd 2007) corrisponde una
analoga ridefinizione della cultura emozionale, una
categoria centrale nella sociologia delle emozioni
che, facendo riferimento all’«insieme di norme,
convenzioni, linguaggi che regolano la formazione
e l’espressione delle emozioni all’interno dei
diversi contesti sociali», allude al «diverso
significato e senso che viene attribuito alle
emozioni e alle loro espressioni a seconda delle
diverse culture» (Turnaturi 2000, 103).
Università della Calabria
Sul tema del cambiamento della cultura
emozionale, alcune analisi avanzano l’ipotesi di un
passaggio da uno stato emotivo caldo ad uno freddo
nel quale le emozioni, divenute al tempo stesso
oggetto di studio e di consumo, acquisiscono nella
postmodernità un significato altro rispetto alle
connotazioni dell’età premoderna e moderna (Illouz
2004).
C. Lasch ha parlato, a tale proposito, di ritirata
emotiva (1984).
Università della Calabria
Il riserbo e l’indifferenza reciproci – i presupposti spirituali
delle cerchie più ampie – non sono mai avvertiti più
fortemente nei loro effetti sull’indipendenza dell’individuo
che nella più densa confusione delle metropoli, dove la
vicinanza e l’angustia dei corpi rendono più sensibile la
distanza psichica. Ed è solo l’altra faccia di questa libertà il
fatto che a volte non ci si senta da nessuna parte così soli e
abbandonati come nel brulichìo della metropoli: qui come
altrove, non è detto affatto che la libertà dell’uomo si debba
manifestare come un sentimento di benessere nella sua vita
affettiva.
Georg Simmel
Università della Calabria
Simmel descrive con grande efficacia la
trasformazione dell’esperienza dell’individuo nella
modernità, ponendo l’accento su:
•
•
•
•
la spersonalizzazione della maggior parte delle relazioni
sociali che accompagna il procedere della modernità;
l’atrofia della sensibilità e della capacità di percepire la
differenza qualitativa tra le cose, fedele riflesso
dell’economia monetaria;
l’ampliamento del raggio d’azione dell’individuo e la sua
crescente dipendenza da apparati tecnici sovra-individuali;
il modo in cui la tecnologia, incorporata in oggetti di uso
quotidiano, esonerando l’individuo da sforzi, competenze e
gesti precedentemente richiesti, intervenga a modificare il
significato stesso dell’esperienza.
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Mediatizzazione dell’esperienza
Premesso che l’esperienza assume significati
differenti a seconda dei contesti storico-sociali in
cui prende forma, la radice etimologica del termine
(dal latino ex-periri) indica, al tempo stesso, un
“venire da” e un “passare attraverso”.
Esperienza è, pertanto, sia ciò da cui la persona
proviene, sia ciò che la persona attraversa: in
quanto tale, il termine allude al senso di un vissuto
e di un sapere, situato e parziale, che appartiene alla
persona e la caratterizza nella sua singolarità
Greco, Ponziano 2010).
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L’analisi simmeliana della vita moderna nelle
metropoli, anticipando di almeno un secolo temi e
problemi della comunicazione nella postmodernità,
ipotizza
un
processo
di
progressiva
intellettualizzazione dell’esperienza, descritto come
un meccanismo di difesa contro i ritmi frenetici e il
surplus di stimoli posti dalla vita metropolitana, che
induce l’individuo ad affidarsi alla parte «più
adattabile» delle sue forze interiori, ma «meno
sensibile» e «più lontana» dagli strati profondi della
personalità.
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Le grandi trasformazioni, strutturali e culturali che
segnano il passaggio dalla modernità alla
postmodernità intervengono, inevitabilmente, a
trasformare l’esperienza dell’individuo, anche a
causa della dissonanza venutasi a creare tra le cose
(sempre più colte) e le persone (sempre meno
capaci).
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l’individuo è ridotto ad una quantité négligeable, ad un
granello di sabbia di fronte a un’organizzazione immensa di
cose e di forze che gli sottraggono tutti i progressi , le
spiritualità e i valori, trasferiti via via dalla loro forma
soggettiva a quella di una vita puramente oggettiva.
Occorre appena ricordare che le metropoli sono i veri
palcoscenici di questa cultura che eccede e sovrasta ogni
elemento personale. Qui, nelle costruzioni e nei luoghi di
insegnamento, nei miracoli e nel comfort di una tecnica che
annulla le distanze, nelle formazioni della vita comunitaria e
nelle istituzioni visibili dello Stato […] la vita è costituita
sempre più di… contenuti e rappresentazioni impersonali,
che tendono a eliminare le colorazioni e idiosincrasie più
intimamente singolari; così l’elemento più personale, per
salvarsi, deve dar prova di una singolarità e una particolarità
estreme: deve esagerare per farsi sentire, anche da se stesso.
