LEVITICO
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Terzo “rotolo” del Pentateuco
Il nome “Levitico”
a) E’ il titolo che i LXX danno a questo rotolo il cui
argomento riguarda i sacerdoti, che appartengono
alla tribù di LEVI.
b) Le cose contenute in questo testo sono idealmente
connesse con l’Alleanza conclusa al Sinai. Si tratta di
dare delle norme
- al culto, cioè per quanto riguarda i sacrifici
- le persone deputate
- i luoghi
- le regole per la vita liturgica
- le feste
Criteri per una lettura del libro
1. La “stranezza” del
Levitico
Lev.1,14-17
14Se
la sua offerta in onore del Signore è un
olocausto di uccelli, presenterà tortore o colombi.
15Il sacerdote presenterà l’animale all’altare, ne
staccherà la testa, la farà bruciare sull’altare e il
sangue sarà spruzzato sulla parete dell’altare.
16Poi toglierà il gozzo con il suo sudiciume e lo
getterà al lato orientale dell’altare, dov’è il luogo
delle ceneri. 17Dividerà l’uccello in due metà
prendendolo per le ali, ma senza staccarle, e il
sacerdote lo brucerà sull’altare, sulla legna che è
sul fuoco. È un olocausto, sacrificio consumato
dal fuoco, profumo gradito in onore del Signore.
Lev.11,9-12
9Fra
tutti gli animali acquatici ecco quelli che
potrete mangiare: potrete mangiare tutti quelli,
di mare o di fiume, che hanno pinne e squame.
10Ma di tutti gli animali che si muovono o vivono
nelle acque, nei mari e nei fiumi, quanti non
hanno né pinne né squame saranno per voi
obbrobriosi. 11Essi saranno per voi obbrobriosi;
non mangerete la loro carne e riterrete
obbrobriosi i loro cadaveri. 12Tutto ciò che non ha
né pinne né squame nelle acque sarà per voi
obbrobrioso.
Lev.13,29-37
29Se
un uomo o una donna ha una piaga sul capo o sul mento, 30il sacerdote esaminerà
la piaga: se riscontra che essa è incavata rispetto alla pelle e che vi è del pelo
gialliccio e sottile, il sacerdote lo dichiarerà impuro; è tigna, lebbra del capo o del
mento. 31Ma se il sacerdote, esaminando la piaga della tigna, riscontra che non è
incavata rispetto alla pelle e che non vi è pelo scuro, il sacerdote isolerà per sette
giorni la persona affetta da tigna. 32Se il sacerdote, esaminando al settimo giorno
la piaga, vedrà che la tigna non si è allargata e che non vi è pelo gialliccio e che la
tigna non appare incavata rispetto alla pelle, 33quella persona si raderà, ma non
raderà il luogo dove è la tigna; il sacerdote la terrà isolata per altri sette giorni. 34Al
settimo giorno, il sacerdote esaminerà la tigna: se riscontra che la tigna non si è
allargata sulla pelle e non appare incavata rispetto alla pelle, il sacerdote la
dichiarerà pura; quella persona si laverà le vesti e sarà pura.
35Ma se, dopo che sarà stata dichiarata pura, la tigna si allargherà sulla pelle, 36il
sacerdote l’esaminerà: se nota che la tigna si è allargata sulla pelle, non starà a
cercare se vi è il pelo giallo; quella persona è impura. 37Ma se vedrà che la tigna si
è fermata e vi è cresciuto il pelo scuro, la tigna è guarita; quella persona è pura e il
sacerdote la dichiarerà tale.
