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Geografia
Gli Stati Uniti
d’America
Inglese
A nightmare
called Apartheid
Italiano
Il razzismo e
l’uomo di oggi
Ed. Tecnica
Scienze
Il carbone: una
risorsa naturale
L’evoluzione
della vita
Ed. Fisica
La pallacanestro:
l’eccellenza dei
neri
Il razzismo
Spagnolo
Las diversidades de
lenguas en España
y en America
Latina
Arte
Storia
L’incontro fra
culture nell’arte:
Paul Gauguin
La storia del
razzismo nel
mondo
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Scienze: L’evoluzione della vita
Storia: La storia del razzismo nel mondo
Inglese: A nightmare called apartheid
Italiano: Il razzismo e l’uomo di oggi
Spagnolo: Las diversidades de lenguas en España y en America Latina
Geografia: Stati Uniti d’America
Ed. tecnica: Il carbone: una risorsa naturale
Ed. Fisica: La pallacanestro: l’eccellenza dei neri
Arte ed immagine: L’incontro fra culture nell’arte: Paul Gauguin
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“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli,
a nuotare come i pesci, ma non abbiamo
imparato l'arte di vivere come fratelli.”
(M.L. King)
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 Spiegare l’evoluzione biologica
A cosa è dovuta la biodiversità sul pianeta Terra, di cui possiamo osservare un esempio
nell’immagine a fondo pagina? Per molto tempo la risposta a questa domanda si è
basata su fondamenti di tipo religioso: una qualche divinità doveva aver creato gli esseri
viventi, già con le forme e le caratteristiche che vediamo intorno a noi.
Ma negli ultimi secoli le ipotesi si sono incentrate sullo studio dei fossili, che sembrano
testimoniare la passata esistenza di organismi anche molto diversi da quelli attuali.
Molti di essi sono però estinti.
Fino al XVIII secolo, molti ritenevano che l’età della Terra fosse di poche migliaia di
anni, un periodo insufficiente per lo svolgersi del grande processo di graduale
formazione dell’enorme numero di specie presenti sulla Terra. La geologia, la scienza
che studia la Terra ed i processi che la plasmano e la cambiano, ha dato delle importanti
risposte a queste credenze: la vita come la conosciamo oggi è il risultato di una lunga
evoluzione, cioè una serie di cambiamenti che le specie viventi hanno subito nel corso
del tempo.
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 Le teorie evoluzionistiche: Lamarck
Jean-Baptiste de Lamarck, fu uno dei primi a sottolineare che gli organismi sono
adattati all’ambiente in cui vivono. Egli espose per la prima volta i principi
fondamentali dell’evoluzione, che si possono riassumere in due concetti: “l’uso e il
disuso delle parti” e “l’ereditarietà dei caratteri acquisiti”.
Il naturalista riteneva che alcune parti del corpo di un organismo, se non venivano
utilizzate frequentemente, finivano con l’atrofizzarsi (“disuso”), mentre quelle più spesso
usate si sviluppavano in modo particolare (“uso”). Tali modificazioni costituivano
“caratteri acquisiti” che potevano venire trasmessi ai figli (“ereditarietà”) e, in tal
modo, determinare una modificazione delle caratteristiche della specie. In base a questa
teoria, ad esempio, il collo delle giraffe, inizialmente corto, avrebbe potuto essersi
sviluppato progressivamente in modo da raggiungere le foglie degli alberi più alti.
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 La teoria di Lamarck è smentita dai fatti
La teoria di Lamarck, però non sta in piedi poiché i fatti la smentiscono. Un esempio
concreto potrebbe essere quello delle donne dell’etnia Padaung. Alle bambine di queste
popolazione vengono applicati, per simbolo di bellezza, anelli sul collo per allungarlo.
Ciò avviene da generazioni, ma le bambine continuano a nascere con il collo del tutto
normale. Da quest’esempio si può trarre un’importante conclusione: negli esseri umani
il carattere “collo lungo” non è ereditario. Perché per le giraffe dovrebbe essere diversa
la cosa?
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 Da Lamarck a Darwin: la selezione naturale
Charles Darwin, fu autore della teoria evoluzionistica che ancora oggi, anche se con
molte opposizioni, resiste alla prova dei fatti. Darwin, naturalista inglese, riportò nel suo
famoso libro intitolato “L’origine delle specie” la sua teoria dell’evoluzione per
selezione naturale, la quale continua ancora oggi ad esercitare un'enorme influenza
sulle scienze naturali e, più in generale, sullo sviluppo del pensiero moderno.
Charles Darwin (1809 – 1882)
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 Il viaggio del Beagle: la tappa nelle Galapagos
Il 27 dicembre 1831, Darwin, salpò da Plymouth, Regno Unito, a bordo del Beagle, una
nave della Marina militare inglese che doveva fare il giro del mondo.
Una delle più importanti tappe del suo viaggio fu nelle isole Galapagos, dove sbarcò il
15 settembre 1835, isole che si trovano nell’oceano Pacifico all’altezza dell’Equatore, a
ovest dell’odierno Ecuador. Questo paradiso naturale, ancora oggi incontaminato, fu
ritenuto un luogo ideale per osservare le caratteristiche delle specie che vivono isolate
dal resto del mondo. Darwin si dedicò in particolare allo studio dei fringuelli, il cui
becco sembrava essersi adattato all’ambiente per raccogliere e sminuzzare i particolari
tipi di cibo, diversi di isola in isola.
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 La variabilità intraspecifica
La variabilità intraspecifica, può essere definita come la caratteristica di tutte le specie
viventi dovuta alle numerosissime possibilità di combinazioni genetiche, per cui ogni
individuo presenta caratteri suoi propri che lo differenziano dagli altri della stessa
specie.
 La lotta per l’esistenza e la selezione naturale
Darwin formulò le sue idee, per le quali risultarono determinanti anche le letture
dell’opera dell’ economista Thomas R. Malthus. Quest’ultimo sostenne che l’enorme
crescita delle popolazioni umane, avrebbe prima o poi dato vita ad una competizione per
procurarsi il cibo, le terre da coltivare, o l’acqua.
Darwin, ispirato all’idea di Malthus introdusse il concetto di lotta per l’esistenza:
 gli organismi competono continuamente per le risorse naturali;
 se non sono in grado di procurarsi risorse per la sopravvivenza, muoiono senza
lasciare discendenti (sopravvivenza dei più adatti).
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 Le specie possono estinguersi
La scomparsa definitiva di una specie, può essere dovuta a una o più cause concomitanti, quali:
incapacità di adattarsi alle modificazioni ambientali, epidemie, drastiche modificazioni
climatiche, fattori antropici come la caccia, la distruzione dell’ambiente naturale, l’introduzione
in un habitat di specie che entrano in competizione con quelle autoctone.
Una popolazione molto numerosa ha molte probabilità che almeno un piccolo numero di
individui si adatti al nuovo ambiente. Ma se i cambiamenti sono rapidi e improvvisi, non
permettono alla variabilità intraspecifica di produrre nuovi adattamenti. La popolazione di
partenza, così, risulterebbe inadatta a sopravvivere nel nuovo habitat, estinguendosi.
