LA LIBERTÁ PROGETTO INTERDISCIPLINARE “Quando entra in gioco il possesso delle cose terrene, è difficile che gli uomini ragionino secondo giustizia.” Umberto Eco, Il nome della rosa, 1980 A prima vista lo Spazio è solamente un'immensità semivuota costellata di piccole gemme luminose, le stelle. Eppure è stato ed è ancora oggetto di sfida per la sua conquista da parte dell'Uomo. Finalità militari, ideologiche, morali e altre ancora si sono succedute e sovrapposte nel corso degli anni per motivare nazioni intere a investire somme spropositate nell'impresa. Il primo passo di Neil Armstrong sulla Luna parve un'enorme conquista per la nostra scienza, ma nel XXI secolo, guardando indietro, ci si può accorgere che altro non era se non l'inizio della nostra corsa nel Cosmo. La conquista della Luna affonda le radici del proprio successo in terra tedesca. Hitler identificò nella superiorità tecnologica della propria aviazione la migliore via per ottenere la vittoria che pareva sfuggirgli dalle mani. Quando fu evidente che la sconfitta era comunque inevitabile, gli scienziati tedeschi detentori della conoscenza relativa alla nascente tecnologia missilistica dovettero scegliere a quale Alleato arrendersi: scelsero gli americani. Tuttavia, anche l'Unione Sovietica ebbe modo di fare prigionieri alcuni scienziati che si erano occupati del progetto tedesco per creare un gruppo di ricerca concorrente rispetto a quello americano. Si può affermare che la paura della distruzione causata da un eventuale guerra atomica e la necessità di costruire armi che mantenessero l'equilibrio tra le due superpotenze, accelerò e favorì la cosiddetta Corsa allo Spazio. Lo sviluppo dei due programmi spaziali concorrenti non fu né semplice né veloce, nonostante la buona base di conoscenze da cui partirono. Fu solo nel 1957 che Americani e Sovietici annunciarono di voler lanciare un proprio satellite orbitale. 1957 ANNO GEOFISICO INTERNAZIONALE Dedicato allo studio della Terra Quale modo migliore di mostrare al mondo gli enormi progressi umani in questo campo che lanciare un satellite artificiale per studiare il nostro pianeta dallo Spazio? L'Unione Sovietica inviò in orbita il satellite Sputnik, nell'ottobre una nazione 1957 considerata inferiore riuscì in ciò in cui gli Stati Uniti avevano fallito, cioè arrivare nello Spazio. Dopo aver preceduto l'avversario col primo satellite, l'Unione Sovietica volle precederlo anche nell'inviare in orbita il primo essere vivente. Sullo Sputnik II trovò pertanto posto una cagnolina: Laika. Mentre la Russia mieteva successi spaziali, il 1957 americano fu costellato da una serie di insuccessi, con missili vettori esplosi in rampa di lancio, dopo il decollo o con deviazioni di rotta disastrose. Fu solo l'1 gennaio 1958 che il primo satellite statunitense, l'Explorer I, raggiunse finalmente l'orbita terrestre. Nel 1958 il Congresso americano votò per istituire la North American Space Agency (Agenzia Spaziale Nord Americana, NASA) che garantiva la centralizzazione delle risorse e degli sforzi necessari a riguadagnare il terreno perduto. L'Unione Sovietica procedette poi alla creazione di un'organizzazione simile. L'escalation che non poteva avvenire con le armi nucleari, venne traslata con ingenti impegni finanziari nell'inviare il primo uomo nello Spazio. Ancora una volta, fu l'Unione Sovietica a vincere la partita, inviando il compagno comunista Yuri Gagarin in orbita nel 1961. Nonostante poco dopo il primo viaggio, il 5 maggio 1961, anche un cosmonauta americano, Alan Shepard, compì la medesima impresa. Essere sempre secondi nel raggiungere la meta preannunciava un futuro pieno di sconfitte. La marcata differenza di risultati ottenuti dai programmi sovietico e statunitense nella prima parte della loro esistenza sono da ricondurre a diversità marcate e importanti che caratterizzavano ogni aspetto di questa prima fase di