“Food” Il linguaggio del cibo Anno scolastico 2014/2015 Progetto pluridisciplinare a cura della classe 2A Liceo G. Galilei-sez. classica. Voghera Coordinatrice del progetto Prof.ssa P. Bernini INTRODUZIONE Il progetto è nato dall’interesse che il tema del cibo ha suscitato da sempre nella cultura e nell’arte. Durante l'anno scolastico abbiamo seguito un percorso interdisciplinare che ha analizzato le molteplici valenze che il tema del cibo ha assunto dal periodo Umanistico - rinascimentale all’ Illuminismo. Rispetto al periodo considerato non mancano incursioni nel passato o sguardi provocatori sul presente. PECCATI DI GOLA IN DANTE E BOCCACCIO DANTE BOCCACCIO *Il mito del paese di Cuccagna non trova riscontro nella Divina Commedia. *Nel Canto VI dell’Inferno Dante condanna Ciacco nel girone dei golosi per il vizio smodato della gola. *Il mito del paese di Cuccagna trova riscontro nel paese di Bengodi, evocato nella novella «Calandrino e l’elitropia» del Decameron. Il corpo è demonizzato e sottoposto a punizioni. *Boccaccio descrive Ciacco come un parassita, ma allo stesso tempo non lo condanna e ne riferisce i pregi. Il corpo viene rivalutato; i suoi bisogni sono soddisfatti. Rabelais...un nuovo ombelico del mondo Nel Gargantua e Pantagruèle, François Rabelais mette a fuoco il tema del cibo. Mai povera o scarsa, persino quando è incentrata sul “magro”, la scrittura carnevalesca esplode in un trionfo di pietanze e prodotti, all’insegna della disponibilità e dell’abbondanza. Ci troviamo di fronte ad un’epifania di banchetti e ricchi simposi, espressione della rivalutazione della corporeità: il corpo diventa centro e nuova misura del mondo. Pulci... una nuova Trinità Il mondo del Morgante di Pulci è popolato da masse affamate che sfogano la loro fame secolare nel delirio del cibo. Ritorna e viene portata all’esasperazione, in questo modo, l'utopia del paese di Cuccagna, già presente in alcune novelle di Boccaccio. Emblematico è il dissacrante credo pronunciato da Margutte, il quale riversa la sua fede in una nuova Trinità gastronomica: la torta, il tortello e il fegatello. La nave dei folli Nella tavola Hieronymous Bosch riprende l’immagine medievale della “stultifera navis”, nave sulla quale si abbandonavano al loro destino pazzi e malati al fine di purificare la società. I personaggi si dispongono attorno ad un tavolo presieduto da un monaco e una monaca che rappresentano la corruzione della Chiesa. Tutti tendono all’oggetto del desiderio che si presenta sotto forma di alimento indefinito, posto al centro della nave come metafora della lussuria. L’albero maestro della nave è in realtà l’albero della cuccagna che completa la metafora del cibo, inteso come peccato che porta alla morte spirituale: infatti tra il fogliame si nasconde probabilmente un gufo che rappresenta la morte. Bruegel il vecchio, “Il paese di Cuccagna” Il paese di Cuccagna In risposta alle carestie, alla mancanza di cibo e alle difficoltà dell'età medievale, nacque il mito del paese di Cuccagna, ripreso poi nel periodo rinascimentale. Questo luogo utopistico incarnava pienamente la grande fantasia alimentare dovuta alla diffusa paura della fame. Montagne di polenta, fiumi di vino, tavole imbandite di vivande: queste sono solo alcune delle invenzioni letterarie e non, riscontrabili nelle opere dei principali autori e pittori del carnevalesco. Baldus Teofilo Folengo realizza nel Baldus una parodia del poema epico tradizionale. Ciò è evidente fin dal proemio dell’opera: le muse Maccheroniche invocate non vivono, infatti, sul Parnaso o sull’Olimpo ma nel Paese di Cuccagna e sono viste come abili cuoche in un mondo è rappresentato come una grande cucina. Lo spazio della poesia perciò si trasforma in uno spazio culinario, dove si materializzano i sogni alimentari più appaganti, mentre l’eroe tradizionale viene sostituito da un contadino affamato. Giulio Cesare Croce In una operetta di Giulio Cesare Croce si descrive l’arrivo in città dello «sfondatissimo