Didattica della lingua italiana: una proposta per un
insegnamento integrato
Il modulo didattico
• Un modulo è «un blocco tematico concluso in sé, autosufficiente,
significativo, che raccoglie contenuti che tradizionalmente si
distribuivano su più unità didattiche; per l’acquisizione di tali
contenuti un "modulo" si articola in una serie di "unità didattiche",
ciascuna basata su una rete di "unità di apprendimento"» (P. Balboni,
Le sfide di Babele, Torino, UTET, 2002, p. 108).
• Al fine di progettare un modulo bisogna analizzare i livelli di
competenza; mettere a fuoco la motivazione e i bisogni; fissare gli
obiettivi adeguati; prevedere una serie di verifiche in itinere per
valutare l’efficacia dell’azione didattica.
Modulo 1: Il racconto fantastico (classe III)
• Obiettivi: a) motivazionali: suscitare interesse per la lettura
b) ermeneutici: acquisire competenze nell’analisi del testo
letterario
c) linguistici: ampliamento semantico; strutture sintattiche,
registri stilistici
d) tecniche di scrittura: comporre racconti fantastici
Gli obiettivi per alunni L2 sono i medesimi, ma adattati ai loro livelli di
competenza. Testi semplificati o annotati.
Il racconto fantastico
• Breve storia del genere:
• Inghilterra, fine XVIII secolo-inizi secolo XIX: romanzo gotico
Horace Walpole, Il castello di Otranto (1764)
Ann Radcliffe, I misteri di Udolfo (1794)
Matthew Lewis, Il monaco (1796)
Mary Shelley, Frankestein o il moderno Prometeo, 1816-17
I caratteri del gotico
Ambientazione: vecchi castelli, monasteri, rovine
Temi: amore, intrighi, morte
Personaggi: eroina perseguitata; antagonista perfido e crudele;
protagonista: giovane eroe coraggioso
I primi romanzi gotici sono ambientati nel passato e alcuni nell’Europa
del Sud
• Il romanzo gotico si afferma in concomitanza con la rivoluzione
industriale in Inghilterra, svelando il profondo legame che le
atmosfere gotiche intrattengono con le inquietudini di una società in
profonda trasformazione, alle prese con la difficile individuazione del
sé, meglio del ritorno al sé, movimento fondamentale della coscienza
occidentale del secolo XIX (Foucault). I perni di questo percorso sono
un confronto con un passato e con una dimensione geografica
(l’Europa del Sud) percepiti come perturbanti e inquietanti.
Un’immagine dell’alterità intrisa di un certo orientalismo interno (da
Nord verso Sud) (M. Scotti, Gotico Mediterraneo, Reggio Emilia,
Diabasis, 2008).
Frankestein di Mary Shelley (Milano,
Mondadori, 2006)
• Influssi: il satanismo di Byron
• Temi: scientismo magico/soprannaturale; innatismo dell’innocenza;
corruzione operata dalla società/civiltà (Rousseau).
• Mary Shelley anticipa il contrasto inquietante tra il positivo
“progresso” scientifico e la risorgenza di terrori e paure antiche, ben
radicate nel folklore (il revenant), contrasto che informerà il fantastico
otto-novecentesco.
Il fantastico: qualche definizione
• T. Todorov, La letteratura fantastica, Milano, Garzanti, 1971: il fantastico si situa
tra lo «strano e il meraviglioso»; occupa lo spazio di un’esitazione, di un’ambiguità
di fronte all’irruzione dell’insolito nell’ordinarietà del quotidiano. «Il fantastico è
l’esitazione provata da un essere il quale conosce solo le leggi naturali, di fronte a
un avvenimento apparentemente soprannaturale» (p. 28).
• Per Todorov, dunque, il fantastico non coincide con un genere, bensì si riferisce a
una reazione psicologica che coinvolge il lettore e i personaggi. «Il fantastico
implica un’integrazione del lettore nel mondo dei personaggi» (p. 34). Il
riferimento non è al lettore reale, quanto alla funzione del lettore, ovvero il
lettore implicito.
• Tutti i teorici del fantastico insistono comunque sulla sua funzione sovvertitrice
rispetto alle leggi naturali.
• P.G. Castex, Le conte fantastique en France,Paris, José Corti, 1951: «intrusione
brutale del mistero nella sfera della vita reale».
• R. Caillois, Au coeur du fantastique, Paris, Gallimard, 1965: «il fantastico è rottura
dell’ordine riconosciuto, irruzione dell’inamissibile in seno all’inalterabile legalità
quitidiana».
• Freud su Hoffman: Unheimlich, antonimo di heimlich (tranquillità, soprattutto
riferito alla dimensione domestica, familiare).
• Lo studio di Todorov ha il merito di definire il fantastico quale zona
liminale tra il meraviglioso e lo strano. Nel meraviglioso il
soprannaturale ha una configurazione unidimensionale (il passaggio
tra la dimensione naturale e quella soprannaturale è spontanea : la
fiaba); nello strano, invece, la spiegazione soprannaturale scalza
l’esitazione fantastica e si pone quale causa prima e ultima degli
eventi. Lo strano coincide, dunque, in molti casi con il racconto horror.
• A questo proposito uno degli iniziatori dell’horror, H.P. Lovecraft,
poneva la paura, quale elemento dirimente del racconto fantastico: la
paura generata dalla presenza di mondi e potenze insolite.
• Benché i teorici della letteratura fantastica abbiano cercato di
superare la definizione di Todorov, la sua validità ermeneutica è
ancora indiscutibile. Nell’applicazione didattica, la definizione di
Todorov aiuta a individuare i tratti propri del fantastico e a distinguere
il racconto horror “puro” da quello fantastico.
• Proprie del fantastico sono l’indecisione e l’ambiguità della
spiegazione, un’ambiguità che coinvolge lettore e personaggi.
• La letteratura fantastica si afferma in particolare nella seconda metà
dell’Ottocento, come una reazione al positivismo, meglio come una
compensazione: il fantastico compensa gli eccessi di razionalismo,
disloca le categorie di un pensiero troppo definito, colma i desiderata
che la scienza lascia scoperti (R. Caillois, Dalla fiaba alla fantascienza,
Roma-Napoli, Theoria, 1985, p. 16).
• In realtà il fantastico sembra rappresentare il doppio del positivismo.
Spostando l’analisi della realtà dal naturale al soprannaturale e dal
futuro al passato, il fantastico recupera un immaginario ancestrale
che si incarna, agisce nella dimensione reale, senza tuttavia intaccare
il dubbio, l’esitazione.
• La spiegazione soprannaturale si pone in continuo confronto
dialettico con quella naturale e scientifica. Nella stagione d’oro del
racconto fantastico la scienza concorre a costruire lo statuto di realtà
al fenomeno inspiegabile.
Alcuni racconti fantastici (fine XIX-inizi XX secolo)
• P. Merimée, La Venere d’Ille: la statua si anima, strangola la vittima.
L’esitazione si colloca nel punto di incontro tra la narrazione
soggettiva della moglie («le è sembrato») e lo scetticismo del dottore
e di altri personaggi.
• C. Boito, Macchia grigia (da Senso e altre storielle strane): il
protagonista si rivolge a un medico, un oculista perché risolva il suo
problema, una macchia grigia che vela la sua vista. L’antefatto
prospetta una spiegazione non scientifica legata a una vendetta che
proviene dall’aldilà
• L. Capuana, Un vampiro: il confronto dialettico tra razionale e
irrazionale è tematizzato, il confronto serrato tra lo scienziato e il
protagonista (un poeta) sfocia nell’insinuazione del dubbio nello
stesso scienziato, un dubbio che assume i contorni della
superstizione, ma che potenzia l’inquietudine sollevata da eventi
spiegabili solo come fenomeno di vampirismo.
E. A. Poe (1809-1849)- H.P. Lovecraft (1890-1937)
• Il superamento del fantastico: Poe sposta l’asse degli agenti malefici
dall’esterno all’interno, indagando incubi e ossessioni del soggetto;
Lovecraft forza lo spazio dell’esitazione fantastica in direzione di
un’incarnazione delle forze malefiche operanti nella realtà.
• Poe presenta, tuttavia, una serie di caratteri propri del fantastico.
G. de Maupassant; B. Stoker; A. C. Doyle
• Scrittori dal profilo diverso, accomunati dalla medesima pulsione a
forzare lo spazio naturale attraverso l’azione e l’irruzione di entità
malefiche, demoniache irriducibili alle spiegazioni scientificorazionali.
• L’esitazione fantastica nell’horror si dissolve e la spiegazione
soprannaturale si accampa con un’oggettività indiscutibile.
L’horror novecentesco e la sua funzione politica
• L’horror amplifica la funzione sovvertitrice del fantastico; in
particolare nel cinema e nella letteratura anglo-americana, l’horror
propone un’immagine rovesciata e deformata della moderna società
borghese e piccolo-borghese (J.G. Ballard, Un gioco da bambini).
L’orrore fa deflagrare tutte le contraddizioni dell’american way of life
(S. King; nel cinema: Romero; Carpenter; Craven).
Grammatica del fantastico e dell’horror
Fantastico
Horror
Suspense
Suspense
Descrizioni dettagliate che hanno spesso
funzione prolettica
Descrizioni dettagliate che hanno spesso
una funzione prolettica
Accelerazione narrativa dinanzi all’evento
insolito
Accelerazione narrativa dinanzi all’evento
insolito
Esitazione dinanzi alla spiegazione (ricorso Certezza dinanzi alla spiegazione:
alla moltiplicazione di punti di vista:
intervento accertato del soprannaturale
polifonia)
maligno (monodia dei punti di vista)
Alcune proposte operative: una lettura «polifunzionale»
di un testo letterario (modulo: Il racconto fantastico)
I topi (D. Buzzati)
Che ne è degli amici Corio? Che sta accadendo nella loro vecchia villa di campagna, detta la Doganella? Da tempo
immemorabile ogni estate mi invitavano per qualche settimana. Quest'anno per la prima volta no. Giovanni mi ha scritto
poche righe per scusarsi. Una lettera curiosa, che allude in forma vaga a difficoltà o a dispiaceri familiari; e che non spiega
niente.
Quanti giorni lieti ho vissuto in casa loro, nella solitudine dei boschi. Dai vecchi ricordi oggi per la prima volta affiorano dei
piccoli fatti che allora mi parvero banali o indifferenti. E all'improvviso si rivelano.
Per esempio, da un'estate lontanissima, parecchio prima della guerra - era la seconda volta che andavo ospite dei Corio - torna
a mente la seguente scena: mi ero già ritirato nella camera d'angolo al secondo piano, che dava sul giardino - anche gli anni
successivi ho dormito sempre là - e stavo andando a letto. Quando udii un piccolo rumore, un grattamento alla base della
porta. Andai ad aprire. Un minuscolo topo sgusciò tra le mie gambe, attraversò la camera e andò a nascondersi sotto il
cassettone. Correva in modo goffo, avrei fatto in tempo benissimo a schiacciarlo. Ma era così grazioso e fragile.
Per caso, il mattino dopo, ne parlai a Giovanni.
" Ah, sì " fece lui distratto " ogni tanto qualche topo gira per la casa. "
" Era un sorcio piccolissimo... non ho avuto neanche il coraggio di... "
" Sì, me lo immagino. Ma non ci fare caso... " Cambiò argomento, pareva che il mio discorso gli spiacesse.
L'anno dopo. Una sera si giocava a carte, sarà stata mezzanotte e mezzo, dalla stanza vicina - il salotto dove a
quell'ora le luci erano spente - giunse un clac, suono metallico come di una molla.
"Cos'è?" domando io.
" Non ho sentito niente " fa Giovanni evasivo. " Tu Elena hai sentito qualche cosa? "
"Io no" gli risponde la moglie, facendosi un po' rossa.
" Perché? " Io dico: " Mi sembrava che di là in salotto... un rumore metallico... ". Notai un velo di imbarazzo. "
Bene, tocca a me fare le carte? "
Neanche dieci minuti dopo, un altro clac, dal corridoio questa volta, e accompagnato da un sottile strido, come di
bestia.
" Dimmi, Giovanni " io chiedo " avete messo delle trappole per topi? "
" Che io sappia, no. Vero, Elena? Sono state messe delle trappole? "
Lei: " E che vi salta in mente? Per i pochi topi che ci sono! ".
Passa un anno. Appena entro nella villa, noto due gatti magnifici, dotati di straordinaria animazione: razza soriana,
muscolatura atletica, pelo di seta come hanno i gatti che si nutrono di topi. Dico a Giovanni: " Ah, dunque vi siete
decisi finalmente. Chissà che spaventose scorpacciate fanno. Di topi qui non ci sarà penuria”.
" Anzi " fa lui " solo di quando in quando... Se dovessero vivere solo di topi... "
" Però li vedo belli grassi, questi mici. "
" Già, stanno bene, la faccia della salute non gli manca. Sai, in cucina trovano ogni ben di Dio. "
Passa un altro anno e come io arrivo in villa per le mie solite vacanze, ecco che ricompaiono i due gatti. Ma non
sembrano più quelli non vigorosi e alacri, bensì cascanti, smorti, magri. Non guizzano più da una stanza all'altra
celermente. Al contrario, sempre tra i piedi dei padroni, sonnolenti, privi di qualsiasi iniziativa. Io chiedo: " Sono
malati? Come mai così sparuti? Forse non hanno più topi da mangiare? ".
" L'hai detto " risponde Giovanni Corio vivamente. " Sono i più stupidi gatti che abbia visto. Hanno messo il muso da
quando in casa non esistono più topi... Neanche il seme ci è rimasto! " E soddisfatto fa una gran risata.
Più tardi Giorgio, il figlio più grandicello, mi chiama in disparte con aria di complotto: " Sai il motivo qual è? Hanno
paura! ".
" Chi ha paura? "
E lui: " I gatti, hanno paura. Papà non vuole mai che se ne parli, è una cosa che gli dà fastidio. Ma è positivo che i gatti
hanno paura ".
" Paura di chi? "
" Bravo! Dei topi! In un anno, da dieci che erano, quelle bestiacce sono diventate cento... E altro che i sorcettini d'una
volta! Sembrano delle tigri. Più grandi di una talpa, il pelo ispido e di colore nero. Insomma i gatti non osano attaccarli.”
" E voi non fate niente? "
" Mah, qualcosa si dovrà pur fare, ma il papà non si decide mai. Non capisco il perché, ma è un argomento che è meglio
non toccare, lui diventa subito nervoso... "
E l'anno dopo, fin dalla prima notte, un grande strepito sopra la mia camera come di gente che corresse. Patatrùm,
patatrùm. Eppure so benissimo che sopra non ci può essere nessuno.
"Accidenti che cavalleria" mi dico "devono essere ben grossi questi topi." Un tal rumore che stento a addormentarmi.
Il giorno dopo, a tavola, domando: " Ma non prendete nessun provvedimento contro i topi? In soffitta c'era la
sarabanda, questa notte ".
Vedo Giovanni che si scurisce in volto: " I topi? Di che topi parli? In casa grazie a Dio non ce n'è più ".
" Eppure " dico " vi garantisco che c'era il quarantotto, e non esagero. In certi momenti ho visto il soffitto che
tremava. "
Giovanni s'è fatto pensieroso: " Sai che cosa può essere? Non te n'ho mai parlato perché c'è chi si impressiona, ma in
questa casa ci sono degli spiriti. Anch'io li sento spesso... E certe notti hanno il demonio in corpo! ".
Io rido: " Non mi prenderai mica per un ragazzetto, spero! Altro che spiriti. Quelli erano topi, garantito, topacci, ratti,
pantegane!... E a proposito, dove sono andati a finire i due famosi gatti? ".
" Li abbiamo dati via, se vuoi sapere... Ma coi topi hai la fissazione! Possibile che tu non parli d'altro!... Dopo tutto,
questa è una casa di campagna, non puoi mica pretendere che... "
Io lo guardo sbalordito: ma perché si arrabbia tanto? Lui, di solito così gentile e mite.
Più tardi è ancora Giorgio, il primogenito, a farmi il quadro della situazione. " Non credere a papà " mi dice. " Quelli
che hai sentito erano proprio topi, alle volte anche noi non riusciamo a prender sonno. Tu li vedessi, sono dei mostri,
sono; neri come il carbone, con delle setole che sembran degli stecchi... E i due gatti, se vuoi sapere, sono stati loro a
farli fuori... è successo di notte. Si dormiva già da un paio d'ore e dei terribili miagolii ci hanno svegliato. In salotto
c'era il putiferio. Allora siamo saltati giù dal letto, ma dei gatti non si è trovata traccia... Solo dei ciuffi di pelo... delle
macchie di sangue qua e là. "
" Ma non provvedete? Trappole? Veleni? Non capisco come tuo papà non si preoccupi... "
" Come no? Il suo assillo, è diventato. Ma anche lui adesso ha paura, dice che è meglio non provocarli, che sarebbe
peggio. Dice che, tanto, non servirebbe a niente, che ormai sono diventati troppi... Dice che l'unica sarebbe dar fuoco
alla casa... E poi, poi sai cosa dice? è ridicolo a pensarci. Dice che non conviene mettersi decisamente contro."
" Contro chi? "
" Contro di loro, i topi. Dice che un giorno, quando saranno ancora di più, potrebbero anche vendicarsi... Alle volte mi
domando se papà non stia diventando un poco matto. Lo sai che una sera l'ho sorpreso mentre buttava una salsiccia giù
in cantina? Il bocconcino per i cari animaletti! Li odia ma li teme. E li vuol tenere buoni. "
Così per anni. Finché l'estate scorsa aspettai invano che sopra la mia camera si scatenasse il solito tumulto. Silenzio,
finalmente. Una gran pace. Solo la voce dei grilli dal giardino,
Al mattino, sulle scale incontro Giorgio: " Complimenti " gli dico " ma mi sai dire come siete riusciti a far piazza
pulita? Questa notte non c'era un topolino in tutta la soffitta ".
Giorgio mi guarda con un sorriso incerto. Poi: " Vieni vieni " risponde " vieni un po' a vedere".
Mi conduce in cantina, là dove c'è una botola chiusa da un portello: " Sono laggiù adesso " mi sussurra. " Da qualche
mese si sono tutti riuniti qui sotto, nella fogna. Per la casa non ne girano che pochi. Sono qui sotto... ascolta... "
Tacque. E attraverso il pavimento giunse un suono difficilmente descrivibile: un brusìo, un cupo fremito, un rombo sordo
come di materia inquieta e viva che fermenti; e frammezzo pure delle voci, piccole grida acute, fischi, sussurri.
" Ma quanti sono? " chiesi con un brivido.
" Chissà. Milioni forse... Adesso guarda, ma fa presto. " Accese un fiammifero e, sollevato il coperchio della botola, lo lasciò
cadere giù nel buco. Per un attimo io vidi: in una specie di caverna, un frenetico brulichio di forme nere, accavallantisi in
smaniosi vortici. E c'era in quel laido tumulto una potenza, una vitalità infernale, che nessuno avrebbe più fermato. I topi!
Vidi anche un luccicare di pupille, migliaia e migliaia, rivolte in su, che mi fissavano cattive. Ma Giorgio chiuse il coperchio
con un tonfo.