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 L’evoluzione e la genetica
Al tempo di Darwin, in realtà, l’esistenza dei geni e i relativi meccanismi di mutazione non
erano ancora conosciuti; inoltre, non era chiaro come i caratteri si trasmettessero da una
generazione all’altra. Perciò, anche per molti sostenitori della teoria darwiniana, alcuni aspetti
dell’evoluzione restavano oscuri. La riscoperta, nei primi decenni del Novecento, delle ricerche
sull’ereditarietà del monaco austriaco Gregor Mendel, certificò la validità delle idee
darwiniane; il progressivo approfondirsi della conoscenza della biologia molecolare permise,
soprattutto nel corso del XX secolo, di approfondirle. Benché la teoria darwinista abbia
incontrato notevoli resistenze, oggi costituisce una delle più importanti basi su cui fondare
teorie di tipo scientifico. Le ricerche di Mendel, riscoperte all’inizio del Novecento,
dimostrarono che l’ereditarietà è dovuta alla trasmissione di generazione in generazione di
particelle dette geni. La selezione naturale agisce, pertanto, sull’effetto provocato dalla
presenza, assenza o variazione di un gene in un nuovo individuo. Mendel, per gli studi che
l’hanno reso famoso, utilizzò la pianta di pisello, con caratteri che si possono manifestare in due
diverse varianti. Per prima cosa produsse piante di ceppo puro, poi si occupò del loro incrocio:
da questi esperimenti Mendel ne ha ricavato 3 leggi, che sono ancora oggi alla base
dell’ereditarietà dei caratteri.
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 Prima legge
Mendel si occupò dell’incrocio di piante di ceppo puro dal fiore bianco e dal fiore rosso: ne
derivarono, nel 100% dei casi, piante dal fiore rosso. Quindi, per un qualche motivo, le due
varianti non si erano fuse a formarne una nuova.
Mendel, quindi, chiamò la variante “fiore rosso”, dominante, mentre quella “fiore bianco”,
la chiamò recessiva, ossia nascosta. Mendel intuì quindi che ciascuna pianta figlia eredita
tutte e due le varianti dai genitori, ma una sola (quella dominante) si manifesta.
 Seconda legge
Mendel poi incrociò le piante-figlie ottenute dal primo incrocio: scoprì che in media una
volta su quattro, ossia nel 25% dei casi, le piante della seconda generazione avevano i fiori
bianchi: la variante recessiva si era manifestata.
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 Terza legge
Mendel continuò a fare i suoi esperimenti, ma questa volta decise di procedere in modo
diverso. Egli provò ad incrociare più caratteri e così prese in considerazione le
caratteristiche dei semi della pianta di pisello che possono essere di colore giallo con
superficie liscia o verde con superficie rugosa. Scoprì che nella prima generazione i figli
erano tutti gialli con superficie liscia, mentre nella seconda generazione si avevano 16
combinazioni (9 giallo-lisci, 3 giallo-rugosi, 3 verde-lisci, 1 verde-rugosi) con
caratteristiche mescolate. Da questo esperimento ha origine la terza legge: i diversi
caratteri ereditari sono trasmessi alla discendenza in modo indipendente gli uni dagli altri.
•
Conclusioni
La
genetica,
attraverso
la
variabilità intraspecifica legata al
genoma umano, esclude l'esistenza di razze diverse in senso
discriminatorio
e
negativo.
Giustifica, al contrario, la presenza di etnie diverse dovute solo a
condizionamenti ambientali che
hanno agito per differenziare tra
loro le etnie che oggi conosciamo.
La genetica nega quindi il
fondamento scientifico a qualsiasi
ideologia razzista.
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 Le origini del razzismo
Nella storia dell’umanità traspare in maniera costante un atteggiamento di tipo razzista.
Già nell’antica Grecia e poi nell’antica Roma, la pratica della schiavitù è all’origine delle
discriminazioni. Il fatto stesso che questi popoli considerassero “barbari” coloro che non
parlavano la loro lingua e non avevano costumi, religioni, istituzioni simili alle loro
testimonia la presenza di uno spirito discriminatorio.
Comunque, il razzismo per come noi oggi lo intendiamo si sviluppò a partire dal XVII
secolo, in seguito alle scoperte geografiche e all’espansione coloniale. In questo periodo si
affermò la convinzione che il progresso – intellettuale, scientifico, economico, politico –
fosse un’esclusiva prerogativa dei bianchi; era una differenza biologica che impediva agli
altri popoli di raggiungere gli stessi risultati. La teoria evolutiva secondo cui le varie
razze, partendo da un unico ceppo, si sarebbero diversificate a causa delle diverse
condizioni ambientali, nel XVIII secolo fu sostituita dalla teoria “poligenetica” che fa
risalire le popolazioni del mondo a progenitori diversi.
L’affermarsi di questa convinzione portò a ritenere naturali e inalterabili le differenze tra
individui e popoli e a stabilire un principio di gerarchia secondo il quale la razza bianca
era una razza superiore, predominante sulle altre. In questo modo veniva giustificato il
dominio sugli altri popoli da parte dei bianchi e l’attribuzione a questi di una missione di
civilizzazione.
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 La storia del razzismo
Quella che originariamente era una teoria razziale, nel XIX secolo divenne vero e proprio
razzismo, soprattutto con l’opera di Joseph Arthur Gobineau, “Saggio sull’ineguaglianza
delle razze” (1853-1855). Gobineau affermò che la razza è alla base della civiltà e che
quindi la degenerazione della razza comporta un decadimento della civiltà. Egli sostenne
che per arrestare il decadimento della razza “ariana”, iniziato agli inizi dell’era cristiana,
non si potesse che perseguire un disegno di discriminazione delle razze “inferiori”.
La pubblicazione del libro di Charles Darwin L’origine delle specie (1859) ispirò in
seguito una nuova forma di razzismo, il cosiddetto “razzismo scientifico”, basato sull’idea
che il pregiudizio razziale svolgesse addirittura una funzione evolutiva.
(Joseph Arthur Gobineau, 1816 – 1882)
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 Il razzismo nel XX secolo e le sue forme
Durante tutto il XIX secolo il razzismo si diffuse ampiamente in Europa, alimentato anche
dall’insorgere del nazionalismo. Contemporaneamente negli Stati Uniti, il razzismo fu alla
base del sistema schiavistico. Dopo la prima guerra mondiale e la conseguente crisi
economica e sociale, le teorie basate sulla discriminazione razziale presero corpo in un
disegno politico; la Germania nazista, a partire proprio dalla diffusione del mito della
superiorità della “razza ariana”, riuscì a far presa su grandi masse e a raccoglierle
attorno al progetto che aspirava a imporre la supremazia germanica nel mondo.
Il mito della razza e l’odio nazista nei confronti degli ebrei, che furono considerati
“sottouomini”, legittimò e rese possibile il genocidio di sei milioni di ebrei e di altri cinque
milioni di persone considerate inferiori o devianti (accanto agli ebrei furono sterminati
zingari, comunisti, omosessuali, disabili).
Sulla scia della Germania nazista anche l’Italia fu segnata dal razzismo: nel 1938 furono
emanate le “leggi per la difesa della razza”, che determinarono la discriminazione degli
ebrei e ne favorirono successivamente la deportazione nei campi di sterminio.
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 Verso il razzismo contemporaneo: l’apartheid

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L’apartheid (“separazione”, nella lingua afrikaans) fu una politica di segregazione e
divisione razziale che regolava le relazioni tra la minoranza bianca e la maggioranza non
bianca della popolazione, adottata nella Repubblica Sudafricana dal 1948 al 1993. Nel
novembre del 1993, con un accordo e le successive elezioni politiche, in cui vennero
chiamati al voto gli appartenenti a tutte le razze, si pose definitivamente fine all’apartheid.
