ROTARY CLUB DISTRETTO 2040
GRUPPO 4
PROGETTO DISLESSIA
2009-2010
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COSA E’ LA DISLESSIA
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1. La dislessia è …
La difficoltà nella capacità di leggere e
scrivere in modo corretto e fluente.
2. Chi interessa?
Il 3-5 % della popolazione scolastica
italiana.
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3. E’ un disturbo invisibile
Non ha identità fuori della scuola. E’ una
diversità senza diversità.
4. Non è causato da un deficit di
intelligenza ne’ da altri
problemi
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5. Si manifesta nella lettura e
nella scrittura nell’inversione
delle lettere o dei numeri
6. Possono esserci difficoltà nella
abilità di organizzazione e di
sequenza temporale.
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COME SI AFFRONTA
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I dislessici necessitano di metodiche
particolari che, tuttavia possono essere
ottime tecniche anche per tutti gli
studenti.
Tecniche di rieducazione e di
compensazione,
Concessione di maggior tempo per lo
svolgimento dei compiti,
L’uso della calcolatrice o del computer.
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Il riconoscimento precoce della dislessia
evitata gli errori più comuni tra i quali:
La colpevolizzazione del bambino
L’attribuzione a problemi psicologici
Questi errori provocano:
Sofferenze
Frustrazioni
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L’alunno con DSA
ha bisogno di:
1.
2.
3.
4.
5.
Organizzarsi in modo più efficace
Affrontare il lavoro scolastico con strategie adeguate
Imparare ad usare strumenti specifici
Usufruire di una didattica personalizzata
Divenire autonomo
per:
1.
2.
3.
4.
Rinforzare l’autostima
Rinforzare la motivazione allo studio
Avere una soddisfazione vera
NON SENTIRSI PERSEGUITATO DALLA SCUOLA.
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La famiglia
ha bisogno di:
1. Conoscere il problema
2. Condividerlo con altri
3. Avere informazioni utili
4. Essere sostenuta da persone competenti
- nell’affrontare i problemi
-nel rapporto con la scuola
per:
• Vincere la delusione
• Alleggerire la tensione
• Potersi occupare di altro oltre la scuola
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La scuola
ha bisogno di:
1. Conoscere le caratteristiche dei DSA in generale
2. Conoscere la legislazione relativa
3. Gestire il problema nell’ambito generale dell’organizzazione
scolastica
4. Sviluppare una didattica inclusiva
5. Conoscere alcune fondamentali buone pratiche didattiche
6. Conoscere i fondamentali mezzi compensativi
7. Collaborare con enti esterni di valutazione
per:
1. Individuare le caratteristiche del singolo alunno con DSA
2. Impostare un piano di lavoro personalizzato per modalità
e quantità delle richieste e per strategie di valutazione
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Alla luce di quanto visto,
cosa fare ?
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PROGETTO DISLESSIA
“Aiuto allo studio”
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
Il progetto prevede:
L’istituire
nelle scuole dei laboratori didattici atti a
sostenere gli alunni con DSA della scuola primaria, secondaria
di I° e II° grado nel tempo dello studio e dello svolgimento
dei compiti.
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
I principali obiettivi del progetto sono:

Realizzare

Supportare
con gli insegnanti una programmazione
didattica individualizzata anche attraverso l’uso di strumenti
compensativi e dispensativi.
i ragazzi e i bambini nello studio e nello
svolgimento dei compiti, secondo obiettivi e metodologie
concordate con gli insegnanti, con l’aiuto e il sostegno di
figure professionali competenti per accompagnarli verso
l’autonomia.
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
Aiutare

Sostenere
i ragazzi a rinforzare la propria autostima, spesso
alla base di problemi psicologici anche gravi e di abbandono
scolastico.
i genitori con un percorso formativo di
conoscenza dei DSA e dei diritti attraverso lo studio della
normativa vigente.
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
Sviluppare e potenziare la rete di collaborazione e
consulenza tra gli operatori dei centri educativi territoriali,
degli psicologi, dei neuropsichiatri, dei logopedisti, dei
dirigenti scolastici, degli insegnanti e delle famiglie.