competizione. Approccio al pubblico Il programma di volo spaziale sovietico era condotto sotto il massimo segreto, senza coinvolgere la popolazione. Al contrario, gli USA svolgevano il proprio lavoro in pubblico attraverso la televisione, mostrando persino i propri insuccessi. Diversità di capsule I Sovietici compresero ben presto che capsule sferiche adatte al trasporto di un solo cosmonauta garantivano vantaggi notevoli in fase di rientro, in quanto non era necessaria alcuna manovra da parte del pilota. All'opposto, le capsule americane di forma troncoconica dovevano essere manovrate per ridurre l'attrito dell'atmosfera, rendendo di conseguenza necessaria una fase di addestramento apposito dei piloti che allungava la preparazione nei primi essenziali voli. Diversità di potenza dei vettori I missili sovietici Vostok erano più potenti rispetto agli statunitensi Redstone e Atlas. Ciò consentiva maggior spunto in partenza e la conduzione del volo atmosferico in condizioni di rilevante vantaggio aerodinamico. Differenti modalità di atterraggio I Sovietici preferirono far espellere i propri cosmonauti ad alta quota e poi recuperare la capsula atterrata sulla terra ferma, dopo un impatto più o meno duro. Le capsule statunitensi Mercury erano state progettate per l'ammaraggio con il cosmonauta ancora all'interno. Ciò comportava necessariamente una diminuzione della velocità e perfetti calcoli di rientro per non incorrere in incidenti. Ciascuna delle differenze elencate produsse un leggero vantaggio temporale nella progettazione e realizzazione delle missioni sovietiche che diede loro la possibilità di giungere per prime alle importanti conquiste citate. Il Presidente americano John F. Kennedy in un memorabile discorso promise al popolo americano che la NASA e la nazione intera si sarebbero impegnati entro la fine della decade degli anni Sessanta a portare sulla Luna l'Uomo, uno statunitense, dimostrando una volta per tutte l'inequivocabile supremazia tecnologica, politica e morale garantita dalla visione del mondo democratica. Il Congresso approvò i relativi finanziamenti che avrebbero dovuto concretizzare le aspirazioni del Presidente. Dall'altra parte della "cortina di ferro", i Sovietici, posti di fronte alla sfida, non poterono fare altro che accettarla. Nonostante i proclami americani, il programma spaziale sovietico portò: un cosmonauta al primo giorno interamente speso in orbita, la prima doppia missione di lanci in contemporanea, il primo viaggio multi - giorno (5 giorni), la prima donna nello spazio, la prima passeggiata nello spazio di un essere umano. Dopo le cocenti sconfitte subite nella prima fase della conquista dello Spazio, agli Stati Uniti non rimaneva altra possibilità se non ripensare dalle fondamenta l'intero programma spaziale. Fu così che nacque il Programma Gemini, destinato al trasporto di più persone. Ciò che gli americani acquisirono nel corso del programma Gemini fu, in pratica, la conoscenza di come vivere nello spazio per più giorni, fino a due settimane. Proprio ciò che serviva loro per lanciare la sfida finale: la conquista della Luna e ritorno!! Naturalmente, i Sovietici non rimasero con le mani in mano di fronte agli impressionanti progressi statunitensi. Anch'essi apprestarono quattro diversi programmi che avrebbero dovuto consentire l'acquisizione delle medesime esperienze ottenute dagli americani, prevedendo alla fine manovre e orbite lunari tanto da parte di navicelle robotizzate quanto di velivoli guidati dall'uomo. Purtroppo, nel periodo tra il 1960 e il 1976 solo poco più del 30% delle missioni fu coronata da successo. Da parte americana, lo sviluppo del definitivo programma Apollo e del suo vettore missilistico per raggiungere la Luna non fu per nulla indolore. Anzi, la missione Apollo 1, il 27 gennaio 1967, fu funestata da un tremendo incidente che provocò la morte degli astronauti Virgil