L’apartheid, adottato nel 1948 dopo la vittoria elettorale del Partito nazionalista del
Sudafrica, si basava su alcune leggi che classificavano i cittadini in tre principali gruppi
razziali:
Bianco;
Bantu (neri africani);
Coloured (persone con discendenza mista).
Successivamente venne istituita una quarta categoria per gli asiatici (indiani e pakistani).
Le leggi prescrivevano, inoltre, i luoghi in cui ciascun gruppo poteva vivere, che tipo di
lavori poteva esercitare e a quale tipo di sistema scolastico poteva accedere. Le leggi
proibivano quasi tutte le relazioni interrazziali, istituivano luoghi pubblici separati
(panchine, spiagge, ecc.) ed escludevano i non bianchi da ogni forma di rappresentanza
politica. Gli oppositori dell'apartheid furono vittime di persecuzioni e maltrattamenti, tanto
da ridurre il Sudafrica in un vero e proprio governo di polizia.
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A questa politica di segregazione razziale si opposero i neri dell’ African National
Congress (ANC), organizzazione fondata nel 1912. Dopo le proteste contro l'apartheid, che
sfociarono nel massacro di Sharpeville nel marzo del 1960, il governo mise al bando tutte le
organizzazioni politiche nere, compreso l'ANC.
Tuttavia azioni di questo tipo, dimostrazioni, boicottaggi, da parte degli oppositori
dell’apartheid (soprattutto negli anni ‘60 e ‘70), costrinsero il governo a allentare le
restrizioni, ad esempio quelle che riguardavano il contatto quotidiano tra membri delle
diverse componenti etniche (petty apartheid).
Dalla metà degli anni Settanta fino alla metà degli anni Ottanta il governo attuò una serie
di riforme che regolavano le attività politiche: venne infatti concesso alle rappresentanze
sindacali nere di organizzarsi e di svolgere una limitata attività politica. La Costituzione
del 1984 estese la rappresentanza parlamentare agli asiatici e ai coloured, ma non ancora
ai neri, nonostante fossero la maggioranza. Le rivolte si fecero sentire ancora e, di
conseguenza, le leggi che regolavano l’apartheid si modificarono.
Nel 1990 il nuovo presidente Frederik Willem de Klerk revocò ufficialmente la messa al
bando trentennale dell'ANC e liberò il suo leader, Nelson Mandela. Nel 1993 si arrivò
finalmente alla firma di un accordo sulle modalità della transizione del Sudafrica alla
democrazia. Nelle prime libere elezioni del 1994 Mandela divenne il primo presidente nero
nella storia del Sudafrica, nonostante avesse trascorso lunghi anni in carcere.
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 Grandi personaggi: Martin Luther King
Martin Luther King nasce ad Atlanta il 15 gennaio 1929. Figlio di Michael King e Alberta
Williams, il suo nome si ispira alla figura di Martin Lutero, teologo tedesco. Può essere definito
uno dei più importanti leader per la lotta a favore dei diritti civili e contro la segregazione
razziale in America. Divenuto pastore battista su consiglio del padre, decise di dedicarsi agli
studi religiosi nella scuola di Chester, Pennsylvania. Ottenuta la laurea in teologia, iniziò a
frequentare una delle chiese battiste a Montgomery, in Alabama, divenendo così pastore in una
delle città nel profondo Sud dell’America, dove la situazione razziale era tra le più dure,
soprattutto nelle scuole statali.
Nel 1955 King guidò il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery: avviò quindi la protesta
contro l’arresto di Rosa Parks, una donna di colore che si era rifiutata di lasciare il posto ad un
passeggero bianco su richiesta dell’autista. La protesta, non violenta, basata sul boicottaggio,
durò 381 giorni. Parks venne condannata a pagare una multa pari a 10 dollari, a cui si
aggiunsero le spese per il processo. Il boicottaggio, che prevedeva il divieto di utilizzo degli
autobus da parte dei neri, si rivelò efficace: l’episodio venne dichiarato illegittimo dalla Corte
Suprema e costituì la base del movimento di protesta non violenta. Il boicottaggio si concluse
ufficialmente il 21 dicembre 1956.
Divenuto presidente di alcune tra le più importanti associazioni per la tutela dei diritti umani, il
20 settembre 1958, in un negozio di Harlem, King venne pugnalato al petto con un tagliacarte,
dalla sua domestica. Riportò una ferita profonda, fu immediatamente portato all’Harlem
Hospital, dove venne operato.
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Recatosi in India nel 1959, poté comprendere più da vicino gli ideali di Ghandi, che decise di
utilizzare come principale strumento di protesta sociale. L'anno seguente rinunciò al suo
incarico a Montgomery per diventare pastore della chiesa battista di Ebenezer, Atlanta, ciò che
gli permise di guardare e di dedicarsi più da vicino alla direzione del nascente movimento per i
diritti civili.
Il 19 ottobre 1960, King prese parte ad una rivolta studentesca, ma venne arrestato assieme ad
altri 51 studenti. Per sua fortuna, venne liberato il giorno dopo il trasferimento in carcere.
Nel novembre 1961 formò un movimento di lotta anti-segregazionista, con lo scopo di diffondere
le tecniche di non violenza.
Il 16 dicembre 1961, venne nuovamente condannato, nel corso di un arresto di massa dei
manifestanti. Solo il 10 luglio venne letta la sentenza: 178 dollari o 45 giorni di lavoro forzati.
Venne incarcerato. Uscì di prigione pochi giorni dopo, non sapendo che la multa era stata
pagata. Ma la prigione lo aspettava ancora una volta.
Nel periodo 1960 – 1964, iniziò in Alabama una campagna per la promozione dei diritti civili. Il
3 aprile 1963, 250 volontari manifestarono occupando ristoranti e negozi. Scoppiarono le
proteste e gli arresti, e King propose la disobbedienza civile: disubbidire alle leggi che si
ritenevano ingiuste.
Nel 1963 Luther King si trovò alla guida di un'intensa campagna per i diritti civili a
Birmingham, in Alabama, e altre città sparse per tutto il Sud: aveva come obiettivi l'iscrizione
dei neri nelle liste elettorali, l'abolizione della segregazione razziale, il miglioramento della
qualità dell'istruzione e degli alloggi. Ma Martin venne ancora una volta arrestato. Il 28 agosto
1963 guidò la storica marcia su Washington e pronunciò il famoso discorso che iniziava con le
parole 'I have a dream' (Ho un sogno).
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In quello stesso periodo la leadership nera subì un profonda trasformazione: l’unico bisogno
era quello di un cambiamento radicale, “con ogni mezzo possibile”, come definito da alcuni.
Emersero quindi nuovi movimenti e gruppi più efficaci, come i Black Muslims di Malcolm X, il
Black Power e le Black Panthers, portatori di differenti ideologie e metodi di lotta contro il
razzismo. Tuttavia il prestigio di King che garantiva la non violenza come unico metodo
ufficiale di resistenza, continuò a crescere.
Nel 1965, dopo aver ricevuto il premio Nobel per la pace, venne organizzata una marcia da
Selma fino a Montogomery il cui primo tentativo fallì a causa degli attacchi ricevuti dai
manifestanti da parte di bande di bianchi e dalla polizia. I terribili scontri che ne seguirono il 7
marzo 1965, fecero sì che quella data venisse ricordata come “Bloody Sunday”.
