1. COMPRENSIONE COMPLESSIVA TRAMA Questo romanzo, ambientato nella seconda metà del Settecento, ha come protagonista il barone Cosimo Piovasco di Rondò, primogenito di una nobile famiglia ligure dell’immaginario paese di Ombrosa. Dopo una futile lite con il padre, Cosimo sale sugli alberi del giardino di casa promettendo di non scendere più. Così ha inizio la vicenda narrata dal fratello minore Biagio. Inizialmente in famiglia tutti pensano che Cosimo si stancherà presto, invece la decisione di non rimettere più piede sulla terra viene mantenuta fino alla fine dei suoi giorni. Nei giorni, nelle settimane, negli anni, nei decenni successivi Cosimo si organizza una vita piena e soddisfacente: prosegue gli studi, impara a cacciare, si dedica a molti hobbies, consolida amicizie, si innamora, segue la vita di famiglia, incontra personalità eccellenti, … dagli alberi, senza mai scendere! Poi un giorno, ormai vecchio, sale su una mongolfiera e si fa portare via… Brani scelti BRANO 1 – dal cap. 2 Cosimo guarda il mondo dall’alto di un leccio, e si rende conto, che osservate da lì, la natura e la realtà circostanti sono molto diverse da come le aveva sempre viste: appaiono più complesse, più particolareggiate, più interessanti. Cosimo guardava il mondo dall’albero: ogni cosa, vista di lassù, era diversa e questo era già un divertimento. Il viale aveva tutt’un’altra prospettiva, e le aiole, le ortensie, le camelie, il tavolino di ferro per prendere il caffè in giardino. Più in là le chiome degli alberi si sfittivano e l’ortaglia digradava in piccoli campi a scala, sostenuti da muri di pietre; il dosso era scuro di d’oliveti, e, dietro l’abitato di Ombrosa sporgeva i suoi tetti di mattone sbiadito e ardesia, e ne spuntavano pennoni di bastimenti, là dove sotto c’era il porto. BRANO 2 – dal cap.10 Il narratore cita, nei dettagli, tutte le varietà arboree presenti e maggiormente diffuse nel bosco, evidenziando le piante che lui e il fratello preferiscono. Inoltre particolarmente in rilievo sono gli atteggiamenti abitudinari di Cosimo nel contesto vegetale in cui ha deciso di vivere. Gli olivi, per il loro andar torcendosi, sono a Cosimo vie comode e piane, piante pazienti e amiche, nella ruvida scorza, per passarci e per fermarcisi, sebbene i rami grossi siano pochi per pianta e non ci sia gran varietà di movimenti. Su un fico, invece, stando attento che regga il peso, non s’è mai finito di girare; Cosimo sta sotto il padiglione delle foglie, vede in mezzo alle nervature traspirare il sole, i frutti verdi gonfiare a poco a poco, odora il lattice che geme nel collo dei peduncoli. […] Sul duro sorbo, o sul gelso da more, si sta bene; peccato siano rari. Così i noci, che anche a me, che è tutto dire, alle volte vedendo mio fratello perdersi in un vecchio noce sterminato, come in un palazzo di molti piani e innumerevoli stanze, veniva voglia d’imitarlo. […] Cosimo stava volentieri tra le ondulate foglie dei lecci (o elci, come li ho chiamati finché si trattava del parco di casa nostra, forse per suggestione del linguaggio ricercato di nostro padre) e ne amava la screpolata corteccia, di cui quand’era sovrappensiero sollevava i quadrelli con le dita, non per istinto di far male, ma come d’aiutare l’albero nella sua lunga fatica di rifarsi. O anche desquamava la bianca corteccia dei platani, scoprendo strati di vecchio oro muffito. Amava anche i tronchi bugnati come ha l’olmo, che ai bitorzoli ricaccia getti teneri e ciuffi di foglie seghettate e di cartacee samare; ma è difficile muovercisi perché i rami vanno in su, esili e folti, lasciando poco varco. Nei boschi, preferiva faggi e querce: perché sul pino le impalcate vicinissime, non forti e tutte fitte d’aghi, non lasciano spazio né appiglio; ed il castagno, tra foglia spinosa, ricci, scorza, rami alti, par fatto apposta per tener lontani. BRANO 3 – dal cap.26 Il fratello di Cosimo osserva come, dopo la morte del protagonista, il bosco abbia a poco a poco cambiato aspetto per mano dell’uomo. Con l’avanzare del tempo la vegetazione, abbattuta dalla furia delle scure, è mutata: non più composta da lecci, olmi e roveri, comprende ora eucalipti, ficus, piante da giardino e palme. L’uomo ha introdotto nuove specie non autoctone a discapito di quelle naturalmente presenti. Poi, la vegetazione è cambiata: non più i lecci, gli olmi, le roveri: ora l’Africa, l’Australia, le Americhe, le Indie allungano fin qui rami e radici. Le piante antiche sono arretrate in alto: sopra le colline gli olivi e nei boschi dei monti pini e castagni; in giù la costa è un’Australia rossa d’eucalipti, elefantesca di ficus, piante da giardino enormi e solitarie, tutto il resto è palme, coi loro ciuffi scarmigliati, alberi inospitali del deserto. 