Grissom, Ed White e Roger Chaffee. Il sacrificio di questi pionieri spaziali anziché rallentare il progetto servì a temprare i partecipanti e a convincere l'opinione pubblica statunitense che giungere per primi sul nostro satellite non fosse più solamente una questione di prestigio politico, ma anche il simbolo della forza di una Nazione e degli ideali su cui essa si fondava, che poteva ben comportare sacrifici dolorosi. Il 1968 fu l'anno dell'avvicinamento alla meta, con le orbite lunari. Ormai era tutto pronto per l'attacco finale alla Luna. Il 21 luglio 1969 due astronauti americani, Neil Armstrong e Buzz Aldrin poterono finalmente camminare sulla Luna e impiantarvi la bandiera a stelle e strisce statunitense, in nome e per conto dell'intera umanità. Nei decenni successivi l'interesse per l'esplorazione lunare è calato considerevolmente, lasciando solo pochi entusiasti a sostenere un ritorno. La teoria del complotto lunare è l'ipotesi complottista secondo cui le missioni del programma Apollo non avrebbero realmente trasportato gli astronauti sulla Luna, e le prove degli allunaggi sarebbero state falsificate dalla NASA, in una cospirazione condotta con la collaborazione del governo degli Stati Uniti. Secondo i teorici del complotto, le immagini degli allunaggi sarebbero riprese fatte in studio con l'ausilio di effetti speciali. Secondo alcuni teorici del complotto, la corsa verso la Luna va vista nel complesso ambito della guerra fredda. Le prime tappe di questa corsa erano state vinte dall'Unione Sovietica, che era riuscita a mandare in orbita il primo satellite artificiale e a portare il primo uomo nello spazio. Gli americani avrebbero quindi inscenato la conquista della Luna per potersi fregiare di questo prestigioso successo. ombra troppo grande dell'ugello del motore a razzo principale proiettata sul suolo lunare da un'altezza di 110 km ASSENZA OMBRA BANDIERA lettera "C", che in alcune foto appare scolpita sulla roccia posta in primo piano Abbiamo estratto come mai nelle ere precedenti, abbiamo letteralmente prosciugato il pianeta senza preoccuparci del futuro, estinto intere specie, mutato drasticamente l'ambiente e l'equilibrio del nostro ecosistema e siamo sommersi dai nostri rifiuti. Riusciremo ad affrontare le sfide di un imminente futuro in cui alcune risorse finiranno? COMBUSTIBILI FOSSILI MINERALI Si definiscono fossili quei combustibili derivanti dalla trasformazione sviluppatasi in milioni di anni, di sostanza organica, seppellitasi sottoterra nel corso delle ere geologiche, in forme molecolari via via più stabili e ricche di carbonio. PETROLIO – CARBONE – GAS NATURALE I minerali sono corpi naturali inorganici, con composizione chimica ben definita, che costituiscono la Crosta terrestre e degli altri corpi celesti. Sono in genere solidi. TALCO – ZOLFO – ORO QUARZO Durante milioni di anni la natura ha formato e concentrato minerali attraverso un elevato numero di processi geologici, formando gli stock naturali esistenti. L'attività mineraria implica una ovvia riduzione dello stock naturale dei minerali estratti, ma anche dei combustibili fossili richiesti per la loro estrazione. Questi minerali seguono un processo di concentrazione e raffinazione per ottenere le materie prime desiderate, per il quale sono richieste ulteriori quantità di altri materiali e combustibili. In questo modo, lo stock naturale concentrato nella crosta terrestre si converte in stock umano. E quando finisce il ciclo della vita utile dei prodotti, questi materiali finiscono dispersi come rifiuti in discariche o sottoforma di inquinamento. Dal punto di vista pratico diventa proibitivo recuperare di nuovo le risorse che sono state disperse. I risultati sono più che preoccupanti: all'attuale ritmo di consumi probabilmente in un futuro non molto lontano mancheranno le risorse per soddisfare la domanda. La cosa era stata prevista per i combustibili