Storie di emigrazioni emiliano romagnole
in Argentina
Autoridades:
Silvia Bartolini. Presidente della Consulta degli Emiliano Rognoli nel mondo.
Sig. Mario Bortolotti. Presidente MCL Emilia Romagna.
Dott. Pierpaolo Bergamini. CIDES.
Dott. Nicola Bussi. CIDES.
Ing. Alberto Becchi. FAEER.
Ing. Diego Golfieri. Presidente PROTER.
Dott.ssa Cristina Coria. Vicepte PROTER.
Proyecto VOS:
Ing. Diego Golfieri. Idea y realización.
Prof. Angela Gomez. Docente idioma italiano.
Lic. Mariana Patané. Coordinación , realización y tutorías.
Ilaria Scaglianti. Edición.
Mayra Arcidiacono. Ilustración
Julián García Robuschi. Musicalización
“Questa è la storia di Giovanni Calandrini, venuto in
Argentina come inmigrante nel 1927 con tutti i suoi
sogni, illusioni e speranze simili a quelle che avevano
gli italiani che come lui approdarono in quella epoca.
Era nato il 22 gennaio 1905, a Gatteo un comune
della provincia di Forlì-Cesena, regione EmiliaRomagna.”
Giovanni, la nipotina Adriana
e Antonia Calandrini.
Tutta la famiglia Calandrini.
“Rendersi conto che questa storia della nostra famiglia
raggiungerà fra poco i cento anni è un fatto veramente
molto significativo per noi, soprattutto perché siamo i suoi
discendenti quelli che persistono nel volerla mantenere in vita
e non solo portando il cognome...”
Nonno Alberto Becchi con il suo taxi.
Nonna Pierina con le sue figlie,
Haydeé e Marina.
“Allora disse ai suoi figli:
- Andate presto verso il bosco: sempre al ponente.
Nascondetevi se ci fosse qualcuno e poi continuate. Una
volta scesi vi troverete nella Liguria. Cercate i preti; fra
loro forse ci sarà lo zio Luigi, Luigi Amaldi -e contenendo
le lacrime diede una piccola busta con dei panini e un po’ di
latte, una medaglia con la vergine a ciascuno e la fife
(piccola flauta) del nonno morto da poco tempo ad Andrea.”
“Los mateos”, le carrozze utilizzate al tempo di Padre Amaldi.
“Sebbene la mamma di Milena sapesse che erano innamorati
o che loro volevano sposarsi, non riusciva a capire perché
volevano andare in un paese sconosciuto e tanto lontano.
La mamma rimase seria, pensante e poi disse: -Va bene, io vi
do il permesso per portare mia figlia in quel paese, però tu
devi promettere soltanto una cosa: che la riporterai a casa
fra cinque anni, neanche un mese in più.”
Milena prima di sposarsi.
Mario e Milena appena sposati.
Mario Baroni e Milena Costa
con la prima figlia, Bruna.
“Al termine della seconda guerra mondiale Argentina con soli
19 anni decise di partire sola verso il nuovo mondo in cerca
di un futuro migliore con il suo caro fratello... destino
Argentina; il viaggio durò più o meno 20 giorni nella quale
la prima settimana Argentina si sentiva molto male dovuto
al mal di mare, era tanto carina e buona che persino il
capitano della nave andò a trovarla nel suo camerino per
vedere come stava.”
Argentina Malaguti con suo
figlio Raúl, suo marito Pedro
Scatizzi, la picola Mónica e una
cugina.
Argentina Malaguti.
“Ai 17 anni, la mamma di Costantino, lo mise dentro una
nave come passeggero clandestino, per l ’Argentina. Doveva
trovare suo zio paterno che viveva a Buenos Aires, dato che
lui aveva idee anarchiste e lo perseguitavano per amazzarlo
così come ai suoi amici. Quando arrivò cercò suo zio che,
secondo quanto aveva ascoltato, aveva un circo ed era il
padrone di una fiera importante lì.”
Costantino Caselli
e sua moglie.
“Nel mondo del dopoguerra, l ’Argentina offriva tantissime
posibilità: la buona amministrazione dello stato permetteva
agli emigranti di trovare un lavoro e quindi il benessere per
le loro famiglie.
Per un emigrante come mio nonno Armando, la decisione di
lasciare tutto fu difficile. Lui sapeva che difficilmente
avrebbe rivisto i suoi genitori, i fratelli, gli amici e il suo
amore di gioventù.”
“ Ma una cosa in particolare attirò specialmente la mia
attenzione, ed è stato quando mi raccontò che le lattine di
carne che mangiavano spesso provenivano da un frigorifero
argentino. E lui ridendo mi diceva che non poteva credere che
stesse vivendo nello stesso paese che lo aveva alimentato
durante la guerra. ”
Nonno Serafino, 81 ,e i suoi nipoti.