E adesso? Perché Giovanni ha scritto di non potere più invitarmi? Cosa è successo? Avrei la tentazione di fargli una visita,
pochi minuti basterebbero, tanto per sapere. Ma confesso che non ne ho il coraggio. Da varie fonti mi sono giunte strane voci.
Talmente strane che la gente le ripete come favole, e ne ride. Ma io non rido.
Dicono che nessuno esca più dalla villa e che i viveri glieli porti un uomo del paese, lasciando il pacco al limite del bosco.
Dicono che nella villa nessuno possa entrare; che enormi topi l'abbiano occupata e che i Corio ne siano gli schiavi.
Un contadino che si è avvicinato - ma non molto perché sulla soglia della villa stava una dozzina di bestiacce in
atteggiamento minaccioso - dice di aver intravisto la signora Elena Corio, la moglie del mio amico, quella dolce e amabile
creatura. Era in cucina, accanto al fuoco, vestita come una pezzente; e rimestava in un immenso calderone, mentre intorno
grappoli fetidi di topi la incitavano, avidi di cibo. Sembrava stanchissima ed afflitta. Come scorse l'uomo che guardava, gli
fece con le mani un gesto sconsolato, quasi volesse dire: "Non datevi pensiero, è troppo tardi. Per noi non ci sono più
speranze "
(Dino Buzzati, I topi, La Boutique del mistero, Milano, Mondadori, «Oscar»)
Analisi del racconto di Dino Buzzati, I topi, da La
boutique del mistero
Analisi stilistica e linguistica:
- Distinzione tra dialoghi e sezioni narrative: differenze di registro
- Uso di onomatopee e frasi idiomatiche che imprimono al racconto un
andamento vivo, in crescendo
- Uso di similitudini e metafore che acuiscono il lato oscuro,
ambivalente, a tratti demoniaco degli animali
Ad ogni livello di analisi, bisognerebbe affiancare momenti di
esercitazioni di riscrittura, lavorando sulle sostituzioni sinonimiche o di
registro.
Lavoro sul lessico
Sinonimie e antonimie
• Attività: esercitazioni sulla descrizione. Esempio: produrre descrizioni
oggettive e soggettive di alcuni animali. Ritorno al testo: analisi delle
tipologie descrittive di Buzzati
Etimologie:
Pantegana= termine in uso nel Nord Italia (Veneto), derivato da Pontikos (gr.),
ovvero del Ponto, del Mar Nero, sottinteso ratto
Conrad Gessner - Historia animalium I - 1551
Ratto < da rapidus?
Pezzente: mendicante, straccione, dal meridionale pezzire=chiedere< lat. Volg.
*petire <petere
Aggiungere altri esempi
Ancora sulle etimologie
Sarabanda< zarabanda (sp.) danza diffusasi nel sec. XVI dalla Spagna e dal
Portogallo nel resto di Europa. Sulla storia della sarabanda è interessante
aprire una breve parentesi di transculturalità.
La sarabanda è stata per lungo tempo ritenuta di origine araba, studi più
recenti hanno dimostrato che essa proveniva dalle enclave di schiavi africani
di Cuba, presenti anche in Spagna. Il termine deriverebbe dall’unione delle
parole africane nsala (spirito) e banda (liberare)> danzare per liberare lo
spirito (cfr. S. Zenni, «A ritmo di sarabanda: verso una nuova storia della
musica», in La divulgazione musicale in Italia oggi, a cura di A. Rigolli, Parma,
Quaderni Ladimus, 2005, pp. 51-59). La sarabanda era inizialmente una
danza sfrenata.
Riflessione sul significato metaforico assunto all’interno del racconto.
Morfosintassi
• Uso alternato dei tempi verbali: l’uso del presente in alcuni momenti
del racconto concorre a costruire la suspense, a far percepire al
lettore un senso di attualità e di pericolo incombente, condividendo
lo stesso punto di vista del narratore. Il tempo passato inserisce una
pausa, delocalizza l’azione.
