Sr Simona Mazzetti IL GIOCO NELLE VARIE ETA’ 5-6 anni = imita le azioni dei grandi, gioca più “accanto” agli altri che “con” loro, compete, assume ruoli, capisce di dover giocare senza liti; 6-7 anni = imita macchine, animali, quindi l’imitazione entra nel regno della fantasia, magari sotto l’influsso dei mezzi audiovisivi; 7-9 anni = collauda nel gioco le esperienze di vita sociale: bisogno di qualificarsi dentro il gruppo, difendere i suoi diritti, senso di rispetto, è solidale con il gruppo. Accetta le prime regole, il suo ruolo. Scopre che può imporre ai più piccoli e deboli la sua autorità e i suoi giochi, lancia sfide di abilità. Contemporaneamente ammira i più grandi e più forti, cerca di qualificarsi davanti a loro. Sr Simona Mazzetti 10-12 anni = tempo del gioco sociale, diminuisce l’egocentrismo; raggiunge una coscienza sempre più chiara di sé, delle sue doti e possibilità, ma si abitua a tenere conto degli altri. Nei grandi giochi collettivi rispetta le regole con piena coscienza e si qualifica fra i compagni per il valore fisico, intellettuale e morale. 12-14 anni = è capace di giochi di squadra con sacrificio proprio e scambi con gli altri, ha spirito di gruppo; è sensibile al richiamo dell’avventura e dell’eroe, è un modo per proiettarsi nel mondo adulto che ora lo attrae. Cala l’interesse per molti giochi ed aumenta quello per lo sport, per gli hobbies che prefigurano lavori e attività da adulti. Le ragazze si indirizzano in genere verso giochi di intelligenza, di immaginazione, di esercizio verbale, piuttosto che in giochi più movimentati e violenti. Sr Simona Mazzetti Sr Simona Mazzetti Il gioco: bisogno dell’uomo L’uomo ha bisogno di pane e di giochi. Di pane, per crescere ed esistere, di giochi, per vivere questa esistenza” (Frederik Buytendijk) L'uomo gioca soltanto quando è nella piena consapevolezza del significato della parola uomo, ed egli è completamente uomo solo quando gioca" (Friedrich von Shiller) "Il gioco è indispensabile all'individuo, in quanto funzione biologica, ed è indispensabile alla collettività per il senso che contiene, per il significato, per il valore espressivo, per i legami spirituali e sociali che crea, insomma in quanto funzione culturale" (Johan Huizinga) Sr Simona Mazzetti Il gioco è una esigenza naturale della vita, e poiché nell’orato rio si vive la vita, il gioco è componente essenziale del metodo. Sr Simona Mazzetti Il gioco è istintivo ma anche educabile. Per l’accettazione delle regole •Praticare la lealtà e il rispetto. •Accettare la sconfitta •Accettare il ruolo assegnato •Collaborare per la buona riuscita del gioco • Sr Simona Mazzetti Il gioco come campo di osservazione Lo stato di salute e di efficienza fisica. San Giovanni Bosco raccomandava: “quando vedete un ragazzo che si apparta dal gioco,che rifiuta di giocare, preoccupatevi di lui: c’è qualcosa che non va, nel fisico o nel morale”. L’animatore non deve sottovalutare il fatto che alcuni ragazzi e ragazze siano di frequente in stato di stanchezza fisica, di svogliatezza e mostrino fatica nell’impegno del gioco. Sr Simona Mazzetti IL GIOCO: un bisogno dell’uomo Il gioco è vita: è un’esigenza un bisogno della persona umana Walter Ferrarotti, pedagogista, afferma: "Il gioco diventa una risorsa biologica, addirittura una strategia biologica di molte specie viventi; quindi non può essere snobbato, ignorato, come non si snobba il mangiare, il bere, il dormire". GIOCO Ci fa pensare che tutto è gioco, dal giocare a carte all’ acquisto del biglietto della lotteria o la schedina del Superenalotto. Basti pensare che anche noi abitualmente non diciamo mai “vado a fare sport” ma "vado a giocare a calcio"… Dunque possiamo affermare che la vita è impregnata di momenti di gioco, basta intendersi se vogliamo indicarlo col significato di game oppure play. Sr Simona Mazzetti COME GIOCANO I RAGAZZI Oggi il modo di giocare dei ragazzi è cambiato rispetto al passato, soprattutto a motivo dell’influenza dei videogiochi e della playstation, nintendo wii, ecc.. Il modello proposto dai videogiochi condiziona le attese e le reazioni del ragazzo Dobbiamo fare i conti con il modello che i ragazzi hanno di fronte e non possiamo demonizzare il modo di giocare dei videogiochi. Se in Oratorio proponiamo di giocare a palla prigioniera, ci potremmo sentir obiettare dai ragazzi che a casa si divertono di più perché hanno la playstation con dieci livelli da superare e grafica bellissima. 1. il videogioco trasfigura la realtà giocata rendendo il "gioco normale" più povero e "brutto", in quanto esso non riesce, ovviamente, a esprimere l’insieme di luci, suoni, colori, effetti, ritmi, risultati di cui il videogioco è capace. il ragazzo è ora sempre meno capace e disposto a tollerare gli inevitabili "tempi morti" e le imprecisioni che il gioco organizzato necessariamente prevede nel suo svolgimento. Sr Simona Mazzetti 2. Accentua la dimensione "personalizzata" del gioco rispetto a quella di gruppo o di squadra. Il videogioco rende e fa sentire il ragazzo pienamente protagonista e soprattutto determinante ai fini del risultato conseguito. Il ragazzo, grazie al videogioco, sceglie il suo modo di giocare, il tipo di avventura e difficoltà. In questo senso scompare il gioco standard, mediamente adatto a tutti e che rischia di non accontentare nessuno. Il ragazzo con il videogioco non è mai una comparsa, a differenza di quanto forse gli accade di essere quando gioca "dal vero" con i suoi reali compagni. 3. Esaspera l’aspetto della sfida e della competizione, dando al ragazzo continui e chiari obiettivi da raggiungere. In questo modo il ragazzo può dimostrare la sua abilità, che nella maggioranza dei casi consiste nella sistematica sconfitta e distruzione dell’avversario. In questa continua lotta il videogioco fornisce al ragazzo una precisa misura del suo valore, attraverso un sistema a punteggio o di "vita residua". È importante notare che il ragazzo non solo è sistematicamente stimolato dal videogioco a fare sempre meglio e superare i suoi limiti, ma riceve dei continui feedback (positivi o negativi) sulle sue performance. Sr Simona Mazzetti Per effetto di tale modello, nella realtà i ragazzi si caratterizzano verso il gioco per: Attese più elevate: si aspettano un buon livello spettacolare, amano essere stimolati e coinvolti nella loro immaginazione. Sono però insofferenti ai tempi morti. Il desiderio di sentirsi al centro del gioco e di poterlo modulare sulle proprie esigenze (attenzione: questo assume un aspetto negativo nella misura in cui favorisse l’individualismo al gioco di squadra; positivo se si traduce nell’attenzione a rendere tutti protagonisti) L’esigenza di una comunicazione positiva e di verifica chiara e immediata che sottolinei i risultati raggiunti da ciascuno. Per questo si ricerca la sana competizione che da la voglia di tornare a giocare. Sr Simona Mazzetti PRENDERE IL MEGLIO DAI VIDEOGIOCHI E … BATTERLI Certamente gli educatori dovrebbero valutare la possibilità di prendere spunto da alcuni aspetti dei videogiochi in modo da farsi meglio capire dai ragazzi e creare una sorta di analogia tra i giochi da computer e il loro modo di organizzare e proporre un gioco: entrare nello stile del videogioco per capire cosa attira tanto i ragazzi. Ecco alcune caratteristiche dei video giochi da reinterpretare educativamente: Tempo di caricamento. Evitiamo i tempi morti! I ragazzi hanno sempre meno pazienza Demo. Il bel gioco si vede da come si presenta, e questo coloro che realizzano videogiochi lo sanno bene: Una presentazione semplice ma allo stesso tempo divertente e coinvolgente va prevista e preparata, magari con qualche opportuno effetto speciale. Spiegazione pulsanti. Prevediamo un set di regole base sufficienti per iniziare il gioco. Utilizziamo quindi le regole più complesse e le combinazioni quando i ragazzi sono ormai padroni del gioco. Occorre recuperare l’idea di progressività e di