La dialettica arte e verità: cenni storici ● Nel corso della storia dell’estetica si va da un dualismo radicale tra arte e verità (Platone), a parziali ricongiungimenti (Aristotele, Baumgarten) fino all’identificazione (Hegel in parte e soprattutto il romanticismo con Schelling). ● Nel corso del ‘900 sempre più spesso l’arte è stata chiamata ad assumere quella dimensione veritativa, metafisica, ontologica abbandonata dai saperi forti della tradizione occidentale (filosofia e in parte le scienze esatte) o contestata alle religioni. ● Prendendo le mosse dall’intuizione hegeliana della “morte dell’arte” possiamo leggere la storia della dialettica tra arte e filosofia nel ‘900 come la parabola di un rapporto sempre più fitto, fino quasi all’identità (es. di Kosuth o del senso dell’arte di Cezanne per il filosofo Merleau-Ponty). C’è un rapporto, e di che tipo, tra arte e verità? “Deve” esserci un rapporto? Che verità trova l’arte? “Una” verità? “La” verità? “Le” verità? Quale fondamento, quale radicamento ontologico possono avere le costruzioni simboliche dell’arte? Se arte e filosofia inseguono la verità, che rapporto c’è o potrà esserci tra loro? Come va ripensata l’estetica? Quale utilità può avere l’estetica di Heidegger per la comprensione del fatto artistico? La premessa filosofica Il pensiero heideggeriano e la sua posizione nei confronti della storia della filosofia Visione critica della modernità La modernità è dominata dalla tecnica Qual è l’alternativa alla tecnica? Non la filosofia La storia della filosofia occidentale è la storia dell’oblio dell’essere (storia del progetto umano di dominio sull’ente attraverso la propria volontà di potenza). Il pensiero umanistico (filosofia) come si è storicamente determinato non è alternativo alla tecnica, anzi ne è l’origine. L’origine dell’opera d’arte (1935) Che cosa è un’opera d’arte? Innanzitutto, non una cosa, o meglio non solo Non è Espressione di esperienza vissuta o stato affettivo. L’arte è totalità e mai esperienza soggettiva. L’arte usa l’uomo, non viceversa Non è una semplice cosa, un ente, un oggetto manipolabile (es. delle scarpe di Van Gogh) L’arte è “dimora dell’essere” L’arte è l’alternativa alla tecnica e alla volontà di potenza dell’uomo. La tecnica non lascia parlare la realtà, la soffoca, la ingabbia, la riduce a proprio strumento. L’arte si offre come spazio d’espressione del mondo. Nell’arte la verità del mondo si rivela (Mondo) e si nasconde (Terra). Origine e trasfigurazione Apertura e provocazione Origine Apertura Trasfigurazione: le scarpe di Van Gogh Prove di estetica heideggeriana Picasso, Michelangelo, Raffaello, Warhol e l’arte come provocazione, apertura e trasfigurazione Arte come trasfigurazione: Warhol e la pop-art R. Lichtenstein Arte come provocazione e apertura: le “Demoiselles d’Avignon” di Picasso Le “signorine” di Picasso sono prostitute di un bordello di Rue d’Avignon, a Barcellona. Ma questa è solo provocazione La pro-vocazione è la chiamata di fronte a noi dell’essere, della verità, la risposta ad un appello La provocazione di Picasso non è nel soggetto ma nel modo di raffigurare, in questa nuova visione del mondo che il dipinto ci schiude portandola alla luce. La pro-vocazione nel senso alto di Heidegger non è allora una scoperta dell’arte moderna, ma struttura costitutiva dell’arte La pro-vocazione non è nella nudità di Pietro, ma in ciò che essa “mette a nudo”: non il corpo di Pietro, ma il suo ruolo e il ruolo della Chiesa rispetto a Dio. Michelangelo rivela cosa Pietro fu ed è in verità. L’affresco di Raffaello, con pochi tratti essenziali, porta alla luce sintetizzandola la complessa visione del mondo della filosofia platonica e aristotelica. Pro-vocazione come e-vocazione, apertura. Derrida Heidegger “La verità in pittura” “Sentieri interrotti” Schapiro “The Still Life as a Personal Object. A note on Heidegger and Van Gogh” Quelle di Van Gogh sono scarpe da contadino e ne rivelano il mondo Quelle di Van Gogh sono le sue scarpe, una sorta di “autoritratto in forma di scarpa”. Le scarpe sono di Heidegger e di chi come lui le ha fatte parlare, di chi ha saputo scorgerne un significato. L’opera non è proprietà dell’artista ma vive di vita propria, non è una copia della realtà (le scarpe vere di Van Gogh) ma un evento dell’essere (Heidegger).