Nel gennaio 1966, si trasferì nei paesi più poveri di Chicago, per vivere come i disagiati
cittadini. Durante la primavera dello stesso anno, venne condotta una serie di grandi marce per
la lotta contro la discriminazione nella città di Chicago, dove King venne colpito da un lancio di
sassi.
Nel 1967 King guidò la Poor People’s Campaign, con lo scopo di radunare oltre un migliaio di
poveri, per farli marciare su Washington, chiedendo aiuti economici.
Il 3 aprile 1968 venne gravemente ferito con un colpo di fucile alla testa. Venne subito
trasportato in ospedale, dove i medici non poterono fare altro che constatare un grave danno
cerebrale. Alle 19:05 del 4 aprile 1968 venne annunciata la sua morte.
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The word Apartheid derives from Afrikaans language and it stands for “apartness” or
“separation”. Apartheid was a political system based on racial separation between whites and
blacks. A white minority crushed the rights of a black majority. It came true in South Africa from
1948 to 1993, by the National Party. Not only blacks, but also coloureds and Asians suffered
separation.
The government, created special areas and territories reserved to black Africans. The mixed
marriages were prohibited. Education was denied to prevent the possibility to aspire any
position in white society.
The greater opponent of the Apartheid was Nelson Mandela, one of the founders of the African
National Congress (ANC). It was born in Transkei area of South Africa and carried out a
campaign of protest and resistance against the Apartheid regime. It was arrested and
imprisoned in 1962. After 28 years, he was released and assumed the leadership of the ANC. He
led negotiations with the government, supported by the president De Klerk. In 1993, the both
shared the Nobel Peace Prize, for their efforts in establishing democracy and social harmony in
South Africa. In May 1994, for the first time, all South Africans were able to vote. Nelson
Mandela won those elections and became the first black President of South Africa, a position
which he held until he retired in 1999.
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Today in the South Africa the Apartheid is abolished, but its effects will last for a lot of years. In
South Africa seems to be two nations: one rich and white, the other poor and black. Blacks still
will have to face lots of problems: about 9 million people live in shacks and they don’t have
clean water in their homes; 1 million people are homeless; diseases are increasing and there are
more than 4 million HIV – positive people.
The crime, delinquency and the lack of education, denied during the Apartheid regime, led
suburban people to terrible living conditions.
However today there are positive aspects: thanks to Mandela’s policy black people have gained
self – confidence and exploit new opportunities.
We hope that the gap between the high standard of living of industrialized areas and the poverty
of the black townships will be filled soon.
It’s absurd that inside a nation there are areas with a different progress and standard of living.
It’s easy to say, but also in Italy there were deep cultural and growth differences between North
and South. Only in this years they start to disappear.
About the Apartheid I think it is a human wickedness that sometimes remember the barbarity of
Nazism.
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Gli uomini sono fortunatamente diversi l’uno dall’altro, per aspetto fisico, lingua,
religiosità, carattere. Ma questa diversità è un bene, perché permette a ogni uomo di
confrontarsi con i suoi simili. Nessuno, però, può essere autorizzato a sentirsi superiore nei
confronti del prossimo, come purtroppo accade spesso nella società di oggi, dove i conflitti
razziali sono ancora una triste realtà. Il nostro compito fondamentale è quello di rispondere
concretamente al razzismo, un atto di disprezzo così illogico, da essere considerato come
“l’espressione del cervello umano ridotta ai minimi termini”.
Il razzismo non si manifesta solo con comportamenti brutali, violenti, riconoscibili: a volte
sono le frasi e le gesta di ogni giorno che fanno sentire una persona derisa e, allo stesso
tempo, disprezzata.
In una società come la nostra, sempre più multietnica, è necessario stroncare sul nascere
ogni forma di razzismo, evidente o non evidente, soprattutto quando colpisce ragazzi e
bambini che non sono ancora in grado di difendersi.
‖—‖
“E’ inutile continuare a parlare di razze umane, perché così come si intendono di
solito, sono destinate a sparire nell’arco di qualche millennio”.
Questa tesi, portata avanti da un gruppo di studiosi di genetica dell’Università College di
Londra, testimonia la falsità del razzismo, eppure, oggi come non mai, il razzismo è tornato
a destare timore ed allarme. Per quale motivo?
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•
Immigrazioni frequenti
Sono molti gli immigrati che oggi si trovano fuori dal proprio paese di origine, per cause di
conflitti interni e/o cause economiche.
In Europa, specie negli ultimi anni, l’intolleranza verso l’immigrato ha raggiunto livelli
veramente molto alti: a volte si esprime con violenza o con un’ostilità diffusa, quotidiana.
•
Gli effetti dell’ambiente
Per razzismo si intende una tendenza a considerare la razza come fattore determinante
dello sviluppo civile di una società e quindi a evitare mescolanze con altri popoli,
considerati di razza inferiore, mediante la discriminazione o la persecuzione.
Il razzismo è un atteggiamento più o meno comune a tutte le culture, causato, per alcuni,
dalle tensioni provocate da immigrazioni massicce.
Altro fattore importante sono i conflitti etnici, che nascono da rivalità e odio le cui radici
affondano nella storia e ognuno è un caso a sé.
•
Bisogno di ordine
La forma più comune del razzismo, consiste nel disprezzare colui che ha tradizioni e
abitudini diverse dalle nostre.
Ma ci siamo mai chiesti il perché di queste discriminazioni?
“Oggi il razzismo si esprime in modo confuso”, spiegano alcuni. “Molti, per esempio,
sostengono che gli extracomunitari ‘se ne devono andare’, senza fare distinzione fra i vari
tipi di etnie e i vari tipi di immigrazione”.
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•
La paura del diverso
Gli immigrati scatenano in tutti noi quella che è considerata una paura istintiva, ma anche
una reazione contraddittoria, specie se lo straniero ha caratteristiche fisiche diverse dalle
nostre. In particolare quando il “diverso” è a contatto con noi, facciamo ancor più fatica
ad accettare che quella persona è uguale a noi.
Secondo alcune indagini, le persone che fanno più fatica ad accettare lo straniero sono gli
anziani e le persone con un basso grado di istruzione.
Nel complesso, le donne sono più tolleranti degli uomini, anche se, quelle che sposano
immigrati (specialmente oggi), li considerano più facili da “maneggiare” rispetto ad un
marito connazionale.
‖—‖
Quindi l’auspicio è che, entro breve tempo, non si parli più di razzismo. Tutte le etnie si
mescoleranno e se ne verrà a creare una sola, senza più differenze somatiche evidenti.
Ma perché non smettere di parlare di razzismo già da domani?
Purtroppo il razzismo non è curabile come lo è una malattia. Esso è il risultato di cattiva
volontà di chi rifiuta il proprio simile e non vuole riconoscersi in lui.
Spesso sono i bambini i più aperti e i più disponibili di fronte alle diversità: sanno essere
spontanei, e spontaneamente non fanno dell’amicizia una questione di razza e
discriminazione.
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Riassumiamo ora il concetto di razzismo:
Come già detto, per razzismo si intende una tendenza a considerare la razza come fattore
determinante dello sviluppo civile di una società e quindi a evitare mescolanze con altri
popoli, considerati di razza inferiore, mediante la discriminazione o la persecuzione.