diluviatore e trangugiatore Signor Carnevale» e della sua corte di ingordi commensali. In questo evento mangiare in modo smisurato non solo è ammesso, ma è addirittura prescritto dal banditore. Si tratta di un mondo ideale e utopistico dove non esistono limiti e morale e dove il cibo è alla portata di tutti, poveri compresi. Dario Fo Anche in tempi decisamente più moderni il cibo, ossessione costante ed espressione della bestialità dell'uomo, non ha smesso di costituire uno spunto importante per l'arte. Ne abbiamo la dimostrazione ne «La fame dello Zanni», episodio di Mistero Buffo in cui Dario Fo rappresenta con lo strumento del “Grammelot”, alla maniera di un giullare medievale, il dramma della fame e della povertà Ne si può guardare un estratto cliccando sul link sottostante. Mistero buffo Storia del cioccolato Dalla Spagna il cioccolato arriva in Italia all'inizio del secolo XVII a Venezia e presso la Corte Medicea di Firenze. La pasticceria nel '600, ma soprattutto nel '700, è protagonista di grandi progressi con la creazione di dolci sempre più raffinati ed elaborati. Il cioccolato si diffonde in Germania e in Inghilterra per merito degli attivissimi commercianti olandesi ed è apprezzato ovunque per il suo gusto dolce e innovativo. “ Il cioccolato è una divina bevanda celeste, sudore delle stelle, seme vitale, nettare divino, panacea e medicina universale.” (Geronimo Piperni) “… Tu il cioccolatte eleggi, onde tributo ti dié il Guatimalese e il Caribeo che di barbare penne avvolto ha il crine...” (Giuseppe Parini, Il Giorno, Il Mattino, vv.102-104 ) Apparato digerente La funzione dell'apparato digerente è quella di trasformare gli alimenti in sostanze solubili che possono essere assorbite attraverso i tessuti. Questo risultato è ottenuto mediante due tipi di azioni: quella meccanica e quella chimica. L' azione meccanica comprende: • la masticazione: il cibo viene triturato dai denti; • il rimescolamento: le pareti muscolari dello stomaco impastano il cibo con i succhi gastrici; • la peristalsi: il movimento ondulatorio della muscolatura dell'apparato digerente fa avanzare il cibo lungo le sue varie sezioni. L'azione chimica trasforma: • i carboidrati in zuccheri; • le proteine in amminoacidi; • i trigliceridi in acidi grassi e glicerolo. Struttura della pepsina Assaggi di cucina dell’Antica Roma A cena da Nasidieno e Orazio (Orazio - Satire, VIII) ANTIPASTI - cinghiale lucano arrosto con contorno di: ravanelli piccanti lattuga radici raperonzoli allec feccia di vino di Coos - focacce Il tutto servito su un tavolo di acero con vino Cecubo e vino di Chio non tagliato con acqua marina (se si preferisce ci sono anche i vini Albano o Falerno) PRIMI PIATTI - uccelli allo spiedo - frutti di mare - pesci cucinati in una pignatta di coccio con salse di frutta e garum - ventresche di pesce passero e di rombo - murena (catturata ancora pregna) cucinata in pentola con gamberi in guazzetto ingredienti per il guazzetto: olio di prima spremitura dei frantoi di Venafro; salsa di liquami di pesce iberico (garum); vino di cinque anni, ma di quello italico, mentre sta cuocendo; quando è già cotto, invece, è consigliato il vino di Chio; pepe bianco; un filo di aceto derivato dal vino di Metimna; ruchetta verde ed enule amare; ricci di mare non lavati. SECONDI PIATTI - gru arrostita cosparsa di sale abbondante e di farro; - fegato di oca bianca, ingrassata con fichi succosi; - spalle di lepre arrosto; - tordi col petto arrostito alla fiamma; - colombacci arrosto senza le cosce. ! La cena può durare anche da mezzogiorno fino a tarda notte, il proprietario vi stancherà con elogi e prolisse descrizioni dei luoghi di provenienza del cibo servito, al punto di spingervi ad andarvene prima di aver terminato il pasto…il tutto può essere condito con un po’ di polvere… V. Campi, “Mangiatori di ricotta” (‘500) A. Carracci, “Il mangiafagioli” (‘600) P. Longhi, “La polenta” (‘700) A. Segantini, “Nature morte” (‘800) Advertisments EXPO MILANO 2015