La conversazione
corso di lezioni 2000-2001
Università di Salerno
c.gily reda
sociologia delle comunicazioni di
massa
Le regole della comunicazione
• Quando si parla di regole
della comunicazione, tema
attualissimo anche oggi, ci
si incontra con questioni
difficili da risolvere sul
piano degli equilibri
politici. Ma vi sono sottesi
anche problemi teorici di
notevole difficoltà, che la
ricerca fa bene a proporsi.
La danza di una conversazione
•
lo studio della conversazione e del
linguaggio ordinario si caratterizza
nella complessità, tanto che Bettetini (
L’audiovisivo dal cinema ai nuovi media,
Bompiani 1996 ) ritiene sia necessaria
•
•
•
una svolta nella semiologia, per poter
adottare codici eterogenei per la
decodifica
Può essere utile, per disporsi ad
intendere, la metafora della danza, la
concomitanza complessa che richiede
Il coreografo Montalvo definisce la
danza ”un diffuso piacere carnale ed
epidermico che sublima ogni idea
diretta di sesso”, richiede la partecipazione integrale di corpo, mente, gesto,
sensibilità, musica
Così la conversazione, una danza
evocata dai salotti settecenteschi in cui
gli illuministi davano lettura dei loro
manoscritti (Craveri, la società della
conversazione, 2001).
regole anomiche
•
•
•
L’inglese conversational research,
un genere che ha già una sua ampia
letteratura, definisce tutti scambi
linguistici,
a
partire
dall’
informazione stradale.
Perché tutti hanno regole numerose
e sempre diverse, tanto che i molti
tentativi di codifica si fermano ad
un’ossatura elementare
Ma le regole ci sono, ineluttabili
più delle giuridiche (l’infrazione
porta la fine dell’interazione)
anomiche, cioè non scritte, da
interpretare da contesto a contesto:
codificarle risulta impossibile
quanto è certo il loro instaurarsi.
L’analisi conversazionale
• Linguisti e strutturalisti
iniziano l’analisi
adoperando sistemi di
segmentazione e
classificazione, ostacolati
dalla difficoltà di trarre
regole fisse in una varietà
polimorfa di espressioni
• La conversazione è una
joint production (Stubbs
1981)
Le leggi non leggi
• Non sono leggi, perché
violabili e non predittive
• Duncan e Fisk approccio
etico1977, registrano
conversazioni tra studenti
• Clark, approccio emico
1983, invece segue la via
del test
• Si conclude ad un modello
possibile, riscontrabile in
ogni conversazione
• Saluto saluto
• Domanda risposta
• Combinazione
• Attesa assenso
• Accordo
La grammatica
• I funzionalisti di
Birmingham osservano i
turni, l’interazione nella
sequenza, connessioni
additive, avversative,
causali
• Schema grammaticale, che
come disse Harré nel
1974, deve essere di tipo
generativo
• Prevale la funzionalità
sulla statica, il contesto
relazionale (Sinclair e
Coulthard 1984), che
accentua il feedback
• Più delle parole conta la
deriva, che si basa sulla
competenza linguistica
universale
• Sperber e Wilson
(griceani): principio di
rilevanza
La pragmatica di Grice
• I principi conversazionali
sono norme di cortesia che
si rifanno a principi morali
– cooperazione – non dire
il falso – non essere
ambiguo – sii
comprensibile
• Sperber e Wilson 1992,
principio di pertinenza,
informazione produttiva
• Leech 1983: PP
political politness - e
CP cooperative
principle - sono
inversamente
proporzionali, quanto
più grande la
correttezza, minore
l’informazione
Complessità del linguaggio
ordinario e conversazionale
• Nella conversazione entrano
elementi non logici, come i
contatti affettivi ed i gesti, che
possono
rendere
molto
diversamente
l’esito
del
percorso in parole
• L’unica
legge
certa
è
l’alternanza dei parlanti: quel
che
possiamo
definire
interattività
• Perciò è argomento principe
della
teoria
della
comunicazione, il linguaggio da
analizzare per comprendere le
comunicazioni di massa
La conversazione strumento di
informazione e formazione
• L’interattività
rende
la
conversazione
si
presenta
strumento formativo, che con
metodologie adeguate può
essere usato didatticamente
• Tiene presente il target e lo
dirige
meglio
a
nuove
acquisizioni, se guidata da un
metodo e da un maestro di
gioco che tenga il bandolo della
conversazione, attraverso le sue
regole fisse e variabili.