fossili, ma non esisteva nessuno studio globale che la documentasse anche per i minerali. Gli allarmi per l’imminente esaurimento di risorse fanno in genere riferimento al petrolio, le cui riserve, secondo alcune pessimistiche previsioni, sarebbero in via di esaurimento, lasciando solo pochi decenni (addirittura anni, secondo i più pessimisti) di disponibilità prima che i costi di estrazione diventino insostenibili. È però possibile che prima del petrolio sia la carenza di altre materie prime a creare seri problemi. Vi è, infatti, un lungo elenco di materie prime strategiche la cui produzione rischia di divenire a breve insufficiente e da cui dipendono numerose attività industriali, tra cui molte di interesse per le nuove tecnologie energetiche. Il problema è complicato dal fatto che molte di queste materie prime strategiche sono concentrate in un numero ristretto di Paesi. A cominciare dalla Cina, nel cui sottosuolo è conservato il 95% delle terre rare, l’87% di antimonio, l’84% del tungsteno, l’83% del gallio, il 79% di germanio e il 60% di indio. Tutte sostanze di importanza cruciale per l’industria energetica. Le terre rare, per esempio, rappresentano un elemento base per le lampade a basso consumo; l’antimonio è impiegato nei semiconduttori; il tungsteno è un elemento necessario per le leghe avanzate; il gallio e l’indio sono largamente adoperati per la produzione di celle fotovoltaiche, mentre il germanio è utilizzato nelle fibre ottiche. Questa situazione, come è facile intuire, rischia di scatenare in un prossimo futuro delle vere e proprie guerre commerciali tra la Cina e il resto del mondo, di cui l’Europa potrebbe essere la principale vittima. Di quali materie prime stiamo parlando? L’elenco completo stilato dalla UE comprende 41 elementi. Tuttavia, solo 14 di essi vengono considerati a rischio reale di approvvigionamento e di instabilità dei prezzi in relazione alle previsioni sul loro consumo, previsto triplicare entro il 2030 rispetto alla domanda del 2006. Allarme soprattutto per alcune tecnologie (solare, eolico, bioenergie ..) su cui si fondano le speranze di contrastare significativamente l’aumento delle emissioni in atmosfera e, quindi, il riscaldamento globale. Si tratta di elementi alcuni dei quali la maggioranza dei cittadini non ha mai nemmeno sentito nominare, ma la cui carenza metterebbe in crisi soprattutto i settori più avanzati dell’industria energetica: afnio, argento, cadmio, disprosio, gallio, indio, molibdeno, neodimio, nichel, niobio, selenio, stagno, tellurio e vanadio. Il tellurio, l’indio e il gallio, per esempio, sono elementi assai richiesti per l’innovazione dell’industria fotovoltaica, mentre il neodimio e il disprosio (due elementi che fanno parte della famiglia delle “terre rare”) trovano largo impiego nella produzione delle macchine eoliche. Per l’Unione Europea si tratta non solo di migliorare i canali di importazione e di promuovere tutte le azioni utili ad assicurare un approvvigionamento sostenibile, ma anche di accrescere l’efficienza delle applicazioni e la ricerca scientifica, nonché di percorrere fin da ora, con la necessaria determinazione, la strada del recupero e riciclaggio di queste materie prime strategiche. Nulla vieta di cercare e trovare nuove soluzioni tecnologiche (soprattutto grazie all’uso delle nanotecnologie) che consentano l’utilizzo di materiali alternativi, magari anche più efficienti. La nanotecnologia è un ramo della scienza applicata e della tecnologia che si occupa del controllo della materia su scala dimensionale inferiore al micrometro e della progettazione e realizzazione di dispositivi in tale scala. Il termine "nanotecnologia" indica genericamente la manipolazione della materia a livello atomico e molecolare. Il futuro ha un grande difetto: quello di diventare invariabilmente presente. Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita.