IL MINISTERIO SACERDOTALE NEL DE SACERDOTIO DI GIOVANNI CRISOSTOMO CONTESTO: Antiochia (349-397) «Tra le città della terra non ne esiste una che unisca in uguale misura grandezza e bellezza della posizione. Chi viene qui, dimentica la città, dove si trovava precedentemente e chi se ne parte di qui, non dimentica questa città». Con queste parole Libanio esalta la sua città natale nel discorso Antiochicus, in occasione dei giochi olimpici a Dafne nel 359. (BRÄNDLE RUDOLF, Giovanni Crisostomo, p. 19). Caracteristica essenziale: cosmopolitismo. • Città cosmopolita ma di spirito e cultura greca, la lingua ufficiale era il greco mentre il popolo parlava siriano: “vi si parlava greco, però già nei paesi confinanti la lingua principale era il siriano, lingua che Giovanni non dominava”. Il latino si usava normalmente nell’amministrazione imperiale e negli uffici militari. (BRÄNDLE RUDOLF, Giovanni Crisostomo, p. 24). LA POPOLAZIONE • Era mista perchè coesistevano e coabitavano sia cristiani che pagani e ebrei. • Tra il ceto ricco e quello povero ci stanno molti della media borghesia (Crys. hom. in Mt. 66,3) latifondisti, piccoli negozianti e artigiani, con notevole dislivello di classi. Il popolo è leggero, irrequieto (PASQUATO O., Antiochia di Siria, pp. 340-341, in “NDPAC 340-363”). • Antiochia è una delle città dove l’antico e il nuovo si fondono (Cfr. FESTUGIÈRE A. J., Antioche païenne et chrétienne. Libanius, Chrysostome et les moines de Syrie, p. 9.). • La cultura era essenzialmente ellenistica ( PASQUATO O., Gli spettacoli in S. Giovanni Crisostomo. Paganesimo e Cristianesimo ad Antiochia e Costantinopoli nel IV secolo, p. 79). • La dimensione dello spettacolo come caratteristica essenziale della cultura classica è molto viva all’epoca esercitando una forte attrattiva sulla popolazione, anche sui cristiani, nonostante la costante opposizione delle autorità ecclesiastiche e le inevitabili trasformazioni (PICCALUGA G., Teatro, tempio, chiesa. La spazialità dello spettacolo in Giovanni Crisostomo, p. 479, in Giovanni Crisostomo. Oriente e Occidente tra IV e V secolo. XXXIII Incontro di studiosi dell’antichità cristiana, Roma, 6-8 maggio 2004). IL DE SACERDOTIO DI GIOVANNI CRISOSTOMO (388-389) • • • • • • STRUTTURA: sei logoi I. L’amicizia di Giovanni e Basilio II. Sacerdozio, come segno dell’amore da parte di Cristo. III. La difesa di Giovani davanti alle accuse straniere. IV. I danni, le elezioni, la figura di Paolo V. Il sacerdote deve allenarsi a parlare in pubblico e a rifiutare l’opinione degli altri. • VI. Il sacerdote è responsabile anche dei peccati commessi dagli altri. - Comparazione: la vita del sacerdote e quella del monaco. - Il sacerdote è responsabile del mondo intero. - L’ascesi diversa per i sacerdoti e per i monaci. LA GRANDEZZA DEL MINISTERO SACERDOTALE NEL DE SACERDOTIO DI CRISOSTOMO Il De sacerdotio non ha solo un valore autobiografico; egli è anche uno statuto (magna Carta) che definisce la natura del sacerdozio cristiano e i doveri che spettano al sacerdote e al vescovo. AMBIENTE ECCLESIALE Certe ordinazioni avvenivano non secondo la grazia divina, ma per la “sollecitudine degli uomini”. Se qualcuno si dedica alla letteratura profana e vive oziosamente, lo approvano ed esaltano. Per quale motivo trascurano coloro che hanno sudato moltissimo per il bene della Chiesa, mentre chi non ha mai sopportato tali fatiche e ha perduto tutto il suo tempo nel vaniloquio dei discorsi profani te lo innalzano di improvviso a tanta dignità” (Sur le Sacerdoce, II, pp. 132-133; Il Sacerdozio, II, p. 56). Difficoltà che si dovevano affrontare nelle elezioni delle cariche