• Così la adopera l’Osservatorio
di Comunicazione Federico
secondo
Modelli conversazionali e test
•
•
•
•
Attua una sperimentazione di schemi in
progress, a a sostegno di una
conversazione
Abbozzi fissi, da modificare a seconda
del target, tranne che nei punti della
rilevazione dati
Questa si attua sul modello delle
interviste, cioè test di registrazione non
somministrati ma redatti dal Maestro di
Gioco su appositi diari di bordo
Il modello del diario registra le reazioni
dei giovani a programmi televisivi, a
videogiochi, a personaggi, al modulo di
conversazione, attuando un controllo
del
target
mentre
aiuta
la
contestualizzazione
del
vissuto
mediatico
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Diario di bordo
Data ---------, _________
Scuola
Operatori presenti
Attività svolte
1
2
Commenti sulle osservazioni segnalate
da asterisco
1.
2.
3.
4.
La conversazione e la retorica
•
•
•
•
•
Filosofia analitica e semiologia incontrano difficoltà per la complessità ed eterogeneità della
conversazione. Nella tradizione speculativa ci sono forze che possono aiutare a comprendere.
La retorica, ad esempio, ha indagato nei secoli il linguaggio non apofantico, ricco di immagini e
affettività, l’uso della parola come azione, ed il linguaggio ordinario, protagonista della
conversazione. La letteratura retorica è ampia e ricca di suggestioni
Marc Fumaroli ha reintrodotto lo studio della retorica al College de France e ne ha scritto la storia
Ezio Raimondi dice nelle Figure della retorica: “La retorica è l’arte di parlar bene, di dar prova di
eloquenza davanti a un pubblico per guadagnarlo alla propria causa. Dunque essa consiste, per così
dire, in due momenti. Da una parte è l’arte di un parlare efficace nei confronti di qualcuno, dall’altra
è l’insieme delle tecniche e lo studio delle tecniche attraverso le quali si persuade e si regola la
propria parola per ottenere quest’effetto. E’ legata soprattutto all’idea dell’efficacia della parola su
qualcuno e quindi è intrinseco alla parola un rapporto”
La Retorica di Aristotele (3 libri: passioni, nozioni per ottenere il consenso, caratteri della parola e
dello stile) elenca tre generi ( deliberativo, giudiziario, epidittico o dimostrativo) sino al
Romanticismo connota l’educazione umanistica (Curtius), il 500 vi accompagnava le buone maniere,
l’urbanitas superiore alla rusticitas, dove nasce l’interesse per i costumi che è oggi antropologia
(Vasoli). ‘600 e ‘700 non l’amano ma Gracian e Tesauro pregiano la metafora, l’idea del mondo come
teatro si diffonde. Il Romanticismo la trasforma in Estetica, per la critica di Kant, Schlegel la
rinnovarla con la mitologia. Il Novecento la rifiuta per il modello ciclico di interpretazione dei fatti
umani, che sostituisce con lo storicismo. Ma con Gadamer e Perelman Teyteca se ne recupera il
valore educativo, antropologico, linguistico (Raimondi)
Per studiare la conversazione
• utile che il confronto con la filosofia – retorica e filosofia
sono il dominio dei codici eterogenei
• Ad esempio la filosofia del dialogo (Buber) pone un
incontro interattivo con l’Altro. Il raffronto mostra che non
è questo la conversazione, il cui criterio è con Castiglione
la spezzatura: c’è di simile invece il protagonismo della
differenza come punto focale: ci si riconosce nel Tu
• Non è dialogo perché regola è il turno dei parlanti, non
l’oggetto: è irrilevante?
• Schleiermacher, che dice ermeneutica pratica ogni
conversazione, precisa che parlare del tempo è il livello
zero dell’interscambio comunicativo
Livello zero – Alta educazione
• “Per imparare sempre
qualcosa dalla
conversazione con gli altri
(che è una delle più belle
scuole che ci possano
essere), osservo nei miei
viaggi questo sistema, di
condurre sempre coloro
con i quali mi intrattengo
a trattare degli argomenti
che conoscono meglio”
Montaigne
• Essais, libro I cap. XVII.