2. ANALISI DEL TESTO FABULA E INTRECCIO La cronologia della storia è precisa: la vicenda inizia a mezzogiorno del 15 giugno 1767 e termina attorno al 1820: è un’epoca di grandi cambiamenti, segnata dalla cultura illuminista, dalla Rivoluzione francese e dalle successive guerre napoleoniche. Nel romanzo fabula e intreccio non coincidono. Le analessi forniscono al lettore informazioni sugli anni di Cosimo antecedenti all’estate 1767. Le prolessi, talvolta presenti, anticipano fatti o personaggi successivi; in particolare, il narratore avverte sin dall’inizio che Cosimo rimarrà sugli alberi tutta la vita. TEMATICHE I temi che si intrecciano sono molteplici. Tutti sembrano, però, gravitare intorno a quello della fuga, che qui si concretizza nella sparizione dalla vita quotidiana per rifugiarsi sugli alberi, ma che allude alla fuga o al desiderio di evasione che a volte sono lo sbocco di una vita insoddisfacente e limitata da regole e da restrizioni. Cosimo è stanco di sottostare alle convenzioni familiari e sociali che gli sono rigidamente imposte e così fugge, promettendo di non tornare più sulla terraferma. Ma ciò lo costringe nel tempo e con fatica a disciplinare le sue giornate creandosi, comunque, delle regole di comportamento e di vita. Così, come commenta Calvino, la disobbedienza acquista un senso solo quando diventa una disciplina morale più ardua e rigorosa di quella a cui ci si ribella. PERSONAGGI RILEVANTI • Cosimo Piovasco barone di Rondò: protagonista • Biagio: fratello minore del protagonista • Viola, detta anche Violante: amica e amore di Cosimo • Arminio Piovasco di Rondò: padre di Cosimo • Generalessa Corradina von Kurtewitz di Rondò: moglie di Arminio e madre di Cosimo • Cavalier Enea Silvio Carrega: zio paterno di Cosimo, amministratore dei poderi della famiglia • Abate Fauchelafleur: precettore privato della famiglia di Cosimo • Battista: sorella di Cosimo, appassionata di cucina • Gian dei Brughi: brigante temuto da tutti, amico di letture di Cosimo VOCE NARRANTE Il narratore, interno e in prima persona, è Biagio, ultimogenito dei Rondò, che narra, molti anni dopo la morte di Cosimo, gli episodi e gli incontri più importanti che il fratello ha vissuto sugli alberi nei decenni successivi al 1767. La prospettiva della voce narrante si differenzia nettamente da quella del protagonista, verso cui Biagio mantiene tuttavia sempre un atteggiamento affettuoso di rispetto e di sostegno anche pratico. STILE E LESSICO Le sequenze descrittive, pur frequenti all’interno dei capitoli, non appesantiscono il ritmo narrativo, che rimane scorrevole e dinamico. Anche le riflessioni del narratore e del protagonista sono funzionalmente inserite all’interno del racconto, pur non costituendo generalmente sequenze autonome. L'autore utilizza spesso la terminologia specifica della botanica e della zoologia, che lo scrittore ligure dimostra di dominare alla perfezione, e di tutti gli ambiti di interesse del protagonista. LUOGHI Gli ambienti sono, ovviamente, esterni. Il luogo principale delle vicende è la località immaginaria di Ombrosa, lungo la riviera ligure tra il mare e l’entroterra collinare. L’elemento predominante è costituito dalle diverse tipologie di alberi su cui si svolgono tutte le vicende del protagonista a partire dai suoi dodici anni. E’ evidente la forte contrapposizione tra “l’alto”, dove risiede Cosimo, e “il basso”, dove vivono tutti coloro che frequenta e con cui mantiene rapporti anche stretti. 3. Interpretazione complessiva Cosimo, stanco della vita di tutti i giorni, decide di prendere le distanze da tutto, rifugiandosi sugli alberi e interponendo una barriera fisica tra sé e “l’altro da sé”. Questa separazione non gli impedisce, comunque, di partecipare attivamente alla vita della sua comunità e di interessarsi appassionatamente alla cultura e alla politica del suo tempo. Il distacco dalla terraferma gli permette di vedere la realtà e, sostanzialmente, anche la vita da un’altra prospettiva, più libera da condizionamenti e aperta al nuovo, prospettiva che rappresenta spesso un obiettivo auspicabile anche per l’individuo nostro contemporaneo. Sorprendente è la coerenza di Cosimo: una volta presa la decisione fondamentale della sua esistenza, non tornerà più indietro, dimostrando che la sua non era stata una rivolta insensata nei confronti dei genitori ma la scelta di una vita diversa e alternativa, benché più faticosa di quella cui era destinato.