livelli di difficoltà crescente, che stimolano al miglioramento e all'emulazione dei più bravi. Sr Simona Mazzetti Bonus. Non si dovrebbero prendere punti soltanto attraverso la ricerca del risultato: è utile agganciare dei vantaggi anche al modo e/o allo stile con cui si gioca, al rispetto degli altri e non solo delle regole. Ogni pretesto può essere utile per riattivare in gioco chi è stato eliminato, per riequilibrare il punteggio del gioco. Livello di progresso. Non permettiamo che il gioco diventi piatto, ripetitivo e perda di interesse: il gioco cambia nello spazio-tempo e si adatta all’abilità dei giocatori. Introdurre dei livelli di progresso consente di variare e articolare il gioco in fasi, episodi, tappe. Per i ragazzi più bravi il gioco risulterà comunque interessante perché impegnativo; quelli meno bravi avranno chiaro cosa li attende e stimolati a emulare i compagni migliori. Molte vite e punteggio. È importante avere un approccio ottimistico al gioco: si può sempre ricominciare e migliorare. Evitiamo giochi a eliminazione diretta o con "prigioni inespugnabili": un ragazzo che non è attivo nel gioco diventa una mina vagante. Diamo piuttosto ai ragazzi un riscontro oggettivo del loro valore, facendo loro capire che sono loro i veri protagonisti. In questo caso l’animatore deve stare particolarmente attento a che il gioco non diventi uno strumento di divisione tra chi gioca attivamente e chi fa più fatica. Sr Simona Mazzetti Sr Simona Mazzetti COME SI PREPARA UN GIOCO pensato Significa non arrivate all’ultimo momento ad improvvisar e il gioco. È necessario mettersi a tavolino e raccogliere le idee : •definendo il numero dei ragazzi che devo far giocare; •stabilendo l’età per non scegliere un gioco arduo oppure banale. •pensare al luogo che posso utilizzare se sono al chiuso o all’aperto; •verificare quanto tempo ho a disposizione; •quanti animatori siamo; •Pensare alla finalità del gioco •Scelta della tipologia di gioco: Orienteering serie di prove in contemporanea giochi a stand staffette caccia al tesoro Sfide card Tornei di gare sportive Osservazione e memoria Giochi teatrali Giochi musicali Quiz Giochi matematici Da tavolo preparato Si tratta di prendere lo schema pensato cercando di dare risposta ai vari punti. •preparazione le regole, •dunque il materiale che mi occorre •il terreno di gioco (cioè segniamo il campo) condotto È il momento di giocare! •Prima di iniziare si racconta il gioco ai ragazzi contestualizzandolo magari •Vengono raccontate le regole che devono essere poche e chiare. •Va valutato se inserire regole e livelli di difficoltà nelle varie fasi giocate. •L’animatore fischia l’inizio e conduce il gioco fino alla fine. verificato È importante verificare, dopo aver eseguito il gioco, •per prendere coscienza di aver raggiunto lo scopo iniziale; •di aver pensato un gioco adatto ai ragazzi che si hanno di fronte; •di aver raggiunto le finalità pensate. Sr Simona Mazzetti • • • • • • Obiettivi educativi esperienza ludica i tempi a disposizione il materiale occorrente lo spazio disponibile il numero e l’età dei partecipanti. • le capacità richieste • le motivazioni individuali e del gruppo • le difficoltà di organizzazione e controllo. Sr Simona Mazzetti COME SI PRESENTA UN GIOCO •ottenere il silenzio nella presentazione del gioco; •spiegare lo scopo del gioco •esporre chiaramente le regole principali, chi vince. occorre •fare delle dimostrazioni pratiche •delimitare il campo con punti di riferimento •suddividere le squadre con segnali distinguibili •ricapitolare brevemente le regole del gioco •affermare lo spirito del gioco Sr Simona Mazzetti ALCUNE NOTE SUGLI EDUCATORI Il gioco non appartiene all’ordine eticomorale. Appartiene all’ordine dell’estetico e del gratuito. È la bellezza del gioco ciò che ci conquista Gli educatori sono i primi a giocare Ricordatevi che per il ragazzo il primo e il più bel gioco è proprio la figura del suo educatore. Sr Simona Mazzetti