J.F.Lyotard I diritti dell’altro
•
Importantissimo il contenuto per Lyotard:
•
La capacità interlocutoria si trasforma in diritto a parlare solo se il discorso comunica qualcosa di
altro rispetto al déjà dit. Il diritto di parlare comporta necessariamente il dovere di comunicare: se il
nostro discorso non annuncia niente è condannato alla ripetizione e alla conservazione dei significati
esistenti. La comunità umana può espandersi, ma rimarrà pur sempre la medesima, spossata
dall’euforia che ci viene dalla sensazione di essere in così buoni rapporti con se stessi. La principale
funzione dei media, oggi, è appunto quella di rafforzare il consenso interlocutorio contro la comunità.
Sono noiosi nella misura in cui non ci insegnano niente. L’interlocuzione non è fine a se stessa; è
legittima solo se, attraverso Altri mi annuncia qualcosa che sento ma non capisco.
•
Dovremo quindi distinguere tre livelli del ‘diritto di parlare’. Il primo è quello della facoltà di
interlocuzione, principio fondamentale intrinseco ai linguaggi umani; il secondo è quello della
legittimazione del discorso, resa possibile dal fatto che esso annuncia qualcosa di altro, adoperandosi
per farcelo capire; il terzo, e ultimo, è quello della legittimità del discorso, ovvero il diritto positivo di
parola, che riconosce al cittadino il diritto di avere come destinatario il cittadino. Quest’ultimo
aspetto tende a incorporare i primi due, ma si tratta di una confusione positiva.
•
È addirittura un argine alla libertà di parola, la vuota ripetizione del già detto!
Nella conversazione
• Si conosce se stessi attraverso
l’altro, come nel dialogo,
assaporando con lui il senso di
una diversità che conosciamo
da lui
• Come nell’ amore
• Ma il centro siamo noi, per la
retoricità del percorso, il
discorso lieve e spezzato
mantiene l’interesse di ciascuno
per se stesso
• L’altro è uno specchio, la sua
scomparsa trova sostituzione
Non è un dialogo – ma come il dialogo non si
instaura né con l’amicus né con l’ inimicus
• “L’uomo si fa Io nel Tu. Ciò che sta di fronte all’Io viene e
va, gli eventi relazionali si condensano e si disperdono, e
nel cambio si chiarisce sempre più forte la coscienza di
quello tra i due termini che rimane uguale, la coscienza
dell’Io. E’ solo nella trama della relazione, nella relazione
con il Tu, che l’Io appare sempre e ancora come un
affermarsi di ciò che viene dopo il Tu e non è ancora Tu;
ma che, facendosi strada con forza sempre maggiore,
giunge a spezzare il legame, e l’Io, liberatosi, può guardare
se stesso per un attimo come se fosse un Tu; potrà così
prendere subito possesso di sé ed entrare, da allora
pienamente consapevole, nella relazione”
Il tu
• Il tu misura dell’io è frutto del
paragone col dialogo
• L’Eros dialogico crea una
comunità affidata al logos,
come nel Klementinum di
Praga, mondo tre, sapere...
• Una comunità di pensieri, gesti,
affetti, in cui il mistero ha un
suo posto preciso come l’agire
comunicativo e conversazionale
• senza sconfinamenti in
comunanze arcaiche, senza la
banalizzazione della riduzione
del tu a target
Ricapitolando
• Il paragone con l’amore, con il
dialogo, il discorso retorico,
disegnano un percorso di parole
comuni e costumi, ricco di
sentimenti e gestualità, che
creano la comunità di eguali,
necessaria per la conversazione
(il turno)
• che si sviluppa nel logos: come
la ragione, ma senza perdere la
consistenza di parole.
• È una forma metalinguistica
sociale e pluricodificata.
Entriamo nei salotti
• Nel 1620 Mme de Rambouillet inaugura il suo salotto in Rue SaintThomas du Louvre, dal 1650 Mle de Scudéry riceverà il sabato al
Marais, offrendo lo spazio all’opinione pubblica (Habermas). Il
giudizio del gran mondo estraneo alla corte il cavaliere di Méré
rivendicava contro Luigi XIV: ma restava potere più consolatorio che
eversivo. Nasceva l’ambiente ideale per l’abilità dei conversatori.