Lev.15,1-9
1Il
Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: 2«Parlate agli Israeliti
dicendo loro: “Se un uomo soffre di gonorrea nella sua carne, la sua
gonorrea è impura. 3Questa è la condizione di impurità per la
gonorrea: sia che la carne lasci uscire il liquido, sia che lo trattenga,
si tratta di impurità. 4Ogni giaciglio sul quale si coricherà chi è
affetto da gonorrea sarà impuro; ogni oggetto sul quale si siederà
sarà impuro. 5Chi toccherà il giaciglio di costui, dovrà lavarsi le vesti
e bagnarsi nell’acqua e resterà impuro fino alla sera. 6Chi si siederà
sopra un oggetto qualunque, sul quale si sia seduto colui che soffre
di gonorrea, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e resterà
impuro fino alla sera. 7Chi toccherà il corpo di colui che è affetto da
gonorrea si laverà le vesti, si bagnerà nell’acqua e resterà impuro
fino alla sera. 8Se colui che ha la gonorrea sputerà sopra uno che è
puro, questi dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e resterà
impuro fino alla sera. 9Ogni sella su cui monterà chi ha la gonorrea
sarà impura.
Ma che significato hanno per noi…?
Lasciamo la parola al grande Origene (III sec.):
“Negli ultimi giorni il Verbo di Dio, rivestito di carne,
tramite Maria, uscì in questo mondo, e altro era quello
che in lui si vedeva, altro quello che si comprendeva,
giacchè la vista della carne in Lui si manifestava a tutti,
ma a pochi eletti era concesso il riconoscimento della
divinità; così anche quando il verbo di Dio è proferito
agli uomini, mediante i profeti o il legislatore, non è
proferito senza vesti convenienti. E come là è ricoperto
dal velo della carne, lo è qui dal velo della lettera, di
modo che si scorge la lettera come la carne, ma si
percepisce nascosto al di dentro il senso spirituale
come la divinità” (Origene, Omelia sul Levitico I,1)
2. Il LEVITICO, ossia il
trionfo della
connotazione
Che cosa è la connotazione:
consiste nelle sfumature di ordine soggettivo, e cioè i
valori allusivi, evocativi, affettivi, che accompagnano
l’uso della parola.
E allora tutto il materiale raccolto nel Levitico allude con
intensità a un elemento fondamentale dell’essere
popolo di Dio. Possiamo ricordare Es.19,5-6
“Voi… mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione
santa“
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3. LA SCUOLA SACERDOTALE
“Sui fiumi di Babilonia…”
La prospettiva del Salmo 137
1Lungo
i fiumi di Babilonia là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
2Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre,
3perché là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano
deportato, allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!».
4Come cantare i canti del Signore in terra straniera?
5Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la
mia destra;
6mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia.
7Ricordati,
Signore, dei figli di Edom, che, nel giorno di
Gerusalemme, dicevano: «Spogliatela, spogliatela fino alle
sue fondamenta!». 8Figlia di Babilonia devastatrice,
beato chi ti renderà quanto ci hai fatto. 9Beato chi afferrerà i
tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra.
Babilonia è una grande distesa di sabbia, ma con
tanti granelli di colore diversi: questi granelli sono
il popolo schiavo che tenta di distinguersi. Lì
nasce la scuola sacerdotale: un gruppo che si
chiude in sé per non perdere la propria identità.
Lì comincia a codificare tutto quello che significa
essere ebreo in tutta la sua totalità: (la fonte P)
(p.e. Abramo Gen.17….). Un libro che permette di
avere sempre con sé la propria religione ….
Contro ogni riduzione e secolarizzazione…
4. IL SACRO
Il SACRO: QADOSH. Queste tre lettere significano
separare. In accadico significa luminoso: il sacro è
l’area di Dio (trascendenza..). Il simbolo è il
tempio.
Nel sacro fiorisce una contraddizione:
rinchiudersi : deve definire le frontiere (es. il
tempio… e le purificazioni). Tentazione di
defendersi dai germi della cultura babilonese
espandersi: fare entrare tutto quello che sta
all’esterno, cioè di benedire
Conseguenze:
a) Integralismo sacrale: il profano è visto come
demoniaco e viene attaccato. Detestare tutto
quello che non è ebreo!
b) Secolarismo: si cancellano tutti i segni
trascendenti
°°°°°
La profezia è sempre stata nemica del sacro, ma ha
esaltato sempre il santo. La santità è una
dimensione interiore.