ecclesiastiche: “vedrai il sacerdote bersaglio di tante accuse quanta è la massa dei fedeli” (Sur le Sacerdoce, III, pp. 188-189; Il Sacerdozio, III, p. 79). DIVISIONI ALL’INTERNO DELLA CHIESA • Diversità di opinioni: “Tutti quelli che hanno autorità per conferire la carica si dividono in molti partiti e si potrebbe vedere i membri del presbiterato in disaccordo tra loro e con chi è designato all’episcopato. Ognuno fa per proprio conto scegliendo chi questo, chi quello (Sur le Sacerdoce, III, pp. 188-189; Il Sacerdozio, III, p. 79). • La lotta per guadagnare il potere dell’episcopato: “Come i figli avidi di denaro mal sopportano la vecchiaia dei padri, così alcuni quando vedono <in uno> protrarsi a lungo la durata dell’episcopato, poiché non è lecito eliminarlo, fanno di tutto per sbarazzarsi di lui dalla carica. Tutti desiderano il suo posto e ognuno aspetta di conseguirlo per sé” ( Sur le Sacerdoce, III, pp. 186-187; Il Sacerdozio, III, p. 78-79). • I principi ispiratori per l’elezione sono più gli interessi che le virtù dell’anima. “La ragione – dice Crisostomo - è che tutti non badano alla sola cosa cui bisogna badare, la virtù dell’anima; ma sono ben altri i criteri ispiratori di questa carica” (Sur le Sacerdoce, III, pp. 188-189; Il Sacerdozio, III, p. 79). CRITERI DELL’INDAGINE • Non esisteva più un’attenzione alla vita spirituale del nuovo candidato: “nessuno vuole considerare chi è adatto, né esaminare l’anima”. • Pretesti stravaganti: alcuni perchè “non passino tra i nemici, sono collocati nell’ordine del clero, altri per la malvagità, perché trascurati non compiano mali grandi”(Sur le Sacerdoce, III, pp. 192193; Il Sacerdozio, III, p. 80). • La perfidia con quale si riceve il sacerdozio dicendo: “uomini perfidi pieni di colpe infinite vengono accarezzati per quelle stesse cose per cui bisogna punirli, e per quel motivo che non dovrebbero superare nemmeno la soglia della chiesa salgono alla dignità sacerdotale”(Sur le Sacerdoce, III, pp. 192-193; Il Sacerdozio, III, p. 80). • “Non soltanto scelgono gli indegni, ma respingono gli idonei”. Sur le Sacerdoce, III, pp. 194-195; Il Sacerdozio, III, p. 81. SITUAZIONE PREOCUPANTE INVIDIA E PERFIDIA • Purtroppo, la radice di tutti i mali è “l’invidia” e, inoltre vengono presentati vari motivi non giustificati per respingere dall’elezione: “questo sia respinto perché è giovane”. • (Sur le Sacerdoce, III, pp. 196-197). • “Prima deridevo i magistrati perché distribuivano le cariche non secondo la virtù che è nelle anime, ma secondo le ricchezze, il numero degli anni e la dignità umana. Dopo che intesi che tale illogicità aveva penetrato anche le nostre cose, non ho ritenuto ciò ugualmente terribile” (Sur le Sacerdoce, III, pp. 194-195). • La situazione è preoccupante perché “la pace della Chiesa accogliendo elementi perturbatori si riempie di tempesta e di molti naufragi”. LE DONNE DISCUSSIONI E CONFLITTI ALL’INTERNO DELLA CHIESA • Sembra che le donne sono l’origine di tutte le disgrazie per coloro che svolgono il ministero sacerdotale o episcopale. • “Quello scoglio – dice Crisostomo - nutre tutte queste fiere e altre ancora nelle quali coloro che incappano una volta sono necessariamente ridotti a tale schiavitù da compiere spesso, per piacere alle donne” (Sur le Sacerdoce, III, pp. 162-163). • “Poiché da sé nulla possono, fanno ogni cosa mediante altri. Si arrogano tanta potenza da promuovere o rimuovere i sacerdoti che vogliono” ( Sur le Sacerdoce, III, pp. 164-165). • Alcune “si sono prese tale libertà da riprendere i capi delle Chiese e da scagliarsi contro di loro, più acerbamente che i padroni con i propri servi”. Sur le Sacerdoce, III, pp. 164-165; Il Sacerdozio, III, p. 69. • “La legge divina le ha allontanate da questo ministero, ma quelle si sforzano di introdursi” (Sur le Sacerdoce, III, pp. 162-163). I REQUISITI DEL PASTORE Purezza. Non essere spinti dalla brama: “occorre avere purificata l’anima dalla brama della dignità”( Sur le Sacerdoce, III, pp. 168-169). 