• Erano già molti erano gli stili del conversare. L’Italia del
Rinascimento, la Gran Bretagna del 700, la Francia del Grande Secolo
li definivano, nel concreto dei rapporti umani, nella fioritura di
manuali e testi. Se si volessero trarre da tutto ciò caratteristiche atte a
definire in breve il genere, si potrebbero indicare il principio di
cooperazione, l’uguale distribuzione del diritto di parlare, la
costituzione di un altrove dove l’apparenza della spontaneità sostituiva
i discorsi d’affari e di corte, o quelli speciali, riservati alle Accademie.
Spigolature
•
•
Isabella Teotochi Albrizzi (1760-1836) riceve in un palazzo veneziano - protegge Canova, ama
Foscolo, la canta Leopardi, ha un epistolario con Pindemonte, che ha forma circolare di giornale, in
cui si legge il febbraio del 1826: “Il canto che il Lamartine aggiunse al Child Harold di Byron fa
parlar moltissimo… Ci consoleremo con le quattro opere che tra non molto usciranno in Milano: il
romanzo di Manzoni, il poema di Grossi I Lombardi alla prima crociata e la Messiade di Maffei”
(Vittore Branca su “Il Sole 24 ore”, 12.2000).
Striano ne Il resto di niente descrive la conversazione a Palazzo Serra di Cassano delle future dame
della Rivoluzione Napoletana, sede oggi dell’Istituto Italiano per gli Studi filosofici, la Pimentel e la
Carafa a sparlare di Maria Carolina Watteau le dedica un quadro, Moliere erige il monumento della Preziosa
ridicola.
•
Francois La Mothe Le Vayer la paragonava al tennis: “così com’è inutile colpire forte la palla se
questa non viene respinta, la conversazione non è piacevole se manca una risposta valida”. Il
desiderio di brillare è una “violazione delle normali pratiche del parlare a turno quali atti di scortesia
e mancanza di educazione”( Schegloff). Chi predilige l’intimità (Seneca), chi il convito (Socrate), ma
sempre il buon conversatore “introduce i giusti argomenti di conversazione .. al fine di creare
armonia”. Cicerone lo considera dovere sociale: è un discorrere lenis, tollerante, non pettegolo. Il
trovatore Marcabru elenca i pregi: decoro, mensura, parlar gentile. Andrea Cappellano lo descrive
alla corte, Castiglione coglie la tipica spezzatura del parlar medio.
Regole
•
•
I manualisti del ‘700 (come
Washington, de la Salle, Renaud)
elencano topoi, pregiano la cortesia ed
il turno. La Rouchefoucauld distingue
la conversazione alta delle Accademie
da quella leggera dei salotti:
saccenterie, sentenze, parentesi,
arringhe, toni autoritari o egocentrici
sono sbagliati come canzonature,
vanterie, governo della casa, attualità
della moda, religione, politica e
domande dirette. A seguire gli elenchi
di regole, la conversazione impossibile.
Mentre nella conversazione uomini e
donne si conoscono, simulano il
normale rapporto di confronto e di lotta
che stabilisce le gerarchie, in modi
sempre più raffinati e sempre meno
violenti con regole anomiche
Da Nietzsche a Palo Alto: impossibile
non comunicare
• Le casistiche di regole si
caratterizzano per
l’impossibilità di esaurirle
o di essere significanti
• Più che la grammatica
vale la pragmatica,
facendo caso alle tante
forme contemporanee di
comunicazione
• Un salotto è una parafrasi
della vita, una
sublimazione della
competizione
Lotte di salotto
• Guermantes e Verdurin, i salotti
contrapposti di Proust, per René
Girard mostrano la
sublimazione della violenza
nella competizione/opposizione
dell’imitazione negativa,
sparlare e copiare
• Il modello agisce come un
doppio, un double blind, in una
mimesi che è violenza suicida
• Che mantiene la competizione
come molla sociale nel rito
della comunità dei parlanti
Conversare con la tv
• Oltre che nei parties, nelle
public relation che legano le
lobbies, la conversazione oggi
ferve nella televisione, con la
televisione, sulla televisione
• Il dialogo con lo schermo può
definirsi una conversazione
perché ‘Qualunque linguaggio
nasce, si riproduce e agisce con
una finalità interattiva o, più
genericamente, sociale: è
sempre destinato ad atti
comunicativi, al
coinvolgimento di almeno due
soggetti” (Bettetini, 1984 p.95).
• La televisione attua un processo
semiotico che va letto in
analogia con i tradizionali,
anche se sviluppa categorialità
specifiche per la pluricodicità
• Come c’è interazione tra un
testo e l’utente, che leggendo lo
riforma a volte in un rapporto di
assistenza altre volte di
partecipazione, manifestando
competence o illeteracy
• Così anche la televisione non
interattiva stabilisce un rapporto
conversazionale con l’utente
La regia conversativa della tv
• La conversazione è
presente sempre,
diventa protagonista
nei talk show e nelle
serie, nei programmi
creati dalla radio tv
• Per l’analisi del target,
potenza e limite del
linguaggio televisivo
• L’ascolto televisivo
• Beckett, Endgame
• Che cos’è che ci trattiene
qui? La conversazione, un
commento dei maggiori
avvenimenti, che sono
l’equivalente del coro
greco
• Noosfera Lotman
• Semiosfera Morin
• Il palinsesto e la rete
Un dialogo joyceano
• Come nel montaggio,
la conversazione
spezza e ricompone
• Lo spettatore luogo
dell’assenza, corpo
sintetico e simbolico
(Bettetini)
• Interazione con i
media
La conversazione
audiovisiva
• E’ una conversazione sui
generis in specie per la
predominanza dell’ emittente,
non messa seriamente in crisi
per ora dalle innovazioni
tecnologiche: telefonate, mail,
targhettizzazione non rendono
interattivo il mezzo
• Il carattere frammentato del
palinsesto, la regia in diretta
costruita con montaggio on line,
la quotidianità e serialità del
messaggio caratterizzano la
televisione
• La televisione dunque privilegia
la conversazione perché è il
medium che mostra meglio le
caratteristiche analogiche del
linguaggio dei media nel suo
complesso
• La conversazione rappresenta il
canale linguistico tipico delle
comunicazioni di massa, fatto
di citazioni e approfondimenti
senza nesso, che spetta al lettore
di combinare: dai giornali ad
Internet
Nello spazio tempo dei
media
• “La conversazione con il testo
audiovisivo è, dunque, prima di
tutto, un gioco di azioni, per
quanto simboliche, e poi uno
scambio progressivo di sapere”
(p.124). “A questo gioco di
andata e ritorno e a tutta la
situazione conversativa che lo
iscrive al proprio interno è
quindi possibile applicare anche
il modello della domanda e
della risposta: meglio, della
sequenza di domande e di
risposte”
• Sembra una narrazione di
memoria, quasi costituita
insieme a chi ascolta, “nella
prospettiva pragmatica un testo
può anche essere considerato
come una conversazione
predisposta progettualmente ma
rinviata al momento del
consumo da parte di un
destinatario: il momento o,
meglio, la situazione che
attualizza il progetto dialogico
dello stesso testo”
Vi si attua la simulazione
•
•
•
La referenza “può essere interpretata anche come ipotesi scientifica nei confronti di una
realtà sconosciuta, e la simulazione come sperimentazione provvisoria e di semplice
natura segnica, di questa ipotesi” p.129. “La simulazione, che consiste in una ‘messa in
opera di modelli’, consente l’eplorazione dell’insieme dei comportamenti’ dello stesso
modello, fino a dove è possibile, e quindi di verificarne la validità” p.133.
Nei New Media si realizza la conversazione testuale non solo nelle chat: la differenza tra
uomo e macchina altera allora tutti i termini, diversi soggetto enunciatore e ricevente,
diverse le figure intermedie, diversa la performance linguistica: parlare è sempre agire.
“L’audiovisivo è un prodotto significante, finalizzato a scambi comunicativi, che è
normalmente definito dai sensi dell’uomo implicati direttamente nella sua fruizione
(l’udito e la vista), anziché dalle sue caratteristiche segniche e dagli elementi che lo
costituiscono” p.7, sinestetico,fatto di prodotti diversi, comprende dal cinema sonoro
alla televisione, alle cassette, alla realtà virtuale. La pluricodicità supporta un discorso
digitale in intimo rapporto con la figurazione, che esplica un linguaggio che come tutti i
linguaggi è simulato (da simul, oltre che da finzione), cioè tende a creare un codice di
segni sostitutivi che si articolano in qualche modo in langue, in una semiotica sintetica.
