Nei vv. 1 – 4 è narrata la discesa dello Spirito. Invece dal v. 5 lo scenario cambia improvvisamente per aprirsi ad una immagine mondiale con Gerusalemme sullo sfondo. Entrano infatti in scena giudei di ogni nazione del mondo. Scompare il contesto spaziale della casa in cui erano radunati gli apostoli ed emerge un nuovo contesto simbolico che ha per sfondo Gerusalemme e in primo piano la folla immensa dei giudei. Ci sono quindi due parti in questa narrazione, caratterizzate da diversi scenari: I: 1 – 4; II: 5 - 13 Le due parti sono tra loro collegate grazie al riferimento del “parlare in lingue” (2, 4. 6), la folla infatti li ascolta parlare ciascuno nella sua lingua. Luca modifica la locuzione paoline “parlare in lingue”, indicante l’espressione inarticolata di suoni conosciuta come glossolalia, tramite un aggettivo: “altre”. Essi non stanno, secondo Luca, semplicemente parlando in lingue, ma in “altre lingue”, ossia stavano parlando “delle grandi opere di Dio” in lingue comprensibili a ciascun uditore. Quindi non si tratta di glossolalia, come la derisione di alcuni spingerebbe a pensare ( “si sono ubriacati di mosto”) ma precisamente di un parlare in modo comprensibile ad uomini di lingue diverse. Le immagini del fragore e del vento, descritti da Luca come una “voce” (v. 6) e l’immagine del fuoco possono avere come sfondo la teofania (manifestazione di Dio) sul monte Sinai (Es 19, 16 – 19). 16Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di corno: tutto il popolo che era nell'accampamento fu scosso da tremore.17Allora Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. 18Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. 19La voce del corno diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce. Ad esempio secondo Filone di Alessandria questa voce e questo fuoco del Sinai sono in realtà un’unica manifestazione di un “rumore” che agita l’aria e la trasforma in un “fuoco a forma di fiamme”: Dio « ordinò che si producesse nell’aria una suono invisibile» suono che si «è trasformato in un fuoco di fiamma» e la fiamma a sua volta «si articolava in un linguaggio familiare ai presenti». Did he then do so, uttering himself some kind of voice? Away! let not such an idea ever enter your mind; for God is not like a man, in need of a mouth, and of a tongue, and of a windpipe, (33) but as it seems to me, he at that time wrought a most conspicuous and evidently holy miracle, commanding an invisible sound to be created in the air, more marvellous than all the instruments that ever existed, attuned to perfect harmonies; and that not an inanimate one, nor yet, on the other hand, one that at all resembled any nature composed of soul and body; but rather it was a rational soul filled with clearness and distinctness, which fashioned the air and stretched it out and changed it into a kind of flaming fire, and so sounded forth so loud and articulate a voice like a breath passing through a trumpet, so that those who were at a great distance appeared to hear equally with those who were nearest to it. (34) For the voices of men, when they are spread over a very long distance, do naturally become weaker and weaker, so that those who are at a distance from them cannot arrive at a clear comprehension of them, but their understanding is gradually dimmed by the extension of the sound over a larger space, since the organs also by which it is extended are perishable. (35) But the power of God, breathing forth vigorously, aroused and excited a new kind of miraculous voice, and diffusing its sound in every direction, made the end more conspicuous at a distance than the beginning, implanting in the soul of each individual another hearing much superior to that which exists through the medium of the ears. For the one, being in some degree a slower kind of external sense, remains in a state of inactivity until it is struck by the air, and so put in motion. But the sense of the inspired mind outstrips that, going forth with the most rapid motion to meet what is said. Una conferma ulteriore viene dal fatto che la tradizione rabbinica ha messo in relazione anche la festa di Pentecoste con il dono della Legge cfr. Giub 1, 1: «Al primo anno dell’uscita dei figli di Israele dall’Egitto, al terzo mese e al sedicesimo giorno del mese, accadde che Dio parlò a Mosè dicendo: «Vieni da me sulla montagna e io ti darò le due tavole di pietra della legge e dei comandamenti…». Non a caso coloro che godranno di questo fenomeno spirituale narrato da Luca sono giudei pii, ossia osservanti della legge, provenienti da ogni nazione (2, 5). La nuova alleanza avviene con il dono dello Spirito che compie la legge, di cui la voce di Dio e il fuoco sono simboli. ( cfr. Ez 36, 26). 24Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. 25Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, 26vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. 27Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. È quindi possibile che Luca abbia in mente queste tradizioni sul dono della Legge a Pentecoste (festa delle settimane o della mietitura) e vi si riferisca senza esplicitarle. In questo modo il dono dello Spirito a Pentecoste viene indicato come compimento del dono della legge dell’alleanza sinaitica. 