2. Saggezza. Richiede che sia “non solo puro, come chi è degno di tanto ministero, ma anche molto saggio e pratico di molte cose”( Sur le Sacerdoce, VI, pp. 318-319). 3. Personalità. “Occorre che sia duttile, dico duttile, non subdolo, non adulatore, non ipocrita, ma pieno di molta libertà e franchezza, sapendo accondiscendere docilmente quando la natura delle cose comporti” (Sur le Sacerdoce, VI, pp. 320-321). 4. Bellezza spirituale. Deve avere “molto seno e prima del senno molta grazia da parte di Dio, rettitudine di costumi, purezza di vita e virtù sovrumana”. 1. Elezione accurata e diligente indagine: criteri e pericoli • “Chi intende proporre al sacerdozio persona degna non deve accontentarsi solo dell’opinione dei molti, ma con questa egli stesso più di tutto e prima di tutto deve indagare sulle qualità della persona”( Sur le Sacerdoce, II, pp. 122-123). • “Occorre dunque che chi deve imporre le mani faccia un’accurata indagine e ancora più quelli a cui sono da imporre le mani” ( Sur le Sacerdoce, IV, pp.242-243). • Bisogna che sia in buona reputazione, ma aggiunge anche presso gli estranei (1 Tm. 3,7). Sur le Sacerdoce, II, pp. 124-125. Da dove provengono tanti tumulti nella Chiesa? “Da nessuna parte, credo, se non dalle scelte e dalle elezioni dei capi fatte senza cura e a caso”(Sur le Sacerdoce, III, pp. 166-167). • La causa dei mali non bisogna cercarla nel sacerdozio, ma nella negligenza; non sta nel sacerdozio l’origine delle disgrazie, ma nel fatto che molti sacerdoti “non sanno usare come si deve i donni ricevuti da Dio”. • Il sacerdozio non deve essere come causa di mali, ma se affidato a persone che capitano, ottenebrate da “impreparazione” può diventare non solo un male, ma anche pericoloso per la Chiesa (Sur le Sacerdoce, III, pp. 166-167). • Per poter confutare gli errori degli eretici e rafforzare la fede nelle anime dei semplici si richiede da parte dei lideri della Chiesa delle qualità intellettuali e un’adeguata a formazione spirituale e retorica. LA GRANDEZZA DEL MINISTERO PASTORALE NEL DE SACERDOZIO Ispirazione divina e il legame del sacerdozio con lo Spirito Santo, nonostante si realizza dall’essere umano: “Non l’uomo, non l’angelo, non l’arcangelo, non un’altra forza creata, ma lo stesso Paracleto diede tale ordine, ispirando quelli che stanno ancora nella carne ad immaginare un ministero di angeli” (Sur le Sacerdoce, III, pp. 142-143). 1. Riconciliazione dei singoli penitenti 2. Celebrazione eucaristica • Paragone con il culto dell’AT mostrando la superiorità del nuovo culto: • Terribili e mirabili le cose prima della grazia, come i campanelli, i melograni, le pietre pettorali e omerali, la mitra, la cintura, la tunica fino ai piedi, la lamina d’oro, il Santo dei Santi, il grande silenzio nell’interno. Ma se qualcuno considera le cose della grazia, troverà piccole quelle terribili e mirabili (Sur le Sacerdoce, III, pp. 142-143). • I sacerdoti sono preposti ad “amministrare le cose del cielo ed hanno ricevuto il potere che Dio non concesse né agli angeli né agli arcangeli”(Sur le Sacerdoce, III, pp. 148-149). SACERDOZIO: MINISTERO ANGELICO • “Si compie sulla terra, ma appartiene all’ordine delle cose celesti”. • “Quando vedi il Signore sacrificato e giacente – dice Crisostomo -, e il sacerdote che presiede