La conversazione
simbolica
• “Il simulacro del destinatario… costruito dallo stesso soggetto
enunciatore (e dal testo), predispone chiavi di lettura e percorsi
interpretativi funzionali alle proprie intenzioni”… Il testo non si limita
alla messa in scena relativa al suo spessore semantico, ma le aggiunge
quella di un interscambio comunicativo simbolico di una
‘conversazione’ simbolica. Un testo, insomma, comporta anche la
rappresentazione delle sue norme d’uso, delle modalità di accesso al
suo senso attraverso la sua articolazione semiotica. Le istanza
pragmatiche di un testo…” p.50 perché contiene in sé un percorso
locutivo, illocutivo, perlocutivo, in cui va colto l’accento situazionale
che integra testo, contesto, paratesto, intertesto e cotesto (Casetti parla
di una terza semiotica, dopo la seconda di Barthes - senso ottuso). Il
modello conversazionale presiede all’interazione sino alla
consumazione del testo, la crisi del testo porta a pratiche di coerenza
del tutto affidate al lettore.
Identità fittizie
• La metafora della conversazione aiuta ad intendere
in modo corretto l’interattività; mentre i new
media (alta definizione, computer graphics, realtà
virtuale) articolano l’interattività rendendola reale:
qui il percorso si complica del problema della
realtà e della identità (Arcade Games, lo scontro
reale; Debby Harlow sostiene che si dà corpo al
paesaggio interiore, colmo della creatività).
Intorno ai media si sviluppano comunità di
desiderio (Youngblood). Molte sono le direzioni
indispensabili della ricerca, che richiede una etica.
Necessità di una neo semiotica
• L’interazione uomo macchina si svolge nell’ambito di uno spazio
simbolico e visibile da sottoporre ad analisi semiotica. L’ipertesto
avvalora questo aspetto conversativo, visto che il testo diventa
effettivamente suggestivo più che informativo, scompare l’architettura
unitaria sequenziale e il testo si atomizza: ma non si toglie così
l’aspetto mimico, ma si rendono necessari altri criteri per intendere il
testo che si trova qui sempre nel contesto; inoltre tende ad esorbitare,
perciò, e va ricondotto alla sua natura di progetto testuale determinato.
“La natura di performance di queste integrazioni riduce infatti la loro
prevedibilità, rendendo potenzialmente infinita l’interazione e del tutto
imprevedibili i propri esiti” Bettetini 1996 p. 157. Il testo diventa
piuttosto un testimone. La personal tv ovviamente può ulteriormente
modificare, il testo diventerà piuttosto una matrice.
Architettura dei rapporti
• Non si intende la conversazione
senza la sequenzialità dei
silenzi, che sono il passare la
parola, ma anche indice di salti
logici (Hindle: difficile
decodifica di “io penso che puoi
averlo – è più difficile nelle
scuole cattoliche)
• Si richiede il completamento
del detto, si ripete con sensi
diversi
• La lingua parlata non è la
letteratura o il significato, è
un’architettura complessa
Scambio d’informazioni: rappresentazioni sociali
•
•
•
la conversazione crea nuclei di
stabilità e ridondanza, comunanza
di significato in una comunità
linguistica, da cui si può risalire
alle mentalità collettive
Insieme alla tessitura dei rapporti
con cui ci leghiamo ad altri,
scegliendo il gruppo
Da Durkheim a Tarde a Moscovici,
si sottolinea la funzione rilevante
nella formazione del conoscere dei
grandi costrutti delle
rappresentazioni sociali, le idee del
senso comune
•
•
•
L’immaginazione uditiva (Eliot)
riopera su questo, e crea attraverso
parole nuovi comportamenti e
suggestioni, ma solo
abbandonandosi alla parola in cerca
del ritmo (la metafora della danza)
La musica dell’universo aleggia
nello stile di vita di Maffesoli (La
contemplazione del mondo) che
disegna l’accordo segreto della
prossemia
La comunità costituisce nelle
vibrazioni la possibilità di scegliere
e di suonare a modo proprio la
musica dei costumi, armonica nella