1 Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. 2L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. 1In principio Dio creò il cielo e la terra. 2La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 7Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. 16Allora apparve il fondo del mare, si scoprirono le fondamenta del mondo, per la minaccia del Signore, per lo spirare del suo furore. 17Stese la mano dall'alto e mi prese, mi sollevò dalle grandi acque, 18mi liberò da nemici potenti, da coloro che mi odiavano ed erano più forti di me. Come nel battesimo di Gesù, anche nella Pentecoste l’evento scaturisce dal cielo. 21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento». Le immagine del fuoco e del vento sono in relazione con la rivelazione di Dio nella creazione (Gn 1, 2; 2, 7) e con la rivelazione di Dio nella storia della salvezza degli uomini (Es 3, 1 – 2; 2 Sam 22, 16) spesso presentata come «nuova creazione». Il dono dello Spirito sui discepoli è presentato inoltre in analogia con la discesa dello Spirito su Gesù (Lc 3, 21 – 22). È una rivelazione che «cambia» la natura umana e la abilita alla missione. Anche nella Pentecoste il riferimento allo Spirito come soffio di Dio rafforza l’idea una «rivelazione di Dio», che rinnova la creazione e abilita alla missione i discepoli. l fatto che i presenti siano riuniti tutti insieme nello stesso luogo rafforza l’idea di unità e comunione della prima Chiesa, non solo esteriore, ma anche intima e spirituale. Essi infatti sono seduti, in un posizione abituale alla preghiera sinagogale. Potrebbero essere solo i dodici apostoli (cfr. 2, 14) ma più probabilmente qui si allude ai 120 che già erano riuniti nello stesso luogo, per la scelta del sostituto di Giuda (cfr. 1, 15). Le lingue di fuoco si dividono e cadono ciascuna su ogni presente. L’immagine mostra chiaramente un unico fuoco e vuole significare la capacità dello Spirito di essere presente, nella sua unità e totalità in ciascun individuo singolarmente. A sua volta la metafora della fiamma come lingua di fuoco, anticipa il dono della parola, il potere di parlare in “altre” lingue. Questa pienezza dello Spirito Santo si riversa su ognuno e lo riempie di una potenza comunicativa, in grado di trasferire la testimonianza degli apostoli in “altre lingue In una visione unitaria e sintetica viene riassunto tutto il progetto salvifico ed insieme ecclesiologico degli Atti degli Apostoli, ossia generare, attraverso l’annuncio apostolico, un’ unica Chiesa universale in ciascuna delle Chiese che nasceranno nei diversi luoghi e culture del mondo. Come le fiamme di un unico fuoco si dividono su ciascun apostolo, senza diminuire la loro potenza e pienezza, così il messaggio di un unico vangelo si rende presente in ogni uditore, rendendo possibile la nascita dell’unica Chiesa, nelle tante Chiese fondate dalla predicazione degli Apostoli. Chi sono questi personaggi che godono dell’annuncio evangelico? Si tratta di giudei, residenti a Gerusalemme e provenienti da tutte le nazioni del mondo. Tale presenza di giudei della diaspora a Gerusalemme è storicamente attestata ma ha anche un significato profondamente simbolico per Luca. La salvezza viene dai giudei, e nella prima parte del libro degli atti il Vangelo è annunciato solo ad essi. Essi sono residenti a Gerusalemme, come luogo del mistero Pasquale di Cristo, da cui il Vangelo si irradia fino ai confini del mondo. Essi provengono da tutti i popoli del mondo, per indicare l’universalità dell’annuncio che parte da Gerusalemme. Ciò che qui sta accadendo, contiene in nuce tutto il libro degli Atti. L Le domande retoriche di questa folla e la derisione di alcuni intendono sottolineare il carattere miracoloso di questo accadimento, per il lettore. Se dei poveri galilei, gente dalla provenienza non così illustre, acquistano il potere di parlare in tante lingue diverse e portare un annuncio di questo tipo fino ai confini del mondo, ciò non può che provenire da Dio. Vedo le persone che agiscono, osservo come si comportano. I discepoli sono insieme nello stesso luogo, perché lo Spirito non agisce su superuomini solitari ma su uomini radunati insieme nella Chiesa. Ascolto ciò che dicono i personaggi. Lo stupore degli uditori della Parola è anche il mio. Come può la parola del Vangelo essere moltiplicata in modo tale e rimanere sempre se stessa? Considero le grandi diversità di cultura, storia, sensibilità che vi sono nella Chiesa tra le tante Chiese locali e i diversi movimenti e li immagino come la manifestazione dell’unica fiamma dello Spirito che si divide in tante “lingue”, pur rimanendo se stessa. Come gli apostoli, anch’io ricevo il dono dello Spirito per poter parlare le “lingue” dei bambini, degli anziani, degli adulti e in genere degli uomini e delle donne di oggi. La comunicazione del Vangelo avviene infatti per un contatto “cuore a cuore” che solo lo Spirito può provocare. Supplico il Signore di utilizzarmi, se e come vuole, per essere testimone ed evangelizzatore del Suo Vangelo.