E’ un atteggiamento più o meno comune a tutte le culture, causato, per alcuni, dalle
tensioni provocate da immigrazioni massicce.
Ma se è comune, il razzismo si può considerare normale?
Comune non vuol dire normale, ossia, non può essere considerato normale solo perché è
diffuso. Forse tra tutte le cose che ci sono al mondo, a livello umanitario, è la più diffusa e
grave. Ma anche la più stupida. Perché bisogna credere che per la differenza di colore della
pelle, della lingua, delle tradizioni, si debba essere superiori rispetto all’altro?
Razzisti si è e ci si diventa…
Ognuno può essere o diventare razzista: dipende dall’educazione che si riceve.
Si deve però accettare l’idea che ognuno di noi potrebbe esserlo, ma bisogna impedirsi di
esserlo. Potremmo essere anche noi capaci di provare dei sentimenti ostili verso colui che
non ci ha fatto nulla, se non l’essere semplicemente diverso da noi e che, in quanto tale,
minaccia la nostra tranquillità. Le diversità possono essere manifestate attraverso l’aspetto
fisico, o attraverso le differenze di comportamento.
In definitiva un razzista è quindi un minacciato, colui che si sente minacciato perché ha
paura di chi non gli assomiglia: nemmeno questo può essere considerato qualcosa di giusto
o di ragionevole…
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Cosa si può fare?
Bisogna imparare, educarsi, riflettere: il razzismo può essere superato con l’intelligenza e
la ragione.
Bisogna soprattutto imparare a vivere e a convivere con gli altri, imparare a conoscersi,
imparare a parlarsi, a ridere insieme. Ma anche condividere le proprie paure, le proprie
emozioni, i propri sentimenti, i propri problemi: solo così potremmo far regredire il
razzismo.
Importante è anche il rispetto reciproco, cioè avere riguardo e considerazione l’uno
dell’altro. Bisogna saper ascoltare.
Bibliografia:
Papà, che cos’è il razzismo? - T.J. Belloun
Che razza di bugie – O.N Winderling
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También la España ha tenido momentos historicos caraterizados da politicas racistas, que
pongon las raíces en el pasado.
La “Limpieza de sangre” fue una politica racista en conciernos de los judíos y
musulmanos, puesta en práctica dal govierno español desde la Edad Media. La politica se
reforzó durante el reino de Aragon y Castilla, cuando Ferdinando quería eliminar estas
religiones por medio de una inquisición. El Govierno, con un decreto alejó los ebreos y
musulmanos dal país, que se refugiaron en Turquía y en el Norte de Africa. Los ebreos no
pudieron volver en España hasta el 1858, año de la cancelación del edicto.
Francisco Franco fué un político y generál español que instauró una
dictadura entre los años 1939 y 1975. El fue uno de los más importantes
protagonistas de la Guerra Civìl Española, un periodo de luchas que duró
hasta 1939, cuando Franco ganó la guerra con el apoyo de Hitler y
Mussolini.
Este periodo fue uno de los mas dolorosos de la historia de España: muchas
personas fueron asesinadas y encarceradas por defender la republíca y
muchas otras se fueron del país por miedo a ser asesinadas. Durante la
dictadura los ciudadanos perdieron todos sus derechos y España se convirtió
en el país mas pobre de Europa.
- 31 -
La colonización de America empezó en 1492, cuando Cristoforo Colombo desembarcó en la
isla de San Salvador.
En 1513 Vasco N. De Balboa cruzó el canal de Panamà y guió la primera spedicción en el
Oceano Pacifico.
En 1519 empezó la conquista del impero Azteco e Inca bajo la guia de Hernán Cortés y
Francisco Pizarro.
Estas colonizaciónes han favorido el escambio culturál y el de lenguas y por eso casi todos
las colonias adquiriron la lengua española, que hoy es una de las mas habladas en America
y en el mundo.
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•
La Constitución de 1978 establece que el Castellano (conocido como español), es la lengua
oficial de España y es utilizada en todo el país, con algunas diferencias que varian de
comunidad en comunidad.
La Constitución española reconoce cuatros lenguas principales, que son oficiales en las
comunidades autonomas:
El español;
El catalán;
El gallego;
El vascuence o euskera.
El español o castellano es una lengua de origen latino, que nació en el reino de Castilla y
se extendió por todo el país desde 1492. Es la lengua oficial de España y es también la que
estudiamos en el cole.
El catalán, lengua tìpico de la comunidad de Cataluña, es muy extensa. En algunas
comunidades de España, esta lengua toma nombres diferentes, como por ejemplo en la
comunidad valenciana, donde se habla el valenciano, o en las Islas Baleares, donde el
catalán es conocido como mallorquín. Esta lengua es utilizada también en Andorra y en
algunas ciudades de Italia, como Alghero, donde vive una pequeña comunidad de
catalones.
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El gallego es una lengua de origen latino mas proxíma al Portugués que al español. Es la
lengua tipico de la comunidad de Galicia y es también hablada en el norte de Portugál.
El euskera es una lengua de origen preistorica, que se ha mantenido de forma orál, a
tráves de las leyendas, los cuentos y las canciones populares. Por muchos años fué hablada
en ámbito locál y familiar. Hoy es la lengua oficial del País Basco, en el norte de España.
El español no es solamente el idioma oficial de España. Es una lengua internaciónal,
hablada también en muchos países de America como Argentina, Uruguay, Chile, Venezuela,
el Salvador, Costa Rica, Puerto Rico, Cuba, Mejico, Estados Unidos, Guinea Ecuatorial
(Africa) y Filipinas (Asia) y por eso es la tercera lengua mas hablada en todo el mundo,
después de el inglés y el chino.
Las dos lenguas no son exactamente iguales: entre ellos hay algunas diferencias de lexico y
pronunciación, que no impiden la comprensión entre los hablantes.
Por ejemplo, el termino español “coche”, en America Latina se dice “carro”.
Otra diferencia se encuentra en la pronunciación de las letras “S” “C” “Z” “Y” “LL” que
en America Latina se pronuncian en la misma manera.
Por ultimo, desde un punto de vista gramaticál, los hispanoamericanos prefieren utilizar el
pretérito indefinido en lugar del pretérito perfecto, asi como usan la forma “ustedes” en
contextos informales donde los españoles usan el “vosotros”.
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Pero, en los diferentes países de America Latina, no existe una ùnica lengua oficial, puesto
que el idioma actual es el resultado de la fusión del castellano utilizado da los primeros
conquistadores y diferentes lenguas indigenas.
En general, podemos decír que muchas caracterìsticas del castellano hablado en America
pertenecen también a regiones españolas como Andalucia, Canarias y Galicia, porquè los
primeros colonizadores procedián de estas zonas.
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Nella storia degli Stati Uniti il razzismo è un fenomeno complesso che affonda le sue radici
nel periodo seguente l’era coloniale ed espansionistica della nazione. Lo possiamo trovare
articolato in espressioni che vanno dallo sterminio e segregazione delle popolazioni
indigene pellerossa, passando per il triste periodo della tratta degli schiavi africani (ma
anche di razza bianca) fino ad arrivare ai giorni nostri con episodi di ingiustizie che,
purtroppo, ancora oggi salgono agli onori della cronaca.
L’ideologia del razzismo su base scientifica ha causato in questa nazione delle azioni
efferate di soppressione di etnie paragonabili, ma per molti anche superiori, all’operazione
di pulizia etnica messa in atto da Hitler. Basti pensare al genocidio degli indiani d’America
che ha portato alla eliminazione di milioni di pellerossa.
