CIS… VIAGGIARE INFORMATI COMANDAMENTI PER INCONTRARE IL SIGNORE 2. Cenacolo Scalata, 06.10.2011 “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra…” (Esodo 19,4-5) “Grattate il cristiano e troverete il pagano – guastato” (Israel Zangwill, Children of the Ghetto, 1892) MA CHE MONDO E’ MAI QUESTO? Viviamo in un mondo complesso e indecifrabile … Portiamo dentro di noi le famose domande: chi siamo? Dove stiamo andando? I dieci comandamenti hanno il compito: a) di svolgere il ruolo di indicatori della giusta direzione al nostro cammino; b) dare sicurezza e forza al cammino. Possiamo vivere senza una mèta, ma la vita vissuta in questo modo si rivela una corsa folle; possiamo vivere senza regole, ma la vita sregolata diventa senza valore. “Valore” da valére e significa “essere forte e sano”: una persona valida è una persona che conta qualcosa. Tutti possiamo riconoscere che abbiamo ridotto il mondo a qualcosa senza valore! Dopo di ciò l’uomo non è diventato più forte ma più fragile, sbandato. “Poche persone al mondo sanno parlare senza dire niente come uno psicologo o uno psichiatra”. (Caleb Carr, L’angelo delle tenebre, 1998) “Lo psicoanalista è un uomo che per risolvere i propri problemi si finge capace di risolvere quelli altri” (Alessandro Morandotti, Minime, 1979/80). Per restituire validità e stabilità a questa vita c’è bisogno di punti di riferimento. Da un lato ci si richiama alle VIRTU’ CARDINALI della filosofia greca (giustizia, fortezza, prudenza e temperanza); dall’altro si arriva alla Bibbia e quindi ai COMANDAMENTI codificati già tremila anni or sono. * I comandamenti appaiono – ancora oggi – in grado di fornire una efficace segnaletica per il nostro viaggio in questo deserto di valori nel quale ci siamo venuti a trovare. Essi pongono un limite alle ragioni dei forti, alle pretese dei prepotenti, al fine di ridare spazio alla dignità delle persone. •Dobbiamo aggiornare l’impostazione con cui forse abbiamo imparato i comandamenti: come spauracchi, con un senso di oppressione e di poca libertà, come un semplice elenco di prescrizioni da osservare puntigliosamente, come i comandi dei nostri genitori. Nella Bibbia le parole che Dio pronuncia sono destinate a garantire e consolidare quella libertà che Jahwè ha restituito al suo popolo liberandolo dalla schiavitù d’Egitto. Nel decalogo è indicata da Dio la via per il buon esito dell’esistenza di Israele. Dio libera il suo popolo dalla schiavitù d’Egitto. I precetti divini mirano a mettere Israele nella condizione di condurre una vita nella libertà: sono “dieci parole” di libertà e di “alleanza”, Dio stesso si impegna ad assicurare la libertà di coloro che accettano di allearsi con lui, da lui lasciarsi condurre nella terra della libertà. Il patto concluso da Dio con il popolo è una parte dell’intervento liberatore di Dio verso Israele. Egli è un Dio fedele, che mantiene le promesse. Ma anche il popolo deve restare fedele al patto di alleanza. A questa condizione potrà godere di ogni bene. I dieci comandamenti sono il risultato di una profonda esperienza di Dio, quella vissuta da Mosè nei 40 giorni trascorsi al cospetto della divinità. Quando Mosè scende dal Sinai “non sapeva che la pelle del suo viso era raggiante, poiché aveva parlato con il Signore” (Esodo 34,29). San Paolo avvisa che molti intendono in modo sbagliato i comandamenti, fermandosi ‘alle lettere’ e non alla luce di Dio che irradiano. “Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto. Il Signore è lo Spirito, e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà” (2Cor 3,15-17) Paolo ha compreso che i dieci comandamenti sono lo strumento per la nostra libertà: il suo incontro con Cristo gli ha trasmesso questa certezza. Pertanto, chi non fà esperienza di Dio e di Gesù come salvatore non può comprendere appieno i comandamenti, ma continua a vederli come dei pesi e non come un percorso di liberazione. Gli ebrei associano il termine Torah (= Legge) a quello di sapienza. La Legge altro non è che l’insegnamento di un Dio amorevole che vuole impedire agli uomini di smarrirsi. I comandamenti ci indicano la via migliore e più sicura per il raggiungimento della meta finale … perché la vita sia piena! In Israele quando i figli fanno domande sul significato dei comandamenti è questa la risposta che sentono dai loro genitori: “Noi eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire con mano potente. Egli operò sotto i nostri occhi e prodigi grandi e terribili contro l’Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. Ci fece uscire di là per condurci nel paese che aveva giurato ai nostri padri di darci. Allora il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo il Signore nostro Dio, così da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come siamo oggi” (Dt 6,21-24). Osservare i comandamenti è la risposta alla liberazione di Dio; è la condizione per l’unità del popolo e per il suo benessere. Gesù poi riconduce i comandamenti a quello unico dell’amore: per Lui ciò che definitivamente conta è se amiamo davvero Dio, il prossimo e noi stessi; se l’amore rappresenta il vero presupposto della vita. L’amore rende viva la legge. Nell’Antico Testamento i giudei ringraziano Jahwè per aver dato loro una legge così piena di saggezza: “La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice. Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore; i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi” (Salmo 19,8ss). LO STATO DELLA NOSTRA ANIMA NEI CONFRONTI DI DIO 1) Qual è l’atteggiamento del tuo cuore di fronte al peccato mortale? Sei decisamente risoluta a non commetterlo mai, qualunque cosa ti capiti? (…) Il fondamento della vita spirituale consiste proprio in questo fermo proposito. 2) Qual è l’atteggiamento del tuo cuore di fronte ai Comandamenti di Dio? Li trovi giusti, dolci, di tuo gradimento? Figlia mia, a chi ha il gusto sano e lo stomaco in ordine, piacciono i cibi buoni e ripugnao i guasti. 3) Qual è l’atteggiamento del tuo cuore di fronte al peccato veniale? E’ quasi impossibile non commetterne qualcuno qua e là; ma ce n’è qualcuno al quale ti senti più particolarmente portata? Peggio ancora, ce n’è forse qualcuno cui sei affezionata? (San Francesco di Sales, Filotea, V, 4)