Georg Simmel
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La crescente mediatizzazione che l’esperienza tende
ad assumere nella postmodernità si colloca nel
solco di quel processo di trasformazione
dell’esperienza che prende avvio nell’epoca
moderna, nell’incessante mutamento delle forme
della vita sociale, che Simmel (1918) ha
preconizzato descrivendo la modernità come crisi
permanente, ovvero come epoca del divenire
perpetuo.
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La comunicazione in una prospettiva sociologica
Studiare la comunicazione in una prospettiva
sociologica implica riflettere su uno degli ambiti
fondamentali della vita sociale che, più di altri, è
andato soggetto a modificazioni nell’epoca
moderna e contemporanea.
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tutte le mille relazioni che si riflettono da persona a persona,
momentanee o durevoli, coscienti o inconscie, superficiali o ricche di
effetti… ci legano in modo indissolubile. In ogni attimo questi fili
vengono filati, vengono lasciati cadere, ripresi di nuovo, sostituiti da
altri, intessuti con altri. Qui risiedono le azioni reciproche… tra gli
atomi della società, che sorreggono tutta la tenacia ed elasticità, tutta la
varietà e unitarietà di questa vita così chiara e così enigmatica della
società. […] Soltanto ciò che accade nel dominio dei contatti fisici e
spirituali, della causazione reciproca di piacere e di sofferenza, dei
discorsi e dei silenzi, degli interessi comuni e antagonistici – soltanto
questo costituisce la meravigliosa indissolubilità della società, il
fluttuare della sua vita con cui i suoi elementi acquistano, perdono,
spostano incessantemente il loro equilibrio. […] Questi processi
primari, che creano la società dall’immediato materiale individuale,
sono quindi da sottoporre a una considerazione formale accanto ai
processi e alle formazioni superiori e più complicate; e le particolari
azioni reciproche che si offrono in queste misure non del tutto consuete
all’analisi teorica devono essere esaminate come forme costitutive della
società... Anzi, a questi tipi di relazione apparentemente privi di
importanza sarà opportuno dedicare una considerazione tanto più
approfondita quanto più la sociologia è solita trascurarli.
Georg Simmel
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Nell’opera dei sociologi classici si possono
rintracciare le categorie fondamentali (azione,
relazione, interazione…) e il quadro teorico in cui è
possibile comprendere la modernità e i suoi
sviluppi, ovvero: l’ambiente in cui si sono prodotte
le più recenti e vistose trasformazioni della
comunicazione.
Tuttavia, è solo a partire dagli anni Trenta che lo
studio della comunicazione entra sistematicamente
nella riflessione sociologica, in concomitanza
all’avvento e allo sviluppo dei mass media e della
cultura di massa.
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I primi tentativi di una definizione scientifica della
comunicazione, prima ancora che in ambito
sociologico, si possono rintracciare in altri ambiti
quali, ad esempio, la psicologia, la semiotica e la
linguistica, la filosofia e la critica letteraria,
l’ingegneria, l’informatica e la teoria dei sistemi.
Tra le molteplici definizioni proposte, due in
particolare si rivelano di maggiore utilità per
l’analisi sociologica.
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1. La comunicazione consiste in un passaggio o
trasferimento di informazioni da un soggetto
(emittente) ad un altro (ricevente) mediante veicoli
di varia natura.
2. La comunicazione consiste in una relazione
sociale nel corso della quale due o più soggetti
arrivano a condividere determinati significati.
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In una prospettiva sociologica, la comunicazione si
configura, al tempo stesso, come:
un processo di trasferimento di informazioni
codificate da un soggetto ad un altro, mediante
processi bilaterali di emissione, trasmissione,
ricezione, interpretazione, e una relazione sociale
nel corso della quale i soggetti implicati arrivano a
condividere determinati significati
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In questa prospettiva, è importante sottolineare due
aspetti:
a) il nesso tra il carattere di “processo” e quello di
“relazione”, cioè il fatto che la comunicazione è un processo
fondamentale e vitale per gli esseri umani che, attraverso
azioni di relazione reciproca, costruiscono un comune
orizzonte di senso;
b) la distinzione tra il concetto di “comunicazione” e quello
di “informazione”, laddove il primo si richiama al
significato originario del termine la cui radice etimologica,
derivando dal verbo latino communicare (mettere in
comune), allude all’idea di costruzione di una comunità,
mentre il secondo, derivando dal verbo latino informare
(dare forma), si riferisce ai mezzi che ne veicolano il
contenuto.
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