Coinvolgere
nel progetto Regioni, Province, Comuni,
Università, Biblioteche, Associazioni.
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E serve anche ad aiutare la ricerca e la
sperimentazione per:
• Affrontare con metodo i compiti a casa
• Non disperdere energie
• Imparare ad usare strumenti informatici d’uso normale e
specifici
• Applicare metodologie ripetibili in situazioni simili
• Gestire il tempo in modo adeguato
• Incrementare la concentrazione
• Chiedere aiuto quando si ha bisogno
• Concentrare in un periodo il lavoro scolastico per avere
tempo libero
• Divenire sempre più autonomi nello svolgimento dei
compiti.
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Con il Progetto “Aiuto allo studio” il Rotary,
Gruppo 4, con la collaborazione di quanti
altri Rotary vorranno partecipare, ha
deciso di attivarsi per creare un ponte tra
tutti gli attori coinvolti dal problema
“Dislessia”: Sanità, Scuola, Famiglia,
Società, Istituzioni.
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COSA PUO’ FARE IL ROTARY:
1. Coinvolgere quanti più club Rotary per arruolare
volontari che possano diventare, una volta formati,
dei tutor per i ragazzi dislessici per aiutarli nelle attività
di studio.
2. Sostenere il progetto con azioni di raccolta fondi
necessari per l’organizzazione dei centri da realizzare, per
l’acquisto o il reperimento di computer da mettere a
disposizione con relativi software e a pagare i formatori.
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3. Contribuire, ognuno nell'ambiente in cui vive, al
cambiamento culturale nella definizione della
dislessia,necessario e indispensabile per far sì che una
disabilità non diventi un handicap in un ambiente ostile.
4. Sollecitare a livello governativo il varo di una
legge da anni ferma in Parlamento.
5.
Garantire la partecipazione dei Soci agli eventi
organizzati per la raccolta fondi e la divulgazione del
progetto.
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6. Organizzare, nell’anno rotariano, almeno una
conviviale di sensibilizzazione al progetto.
7. Cercare tra le proprie conoscenze chi possa
testimoniare l’esperienza di dislessico.
8. Aiutare i giovani ad orientarsi nell’inserimento nel
mondo del lavoro.
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Cosa ha fatto il Rotary in quest’anno:
Abbiamo accolto la richiesta di aiuto di quattro
scuole milanesi che pur avendo già avviato un
percorso di formazione non riuscivano, per
mancanza di fondi, ad avviare i laboratori
didattici
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Abbiamo aiutato 45 bambini, divisi tra
elementari e medie, ed abbiamo già una lista
d’attesa per la impostazione di altri laboratori
da organizzare per il prossimo anno scolastico.
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Per questi interventi il Gruppo 4 si è impegnato
per l’erogazione di un contributo di Euro
16.000,00 (2.000,00 Euro a Club) ed a
ricercare tra i propri soci ed amici computer
portatili da mettere a disposizione dei ragazzi.
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Daniel Pennac
Diario di scuola
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“Ultimogenito di quattro fratelli, ero un caso a parte. I
miei genitori non avevano avuto occasione di fare
pratica con i miei fratelli maggiori, la cui carriera
scolastica, seppur non eccezionalmente brillante, si era
svolta senza intoppi.
Ero oggetto di stupore poiché gli anni passavano senza
portare il benché minimo miglioramento al mio strato
di ebetitudine scolastica. “Mi cadono le braccia”, “Non
posso capacitarmi” sono per me esclamazioni
familiari, associate a sguardi adulti in cui colgo un
abisso di incredulità scavato dalla mia incapacità di
assimilare alcunché”.
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“Insomma, andavo male a scuola. Ogni sera della mia
infanzia tornavo a casa perseguitato dalla scuola. I
miei voti sul diario dicevano la riprovazione dei miei
maestri...
Refrattario dapprima all’aritmetica, poi alla
matematica, profondamente disortografico, poco
incline alla memorizzazione delle date e alla
localizzazione dei luoghi geografici, inadatto
all’apprendimento delle lingue straniere, ritenuto
pigro (lezioni non studiate, compiti non fatti),
portavo a casa risultati pessimi che non erano
riscattati né dalla musica, né dallo sport né peraltro
da alcuna attività parascolastica”.
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“Il fatto è che una delle accuse più frequenti fatte
dalla famiglia e dai professori allo studente che va
male a scuola è l’inevitabile “Ma allora tu lo fai
apposta!”.
Vuoi imputazione diretta (“ Non
raccontarmi storie, tu lo fai apposta”), vuoi
esasperazione conseguente a un’ennesima
spiegazione (“Ma non è possibile, tu lo fai apposta!”),
vuoi informazione destinata a un terzo che il
sospettato coglie, diciamo, origliando alla porta dei
genitori (“Ti dico che questo ragazzo lo fa
apposta!)”…
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“L’idea che si possa insegnare senza difficoltà
deriva da una rappresentazione idealizzata
dello studente.
Il buon senso pedagogico dovrebbe rappresentare il
somaro come lo studente più normale che ci sia: quello
che giustifica pienamente la funzione di insegnante perché
abbiamo tutto da insegnargli, a cominciare dalla necessità
di imparare!”
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