Il saccheggio di Roma del 24 agosto 410, ad opera dei Goti guidati dal re Alarico, fu un evento epocale e venne visto dal filosofo cristiano Agostino come il segno di una prossima fine del mondo. L’assedio era iniziato nel mese di aprile: i Goti avevano bloccato tutte le vie d'accesso, compreso il Tevere, e i rifornimenti dal Porto di Ostia. Nella notte del 24 Agosto, qualcuno aprì di nascosto la Porta Salaria e 500.000 Goti entrarono in città. Iniziò così il saccheggio di Roma. Alarico aveva impartito l'ordine di non uccidere la popolazione e di risparmiare i luoghi di culto. Aveva anche messo sotto la sua protezione il papa di allora, Innocenzo I. Ma avvenne ugualmente una strage, anche ad opera degli schiavi messi in libertà che volevano vendicarsi sui loro padroni. Dal mese di Aprile fino a quello di Agosto i Romani furono costretti a rimanere all’interno della Città fortificata, dove, col passare del tempo, le risorse alimentari vennero meno. La popolazione si vide così costretta a cibarsi di cani, gatti e topi; vi furono di conseguenza diffusioni di epidemie che decimarono gli abitanti. Ci sono addirittura numerose testimonianze che raccontano di atti di cannibalismo. “La mia voce s’interrompe, i singhiozzi mi troncano le parole al momento di dettare. È conquistata l’Urbe che ha conquistato l’universo intero, che dico? Perisce di carestia prima di perire di spada, e sono stati trovati ben pochi prigionieri da fare. Il furore della fame ha spinto gli abitanti a nutrimenti criminali; la gente si strappava reciprocamente le membra; una madre non ha risparmiato il suo lattante, e ha assorbito nelle proprie viscere il bimbo che ne era uscito poco tempo prima. Una città antica crolla: per lunghi anni è stata la padrona del mondo. Per le strade i cadaveri sono sparsi alla rinfusa in gran numero, e anche nelle case: è l’immagine moltiplicata della morte.” (da Lettera a Principia) “ Si narra che, mentre [Alarico] avanzava verso Roma, un pio monaco lo esortò a non perpetuare tali atrocità, e di non più godere nel massacro e nel sangue. A costui Alarico rispose, 'Non sto seguendo questo percorso per mia volontà; ma c'è qualcosa che irresistibilmente mi spinge ogni giorno a proseguire per questa via, dicendo, 'Procedi a Roma, e devasta quella città.' ” (Socrate Scolastico) “Voci terrificanti ci giungono dall’Occidente. Roma è assediata: i cittadini pagano con l’oro la vita, ma poi vengono ugualmente uccisi. Orrore! Una città illustre, la capitale dell’Impero Romano è stata distrutta. I profughi romani si rifugiano in ogni paese. Chi avrebbe mai creduto che i paesi dell’Oriente, dell’Egitto e dell’Africa avrebbero visto un giorno i figli della padrona del mondo ridotti in schiavitù? Persone un tempo nobili e ricche costrette a mendicare?” (lettera dalla Palestina, San Girolamo) . Attila nacque nel Caucaso intorno all'anno 406. Orfano di padre fin da bambino, secondo il costume unno imparò ad andare a cavallo prima ancora di camminare. All'età di soli cinque anni già aveva appreso l'arte del combattimento con arco e frecce. Nel 434 divenne capo della sua tribù e condusse il suo popolo in campagne di razzia per tutta l’Europa. Durante il suo regno divenne il più irriducibile nemico dell'Impero romano d'Oriente e dell'Impero romano d'Occidente: invase due volte i Balcani, cinse d'assedio Costantinopoli, marciò attraverso la Francia spingendosi fino ad Aurelianum, scacciò da Ravenna l'imperatore Valentiniano III (452). Era soprannominato flagellum Dei ("flagello di Dio") per la sua ferocia, si diceva che dove fosse passato non sarebbe più cresciuta l'erba. Ancora oggi è considerato tra i personaggi più malvagi della storia. Conquistò un impero, che si estendeva dalla Russia all'Europa meridionale, con metodi selvaggi e brutali. Portò terrore e distruzione a molti popoli. Torturò, violentò e uccise quanti ostacolavano il suo cammino. Rase al suolo intere città. La sua fama di crudeltà era così grande che bastava pronunciare il suo nome per terrorizzare le popolazioni delle città verso cui si dirigeva con le sue truppe, sopprimendo qualsiasi loro resistenza e inducendole ad aprirgli le porte senza colpo ferire. Governò per otto anni: in questo breve periodo ispirò un tale terrore che ancora oggi il suo nome è simbolo di morte e distruzione.