5. ATTORI del LEVITICO
Dio e l’uomo
“Siate santi perché IO SONO SANTO”
(Lev.19,2)
~k,(yhel{a/ hw"ïhy> ynIßa] vAdêq' yKiä
Wy=h.Ti ~yviädoq.
(il popolo è assemblea (adat e qahal) e
convocazione (cfr. il primo versetto Lev.1,1) La
voce di Dio che passa dappertutto…
Il tempio:
Non è un arredamento… esso è una creatura
viva in sé. Esso ha la funzione di simbolo del
sacro (qodesh; mishkan; oel moed): l’incontro
con Dio
Il tempo
(cap.23 il calendario liturgico). Ci sono dei
giorni che hanno delle frontiere…(il sabato): il
tempo è una regione diversa. Si è in un mondo
diverso.
Il rito: il sacrificio
L’attenzione alla liturgia: essa ha tante
emozioni solo se si colgono quanto sta dietro
(es. Sir.24: E’ un microcosmo che si concentra
in lui). Ma bisogna leggere
Lev.19 in cui si esprime l’anima
del culto: cioè la giustizia.
I sacerdoti
Sono essi che dall’esilio in poi, diventano le vere
guide del popolo di Dio: funzione regale,
funzione sacerdotale e profetica.
Si leggano al proposito i libri post esilici di Esdra
e Neemia e i profeti Aggeo e Zaccaria
DIVISIONE DEL TESTO
Griglia di lettura:
a) capp.1.10 la torah del culto
b) Capp.11-16: la torah di purità
c) Capp.17-26; la torah di santità
Pagine scritte con il loro sangue, perché il
popolo non si spegnesse…
LA TORAH DEL CULTO: i sacrifici
a) Il primo sacrificio è l’OLOCAUSTO: cioè il
sacrificio cruento in cui tutto veniva
integralmente bruciato per la divinità.
- E’ il più importante e richiede una vittima di
sesso maschile, perché è segno della bellezza e
della forza.
- l’atto rituale è mettere la mano destra sulla
testa della vittima, per significare lo scopo
dell’offerta e l’appartenenza (la proprietà), da
cui derivava l’aspetto di comunione e solidarietà
tra l’offerente e la vittima
b) “l’OBLAZIONE” (2,1-16): sacrificio incruento a
base di prodotti vegetali. Si ricordano sempre
olio, vino e incenso. Proibizione di usare offerte
fermentate e sacrifici con il miele.
Da notare 2,13 l’uso del sale, segno del patto
(originato dal pasto preso in segno di amicizia) e
usato per l’incenso sacro (Es.30,35) e per
indicare anche l’alleanza tra Dio e i sacerdoti
(Num.18,19): alleanza inviolabile (cfr. Mc9,49-50)
c) Sacrificio di COMUNIONE (3,1-17). Dove parte
della vittima veniva bruciata e parte consumato
come pasto rituale tra sacerdoti e offerenti
d) Sacrificio di ESPIAZIONE : veniva offerto per i
peccati preterintenzionali circa le norme levitiche:
sono diverse le modalità:
- Per il sacerdote (4,3-12)
- Per la comunità (4,13-21)
- Per un capo (4,22-26)
- Per un semplice fedele (4,27-35)
Questo perché il peccato grave del sacerdote e
la comunità interrompeva la comunicazione
morale-spirituale tra Dio e la nazione. Il rito
del sangue aveva carattere purificatorio
e) Sacrificio di RIPARAZIONE (5,14-26): si faceva
quando c’era una lesione al diritto di
proprietà…
I capp. 6-7 raccolgono una serie di norme
sacrificali riviste dalla prospettiva dei sacerdoti
LA TORAH DEL CULTO: Il sacerdozio
Capp. 8-10 CONSACRAZIONE E INVESTITURA DEI
SACERDOTI
Riprendono il tema dell’Esodo. Nel minuzioso
rituale queste sono gli avvertimenti da tenere
presenti:
a) Dio è santo e tale si dimostra in chiunque gli si
accosta
b) Il sacerdote deve anche ammaestrare il popolo
c) Nelle sue funzioni il sacerdote non deve bere
vino (10,9-11)
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