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 La morfologia, il clima, la flora e la fauna.
La notevole estensione dello stato rende possibile la grande diversità di climi negli USA. Si
passa dai paesaggi freddi dell’Alaska (paesaggi costituiti in prevalenza da tundra), al clima
arido e steppico delle pianure centrali (presenza di taiga e boschi di conifere), fino ad
arrivare al clima tropicale della Florida e delle Hawaii nel Pacifico.
La grande varietà di climi permette la sopravvivenza di specie diverse come scoiattoli, orsi,
volpi, cervi, fenicotteri, alligatori, tartarughe e lupi.
Il paese, delimitato dalla catena delle Montagne Rocciose a occidente e dei Monti
Appalachi a oriente, lascia grande spazio alle pianure ed alle aree desertiche che si
sviluppano prevalentemente nell’area centrale. La costa atlantica, ricca di insenature e
baie, ha reso possibile la costruzione di grandi porti navali.
Una buona parte del confine con il Canada è costituita da un vero e proprio sistema
lacustre, la regione dei Grandi Laghi, di cui fanno parte il Lago Superiore, Michigan,
Huron, Erie ed Ontario. L’acqua di questi laghi si immette nel San Lorenzo che attraversa
il confine tra Canada e Stati Uniti, prima di sfociare nel golfo a cui da il nome.
Le grandi pianure centrali sono attraversate dal fiume più importante del paese, il
Mississippi, che riceve le acque dal fiume Missouri, sfociando poi nel Golfo del Messico.
Altri fiumi importanti sono lo Yellowstone, altro affluente del Mississippi e il fiume
Colorado, che oltrepassa il confine del Messico per poi sfociare nel Golfo di California.
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 La popolazione
La popolazione, che conta quasi 300 milioni di unità, è ancora oggi caratterizzata da un
miscuglio di etnie. Per questo la popolazione statunitense è definita come “melting pot”, un
vero e proprio miscuglio di popolazioni di origine latina, slava, messicana, asiatica,
africana e, più in particolare, europea.
La componente più significativa è quella anglosassone; gli afroamericani, che costituiscono
solo il 12% sono i discendenti dei popoli deportati durante i secoli dello schiavismo.
La lingua ufficiale è l’inglese, ma viene parlato anche lo spagnolo.
Le religioni, data la varietà della popolazione, sono diverse fra loro: la prevalenza è
rappresentata dai protestanti, con una minoranza di cattolici, ebrei e musulmani.
Negli Usa la distribuzione del reddito è squilibrata: il valore medio per ogni abitante è alto,
ma vi sono famiglie e gruppi etnici che sono al di sotto della soglia di povertà. I salari e i
trattamenti pensionistici sono bassi. Nonostante le occasioni di impiego siano numerose e il
tasso di disoccupazione sia basso, i lavori sono piuttosto precari a causa dei facili
licenziamenti.
 Le città
Washington D.C., fu fondata nel 1790, proprio per svolgere la funzione di capitale federale.
Circondata dall’agglomerato di District of Columbia, che conta circa 7 milioni di abitanti,
si trova al vertice della cosiddetta “megalopoli atlantica”, costituita dalle città di
Baltimora, Philadelphia, New York e Boston.
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New York, anche questa città di antica fondazione, è ancora oggi organizzata in quartieri
omogenei, in cui si insediarono piccoli gruppi di italiani, cinesi, ecc… Si diede vita così a
Little Italy e China Town. Ancora oggi la parte più povera ed arretrata della città è
concentrata ad Harlem, quartiere nero dove regna la povertà. Le altre città, come Dallas,
Houston, Chicago e Los Angeles, sono sedi di importanti industrie ed istituti a livello
mondiale.
 L’economia
Anche se la bilancia commerciale e la spesa federale non li aiutano, gli Stati Uniti,
costituiscono la più forte potenza economica mondiale. Le grandi multinazionali
statunitensi, di grande rilievo, investono in tutto il mondo e riescono ad imporre stili di
consumi estranei ai paesi che le ospitano.
L’economia statunitense può contare sulla disponibilità di risorse provenienti dal
sottosuolo, come carbone, oro, argento, ferro, acciaio, rame, piombo e gas naturale.
La produzione di energia elettrica deriva da centrali termiche e nucleari.
 Settore primario
L’ampia dimensione delle aziende agricole, la poca occupazione e l’elevato livello di
meccanizzazione, unita alle produzioni di mais, soia, foraggi, frumento, barbabietola da
zucchero, tabacco, uva e cotone, pongono gli Stati Uniti ai primi posti per produzione ed
esportazione. Le eccedenze di pesce, vengono invece destinate al mercato interno.
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Per quanto riguarda l’allevamento, una voce importante è costituita dai bovini e dai suini,
la cui carne viene esportata in tutto il mondo.
Un’altra risorsa importante proviene dai boschi: il rovere è l’albero più diffuso, il cui legno
è utilizzato prevalentemente come materiale per la falegnameria. Il legno ricavato da alberi
di pino, viene spesso utilizzato per la produzione di carta.
 Settore secondario
Ancora oggi l’industria costituisce un settore trainante dell’economia statunitense. Ogni
ramo del settore secondario è sviluppato ed attivo.
Dall’alta tecnologia e dalle costruzioni spaziali ed aerospaziali, si passa al settore
dell’elettronica, dell’informatica e delle telecomunicazioni, della farmaceutica e delle
biotecnologie. Sviluppati sono anche i settori automobilistici e alimentari.
 Settore terziario
Il settore terziario è incentrato sulla produzione di beni immateriali come i sistemi
operativi, i software, la ricerca e lo sviluppo, le biotecnologie e la logistica. Anche la
grande distribuzione e la pubblicità hanno grande importanza per il settore terziario di
questo paese.
I principali rapporti commerciali, basati sull’importazione di materie prime e non, sono
stabiliti con il Giappone, Canada, Cina, Messico, Taiwan, Germania, Regno Unito e Corea
del Sud.
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A causa dell’ampia estensione del paese i trasporti e le vie di comunicazione sono
sviluppati su grandi distanze e si snodano su ferrovie, autostrade e vie aeree. Gli Stati Uniti
possiedono una marina mercantile relativamente ridotta.
Tipici paesaggi degli Stati Uniti
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 I combustibili fossili
I combustibili fossili (petrolio, carbone e gas naturale) sono il prodotto della
decomposizione di sostanze organiche animali o vegetali di individui vissuti sulla terra
milioni di anni fa.
Utilizzati da sempre prevalentemente per la produzione di energia elettrica e movimento,
sono destinati ad esaurirsi in un futuro relativamente vicino; inoltre sono considerati i
maggiori responsabili dell’emissione di gas che provocano l’aumento dell’effetto serra e le
piogge acide.
Antracite
 Il carbone come fonte di energia
•
•
Il carbone, un composto di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto e zolfo, ha origine dal lento
sprofondamento di materiale vegetale e dalla successiva decomposizione dei tessuti ricchi
di cellulosa, per effetto di batteri anaerobi. La compattazione che questi tessuti hanno
subito ha progressivamente eliminato idrogeno ed ossigeno, assumendo le caratteristiche
del carbone.