• Attività: riscrittura di alcuni brani mutando i tempi usati (sostituire i
tempi presenti con i passati e viceversa)
Nessi antropologici
• Fobia dei topi: ragioni storiche: peste
• Narrazioni antiche: il Pifferaio magico
Medioevo: il topo simboleggia l’anima umana, insidiata dal demonio,
ovvero il gatto
Proposta per lo svolgimento di un commento
al racconto di Buzzati
Produzione scritta
Scrivi un commento letterario al racconto di Buzzati (analisi della traccia e avvio alla composizione)
Guida alla produzione: All’interno del modulo sul racconto fantastico, hai studiato quali siano le caratteristiche del genere in questione. Il racconto
fantastico rispetta una serie di regole:
ambientazione: i luoghi, la loro descrizione, ecc.
la situazione: una normalità che d’un tratto si interrompe
l’uso della suspense
la natura del fatto narrato: il dubbio che resta nel lettore se sia vero o immaginario
uno stile tendenzialmente ricercato, che si avvale di un lessico alto.
Rispetto a questi parametri generali, puoi condurre un confronto e un’analisi sul testo di Buzzati per capire quali regole siano rispettate, quali rifiutate
dall’autore e, nel caso di innovazione, in quale direzione conduca.
In questo racconto Buzzati mescola al fantastico alcune convenzioni proprie del racconto realistico:
l’uso di un registro che imiti il linguaggio parlato e quotidiano
l’ampio spazio lasciato ai dialoghi, a cui sono affidati anche significativi momenti di rivelazione di elementi narrativi (la graduale invasione dei topi, la
reticenza dei Corio)
i rimandi a situazioni storiche circostanziate (prima della guerra, dopo la guerra).
Cerca di individuare alcuni di questi elementi nel testo e connettili alla precedente analisi sulle caratteristiche del racconto fantastico. Trai quindi le
conclusioni, ripercorrendo i punti della tua analisi.
Bibliografia Letteratura fantastica
Castex P.G., Le conte fantastique en France,Paris, José Corti, 1951.
Ceserani R., Il fantastico, Bologna, Il Mulino, 1996.
Caillois R., Au coeur du fantastique, Paris, Gallimard, 1965 (trad. it.
Milano, Feltrinelli, 1984; poi Milano, Abscondita, 2004).
Caillois R., Dalla fiaba alla fantascienza, Roma-Napoli, Theoria, 1985.
Scotti M., Gotico Mediterraneo, Reggio Emilia, Diabasis, 2008
Todorov T., La letteratura fantastica, Milano, Garzanti, 1971
La letteratura di viaggio
Suggerimenti per costruire dei percorsi interdisciplinari tra storia e letteratura (per le classi
II e III)
Autori e testi
Viaggi storici: Marco Polo, Il Milione, in Letteratura italiana,Torino, Einaudi, versione
elettronica; Ibn Battuta, I viaggi, a c. di C.M. Tresso, Torino, Einaudi, 2006 ; WU Cheng'en, Il
Viaggio in Occidente, trad. di Serafino Balduzzi, a c. di S. Balduzzi, 2 voll., Milano, Luni, 2013
(attribuito a Wu Cheng, 1590); Cristoforo Colombo, Diario di bordo, Milano, Mursia;
Antonio Pigaffetta, Relazione del primo viaggio attorno al mondo; testo critico e commento
di Andrea Canova, Antenore, Padova 1999; biografie e autobiografie di viaggiatori moderni
e contemporanei
Curiosità: la saga di Dragon Ball, stando alle affermazioni di Akira Toriyama, il creatore, è ispirata alle avventure del Viaggio in occidente (opera dai
molteplici livelli di lettura: avventura, comicità, metafisica, edificazione).
Viaggi mitici: Ulisse, Enea
Viaggi immaginari: viaggi nell’aldilà prima di Dante; il viaggio nella Commedia; J. Swift,
Viaggi di Gulliver; viaggi nella fantascienza, I. Calvino, Le città invisibili; ecc.
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lezione del 28 aprile - alfabetico dei docenti 2009