Nonno Serafino.
“Il dopoguerra era difficile. Tutto faceva un insieme di cose
dove sembrava che l ’orizzonte promettente si trovasse oltre
l ’Italia.
James ha preso la decisione d’emigrare in Argentina per i
convegni favorevoli agli Italiani offerti dal presidente
argentino di quel periodo cioè Peron. L’America era tutta
da costruire e le promesse erano grandi.”
Palmira (Mima). Documento
immigrazione 1950.
Ferrara 1939, Iames alla Scuola Industriale.
Iames e Mima, Mar del Plata 2005.
“Adelina e i tre figli si imbarcarono nell ’Auriga, per arrivare
a Buenos Aires due mesi dopo. Siccome la nave arrivò un
giorno in anticipo non c’era nessuno ad aspettarla, così si
sedette sulla cassapanca che portava circondata dai figli:
Sergio di quattordici anni, Carla di nove e Luciano di tre.
Senza parlare (poiché non conosceva lo spagnolo) e senza
mangiare. Verso sera arrivò finalmente il marito che aveva
saputo dell ’arrivo della nave.”
Luciano Notari, da giovane.
Luciano Notari accanto alla sua nipotina.
“Pia Soldi, nostra nonna, nacque a Pieveottovile, un piccolo
paese della Provincia di Parma nell ’anno 1882. Visse lì
con la sua famiglia fino ai 28 anni quando con un coraggio
enorme partì per l ’Argentina per “fare l´Ammerica”.
Da sola doveva guadagnare là, lontano dalla sua casa e la
sua famiglia, i soldi che mancavano per pagare l ’ipoteca
che c’era sulla casa materna a causa della malattia mortale
che soffriva suo fratello Alfredo, di soltanto 20 anni.”
Nonno Ludovico e nonna Pia.
I fratelli Robuschi, i figli di Pia.
Pia festeggia i suoi 80 anni.
“Non dimenticò mai la sua Patria, con il suo accento
romagolo, ´anche morto sempre vivo´. Ricordava con tanta
nostalgia il suo piccolo paese, più di una volta anche con
lacrime. Ma amò intensamente Questa Terra Argentina,
´la sua seconda Patria´, come diceva sempre.”
Lorenzo e Maria Frieda.
“Come spiegare l ’amore per la musica, che mi ha lasciato mio
padre, ma soprattutto per l`opera e per GiuseppeVerdi?
A volte mio padre ci raccontava storie del suo paese, del suo
“suolo natal ” (come diceva Verdi nel Nabucco).
Quella che ricordo con più piacere narra di quando mio nonno
era piccolo, stiamo parlando di più di 150 anni fa, quindi
mio nonno è nato nel 1872 . Mentre Verdi suonava il
pianoforte lui andava a spiare il Maestro.”
Marta e Carlo Zuccheri a Parma.
“Nel 1949 il caso lo portò in “America” alla ricerca di un
lavoro e soprattutto di pace.
Arrivò nel mese di maggio (primavera in Italia, autunno in
Argentina, prima differenza) alla città di Berisso. In
questa città c’erano suoi paesani e lui preferì restarvi per
non sentirsi tanto solo poiché mamma Maria ed io
rimanemmo in Italia insieme ai miei nonni.”
Bruna Caraboni e zio Gigino
al loro primo incontro.
“Negli anni dopo la guerra andava in Italia abbastanza
spesso a trovare i parenti. Secondo alcuni lui approfittava
di questi viaggi anche per fare qualche affare portando in
Argentina calcolatrici, macchine da scrivere, fazzoletti e
cravatte di seta naturale.
Questi oggetti erano pregiatissimi poiché non si trovavano nel
paese che lo aveva ospitato e quindi venivano pagati molto
bene nel mercato informale.”
Famiglia Malaguti. Mar del Plata 1951.
“Augusto morì con la voglia di ritornare nel suo paese.
Magari è per quello che i genitori non paralarono mai lo
spagnolo correttamente. L’italiano era la lingua più parlata
a casa, ma anche il dialetto, sopprattutto fra i genitori.
Il film Amarcord di Federico Fellini viene alla mente di Oda,
perché secondo lei questo lavoro riflette il modo di essere
bolognese. Lei sottolinea che amarcord vuole dire mi ricordo
in dialetto.”
Oda con i suoi
genitori.
Oda, suo marito Raúl
e sua figlia Adriana.
La prima figlia di Oda,
Adriana, con il suo nonno.
Famiglia Golfieri.
Ferdinando Golfieri.
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