Il carbone, nel sottosuolo, è disposto a strati. Dallo strato più profondo troviamo:
Antracite: è il più richiesto, ma anche il più costoso, per le sue proprietà;
Litantrace: E’ il più diffuso in natura, ed il più utilizzato per la produzione di energia
elettrica. Da questo si ricava un particolare carbone artificiale, il carbon coke,
impiegato negli altiforni;
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•
•
Lignite: non è un buon combustibile, quindi poco diffuso e poco conveniente. Viene di solito
utilizzata per alimentare centrali elettriche o per produrre gas, ammoniaca, petrolio
sintetico;
Torba: Non è un carbone vero e proprio; viene esclusivamente impiegata in agricoltura per
arricchire il suolo.
 Estrazione e trasporto
•
•
Litantrace
Il carbone nel sottosuolo si trova a strati dello spessore di 3-4 metri alternati a strati di
roccia, ad estensione orizzontale o inclinata, a seconda dei movimenti subiti nel tempo
dalla crosta terrestre. Le miniere da cui si estrae possono essere di due tipi:
A cielo aperto: se il carbone si trova in giacimenti abbastanza vicini alla superficie;
Sotterranee: formate da pozzi verticali e gallerie.
Il carbone estratto dalle miniere, dopo aver subito un primo trattamento di frantumazione e
depurazione, viene trasportato caricandolo su vagoni di treni o su navi. A volte si utilizzano
apposite condotte, detti carbonodotti, nei quali il carbone viene pompato dopo aver subito i
processi qui sopra indicati. Il carbone così raggiunge le fabbriche in cui sarà utilizzato.
A sinistra: lignite
A destra: torba
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 Cenni storici
Il carbone ha trovato impiego fin dalla prima rivoluzione industriale, utilizzato per
produrre il vapore necessario ad azionare i motori delle fabbriche, delle navi e dei treni.
Da quando nel secolo scorso è stato sostituito dalla nafta, il carbone è stato usato per il
riscaldamento di edifici, come combustibile naturale nelle centrali termoelettriche e come
materia prima per la produzione di cosmetici, medicinali, materie plastiche, benzina,
naftalina ecc…
 L’impiego oggi
Attualmente il carbone è largamente sfruttato negli altiforni per la produzione di ghisa.
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 Un altoforno
I materiali per produrre la ghisa devono essere immessi dall’alto nella bocca del forno. Per
questo scopo si utilizzano appositi carri, che trasportano i materiali alla sommità
dell’altoforno.
Nella bocca i materiali sono introdotti a strati alterni: uno strato di minerali, uno di coke e
così via. I materiali passano dalla bocca alla tramoggia, una specie di imbuto che la
collega al tino e quindi al tino. In esso giunge dal basso un gas, l’ossido di carbonio,
sviluppato dalla combustione del coke: tale gas, passando attraverso i minerali, reagisce
con gli ossidi di ferro in essi contenuti sviluppando reazioni chimiche che fanno separare il
ferro attraverso la produzione di anidride carbonica che poi esce dal camino.
Per ottenere l’ossido di carbonio, bisogna immettere aria calda dal basso (circa 1000°C),
che fa bruciare il coke.
Sul fondo del tino si trova il crogiuolo: qui si raccoglie il ferro allo stato fuso che,
mescolato ad una piccola percentuale di carbonio, da origine alla ghisa liquida.
Dal fondo del crogiuolo, due condotti portano all’esterno la ghisa liquida e le scorie
(materiale vetroso per realizzare fibre per isolanti termici). La ghisa è utilizzata per
produrre acciaio o viene inviata alle fonderie dove viene impiegata per la costruzione di
tubi.
Nel rivestimento interno dell’altoforno, composto da materiali refrattari, circola acqua per
evitare che si raggiungano temperature troppo elevate. L’altoforno è posto su un basamento
rialzato entro cui si trova il crogiuolo.
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 Il suo funzionamento
Gli altiforni operano a ciclo continuo, per un periodo di tempo che va da un minimo di tre
anni a un massimo di sette/otto: se la combustione si arrestasse, la massa parzialmente fusa
si solidificherebbe e il forno dovrebbe essere demolito anzitempo. Le materie prime sono
frazionate in piccole cariche introdotte a intervalli di 10-15 minuti. Le scorie vengono
estratte ogni due ore circa, mentre la ghisa viene colata cinque volte al giorno. Il prelievo
della ghisa si effettua rimuovendo il tappo di argilla che chiude il foro di colata e
consentendo al metallo di defluire attraverso un canale di colata, rivestito di argilla, dentro
un ampio contenitore di acciaio, ricoperto completamente al suo interno con materiali
refrattari; il contenitore può essere una siviera o un vagoncino, in grado di contenere oltre
100 tonnellate di metallo. Eventuali scorie rimaste in superficie vengono eliminate prima di
depositarsi nel contenitore, che trasporterà la ghisa liquida alla sua destinazione finale.
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Se pur non esente da atteggiamenti razzistici il mondo dello sport testimonia l’assoluta
uguaglianza tra le diverse razze evidenziando in alcune discipline non solo l’assenza di
inferiorità, ma addirittura la supremazia di atleti appartenenti a razze ritenute inferiori.
Sicuramente uno sport in cui per lunghi anni gli atleti neri hanno avuto molto da insegnare al
resto del mondo sportivo, è il basket. Gli Stati Uniti, culla di questo sport, hanno consegnato
alla storia del basket campioni divenuti addirittura leggendari e rigorosamente di pelle nera.
Nomi come quello di Michael Jordan e Magic Johnson sono dei punti di riferimento per
qualsiasi giocatore di basket, qualunque sia il colore della sua pelle.
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 Origini
A sinistra: la palla
A destra: l’inventore del gioco J. Naismith
Questo sport è nato e si è sviluppato a Springfield (Massachusetts) nel 1891, grazie all'idea
di James Naismith, medico ed insegnante di educazione fisica canadese. Dalla fine del XIX
secolo, il basket si è diffuso in tutto il mondo, grazie all'attività di propaganda della
Federazione Internazionale Pallacanestro, fondata nel 1932. È uno sport olimpico dalla XI
Olimpiade, che si tenne a Berlino nel 1936.
Il campo
 Il campo, le regole di base e la palla
Il campo di gioco è diviso in due metà da una linea al cui centro è tracciato un cerchio.
Ogni metà campo presenta un semicerchio, all’esterno del quale i tiri a canestro valgono
tre punti, l’area dei tiri liberi, quelli che vengono effettuati a gioco fermo in seguito a un
fallo, e la zona dei tre secondi.
L’obiettivo del gioco è segnare punti: questi si realizzano lanciando il pallone all’interno
di un canestro, formato da un anello di ferro e da una rete in corda senza fondo; il
canestro, collocato a 3,05 m da terra, è sostenuto da un tabellone fissato al terreno da
sostegni.
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La pallacanestro è giocata da due squadre di 5 giocatori. Al playmaker è affidata
l’impostazione degli schemi di gioco, che nella pallacanestro sono numerosi e molto
elaborati: fondamentali sono infatti i movimenti individuali e collettivi senza palla che
servono a smarcarsi, cioè a liberarsi dal controllo dell’avversario per il tempo sufficiente a
tirare a canestro o ad acquisire un piccolo vantaggio di spazio.