coordinazione
Accordi
• Brenda Laurel (Computers als Theatre, 1992) descrive la
vibrazione dei rapporti:
• Prendiamo due persone che lavorano insieme ad un
duetto, si danno la mano, giocano a scacchi, ballano il
walzer, insegnano o fanno l’amore. Per procedere, i due
devono coordinare insieme il contenuto e il processo di
quel che stanno facendo. Alan e Barbara, al piano, devono
suonare lo stesso duetto di Mozart. Questa è coordinazione
del contenuto. Devono anche sincronizzare le loro entrate e
le uscite, coordinare quanto forte deve essere suonato il
forte e il pianissimo, e d’altronde accordarsi al tempo e alle
dinamiche dell’uno e dell’altro
• Wittgenstein parlava di addestramento nella lingua
L’architettura if
• Per Laurel è la pratica attoriale,
il sapere proprio dell’attore, che
usa occhi e gesti per dire amore
e paura
• sovrastruttura cognitiva
dell’improvvisazione teatrale,
spazio della collaborazione
possibile, sceneggiatura, tit
format
• Questo è il practical reasoning,
la conoscenza della credibilità,
che la conversazione adopera
Conoscenza pratica
• Garfinkel nota che una giuria
comprende attraverso un
metodo di drammatizzazione
analogo a quello degli attori che
preparano la personificazione
della sceneggiatura, per
osservare la credibilità
• Sapere che tutti adoperiamo e
rendiamo sciolto,
atteggiamento, accountability,
irriflessa ma non inconscia né
spontanea
• L’attore di suo conosce proprio
questo, su cui riflettiamo poco
Disattenzione deliberata dello Zen
•
•
•
•
Lo Zen sottolinea l’importanza di
questa pratica che s’intrinseca col
nostro agire comune
Si agisce bene quando regole e
progetti sono intrinseci all’azione e
non la ostacolano più con la
sequenza dei moti, rendendo
naturale il gesto
Come nello sport, pensare
sequenzialmente ai gesti ostacolo il
risultato, così il practical act
diventa abituale
Ma conserva il suo valore
comunicativo – è uno dei misteri
della conversazione, che ne tiene
molto conto
La conversazione
• Disegna una comunità
diversa, di comunicazione
razionale e significativa,
dove si disegna un
modello di politica della
comunicazione in una
comunità linguistica con
regole anomiche
• che si comprendono senza
parlare, su cui vige
accordo totale, pienamente
efficaci.
• La conversazione è sovrana del
rumore, l’incubo delle società
dell’informazione
• Che è invece elemento della
conversazione, che lo
signoreggia e se ne serve,
definendo lo spazio di gioco
come possibilità di convergenze
e divergenze significative
• Le regole anomiche lo tutelano
e si costituiscono in modo
generativo, consentendo
l’esplorazione del mondo, ma è
un ordine ineffabile
Il Gioco delle perle di vetro
•
•
•
•
•
•
il libro di Herman Hesse, disegna l’utopia di una comunità linguistica (forse
Accademia più che Salotto) che si intesse nella musica e nel ritmo, anima
segreta di accordi improvvisati (comunità che idealizza Monte Verità)
Il gioco è una combinatoria che unisce frammenti in nessi duttili e non
dogmatici, come pedine di una scacchiera dove si mettono in prova i nessi
le pedine sono costruite ascoltando il senso misterioso della storia, della
scienza, del sapere - a Waldzell Josef Knecht, il Maestro del Gioco delle Perle
di Vetro, si profonda nella storia e nella scienza per dare forma alle pedine
Così il gioco disegna come uno caleidoscopio forme note in modi nuovi, li
protende oltre se stessi, dà spazio alla quasi esistenza del futuro
Il gioco della conversazione intreccia simulazioni di analisi e di rapporti
sociali, mette in prova, rigioca i sensi, crea nessi provvisori, studia una
possibile stabilità conservando lo stato virtuale
Intreccia la comunità linguistica insegnandole ad inventare la connessione tra
le cose, con arguzia e fantasia, rispettando il costume e l’eguaglianza dei
parlanti
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conversazione - ClementinaGily.it