al sacrificio e prega, e tutti arrossati di quel sangue prezioso, credi ancora di essere tra gli uomini e di stare sulla terra?” (Sur le Sacerdoce, III, pp. 144-147). • Vuoi osservare da un altro prodigio – dice Crisostomo - la superiorità di questo sacrificio? Mettiti davanti agli occhi Elia, una moltitudine sterminata intorno, il sacrificio disposto sulle pietre, tutti gli altri nella quiete e nel silenzio profondo e solo il profeta che prega. Ad un tratto una fiamma è scagliata dal cielo sulla vittima. Sono cose stupende che riempiono di ogni meraviglia (Sur le Sacerdoce, III, pp. 144-145). • “Sta il sacerdote non per attirare il fuoco, ma lo Spirito Santo. Per molto tempo fa la supplica, non perché una fiamma scesa dall’alto consumi le offerte, ma perché la grazia, giungendo nel sacrificio suo tramite, accenda le anime di tutti e le renda più splendenti dell’argento ardente”(Sur le Sacerdoce, III, pp. 146-147). PATERNITÀ SPIRITUALE • Iniziazione cristiana. • Nessuno può entrare nel regno dei cieli se non sia rigenerato per mezzo dell’acqua e dello Spirito (Gv. 3,5), e chi non mangia la carne del Signore e non beve il suo sangue è escluso dalla vita eterna (Gv. 6,53). Tutte queste cose non si compiono da nessun altro, ma solo da quelle mani del sacerdote. Come uno, senza di loro, potrà sfuggire al fuoco della geenna e ottenere le corone tenute in serbo? (Sur le Sacerdoce, III, pp. 150-151). • i sacerdoti “sono la causa della nostra generazione da Dio, di quella beata rigenerazione, della vera libertà e dell’adozione secondo la grazia”(Sur le Sacerdoce, III, pp. 152-153). • “Essi sono coloro quelli a cui vengono affidate le generazioni spirituale e la cura della rinascita del battesimo. Per loro tramite rivestiamo il Cristo, siamo sepolti col Figlio di Dio e diventiamo membra di lui, capo beato”. Sur le Sacerdoce, III, pp. 150-151; Il sacerdozio, III, p. 65. CARISMA DELLA PATERNITÀ SPIRITUALE • Per comprendere che si tratta di un carisma di paternità spirituale l’autore richiama in causa quella che è l’identità della paternità biologica. • In virtù del suo ministero “Dio ha dato ai sacerdoti una potenza maggiore che ai genitori naturali”(Sur le Sacerdoce, III, pp. 152-155). • La rigenerazione battesimale per mezzo dell’acqua e dello Spirito, rispetto la generazione biologica dei genitori, è per la vita eterna. Tutto ciò mette il sacerdote di fronte ad una gran responsabilità: “Chi ha avuto in affidamento gli uomini, il gregge razionale di Cristo, per la rovina delle pecore non darà conto in denaro ma nel danno della sua anima”(Sur le Sacerdoce, II, 107). • il carisma della paternità spirituale si estende in tutto ciò che riguarda il ministero sacerdotale relazionato alla Chiesa, corpo di Cristo. “La Chiesa di Cristo secondo san Paolo è il corpo di Cristo. Chi l’ha in consegna bisogna che lo adorni di ottimo aspetto e di straordinaria bellezza sorvegliando d’ ogni parte”(Sur le Sacerdoce, IV, pp. 248-249). AMBASCIATORE • “Quale bisogno che sia chi è intermediario di tutta una città, che dico città, di tutto il mondo perché Dio abbia misericordia dei peccati di tutti, non solo dei vivi, ma anche dei morti?”. • “Infatti come chi custodisce tutto il mondo ed è padre di tutti così si presenta a Dio pregandolo di estinguere dovunque i dissidi, di comporre i disordini, invocando pace e prosperità, e in privato e in pubblico, la pronta cessazione di tutti i mali che affliggono ognuno” (Sur le Sacerdoce, VI, pp. 314-317). • “Chi attende a sé solo, limita a sé solo il profitto; il profitto invece del ministero pastorale si estende a tutto il popolo” Sur le Sacerdoce, II, pp. 118-119).