Una partita si svolge in quattro frazioni di 10 minuti ciascuna (ogniqualvolta si ferma
l’azione il tempo viene fermato); alla fine di ogni frazione c’è una pausa di 2 minuti, 15
nell’intervallo (tra la seconda e la terza frazione). In caso di parità, al termine
dell’incontro, sono previsti tempi supplementari di 5 minuti ciascuno. Durante la partita,
inoltre, sono previste diverse pause di 1 minuto o 24 secondi (time-out o minuto di
sospensione) nelle quali l’allenatore può comunicare alla squadra nuove disposizioni di
gioco. Vince la squadra che nel corso della partita realizza più punti.
I canestri hanno un valore differente a seconda di come e da dove vengono realizzati:
valgono un punto se segnati con un tiro libero; due punti se eseguiti durante un’azione di
gioco; tre punti se realizzati tirando al di là della linea dei tre punti. La squadra in
possesso di palla ha a disposizione 24 secondi per impostare e concludere l’azione
d’attacco, pena la perdita del possesso della palla.
La palla deve ovviamente essere sferica, di cuoio o pelle ruvida, o di materiale sintetico, in
modo da facilitare la presa dei giocatori anche con le mani sudate e deve essere anche
della giusta durezza. Il regolamento stabilisce che il pallone può avere una circonferenza
che varia tra i 72,4 cm (competizioni femminili) ed i 78 cm (competizioni maschili) ed un
peso tra i 510 ed i 753 grammi.
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 I fondamentali
Gli elementi tecnici fondamentali nel gioco della pallacanestro sono: il palleggio, il
passaggio, il tiro, il terzo tempo, la schiacciata, il rimbalzo e la stoppata.
Il palleggio serve per avanzare e si esegue facendo rimbalzare continuativamente la palla
sul terreno con una mano e senza mai accompagnarla. È un gesto tecnico tipico dei
playmaker o delle guardie. Generalmente il palleggio viene eseguito con una mano mentre
il resto del corpo si frappone a difesa del pallone.
Il tiro può essere effettuato in più modi. Tra i tiri dalla distanza si distinguono i tiri in
sospensione, quelli che si effettuano staccando i piedi da terra e lanciando il pallone nel
momento di massima elevazione; un tiro può mirare a fare entrare il pallone direttamente
nel canestro oppure a far appoggiare prima la palla sul tabellone e quindi, di rimbalzo,
infilarla nell’anello. Un particolare tiro è il cosiddetto tap-in, cioè la correzione con una
mano sola di un tiro precedentemente fallito, il cui rimbalzo viene indirizzato verso il
canestro.
Un giocatore non può tenere la palla fra le mani per più di due passi: altrimenti commette
un’infrazione che viene sanzionata dall’arbitro. L’azione che viene detta “terzo tempo” è
quella che consente al giocatore di portarsi sotto canestro, palla in mano, e concludere con
una “entrata” (detta anche penetrazione quando avviene a difesa avversaria schierata) e di
depositare il pallone a canestro con un tiro ravvicinato o con una schiacciata.
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La schiacciata, gesto tecnico riservato a chi è dotato di grandi mezzi atletici (altezza o
elevazione), è tra le azioni più spettacolari della pallacanestro.
Il rimbalzo è l’azione con la quale un giocatore si impossessa di una palla che non è andata
a canestro e che, dopo aver toccato il tabellone o il ferro dell’anello, ritorna in gioco: può
essere d’attacco, se effettuato nell’area avversaria a proseguimento di un’azione d’attacco;
difensivo, se è a conquista di una palla derivata da un tiro sbagliato in attacco dagli
avversari. Il rimbalzo è un’azione fondamentale che caratterizza il gioco del pivot, il
giocatore più alto e atleticamente potente, che gioca a ridosso del canestro.
La stoppata, infine, è la contromisura al tiro avversario: per essere regolare deve
respingere o deviare il tiro quando ancora la sua parabola è in fase ascendente. Anche
questo gesto è tipico dei pivot, che grazie alla loro statura possono, alzando le braccia,
ostacolare il tiro avversario.
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 L’impressionismo
Negli anni Sessanta del XIX secolo, prende avvio la pittura impressionista. Gli artisti, volti
a catturare l’impressione visiva, prediligono lavorare all’aria aperta, dove possono
osservare la vera qualità e natura del colore. Gli impressionisti non si soffermano sui
particolari, la natura si presenta ai nostri occhi sotto forma di colore, trasmessi dalla luce.
I colori così devono essere accostati “puri” alla tela, sotto forma di macchie: spetta
all’osservatore percepire l’effetto d’insieme.
L’arte ora è un’attività autonoma che interpreta in modo diretto lo spirito del proprio
tempo. Per questo mutano i soggetti: vengono rappresentati grandi paesaggi naturali, scene
di vita quotidiana nelle grandi città, i caffè e i teatri.
La fotografia ora ha influenza sull’arte: soprattutto il taglio dell’inquadratura può
imprimere all’opera un particolare senso di movimento.
I principali esponenti sono: Manet, Monet, Renoir, Sisley, Cezanne.
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Il periodo successivo all’impressionismo, detto postimpressionismo, vede Gauguin tra i suoi
principali esponenti. Paul Gauguin, (Parigi 1848, Atuana Hiva – Oa, isole Marchesi 1903)
fu un pittore pressoché autodidatta, si accostò alla pittura all’età di 23 anni, affidando a
questa attività l’instancabile esigenza di esprimersi in libertà.
Come molti del suo tempo, Gauguin rifiuta le sfarzosità della vita borghese: viaggia molto e
di continuo, in cerca di terre non contaminate dal progresso. Giunge nei mari del Sud nel
1895 e vi si stabilisce definitivamente.
Gauguin apprezza le novità introdotte dai pittori impressionisti, dai quali ricava un ottimo
insegnamento: la valorizzazione del colore. Ma va oltre ciò che sono gli ideali
dell’impressionismo: elimina le ombre portate dagli oggetti e dai corpi e stende i colori in
modo uniforme, con toni forti e non naturalistici.
Le figure assumono così la bidimensionalità, il colore diviene simbolico, non descrittivo:
serve ad esprimere ciò che il pittore sente veramente.
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 Analisi dell’opera: Le donne di Tahiti




Data: 1891
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni: 69 x 91,5 cm
Collocazione: Parigi, Musée d’Orsay

Il soggetto
Recatosi a Tahiti nel 1891, Gauguin si lega a Teha’amana, la donna raffigurata nel quadro
in diverse pose.

Il linguaggio visuale
Le due figure, disposte simmetricamente lungo un asse di simmetria verticale, si estendono
fini ai limiti del quadro. I loro volti, sono in corrispondenza inversa con le mani dell’altra,
secondo il percorso delle due diagonali.
Il quadro è caratterizzato da forme essenziali, create con larghe macchie di colore intenso.
Nella parte sinistra del quadro vi è un forte contrasto tra il vestito rosso della donna e la
sabbia di colore oro. Le donne danno l’idea di imponenza, i volti sono stilizzati.
Il fondo è definito da alcune linee orizzontali, lo spazio della scena sembra coincidere con
quello occupato dalle due figure. Quest’ultimo sembra aprirsi verso di noi, per mezzo del
braccio proteso della donna. La profondità si ha per l’accostamento di piani cromatici, con
colori più freddi in secondo piano.
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
I caratteri espressivi
Lo sguardo delle donne è fermo, ma nello stesso tempo sereno, su volti stilizzati. La
compostezza delle donne colte frontalmente e di profilo, colpisce il nostro sguardo.
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Il razzismo. Dalle origini alle forme più recenti